Salve,
cari lettori. Nuova recensione oggi, e di un libro che uscirà solo
tra qualche giorno. Una storia per ragazzi, un amore omosessuale
descritto con bontà e realismo da un'autrice che, in futuro, vorrò
conoscere meglio. Scoperta con L'altra parte di me, Cristina
Obber mi piace molto: mi ha ricordato la Benedetta Bonfiglioli di
Pink Lady e la
Raffaella Romagnolo di Tutta questa vita, con
una trama altrettanto universale e uno stile ugualmente personale.
Ringrazio la paziente Lucia, ancora una volta, per avermi dato modo di
leggere il romanzo. E niente, spero che vi interessi e che passiate
una buona giornata. Un abbraccio.
Non aveva mai pensato di dover dare un'etichetta ai propri sentimenti. Amava, e di amare non si decide, accade.
Non aveva mai pensato di dover dare un'etichetta ai propri sentimenti. Amava, e di amare non si decide, accade.
Autrice:
Cristina Obber
Editore:
Piemme “Freeway”
Numero
di pagine: 214
Prezzo:
€ 15,00
Data
di pubblicazione: 14 Ottobre 2014
Sinossi:
Di
amare non si decide, accade. Così Francesca, sedici anni, con il
cuore in subbuglio per un semplice “ciao” su Facebook, scoprirà
la bellezza di un grande amore: il primo bacio, la prima volta, le
emozioni che non avresti mai immaginato di provare... Tra desiderio e
paure, lentamente scriverà la sua fiaba, diversa da tutte le altre:
nessun principe azzurro, ma una principessa che si chiama Giulia, con
cui crescere e lottare per una felicità possibile.
La recensione
“Qui
la felicità sembra possibile. Qui è possibile riscrivere la propria
favola senza sentirsi in colpa.”
Crescere significa
scoprirsi. Svilupparsi in altezza, arrivare allo specchio senza più
imbrogli, guardarsi da soli. Scoprire di non piacersi, scoprire di
non piacere. E, in quello specchio in cui ci si guarda non più
stando sulle punte, come ballerini di danza classica in bilico,
scorgere un segno che prima non c'era. Come un piccolo neo a forma di
cuore; l'ombra di una gemella siamese, la cicatrice scucita di
un'altra parte di te. Le cose belle, proprio come quelle brutte,
vanno condivise con gli altri: si potrebbe esplodere da dentro,
sennò, e sporcare i vetri, il lavandino, le mattonelle con un boato
sanguinoso di sentimenti. Alcune cose vanno dette, semplice.
Francesca, sedici anni, si è innamorata e sa che quella è la
persona giusta, l'unica. La prima e l'ultima. L'ha cercata senza
saperlo per tutta la vita e ora che l'ha trovata, in un gruppo
Facebook di adolescenti come lei che ha un nome che però non osa
pronunciare, vorrebbe gridare al mondo la sua fortuna. Si sente in
pace, che male c'è? C'è di male che la sua pace interiore si chiama
Giulia, ha i capelli scuri e le lentiggini, è una femmina come lei.
Non è un colpo di fulmine da film, il loro: Francesca ama le donne
da sempre e vuole amare quella ragazza del sud estroversa, libera,
coraggiosa con tutta sé stessa.
E' meglio della fata turchina, della principessa delle favole, di Morticia Addams, di quella prof delle medie che poi tanto gentile non era: è vera, è una faccia vista su Skype, è una per cui vale la pena rischiare. Bello il primo incontro con Cristina Obber. Una persona intelligente, una scrittrice in gamba. Il suo nuovo romanzo, L'altra parte di me, è uno young adult tutto italiano che, nel suo piccolo, delicato e comune, soprende. Giovane, certo, ma soprattutto adulto: e non pensavo. Ero curioso di leggerlo, per via di quei meravigliosi scarabocchi in copertina, ma avevo l'impressione fosse più lieve. All'acqua di rose. L'autrice, con una prosa piena di frasi profonde e scene intense, firma invece una storia d'amore semplice, ma che – declinata ineditamente e interamente al femminile com'è – risulta incomprensibile, difficile, agli occhi di un mondo che ama spettegolare sulla vita altrui, sparare sentenze, complicare sentimenti che nascono essenziali. La storia, in duecento pagine divise tra capitoli brevi e capitoli brevissimi, tocca temi attuali e importanti: comprende tre anni di amori e di disamori, forse troppi e troppo velocemente; ma poco male. Penso che un pubblico giovane, ogni tanto, meriterebbe libri più così: di quelli che non vendono aria fritta; pieni di sostanza, e mai fuori dal mondo. Delicato e carnale, fresco e drammatico, il romanzo mostra l'autentica problematicità insita in una forma d'amore che fa meno scandalo: solitamente, l'omosessualità al femminile non crea un'intolleranza di quelle brutali. Lo dice Francesca: due donne possono tenersi per mano, possono abbracciarsi, baciarsi sulle guance e apparire, dall'esterno, semplici amiche. Per gli uomini è diverso: l'amicizia non valica quei confini. Tra compagni di scuola, quando si è su di giri, al gioco della bottiglia, un bacio saffico fa ridere e eccitare: sembra anche figo, no? Una specie di sogno erotico proibito.
