"La
paura non può farti del male. Quando ti assale, non darle poteri. E'
un serpente senza veleno. Ricordatelo. Saperlo può
salvarti."
Editore:
Mondadori “Chrysalide”
Numero
di pagine: 392
Prezzo:
€ 16,00
Data
di pubblicazione: 26 Giugno 2012
Sinossi:
Quello in cui Rory Deveaux arriva a Londra dalla Louisiana è un
giorno memorabile. Per Rory è l'inizio di una nuova vita in un
collegio privato della capitale inglese. Ma molti se ne ricorderanno
a causa di una serie di brutali omicidi avvenuti in tutta la città,
assassinii raccapriccianti che riproducono gli efferati crìmini
commessi da Jack lo Squartatore oltre un secolo prima, nell'autunno
1888. Basta poco perché la "Squartatore-mania" si
diffonda, ma la polizia ha in mano solo pochi indizi e nessun
testimone. Tranne uno. Rory ha intravisto sul luogo del delitto
l'uomo che la polizia considera il principale sospettato. Ma è
l'unica. Neppure la sua compagna di stanza, che era con lei in quel
momento, ha notato l'uomo misterioso. Perché solo Rory può vederlo?
E, questione assai più impellente, che cos'ha in mente di farle,
costui?
La recensione
Jack
Lo Squartatore. Un nome, il sorriso gelido di una lama in una notte
di luna piena, rose di sangue che fioriscono sulle mattonelle
scheggiate e polverose del suggestivo quartiere di Whitechapel. Un
appellativo fittizio, ma capace di raggelare a più di un secolo di
distanza da quell'autunno del 1888 in cui tutto il mondo conobbe il
suo nome e la sua lucida furia omicida. Lampioni che proiettano
inquietanti luci rosse, il rumore di un bastone che picchietta
sull'asfalto, il bagliore di un paio di occhi indecifrabili celati
dalla tesa di un elegante cappello, il suono raggelante di una
melodia infantile fischiata prima di strappare via fiati e grida a
colpi di bisturi.
E'
un'idea sfuggente; un'ombra, immortale come lo è la città
che ha dato lui i natali. Basta
pronunciare il suo nome per riaccendere l'isteria collettiva e un
mistero che il trascorrere degli anni non è stato in grado di
risolvere. Cosa
succederebbe se tornasse a colpire oggi – nell'epoca di Facebook e
Skype, dei telegiornali trasmessi in tempo reale, dei cellulari di
ultima generazione e delle lotte instancabili all'ultimo scoop? E,
soprattutto, che aspetto avrebbe l'incubo senza volto che non ha mai
smesso di terrorizzare e di animare gli incubi di generazioni nuove e
passate? Sarebbe
un'onda rosso sangue che viaggia alla frequenza del suono. Un soffio
di vento leggero seguito dall'ululare del sangue. Una presenza
percepita dallo sguardo di una diciassettenne un po' speciale..
Ecco
l'idea su cui si basa Shades, nuovo titolo della splendida
collana Chrysalide e primo volume di una serie mistery/paranormale
dell'autrice americana Maureen Johnson – cara amica di autori del
calibro di Cassandra Clare, John Green e Libba Bray.
Il
romanzo è un figlio nato dal fantasy oscuro di Shadowhunters
e Ghost Whisperer e dal sangue copioso di una storia di un più
giovanile Jeffrey Deaver - concepita, tuttavia, nello scenario fatto dalle
nebbie e dalle piogge perenni dell'immortale Londra. Un'idea
avvincente e originale, una commistione unica, ma il cui sviluppo, risulta – ahimè - piuttosto discutibile.
Londra
e i suoi spettri potevano essere il più affascinante dei set. La
bruma che avvolge perennemente gli edifici, il profilo sbilenco delle
lapidi di antichi cimiteri, le torri merlettate di un edificio
vittoriano e gli echi che si perdono nei corridoi di una scuola colma
di inquietudine e paura - filtrati dallo sguardo di una “straniera”
nella terra di Shakespeare e Re Artù - potevano assumere sfumature
ancora più intense e tratti più marcati e taglienti. Non si
percepisce il dolore di sentirsi fuori posto e la nudità data da un
trasferimento improvviso che ci lascia senza una casa e senza punti
di riferimento fissi. Non si percepisce la malinconia che la
splendida copertina lascia respirare. Quel volersi annullare nei
sussurri del vento e tra le fronde di un avvolgente salice.
Il
collegio di Wexford poteva diventare la raffinata prigione di un
torrente pulsante di inquietudini giovanili. Un luogo di candore e
morbida sensualità, fatto di segreti bisbigliati nell'orecchio,
candide e fruscianti camicie da notte, piedi nudi che solcano
corridoi oscuri, voglia di baci più voraci del terrore che impazza
all'esterno.
Il
romanzo, invece, manca del fascino e del mistero che i commenti sulla
copertina promettevano. E' un teen horror semplice e divertente che
sarebbe potuto nascere dalla penna del Wes Craven dei tempi di
Scream: si vede tanto, ma si percepisce davvero poco.
