mercoledì 22 maggio 2013

Recensione a basso costo: Il Grande Gatsby, di Francis Scott Fitzgerald

 Non c'è fuoco o gelo che possa sfidare ciò che un uomo può immagazzinare nella sua anima
Buongiorno, amici! Questa mattina, mi cimento, nel mio piccolo, con una recensione di un romanzo che certamente non aspettava me per essere recensito e apprezzato ancora. I classici mi spaventano un po' e ammetto di essermi avvicinato a questo titolo solo per ingannare l'attesa e aspettando di vedere finalmente al cinema l'omonimo film che, sono sicuro, adorerò. Se l'ho comprato senza pensarci su due volte, è anche merito della collana Live della Newton Compton. Spendendo meno di un euro, mi sono goduto una storia che dev'essere assolutamente letta, anche se al momento giusto. Personalmente, ho trovato l'edizione pratica e molto comoda e non ho niente da ridire nemmeno sulla traduzione, giudicata da molti pessima: ho trovato il tutto molto scorrevole, anche se appesantito, di tanto in tanto, da termini leggermente antiquati. Ma è un classico, e ci sta. Nella scheda del romanzo, comunque, vi indico i dati anche della nuova edizione Mondadori: lo acquisterei nuovamente solo per avere la bellissima copertina del film in bella mostra sulla mia libreria! Voi avete letto il libro o visto il film? A presto e buona lettura, M.

