mercoledì 27 maggio 2015

Pillole di recensioni: Le anatre di Holden sanno dove andare; Ovunque tu sarai

Da un po' non scrivevo uno di questi miei cappelletti introduttivi. Come state, amici lettori? Io, solita vita. Ultimi giorni di studio, prima di iniziare un ripasso forsennato, e primo esame della estiva all'orizzonte: Letteratura Teatrale Italiana. Oggi, inoltre, ho una certa preoccupazione: al gatto, Ciro, tocca la fatidica operazione... Zac, zac! Pura formalità per i veterinari, immagino, pratica comunissima, però non può mangiare ed è qui, accanto a me, che miagola per avere due croccantini. Resisterò? Prima di mettere Ciro nel trasportino e la mia testa sui libri, dunque, vi lascio un breve - e personale - commento su due romanzi che ho letto in questi giorni, uno di fila all'altro. Nel primo caso, delusione. Nel secondo, una sufficienza per la trama convenzionale e la prosa potenzialmente interessante. Un abbraccio, M.

Titolo: Le anatre di Holden sanno dove andare
Autrice: Emilia Garuti
Editore: Giunti “Y”
Numero di pagine: 144
Prezzo: € 12,00
Il mio voto: ★★
La recensione: Holden rimuginava sulla direzione del volo delle anatre che, d'inverno, abbandonando Central Park, mirano tutte al cielo. Pensieri in comune con Will, la protagonista di un romanzo che è arrivato il mese scorso in libreria, con fascette colorate che promettevano chissà che. Emilia Garuti ha la mia età e trasforma la ricerca dell'università perfetta in un racconto. Ci sono passato anch'io. Però eccolo, il punto. Dalla pubblicazione di una giovanissima, cosa più unica che rara, mi aspetto un'eccezione. In un romanzo che ambisce a dipingere i giovani alla maniera di Salinger e Brizzi non cerco la classica storiella. Inutile mettere le mani avanti, mordersi la lingua, se la quarta di copertina richiama Jack Frusciante e Il giovane Holden. In una manciata di ore ho letto pagine che fanno una buona compagnia, ma che non lasciano niente. Come con In silenzio nel tuo cuore, di un'autrice altrettanto acerba; se lì però la protagonista era leziosa, questa Will è uno spasso. Ma quei toni sardonici che non conoscono quasi sfumature, le critiche ai risvoltini e alla boy band, l'odio gridato alle mode e ai modaioli, gli elenchi sui bizzarri tipi che incontri al liceo o in circolare, vanno bene per le invettive su Facebook, e sono anche nel mio stile: amo lamentarmi. A uno stato della Garuti mi scapperebbe qualche “mi piace”, ma un romanzo tutto così lo comprerei? Un editore ti può notare, ma se hai poco da dire, anche se sai dirlo, che senso ha l'ennesimo young adult? Dove sono gli autori saggi, che non si accontentano di un tema fatto benino? Per metà la storia è credibile – le giornate dell'orientamento, le amicizie che finiscono, le rimpatriate – ma per l'altra, di metà, strizza l'occhio agli americani – per esempio, inserendo il tema del suicidio, qui trattato con aria di sufficienza, che va “fortissimo” altrove; genitori ricchi e distratti; una love story che né nasce, né si evolve. Per metà ho apprezzato l'assenza di una morale facile, ma per metà una storia senza un punto focale – sempre che tu non sia Aidan Chambers – non so che utilità possa avere. Le anatre di Holden sapranno dove andare, ma la Garuti ancora no. E' presto; non è stagione di migrazioni.

