Ciao
a tutti! Oggi la recensione di un romanzo verso cui nutrivo
aspettative bassissime, nulle, ma che, invece, si è rivelato
inaspettatamente bello. Davvero tanto. Presentato come un romanzo
erotico, in Mille baci, e ancora cento l'eros
è una delle molteplici componenti che costituiscono un breve,
appassionato ed intrigante romanzo storico. Ho sempre adorato i
componimenti di Catullo e ho adorato il romanzo di Laura Sciolla,
narrato dall'inedito punto di vista di Lesbia. Personalmente, ve lo
consiglio tanto. Ringraziando la gentile Mondadori per avermi dato
modo di leggerlo, nonostante fossi già preparato al peggio, vi
abbraccio e vi auguro buone letture.
Noi siamo eterna primavera.
Noi siamo eterna primavera.
Titolo:
Mille baci, e ancora cento
Autrice:
Laura Sciolla
Editore:
Mondadori
Prezzo:
€ 14,90
Numero
di pagine: 300
Sinossi:
Pervaso di passione e tenerezze, forgiato da liti violente e ardenti
riconciliazioni, l'amore senza tempo tra Lesbia e Catullo è
sopravvissuto intatto nei versi immortali del poeta. È sua la voce
che reclama tanti baci quante sono le stelle e la sabbia del deserto,
che intreccia l'odio all'amore, che carezza e ferisce, che prega e
accusa, sua è la voce che fino a oggi abbiamo ascoltato. Perduta,
proprio come quella di tantissime donne per secoli e secoli, è
invece la voce di Lesbia, nobile romana bellissima,
straordinariamente anticonformista e conturbante, che qui finalmente
riemerge in tutta la sua forza. Attraverso il racconto di lei
riviviamo la loro intensa storia, una passione che è scoperta di
assoluta libertà, superamento dei propri limiti, godimento dei
piaceri del corpo e insieme profonda affinità di spirito, ma anche
tormento della gelosia, infinito susseguirsi di bronci e sospetti.
Sullo sfondo del clima tempestoso che nel I secolo a.C. segna il
passaggio di Roma dalla Repubblica all'Impero, Laura Sciolla
tratteggia con tocco sicuro - ispirandosi ai carmi di Catullo e, per
le scene più erotiche, agli affreschi dell'epoca e all'"Arte di
amare" di Ovidio - il legame altrettanto turbolento fra il
geniale poeta e la nobildonna di stirpe antica ma d'animo
modernissimo, combattuta fra il desiderio di indipendenza e il
bisogno d'amare e di essere amata.
La recensione
“Io
non ti amo come gli uomini amano un'amante: ti amo meglio, e di più.
Ti amo come una madre ama il figlio, e un figlio la madre. Come un
fratello ama la sorella. Come il monte ama la grotta che frange il
suo midollo di granito. Come il mare ama la spiaggia che si apre alle
sue onde, come il cielo ama la terra che accoglie tenera i suoi
pianti. Ti amo come amo me stesso. Ti amo più di me stesso”. Ogni
poeta ha la sua musa. Ogni Dante ha diritto alla sua Beatrice, ogni
Leopardi aspetta alla finestra la sua malinconica Silvia, ogni
Petrara ama e odia un angelo demoniaco chiamato Laura. Dotate di una
bellezza senza pari, di una corona di capelli eternamente biondi e di
un incedere che è una danza soave che non fa rumore, queste donne
hanno ispirato i cuori e i versi dei più grandi autori di tutti i
tempi. Alcune non vissero nemmeno, secondo molti, se non
nell'immaginario di romantici e tormentati geni. Non hanno voce.