Titolo: Il Grande Gatsby
Autore: F. Scott Fitzgerald
Editore: Newton Compton “Live”/ Oscar Mondadori
Numero di pagine: 128
Prezzo: € 0,99/ € 9,00
Sinossi: L’essenzialità, la finezza descrittiva, i personaggi indimenticabili hanno fatto di questo romanzo un “classico moderno”. Il misterioso, affascinante e inquieto Gatsby, con le sue feste stravaganti, il lusso e la mondanità di cui si circonda, non mira in verità che a ritrovare l’amore di Daisy. Ma è possibile ricatturare il passato? Nello scenario dei frenetici anni Venti, di cui Fitzgerald e la moglie Zelda furono protagonisti, il desiderio di Gatsby diventa emblema di un sogno di assolutezza, che la realtà frantuma e disperde. Molti grandi attori hanno prestato il loro volto a Gatsby e Daisy, tra i quali Robert Redford e Mia Farrow nel 1974, Leonardo DiCaprio e Carey Mulligan nel 2013.
                                       La recensione
Ricchezza e tristezza sono due parole che sembrano stonare all'interno della stessa frase. Ma, banale eppur vero, i soldi non fanno la felicità. Ancora una volta, queste perle di saggezza popolare rispecchiano l'aridità di un mondo in cui l'uomo è passeggero solitario a bordo di un treno chiamato vita: un treno destinato a traballare malamente, per tutta la durata del viaggio, e a perpetui e poco eleganti ritardi. Questa è la storia del Grande Gatsby. Un uomo nato dal niente. Un arrampicatore incurante del pericolo che, con mezzi leciti e non, ha percorso gradino dopo gradino la ripida scala sociale, fino a osservare il suo squallido, piccolo mondo di poveracci dalla cima dorata di una piramide a forma di grattacielo. Anima festaiola e frivola della vita notturna della New York degli anni ruggenti, ma escluso dal consorzio umano. Fuori asse, fuori dal gioco, fuori posto. Troppo intraprendente per rimanere povero, troppo generoso per salire sulla giostra dei nuovi ricchi, si è strappato a forza le sue radici di dosso, rimanendo senza una casa a cui tornare e senza un posto in cui trovare ospitalità, voci amiche o parole di conforto. E' un povero ragazzo ricco che, a suo rischio e pericolo, è sceso a patti con il vuoto morale dei suoi tempi, perdendo tutto, perfino sé stesso. A dargli il coraggio sul campo di battaglia, a regalargli intelligenza e sangue freddo, a spingerlo verso una letale e lenta autodistruzione è una donna che non ha mai smesso di amare. Daisy. 
Un pensiero ossessionante e bellissimo; un angelo etereo che, anziché tornare al suo paradiso perduto, durante l'assenza del protagonista, si è adattata al lusso e alla mentalità straniante dei comuni mortali. Si è sposata, ha avuto una bambina, si è sottomessa volontariamente ai compromessi della logica borghese. Non l'ha aspettato. E lui è arrivato tardi, rimanendo davanti a un uscio chiuso appena un attimo prima del suo affannoso arrivo. Al di là di un muro impossibile per lui da scavalcare, continua la vita. Continua la festa. Lui - pieno di orgoglio ferito e rancore - fa l'unica cosa per cui sembra essere nato: organizzare una festa ancora più grande, in cui tutti lo nominano e lo temono, ma in cui nessuno lo conosce davvero. Nemmeno il lettore che, quasi novant'anni dopo, si trova ancora a leggere di lui e dei misteri della sua esistenza, del suo inglorioso amore e di una vita oscura, ma trascorsa sotto il confortante e illusorio bagliore artificiale dei riflettori. A parlarcene è un trentenne spiantato e in cerca di un posto nel mondo: un trentenne disilluso e cinico, non poi così diverso da quelli che vivono accanto a noi - fiaccati dalla crisi e tormentati da un lavoro che non c'è. L'approccio utilizzato è inconsueto e particolare, lucido e senza sentimento. Denso di razionalità fino alla parola più piccola e trascurabile. Il romanzo - poco più che un racconto lungo - si lascia leggere che è un piacere: è scorrevole, pragmatico, equilibrato. Ma, ignorando del tutto il gusto e lo stile di uno degli autori americani più celebrati del secolo scorso, a una lettura ingenua, l'ho trovato gelido. Mi aspettavo di trovare su carta, lo ammetto, quello spettacolo di colori e musiche che senz'altro sarà il film di quel genio che per me è Baz Luhrmann. Ero pronto a leggere di bulli e pupe, di gangster e inseguimenti, di omicidi e rinascite, di un amore più grande e spettacolare della Città che non dorme. Cercavo l'emozione. Il Grande Gatsby, in realtà, si è dimostrato completamente altro, nel bene e nel male. Le descrizioni sono poche ed essenziali; nonostante lo sfarzo delle location, i dettagli condivisi con il lettore sono poverissimi; c'è grande umanità, ma non sorretta da uno stile lirico e romanticheggiante.
E' un'opera all'avanguardia, innovativa: un libro che, nella mia assoluta ignoranza del pensiero e del vissuto di Fitzgerald, ho trovato parli di un'America agli albori del crack di Wall Street attuando un'originale sintesi delle concezioni dei pensatori precedenti. All'interno, a lettura ultimata, riflettendo tra me e me, tappa dopo tappa, ho trovato sapientemente riassunte tutte le correnti letterarie studiate in questo ultimo anno di liceo. Gatsby è un eroe romantico, quasi byroniano: affascinante, disorganico al suo mondo, acuto nella meditazione e forte nell'emotività. Ma non c'è disperazione, non c'è rabbia, non c'è amore. Negli stessi anni, Verga pubblicava i suoi romanzi più famosi e, se è vero che i grandi pensano allo stesso modo, lui e Fitzgerald devono essere giunti alle stesse conclusioni. Devono aver letto intensamente Flaubert, Balzac e Zola e fatto loro quelle particolari tecniche. La voce fuori campo di Nick Carraway suona come quella di uno scienziato. Di uno zoologo che, con il registratore alla bocca, esamina i soggetti di un esperimento e studia la vita di Daisy e Gatsby, quasi fossere due farfalle. Belle, libere, destinate a volare insieme per un tratto di strada e a perire, purtroppo, il giorno successivo. Ad amarsi finché sono giovani, belli e sciocchi come tutti i sognatori. Tra loro, si ci mette la vita - la stessa che non aspetta quelli rimasti indietro durante la corsa, la stessa che li mantiene in vita con la sua fiamma calda e che, alla fine, li consuma tutti. Un pensiero amaro e triste come, giunti alle conclusioni, è il disincantato romanzo di Fitzgerald. I racconti delle avventure e dei miracoli di Gatsby sono tratti dall'osservare i suoi movimenti, dal prestare orecchio agli immancabili rumors che nascono durante i suoi party. Non si racconta in prima persona: viene raccontato e costruito notizia dopo notizia, ma, come il titolo urla, è un personaggio grande. Sugli altri mi è difficile trovare parole gentili: squallidi, bugiardi, vili, invidiosi, maligni, deboli. Tristemente realistici. Tutti, perfino Daisy, che, da dolce creatura con il viso gentile della bellissima Carey Mulligan, sono arrivato quasi a detestare. Donna angelo o femme fatale? Gatsby non riuscirà mai a vedere fino in fondo la verità. Non c'è più tempo per salvarla. E non c'è più amore che possa salvare l'uomo dalla solitudine. L'epilogo è dolorosamente bello. All'inizio mi ha reso furioso come una bestia, ma più scrivevo, più comprendevo. Non è accompagnato da una scrittura così potente e carica da renderlo un pugnalata in pieno petto, ma, come un veleno, ti consuma poco alla volta. E' amaro e triste più che mai. La festa finisce e resta solo il disordine lasciato in giro dagli imbucati. Quando le luci si spengono, non c'è nessuno a farci compagnia nel buio della fine. Perché, il più delle volte, si vive insieme, ma si muore soli. La gente cerca il pettegolezzo, il divertimento facile, l'elisir della lunga vita. La tristezza è noiosa. Spaventa i più.  
Il Grande Gatsby è un libro che parla più al cervello che al cuore, che trascina più razionalmente che emotivamente. A primo impatto, mi ha lasciato insoddisfatto: chiedetelo agli amici con i quali ho scambiato le mie impressioni a caldo. Ma più scrivevo, più ci pensavo, più mi rendevo conto che aveva raggiunto perfettamente il centro dell'obiettivo: me - che inizialmente pensavo di non averlo nemmeno compreso fino in fondo, di non essere stato all'altezza di cotanta grandezza
(Le immagini sono del sito Deviantart 
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Lana Del Rey – Young & Beautiful (Splendida. E' la "voce" di questo libro.)
 