Titolo: Ovunque tu sarai
Autrice: Fioly Bocca
Editore: Giunti
Numero di pagine: 160
Prezzo: € 12,00
Il mio voto: ★★½
La recensione: Ci sono quei momenti. Quelli brutti, nerissimi, in cui ti chiedi cosa sarà di te. E in cui, per la prima volta, ti senti solo al mondo. La mamma di Anita si sta spegnendo per colpa del cancro e il suo fidanzato storico, Tancredi, è troppo preso dal lavoro per starle accanto. L'infelicità va condivisa per alleggerirsi il cuore. Così attacca a piangere davanti a uno sconosciuto: un uomo sopravvissuto a un genocidio e a un'infanzia tragica. Per questo, adesso, scrive favole. Arun inventa storie e adesso ascolta quella di Anita: una principessa infelice in una Torino che, con le sue nebbie, sembra una landa d'altri tempi. Riusciranno nonostante gli scherzi della vita – il lutto, gli imprevisti, le seconde opportunità che a volte si negano e a volte no – a tentare la via del lieto fine? Ovunque tu sarai, già a partire dal titolo, è un romanzo che non promette grande originalità. Pagina dopo pagina non si smentisce: è come te lo aspetti. Letto già e già visto – in ogni commedia romantica che si rispetti, dalla notte dei tempi, non mancano i gesti eclatanti e, ovviamente, le notti di pioggia per gridarsi amore eterno. Però repetita iuvant, e il messaggio speranzoso dell'esordiente Fioly Bocca non annoia: ogni tanto, certe cose è gradevole riascoltarle. Romanzo breve, delicatissimo, che ha la forma di una parabola moderna. Al centro, una protagonista contemporanea: una trentenne al tempo della crisi – quella che rende i fidanzati distanti, i capi insoddisfatti, il domani incerto. Ma Ovunque tu sarai è il riassunto della vita di Anita. Misurato, ponderato, studiato per mantenere la giusta proporzione tra amori, dolori, gioie. E non senti lo strazio della perdita – dilaniante nel recente L'amore involontario, ad esempio – né l'immediatezza del dialogo. Elaborati e rielaborati, i discorsi dei protagonisti compongono pagine belle da leggere, poetiche e musicali, ma quel modo di esprimersi – libresco, artificioso – e le chiuse dei capitoli – retoriche apostrofi alla vita e al domani: in rete, altri citavano Grey's Anatomy – mi hanno confuso le idee. Mi piaceva la Fioly narratrice, che descriveva la realtà con toni eterei. Ma con quella in cerca della frase d'effetto, dell'aforisma riuscito – ma saranno aspetti inscindibili della sua personalità, o è solo il caso dell'opera che me l'ha fatta conoscere? – non sono andato d'accordo. Come se quelle parole fatate, fluttuanti, togliessero carnalità al sentimento dei due protagonisti e di loro, alla fine, non mi rimanesse che la mera essenza. Non i corpi, non la verità, e tutto per via di un ricercato lirismo che non va fiutato: quando serve, viene infatti fuori da sé. Altrimenti si scambia il tutto per insincerità. Per i fan delle protagoniste della Rattaro e della assennatezza di un Gramellini, un romanzo puro e lieve, che ha una certa personalità ma che rischia di perdersi, qui e lì, poiché schiava della forma. Comunque sufficiente - un sei politico, ma in fondo meritato - per iniziare.

21 commenti:

  1. Il secondo non l'ho letto, però ho terminato settimana scorsa quello della Garuti, che non mi è dispiaciuto.. come dici tu, lascia poco (e alcune cose mi hanno deluso, per non parlare di quel P.S finale), però nel complesso l'ho trovato piacevole :)

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    1. L'ho trovato piacevole anch'io, ma un paio di ore e già avevo rimosso. Ho sorriso qui e lì, ma un po' come si fa con quegli sketch che guardi e ti scordi cambiando canale, subito dopo. E a me il P.S non è dispiaciuto, anzi, ma la storia delle bugie e del resto, volendo, poteva giocarsela meglio. Non è che nella storia di Will ci fosse chissà che fantasia iperattiva... Il secondo, secondo me, lo odieresti. :P

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  2. Beh, prima di tutto un coccola al gatto che al ritorno non sarà più come prima.. avevo addocchiato questi titoli, data una letta approssimativa e avuti i tuoi stessi.. come vogliamo chiamarli.. dubbi, mancanze.. in entrambi casi la mia prima sensazione è stata proprio questa del ' qui ci manca qualcosa.. '

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    1. Povero Ciro...
      Comunque la tua impressione sui libri, Cristina, era giustissima.

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  3. Devo leggere anche io il secondo. 150 pagine, in libro sottiletta, ora non so davvero cosa aspettarmi :/

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    1. Non troppo, Susi, e lo troverai piacevolissimo.
      Quello te lo assicuro.

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  4. La mia opinione l'hai letta e concordiamo. Per l'ultima frase doveva creare qualche dubbio prima o qualcosa stile Chi è Mara Dyer. Comunque leggendo la biografia dall'autrice ha preso più o meno la sua vita e ci ha aggiunto qualche altro episodio... Niente di che.

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    1. L'ultima frase non mi è dispiaciuta, come dicevo a Seli, però boh.
      Poteva giocarsi tutto meglio. Partire da sé stessa e ampliarsi, migliorarsi. Non che la vita così com'è sia noiosa, però - in un romanzo - cerco un perché.