Vengono cantate, da sempre e per sempre. Il romanzo di Laura Sciolla
fa sì che una voce, fiera e sensuale, si levi orgogliosamente dal
finto mutismo dell'inchiostro su pergamena. Che, da simbolo astratto,
diventi donna. Che, da creatura cantata, canti lei stessa, in prima
persona, il suo poeta immortale. Tutti la conoscono con il nome che
il suo Catullo le regalò: Lesbia. “Un
nome è un talismano potente: vince il tempo, vince la morte. Dona
l'eternità”. Lui, nella sua raccolta di carmi, le gridò
dolcemente la sua passione e violentemente il suo rancore. Cicerone,
nella Pro Caelio, parlando dei misfatti operati da suo
fratello Publio, sangue del suo sangue, la chiamò traditrice,
viziosa, arpia, cagna. Prepotenti sigilli di cera lacca le
marchiarono la pelle nuda. Voci provenienti da ogni dove le
attribuirono rabbiosi epiteti.
Ma chi era davvero questa audace
nobildonna per cui i libri di letteratura sanno spendere appena
poche, insufficienti parole? Tutti, almeno una volta, hanno
desiderato carpire i suoi pensieri perduti. Tutti, almeno una volta,
tra uno sbadiglio di routine e una traduzione dal latino, hanno
vagheggiato sul gioco di labbra e di sguardi che riempì di gioia e
disperazione gli ultimi anni dello sfortunato poeta. Il loro amore è
vivo, come la curiosità quando si animano nuove discussioni e teorie
su di loro; sempre insieme, sempre innamorati e immortali al pari
degli dei dell'Olimpo grazie a un sottile libricino,
levigato con la ruvida pomice, in cui i loro cuori esangui continuano
a pompare senza sosta emozioni. Si conobbero in una Roma fatiscente -
marcia nel suo cuore di monumenti e regge, corrotta nella sua anima
immortale. Lei si chiamava Claudia e, quando per la prima voltà lo
incontro, pensò alla neve. Così rara nell'Urbe, così pulita e
leggera, così fragile e preziosa. Aveva dieci anni più di lui, era
la moglie di un uomo a cui si era unita per un matrimonio combinato
e, madre della dolcissima Cecilia, verso quel poeta magro e dagli
occhi azzurrissimi, provò un naturale ed inarrestabile istinto
protettivo. Voleva versargli latte e miele sulle labbra secche
attraverso un casto bacio, nutrirlo, abbracciarlo piano per paura di
fargli del male, amarlo come non aveva mai amato nessuno dei suoi
gagliardi e virili amanti e, pensiero folle, svegliarsi accanto a lui
dopo una notte d'amore. Il suo nome indimenticabile: Catullo. Aveva
mani affusolate e abili, un animo di vetro, conosceva terre e culti
lontani. Alle sue dita, non c'erano anelli: li aveva venduti tutti
per pubblicare i suoi scritti, sopravvivere nella più costosa delle
metropoli e acquistare libri su libri. La famiglia di lei era
proprietaria di un'antichissima e rinomata librera dell'Urbe, invece, in un
quartiere che sapeva di fascino, poesia e dell'arome forte della pelle
concia. Il loro istintuale ed istantaneo colpo di fulmine è
ricordato dalla narratrice con un'immagine significativa ed
indelebile: Eros dolceamaro, in groppa ad un cavallo alato, calò su
di lei e la rapì, portandola con sè. Ma il loro rapporto, deformato
da ripicche e infantili malumori, era stato baciato, sin dal primo
istante, in gran segreto, dal bellicoso Marte: il Dio della guerra.
Ormai dissoltosi nella gelosia, poi, sarà identificato da una più
anziana Claudia nell'immagine cruenta di un condannato, vestito, per
scherno, dal leggendario poeta Orfeo e divorato da un branco di
animali selvatici per il divertimento del pubblico: la poesia
incontaminata dilaniata dalla realtà. Si amano come bambini e si
incontrano come ladri; al buio, di nascosto. Per timore che il loro
candido amore possa non sopravvivere alla luce del sole.
Personalmente, ho provato una paura indicibile e, immagino,
giustificata nei confronti di Mille baci, e ancora cento.