Il
sangue è presente, ma non come il brivido che solo uno
scandagliamento del nero della psiche umana sa dare. La
protagonista è certamente diversa da quelle dei tipici romanzi young
adult, ma nelle mani dell'autrice queste innovative caratteristiche diventano
eccessive e, a tratti, caricaturali. Rory è sicura di sé e delle
sue forme generose, volitiva, coraggiosa e, soprattutto, ironica. Fin
troppo ironica. Un'ironia che la aiuta certamente a scrollarsi di
d'osso l'ombra di problematicità che accompagna qualsiasi
diciassettenne, ma che, a lungo andare, risulta fastidiosa e
fuori luogo. Un pericolo imminente, uguale risate. Una rivelazione
che la cambierà per sempre? Altre risate...
Che
siano dettate dalla voglia di risultare simpatica ai lettori, un po'
sopra le righe o semplicemente nervosa non ha granché importanza.
Riposto in un cassettino il nostro consueto garbo, verrebbe da
ribattere, dinanzi a un suo nuovo, incomprensibile attacco di
ridarella, un poco signorile: “ Ma che ca...ppero ti ridi?!”.
Il
romanzo acquista da lei quello spirito un po' chiassoso che lo
caratterizza, dicendo goodbye al
fumoso romanticismo inglese, è apparendo come una versione più
innocente di un mistery della simpatica Charlaine Harris.
Rory
Deveaux, infatti, con i suoi talismani colorati, una serie di
familiari un po' bislacchi e l'accento sguaiato e biascicante
proprio della Louisiana, è una sorta di Sookie Stackhouse alla corte
della regina Elisabetta. Una "turista per caso" che nell'uggioso
autunno londinese vede concretizzarsi in massa tutti i cliché che
riempiono guide turistiche e i racconti pronunciati dai parenti nelle
cene di famiglia: tazzine di tè bollente, hockey su prato, caserecci
pub, sterminate biblioteche, fermate della metropolitana e folli
copycat (?) di Jack Lo squartatore; luoghi comuni famosi almeno quanto il Big
Ben e la principessa Diana.
Leggendo
del collegio, invece, con prefetti, austere divise, discorsi tenuti
dal preside e mense rumorose e affollate, viene in mente la Hogwarts
assediata degli ultimi capitoli di Harry Potter e non la scenografia,
inquietante e familiare al tempo stesso, di Saint Ange, The
Orphanage o I diari
della falena. Accanto
a queste critiche – soggettive, lo sottolineo, e nate,
probabilmente, da eccessive aspettative verso il romanzo – si
schierano le ottime descrizioni della Londra urbana, un'originale e
profonda caratterizzazione dei personaggi secondari,
l'imprevedibilità dei vincoli e delle relazioni che si instaureranno
tra i vari personaggi, una calda e frizzante storia d'amore giovanile
(fatta di baci appassionati, carezze proibite nel buio di una
biblioteca, e non di “Ti amo” sussurrati dopo due secondi o
scritti sul bianco delle Converse!) e la riuscita e coraggiosa
riesumazione di un'icona che non conosce il rischio dell'oblio o di
amari fiaschi. Un Jack sagace, seducente e devastante come non mai,
che, affacciatosi su un nuovo millennio, gioca a rimpiattino con le
telecamere e i giornalisti alla maniera del celebre e scaltro
Hannibal Lecter. Strano
e meraviglioso il vedere ancora una volta che c'è umanità lì dove la vita non c'è
ormai più...
Shades
è un gustoso thriller estivo,
che, pur giocando la carta dell'ambizione, ha i pregi e i difetti di
tanti romanzi per adolescenti. Non è una volume che sconsiglio, ma
che invito a leggere unicamente ai lettori dal brivido facile
e poco abituati alla lettura (o alla visione) di prodotti
appartenenti al genere e, cosa non da poco, agli amanti dei romanzi
autoconclusivi. Il libro, infatti, si conclude con un efficace epilogo
che apre le
porte per il sequel, ma che risolve tutti i dubbi di questa prima
indagine della giovane Rory.
Alla fine, tuttavia, a rimanere è un sapore acre e metallico, che
vorrebbe ricordare quello del sangue, ma che, piuttosto, ha il gusto delle occasioni mancate.
Il
mio voto: ★★
Il
mio consiglio musicale: The Used – The Bird and the Worm
Continuano a piacermi sempre le canzoni che proponi! Questa poi l'adoro :D
RispondiEliminaComunque bella recensione sono indecisa se leggerlo o meno però :/
Grazie daydream! :) Tutto merito del mio "fratellino": io la conoscevo solo per il trailer di "Clash of Titans" :P Ormai lo sfrutto, quando mi serve un'idea di questo genere ;)
EliminaLa recensione è fantastica, molto coinvolgente!
RispondiEliminaNon so perché ma appena ho letto la trama ho provato una certa avversione per questo libro, non mi ha convinta, anche se mi alletta il fatto che sia autoconclusivo non credo lo leggerò! Per questa volta passo.
dopo la tua recensione (complimenti per come esponi) penso che non lo leggerò.
RispondiEliminaRecensione magistralmente impeccabile.....come ormai ci hai piacevolmente abituati! Ma quanto scrivi bene??? Ciao un abbraccio!
RispondiEliminaChe bella recensione, Mik. Complimenti!
RispondiEliminaSperiamo non sia davvero così come dici, ahimè :/ il libro mi dovrebbe arrivare entro mercoledì..
Come si fa a non adorare le recensioni di Mik? *___*
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