25 commenti:

  1. approfittando della Newton l'ho acquistato, da tantissimo tempo desideravo leggerlo ma sto aspettando l'estate dato che con le sue ridotte dimensioni si presta a essere messo in borsa sia per la spiaggia che per la montagna. diventa difficile recensire un grande classico tanto è già stato detto, devo leggerlo per farmi un'idea tutta mia! bellissima la scelta musicale!

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    1. Già, Lara: è proprio difficile farlo. All'inizio non trovavo nemmeno le parole, poi, come sempre, sono venute da sole. La canzone è proprio stupenda! Per me, il prossimo anno, la vedremo/sentiremo anche agli Oscar :D

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  2. Va bene dai u.u direi che mi hai convinto LOL
    Mi è piaciuta molto la recensione :) non vedo l'ora di vedere il film e di prendere il libro, penso che anche io opterò per quello della NC! Spero che alla fine mi affascini quanto ha affascinato te :D

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    1. Spero anch'io di vedere il film a breve! Sicuramente, tornerò a parlare sul blog di Gatsby :)

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  3. Bellissima recensione :D il libro devo averlo letto nel momento sbagliato: non mi è piaciuto molto. Ma son curiosa di vedere il film :)

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    1. Grazie mille, Katerina! Se ne hai occasione, magari rileggilo con calma e pazienza. Prima o poi, lo farò anch'io :)

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  4. Bellissima recensione XD, il libro l'ho adorato quando lo lessi millenni fa, ed ora lo sto rileggendo u.u, una rispolverata prima di andare a vedere il film XD.

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  5. Bella recensione! lo leggerò di sicuro, non adesso ma lo farò!
    Curiosissima anche di vedere il film *_*

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    1. Anch'io! Riuscirò ad aspettare che lo diano al cinema da me? Che impresa epica :)

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  6. Mai digerito, neanche in gioventù. Uno di quei classici con cui ho il dente avvelenato: tempo fa mi sono persino addormentata davanti al primo e storico film, quello che Robert Redford e Mia Farrow. Forse ci sarà un'età della vita, prima o poi, in cui mi piacerà. E bravo Mik, che ha resistito fino in fondo e gli ha dato meno punti che a Uno splendido disastro :-P
    Io alla tua età (no, dai, ne avevo 16) diedi 4 alla Gerusalemme Liberata e 8 a Tre metri sopra il cielo...tagliatemi la testa!

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    1. Non mi screditare in questo modo, eh: ho dato lo stesso voto! :P Ormai avrai capito che non sono fra quei blogger che danno una chance solo a Tolstoj. Penso che le librerie si siano un po' evolute negli anni e, soprattutto, che le mie braccine non riuscirebbero a tenere in mano "Anna Karenina" fino alla fine del libro. Ho avuto la fortuna di leggere il tuo amato "Disastro" nel momento in cui ne avevo bisogno e quindi è andata così. Potrei pure abbassare il voto - perché sì, lo abbasserei adesso - ma non lo faccio mai, per principio. Scripta manent!
      A me Tasso (il re assoluto dei BAROKKI) piace tantissimo, solo che l'abbiamo fatto alla cavolo perché la mia prof lo odia almeno quanto io odio Moccia :P

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  7. L'ho letto diversi anni fa e in buona parte l'ho rimosso. Quel che ricordo bene è che all'epoca non mi piacque. Leggendo oggi la tua recensione penso di poter mettere a fuoco il motivo.
    "Parla più al cervello che al cuore", scrivi. Ecco, sarà proprio questo il problema. Solitamente prediligo i romanzi che riescono a coivolgermi emotivamente. Comunque sarei curiosa di rileggerlo per capire se a distanza di tempo è cambiato qualcosa nel mio modo di recepirlo...
    Ottima recensione, come sempre! Cimentarsi con i classici è un'impresa che mette ansia, ci si sente piccoli, ma tu te la sei cavata alla grande!