Scovato per caso tra le uscite di Luglio, l'ho voluto immediatamente,
curioso di leggere i retroscena e i segreti di una delle più note
delle storie d'amore, raccontata – per la prima volta - da una lei
tanto discussa, quanto misteriosa. Nell'acclamato Memorie di una
cagna, l'esordiente Francesca
Petrizzo aveva avuto il talento e il coraggio necessari per animare i
gesti e le movenze del controverso personaggio di Elena di Troia. Le
erano serviti una prosa sublime, un po' di sana freschezza
giovanile, tanta tanta passione. A narrarci l'amore tra Lesbia e
Catullo è, infatti, la stessa Lesbia, a cui il talento tutto da
scoprire dell'ottima Laura Sciolla offre una penna raffinata e matura
e una voce solida e riconoscibile tra molte. Sfortunatamente, non
conoscevo l'autrice - nota soprattutto alle lettrici per lo chick-lit
La coguara urbana, nonché
preparatissima insegnante di latino al liceo – e, ancora più
sfortunatamente, il romanzo, per via di una discutibile scelta
editoriale, era presentato come parte di una trilogia pseudoerotica
dedicata alle passioni di personaggi storici realmente vissuti. Avevo
pensato a Cinquanta sfumature di grigio:
paura. Avevo pensato a un volgare porno a base di toghe, intrighi
politici e spettacoli gladiatori: scempio. Accanto a L'amore
che non perdona – la storia di
Paolo e Francesca, sì, ma anche una sorta di romanzo nel romanzo –
e a La splendente regina della notte –
leggenda orienatale lontana chilometri e millenni dalla cultura
italiana -, Mille baci, e ancora cento era,
per me, il più pericoloso tra i tre volumi, ma anche il più
affascinante, avendo studiato e mai dimenticato le bellissime nugae
catulliane.
Un inno alla mia testa dura: se non fosse stato per lei,
non l'avrei probabilmente mai letto e, a lungo, sarei stato tra le
fila di coloro che l'avrebbero giudicato senza averlo realmente acquistato. L'impresa era oggettivamente difficile, ma, come ho scoperto
soffermandomi solo sull'incipit, l'autrice era oggettivamente brava.
I miei timori, per il resto, sono svaniti leggendo. Velocemente, come
velocemente è scomparsa l'autrice per cedere parole e vita a Lesbia.
Il linguaggio è autentico; retoricamente atteggiato; coperto da una
patina arcaizzante, morbida e lieve come un drappo di seta, in cui i
vestiti diventano metaforicamente crudeli nemici per gli amanti: una barriera. I
complotti sulla presunta voracità sessuale dell'amante del poeta
sono messi a tacere, al servizio di una potente storia d'amore che si
snoda attorno a tre uomini e a tre momenti. Il primo, cieco amore di
Claudia fu per suo fratello, un personaggio scomodo e trasgressivo,
verso cui, sin dall'infanzia, la protagonista nutriva un attaccamento
ai limiti del morboso, molto più viscerale di quello tra due comuni
fratelli. L'ultimo fu per lo spietato Marco Celio Rufo, aitante, con
un'anima oscura e pupillo di Cicerone. Un rimpiazzo per dimenticare
invano il secondo, quello di una vita intera: Catullo, il solo e
unico. Colui che, come tutte le persone che ha amato, è andato via
lungo i sentieri della Morte. Laura Sciolla ha osato l'impossibile:
fare invecchiare un mito. Una donna con il terrore autentico di
essere imprigionata dal “mia” e spasmodicamente in fuga da un
singolo pronome possessivo che la vincoli a vita. Come il regista
Stephen Frears fece con Glenn Close all'inizio delle Relazioni
Pericolose, lei fotografa,
nell'ultima parte, le rughe d'espressione, le guance cadenti e il
trucco sbavato della più bella e dannata delle muse. Dipinge un
ritratto completo e appagante che ha le fattezze di una vera storia
d'amore, vissuta da gente mai così vera. Il sesso è una componente
tra tante, proprio come lo è in ogni storia.