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  5. L'ho cominciato a leggere a scrocco, mentre ero al supermercato, attirata dalla fascetta e da quel sospetto di valore suggerito dalle cose piccole, come i libri sottili, dignitosi e ben confezionati.. Ma alla fine, l'ho rimesso a scaffale, nonostante mi facesse molta simpatia e giocasse a favore anche il campanilismo, visto che la Garuti è delle mie parti. Si cercano autori giovanissimi per i libri destinati ai giovani, il marketing spende l'anagrafe come fosse una virtù, ma io credo nella formazione, nei percorsi lunghi, fatti a piedi, e sono sensibile, molto sensibile, alla saggezza. Quindi aspetto che i giovanissimi crescano, soffrano, prendano badilate in faccia, abbiano il tempo di digerire la vita e aspetto che da questo scaturiscano buone storie. Per l'emotività istantanea c'è sempre Facebook.

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    1. ops, mancava il soggetto. Parlavo delle anatre...

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    2. Grazie, Bianca, per il tuo commento. Le anatre: buone alla pechinese, sai?
      Concordo con te. E ho paura che, con tutta questa fretta, i giovani autori possano bruciarsi. Tutti vogliono essere pubblicati, e certo, però ci vorrebbe più autocritica. Dire: ho un mio perché, ma non una storia. Devo vivere di più, o cose simili. Un po' di bene gli ho voluto al romanzo, ti dico la verità, ma mi ricordava qualche mio vecchio post, o sfoghi simpatici su Facebook. Cose, comunque, che non avrei fatto pagare dodici euro.

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    3. Non posso pensare alle anatre cucinate. Sto provando a diventare veggie, e a smettere con le cazzate su Facebook. Ma, credimi, è dura ;)

      ps
      non c'entra nulla ma ti aspetto al varco con Sorrentino e con Garrone. Vorrei vederti capitolare, ecco u.u

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    4. Il veganesimo è il male. Non caderci. Hai visto la Rohrwacher in Hungry Hearts che brutta fine? Garrone mi trova favorevolissimo - il nome di Basile, nell'esame che sto preparando, salta fuori spessissimo - ma Sorrentino... brividi (di rigetto). In settimana mi sparo Moretti - o forse mi sparo nelle parti basse, che poi è uguale. Stessa gioia. Ti lascio una chicca, con tema Youth:
      http://libernazione.it/generatore-automatico-di-scene-del-prossimo-film-di-sorrentino/

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  6. Oh no, 'Le anatre...' mi ispirava molto, non so nemmeno di preciso perché. Mi sapeva di qualcosa di profondo, ma adesso ho qualche dubbio.

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    1. Di profondo proprio no, Ile. Di simpatico già sì!

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  7. Me perché povero Ciro?Trovo questa pratica Disumana"...forse il ricordo di Farinelli è troppo vivo(grande Dionisi!)
    Per andare ai titoli,la Rattaro mi ha deluso molto con il suo romanzetto sulla figlia contesa,l'altro non mi attira.
    La domanda che mi pongo da tempo è se sono io troppo esigente o realmente si pubblica troppo all'"urbisca"come si dice da noi.
    Io non pretendo solo capolavori ma un minimo di emozione,coinvolgimento oltre a una sintassi che superi il soggetto,predicato e complemento oggetto.. CHIEDO troppo?

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    1. No, non chiedi troppo. Forse sono gli editori ad accontentarsi di troppo poco. Capisco il romanzo semplice, ma scritto in un certo modo. Anch'io conservo un cattivo ricordo di Niente è come te, totalmente trascurabile.
      Sarà inumana, ma in un appartamento di cinquanta metri quadri un gatto maschio - quando va in calore - spruzza un acido puzzolente e corrosivo, da un ghiandola sotto la coda, per segnare il territorio. Poi mio padre, in fissa come le neomamme, non fa altro che leggersi libri e manualetti sui gatti: lo consigliano tutti. E' più sereno, riposato e vive di più. Inoltre Ciro aveva un testicolo interno, quindi era un'operazione da fare necessariamente.

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    2. Lo so.Io fra l'altro sono allergica al pelo del gatto con grande disperazione del mio figlio più piccolo che ne vorrebbe tanto uno..
      A me fanno pena questi animali ma capisco le tue esigenze.

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  8. Mi è piaciuta molto la tua recensione sul libro di Emilia Garuti. Devo dire che ho trovato parecchi pareri discordanti sul web, e il libro mi incuriosisce per il semplice riferimento a Salinger e Brizzi. Ovviamente senza aver letto non posso fare commenti, ma non penso che acquisterò il libro e per poter soddisfare la mia curiosità probabilmente lo prenderò in prestito da qualche amico.

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  9. "A uno stato della Garuti mi scapperebbe qualche “mi piace”, ma un romanzo tutto così lo comprerei?"
    Bella recensione in generale. Questa frase, in particolare, è fantastica, per commentare in modo conciso ma puntuale il romanzo. Ho letto un estratto su internet e concordo.

    Buona domenica

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