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    1. Grazie mille, Miriam! Anche secondo me, quando si parla d'amore e sentimenti, bisogna che l'autore trascini emotivamente chi legge. In quel caso, inutile dirlo, avrei davvero amato il romanzo. Per quello che ho potuto capire, gli autori americani di quel tempo hanno tutti questo tipo di approccio. Motivo per cui ho deciso che, probabilmente, non leggerò mai "Non lasciarmi", di Kazuo Ishiguro: ho adorato il film, ma ho sentito che l'autore - sebbene non sia americano! - ha uno stile tutto particolare che rende la storia piena di gelo... Quando si parla di determinate cose, si deve andare di "core", come si dice a Napoli :)

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  8. Sono pienamente d'accordo con te! Ho avuto praticamente le tue stesse reazioni :D. Lo lessi l'anno scorso e dopo averlo terminato rimasi decisamente con l'amaro in bocca, sia per il finale che per lo stile, che è risultato un po' freddo pure a me. Però, a distanza di tempo e soprattutto ora che ho visto anche il film, sono arrivata a rivalutarlo. Penso che sia un libro che va compreso e per farlo l'unica soluzione è ragionarci un po' su dato che il significato, il messaggio, non è proprio immediato. E anche qui non tutti ci vedono le stesse cose, ad es dopo una lunga discussione con dei miei amici noi non siamo giunti a nessun accordo ahaha XD. Comunque secondo me Gatsby è anche la personificazione del sognatore. Tutto ciò che fa nella vita è inseguire un ideale, prima quello di diventare qualcuno e allontanarsi dalla povertà e poi, dopo essere diventato ricco, quello dell'amore. Anche se, più che "amare" Daisy, per me "amava l'idea" che aveva di lei. Non è piaciuta neanche a me quella donna! L'ho trovata una persona piuttosto vuota, che segue la corrente e anche un po' egoista e proprio per questo vive bene, pensa solo a se stessa (come il marito tra l'altro). Infatti mi è dispiaciuto molto per Gatsby perché il suo sacrificio per lei non ha contato nulla, ne è rimasta praticamente indifferente, e questo è tutt'ora uno dei motivi per cui l'amaro persiste e non se ne andrà mai =)

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    1. Ciao Valy! Ti ringrazio per il commento e per la bellissima analisi che hai fatto del romanzo: che dire, concordo pienamente :) Non vedo l'ora di vedere il film. A te è piaciuto? Ho letto recensioni contrastanti, sarà che non a tutti piace Luhrmann: da Romeo + Giulietta in poi, io lo adoro assolutamente :)

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    2. A me il film è piaciuto anche se ovviamente alla fine l'amaro in bocca è rimasto, d'altra parte la storia è quella e non si può cambiare. I costumi, le scenografie e ambientazioni varie sono stupendi. Alcuni tagli ci sono ma le parti principali sono estremamente fedeli al libro e gli attori si sono calati molto bene nei rispettivi personaggi. =) Anche a me piacciono molto i film di Luhrmann soprattutto Moulin Rouge, triste ma bellissimo :)

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  9. Se potete leggetelo in lingua originale, è molto meglio. Io me ne sono innamorata.

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    1. Grazie per il consiglio, adapanich :) Tra qualche annetto, penso proprio che lo farò!

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  10. Bella bella recensione ^^ Io non ho resistito al fascino di quel 0.99 ma ancora non l'ho letto, sicura al 99% che lo faccio prima di vedere il film ;)

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  11. Il libro è magnifico *-* E la tua recensione è davvero ottima :) Però anche il film a me è piaciuto molto ma va visto con una visione ben precisa altrimenti sembra "troppo"

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    1. Grazie Violet! So esattamente cosa aspettarmi con Luhrmann: adoro i suoi folli eccessi :)

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  12. Una recensione a dir poco stupefacente,mi complimento davvero...^^dalle parole che usi si capisce la passione che hai per i libri e il cinema,non è facile esprimere con le parole le proprie passioni...se penso a come scrivo io mi viene voglia di nascondermi sotto un tavolo!:)Non ho ancora letto il romanzo ma ora sono ancora più ispirata a farlo.Il film l'ho trovato molto bello come sai...:)

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  13. Volevo scrivere una recensione, non so ancora se sul libro o sul film... o su entrambi... quindi curiosavo un po' tra i vari blog per vedere cosa ne pensassero i "real blogger" :D ed evitare, se possibile, di scrivere sempre le solite cose. Devo dire che la tua è una bella recensione... mi trovi d'accordo su molte cose... ad esempio anche io adoro Baz, anche se di più in Moulin Rouge... però io adoro il libro e, secondo me, non è che non arriva al cuore, ci arriva, ma dopo essere stato compromesso dal passaggio attraverso la razionalità. Io guardo Jay Gatsby e mi sciolgo, guardo Daisy e la vorrei ammazzare. Non penso ci sia qualcosa di razionale in questo! ;)

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