Le scene di passione,
mai scabrose o volgari, sono dettagliate e lunghe, ma vissute con
trasporto sincero e descritte in una forma elegante e delicata. La
protagonista sperimenta per la prima volta l'arte del bacio,
introdotta dai barbari e involuti galli. I carmi di Catullo,
attraverso un gioco di parallelismi ed anticipazioni, come avveniva per la favola di Amore e Psiche inserita
nel capolavoro di Apuleio, scandiscono gli intesi momenti della
storia di Lesbia. Da mi basia mille è
l'inno del loro incontro; Giorni di luce è
la cronaca del loro soggiorno tra gli agrumeti, le orchidee e le
cerase della
soleggiata costa campana; Odi et amo
è la crisi; Al tuo cenere muto è
la fine. Il tutto è aperto da una splendida esaltazione del valore
eternatore della poesia; intervallato dal Carme III,
composto per la morte della cinciallegra (Catullo, probabilmente per ragioni metriche, parlò di passerotto) della figlia di Lesbia;
chiuso da La cosa più bella
di Saffo. Ma Mille baci, e ancora cento non
è un romanzo rosa, bensì uno libro storico in cui, accanto
all'eros, sono i personaggi ad essere preponderanti. Perché sono gli
uomini (e le donne) a fare la storia... Sullo sfondo, quindi, ampio
spazio alle riunioni del senato e agli intrighi; minuziose
descrizioni di mode, trucchi, spettacoli; istantanee di quartieri
malfamati, in cui la prostituzione infantile era all'ordine del
giorno e in cui, in squallidi postriboli, nobildonne come la meretrix
augusta di Claudio, vendevano
loro stesse per capriccio; cenni fugaci all'editoria del tempo;
interessanti ricostruzioni di mostruose leggende e di riti di magia
nera che, inscenati nei cimiteri plebei da laide fattucchiere,
rimandano al gusto per l'orrido e al noir delle tragedie senecane e
del VI libro della Pharsalia.
A una lettura piuttosto consapevole ho scovato chicche e curiosità,
illustri echi letterari e piccole introduzioni personali, ma, probabilmente,
l'avrei amato anche se di Lesbia e Catullo non avessi mai sentito
parlare. E, subito, mi sarei messo all'opera per conoscere vita e
miracoli di un uomo come ce ne sono tanti e come non ce n'è nessuno.
Non so quanto ci sia di vero, quanto di falso in quel che ho letto.
Ma questo è il potere universale della letteratura. Far rivivere i
morti e le passioni sbiadite per via delle nebbie del tempo. Imitare
il suono delle voci muliebri perdute nel vento. Evocare un amore
straordinario, ordinario, unico, tormentato, sbagliato e
irripetibile. Sorprendentemente bello. “Dietro
la parvenza imbelle, i poeti nascondono armi più pericolose di
quelle dei guerrieri. Per i posteri, non sarei mai stata me stessa,
ma solo la lasciva, spietata traditrice Lesbia. Nessuno avrebbe
pensato che, con il pretesto di cantare Lesbia, Catullo cantava sé
stesso: tutti i personaggi della poesia non sono altri che il poeta
stesso”.
Il
mio voto: ★★★★★
Il
mio consiglio musicale: Two Steps From Hell - Nero
bellissima recensione..voglio questo libro..è un imperativo!!!
RispondiEliminaLa storia e il passato sono magnetici..e su Catullo non ho mai sbadigliato..devo leggerlo
Grazie, Vale! Io sono andato completamente alla cieca, ma sono stato a dir poco fortunato. Penso che ti piacerà ;)
Eliminache meraviglia: la recensione e il libro!
RispondiEliminaprobabilmente senza questa recensione sarei passata oltre in libreria!
soprassediamo sul perché le CE debbano riportare tutto ai romanzi erotici se c'è del sesso... voglio dire, nella vita quotidiana di ogni coppia c'è, ma per questo non viviamo un porno...
Amen, Alessandra! E' proprio vero.
Eliminaecco! ora lo voglio leggere pure iooooo
RispondiEliminamannaggia a te
Cattivissimo me (cit.)