Ma Francesca non sa sognare: si rivela, si mette in gioco, ma c'è chi la evita – le amiche di sempre che schivano i suoi abbracci, la nonna che rifiuta le consuete partite a carte dopo mangiato, gli amici del mare che vorrebbero convertirla con la loro virilità – e chi invece evita l'argomento sessualità – il padre che per la prima volta ha pianto, la madre che si rompe e parla di mandarla da una psicologa, la sorella perfetta che deve sposarsi col ragazzo perfetto perché la prima è uscita sana, la seconda difettosa. In incontri brevi e appassionati, imparerà a farlo - sognare, amare - con quella ragazza che vive dall'altra parte dell'Italia: il sapore del primo bacio, la lenta esplorazione della prima volta insieme, le difficoltà condivise. Sapete, ho apprezzato molto l'occhio di riguardo che l'autrice ha nei confronti dei genitori – magari è mamma anche lei, non so. E' facile comprendere i turbamenti della giovane protagonista, certo, ma anche quelli della sua famiglia messa a soqquadro dalla rivelazione: una famiglia a posto, colta, moderna, che è di mentalità aperta quando si tratta degli altri, meno quando si parla della propria figlia minore. E non per cattiveria, per bigottismo, per cinismo: quella crescita, quello scoprirsi, non deve essere cosa semplice neanche per chi ti ha messo al mondo. Già la vita è difficile, figuriamoci se come Francesca e Giulia si è esclusi da quella che gli altri hanno l'assurda presunzione di chiamare normalità. Non è Splendore di Margaret Mazzantini, ma la storia di queste due ragazze che si amano e devono imparare a farsi amare è facile, sensata, scritta bene. Alla Vita di Adele mancava una parte centrale tra l'innamoramento e la convivenza: dov'è che stavano l'outing, la fuga, la paura prima e dopo il desiderio dell'altra? In parte, qui. In L'altra parte di me. Dove si parla del bullismo e delle oscenità degli insulti, di un legame pulito all'interno di un'attualità che purtroppo repelle, del botto e dell'eco assordante che fa.
E' meglio della fata turchina, della principessa delle favole, di Morticia Addams, di quella prof delle medie che poi tanto gentile non era: è vera, è una faccia vista su Skype, è una per cui vale la pena rischiare. Bello il primo incontro con Cristina Obber. Una persona intelligente, una scrittrice in gamba. Il suo nuovo romanzo, L'altra parte di me, è uno young adult tutto italiano che, nel suo piccolo, delicato e comune, soprende. Giovane, certo, ma soprattutto adulto: e non pensavo. Ero curioso di leggerlo, per via di quei meravigliosi scarabocchi in copertina, ma avevo l'impressione fosse più lieve. All'acqua di rose. L'autrice, con una prosa piena di frasi profonde e scene intense, firma invece una storia d'amore semplice, ma che – declinata ineditamente e interamente al femminile com'è – risulta incomprensibile, difficile, agli occhi di un mondo che ama spettegolare sulla vita altrui, sparare sentenze, complicare sentimenti che nascono essenziali. La storia, in duecento pagine divise tra capitoli brevi e capitoli brevissimi, tocca temi attuali e importanti: comprende tre anni di amori e di disamori, forse troppi e troppo velocemente; ma poco male. Penso che un pubblico giovane, ogni tanto, meriterebbe libri più così: di quelli che non vendono aria fritta; pieni di sostanza, e mai fuori dal mondo. Delicato e carnale, fresco e drammatico, il romanzo mostra l'autentica problematicità insita in una forma d'amore che fa meno scandalo: solitamente, l'omosessualità al femminile non crea un'intolleranza di quelle brutali. Lo dice Francesca: due donne possono tenersi per mano, possono abbracciarsi, baciarsi sulle guance e apparire, dall'esterno, semplici amiche. Per gli uomini è diverso: l'amicizia non valica quei confini. Tra compagni di scuola, quando si è su di giri, al gioco della bottiglia, un bacio saffico fa ridere e eccitare: sembra anche figo, no? Una specie di sogno erotico proibito.
Ma Francesca non sa sognare: si rivela, si mette in gioco, ma c'è chi la evita – le amiche di sempre che schivano i suoi abbracci, la nonna che rifiuta le consuete partite a carte dopo mangiato, gli amici del mare che vorrebbero convertirla con la loro virilità – e chi invece evita l'argomento sessualità – il padre che per la prima volta ha pianto, la madre che si rompe e parla di mandarla da una psicologa, la sorella perfetta che deve sposarsi col ragazzo perfetto perché la prima è uscita sana, la seconda difettosa. In incontri brevi e appassionati, imparerà a farlo - sognare, amare - con quella ragazza che vive dall'altra parte dell'Italia: il sapore del primo bacio, la lenta esplorazione della prima volta insieme, le difficoltà condivise. Sapete, ho apprezzato molto l'occhio di riguardo che l'autrice ha nei confronti dei genitori – magari è mamma anche lei, non so. E' facile comprendere i turbamenti della giovane protagonista, certo, ma anche quelli della sua famiglia messa a soqquadro dalla rivelazione: una famiglia a posto, colta, moderna, che è di mentalità aperta quando si tratta degli altri, meno quando si parla della propria figlia minore. E non per cattiveria, per bigottismo, per cinismo: quella crescita, quello scoprirsi, non deve essere cosa semplice neanche per chi ti ha messo al mondo. Già la vita è difficile, figuriamoci se come Francesca e Giulia si è esclusi da quella che gli altri hanno l'assurda presunzione di chiamare normalità. Non è Splendore di Margaret Mazzantini, ma la storia di queste due ragazze che si amano e devono imparare a farsi amare è facile, sensata, scritta bene. Alla Vita di Adele mancava una parte centrale tra l'innamoramento e la convivenza: dov'è che stavano l'outing, la fuga, la paura prima e dopo il desiderio dell'altra? In parte, qui. In L'altra parte di me. Dove si parla del bullismo e delle oscenità degli insulti, di un legame pulito all'interno di un'attualità che purtroppo repelle, del botto e dell'eco assordante che fa.
Il
mio voto:
★★★½
Il
mio consiglio musicale: in Glee,
Naya Rivera cantava a Heather Morris una versione acustica di Mine, di Taylor Swift
Indovina???? Lo voglioooooooooooo! Ma tu lo sai già! Ahahahahahha
RispondiEliminaMannaggia a te!!! ;-)
Ahahahah, dovrò leggere più libri brutti, vorrà dire.
EliminaSempre della Piemme, sto leggendo Black Ice e mi sa che quello non lo vorrai, vedi? :-P
Bene... anzi, no, benissimo: nutro un bel po' di curiosità nei confronti di questo libro, come ben sai, e adesso più che mai cercherò di non perdermelo! *____*
RispondiEliminaAnche perché in Italia, di libri come questo, disposti a trattare di certe tematiche senza scadere nel torbido o nel patetico a tutti i costi, se ne pubblicano davvero pochi: diciamo uno ogni cinque, sei anni al massimo... ed è una cosa triste: anche le ragazze considerate (da qualcuno) un po' meno "normali" di altre amano leggere, dopotutto, direi che è una cosa che so abbastanza per certo! ;D
Mi avevi detto che lo aspettavi, al tempo delle anteprime, e sono certo che ti piacerà. Non è un libro che vuole suscitare chissà quali riflessioni, ma non è edulcorato, né volgare: una giustissima via di mezzo, pacata e intelligente. :)
EliminaNon conoscevo questo libro, di omosessualità femminioe si paroa di meno, fa meno clamore quasi a volte fosse solo un rapporto più stretto di amicizia? Non ho mai letto una storia su questo tema, pendo che inizierò da questo! Come sempre splendide parole e scelte musicali!
RispondiEliminaGrazie, Lara!
EliminaQuesta è una proposta fuori dal coro che vorrei proprio leggere. Che tu sappia esiste anche in caratceo?
RispondiEliminaSì, io l'ho letto in versione cartacea.
EliminaSinceramente, non so se esiste in ebook!
Sono una ragazza di 15 anni alla ricerca di libri senza i soliti cliché. E penso proprio di averne trovato uno! Lo prenderò sicuramente!
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