Elimina:D
Ecco un libro a cui non avrei dato un centesimo, anche se la storia di Catullo e Lesbia mi ha sempre affascinata.
RispondiEliminaBeh, mi hai fatto cambiare idea e venir voglia di leggerlo! :)
La pensavo esattamente come te, Ilaria :)
EliminaL'autrice è una profia di lettere del mio ex liceo :-D Aneddoto: un paio d'anni fa abbiamo presentato i nostri due romanzi insieme in occasione dei pomeriggi letterari del Gioberti :-D
RispondiEliminaIl tema era "scrittrici esordienti: generazioni a confronto".
http://elisabettaossimoro.blogspot.it/2011/06/al-gioberti-foto-della-presentazione-di.html
Che forte, Ossy :) Vado a leggere! Riconosco che nelle mani di qualcun altro il libro poteva diventare qualcosa di bruttissimo, ma ho trovato l'autrice veramente brava. Quasi, quasi faccio un pensierino anche sul suo romanzo d'esordio :)
EliminaOttimo! Ho pronto anche io da leggere "L'amor che non perdona" ;)
RispondiEliminaTra i tre titoli, Stef, era proprio quello ad ispirarmi di meno, ma sicuramente passerò a leggere la tua recensione per sapere se - come in questo caso - ne vale la pena :)
Eliminabellissima e dettagliata recensione! sopratutto ispirata! un libro che no avrei degnato di attenzione se o fosse stato per te! Grazie
RispondiEliminaUh, grazie a te, Lara *-*
EliminaFantastica recensione come al solito...e anche il libro visto dal tuo punto di vista sembra splendidoooo!!
RispondiEliminaMannaggia a te che saresti capace di farmi comprare anche una lista della spesa per come bene sai parlare di quello che leggi!!!
Mik sono già malata di acquisto compulsivo di libriiiiii....così mi fai peggiorareeeeee!!!! ahahahahah ;)
Colpevole, Daniela! Ahahahahah :D
Eliminaahahahahhahahahaha :)
EliminaAvevo scartato questo libro a priori, fortunatamente ho letto la tua recensione e come sempre.. mi hai fatto cambiare idea! ;)
RispondiEliminaBellissima recensione!
Grazie Sara! Mi fa piacere aver contribuito, nel mio piccolo, a "riscattare" un libro che effettivamente merita, secondo me :))
Eliminauu che cover stupendaa *_* e la tua recensione e fenomenale devo assolutamente avere questo libro ad ogni costo *__*
RispondiEliminaCiao Arwen! A me la cover non dispiace, anche perché rimanda a un elemento preciso del libro, ma quel bollino fucsia sopra (che non si può spiccicare!) l'avrei tolto volentieri. Tanto il titolo non lascia dubbi su chi siano i protagonisti :)
Eliminabe si in effetti quel bollino fucsia stona molto con l'insieme ma bollino a parte cover e storia stupende ^_^
EliminaAnche le mie aspettative erano nulle, adesso però lo devo leggere. Mi avevi già convinta con le prime 10/15 righe, come sempre una bellissima recensione. Poi cinque tua stelle sono una specie di record :P
RispondiEliminaGrazie mille, Elena! ^^
EliminaPS. Underemployed finito. Sono in luttooo :(
Quant'è bella l'ultima puntata? Ma è tutto stupendo e stasera me lo guardo anche su mtv u-u Adesso ti puoi guardare Orphan Black :P
EliminaWoww 5 stelline!!!
RispondiEliminaMi hai fatto venire voglia di leggere questo libro!!!
Ammetto di non aver mai sentito parlare di questo libro, questa è la prima volta. Ma la prima impressione è davvero ottima! aggiungo il lista!
Complimenti per la recensione!
Grazie Mary ^^
EliminaNon gli davo mezzo euro bucato e invece guarda :) Della stessa serie mi sembra ce ne fosse anche uno ambientato nell'Antico Egitto . Proverò :)
RispondiEliminaHo appena finito di leggere il libro e concordo con questa recensione.
RispondiElimina