lunedì 25 novembre 2024

Recensione: Settembre nero, di Sandro Veronesi


|Settembre nero, di Sandro Veronesi. La nave di Teseo, € 20, pp. 304 |

Non faccio testo, penserete. Avevo amato il romanzo precedente e per un breve periodo avevo pensato finanche di tatuarmelo, un colibrì. Perfino i detrattori, però, concorderanno con me su un dettaglio: al di là degli sfoggi di bravura, oltre le improbabili tragedie, a brillare di luce propria era un capitolo dedicato alla collezione di Urania della famiglia Carrera. Settembre nero è infuso della stessa luce, è scritto dallo stesso Veronesi — quello meno manieristico e più malinconico. A dispetto del titolo, il suo è romanzo pieno di colori. Piccolo e lineare, ma non per questo meno complesso, è ambientato negli anni Settanta. La TV si è lasciata alle spalle il bianco e nero. I mangianastri cantano Bowie e Stevens. Le Olimpiadi incantano grandi e piccoli. Gigio, dodici anni, non sa ancora che tutto sta per cambiare: l'hard rock dei Led Zeppelin, col senno di poi, gli sembrerà profetizzare il terremoto in arrivo.

Se mi chiedessero di dire quale sia stato il singolo momento della mia prima vita in cui sono stato più felice, direi quello. Sul cedro. A guardare Astel da vicino. A non baciarla.

Candido e curioso come un novello Charlie Brown, il protagonista è ossessionato dallo sport, dai fumetti e dai segreti degli adulti: al Bagno Stella, in Versilia, si intrufola sotto le cabine in cerca delle loro dimenticanze e origlia come una spia le conversazioni dietro le porte chiuse. Il suo corpo cambia, cresce e stravolge i connotati senza prima avvisare. Allo stesso modo appaiono inarrestabili le dinamiche che minacciano di far scoppiare la bolla che il papà, avvocato, ha creato per proteggere il protagonista e la sorellina. Cosa lo trattiene in città? Perché sua moglie, un'irlandese dai capelli rossi come l'alba, è costretta a curare da sola le ustioni di quei figli troppo pallidi per sopportare tre mesi di villeggiatura? A distrarre Gigio c'è Astel: mulatta e con la testa fitta di treccine, è la ragazzina perfetta con cui spartire l'attesa di un bacio e l'amore per i cantanti americani. Cosa dicono quei testi? Gigio, bilingue, diventerà traduttore per amore. Accompagnato da una colonna sonora di divorante nostalgia, Veronesi rievoca un'epoca e una stagione precise, nonché l'insostenibile leggerezza dell'avere dodici anni. Si credeva a Babbo Natale fino alle scuole medie, il riposino pomeridiano era un imperativo categorico, il razzismo e la malizia apparivano come idee indefinite. La cronaca parlava di scandali e attentati; il conflitto israelo-palestinese teneva Monaco in scacco.

Non ho mai incontrato nessuno al quale sia successo così presto, e inaspettatamente, e precipitosamente, e brutalmente, e irreversibilmente, quello che è successo a me. Da non riuscire più a ricordare com'era fatta, quella vita che fu spazzata via; non non poter mai più dimenticare d'averla vissuta.

La storia del mondo è destinata a intrecciarsi a quella di Gigio, in questo struggente romanzo di formazione con echi di Il buio oltre la siepe e un'attenzione tutta nuova verso le emozioni dei giovanissimi, spesso minimizzate. Veronesi prende le vicissitudini del suo protagonista profondamente sul serio e traduce in immagini l'intraducibile. Perché ci saranno anche scioglilingua dotati di un significato criptico in versione originale, traduzioni italiane fatte di assonanze e libere perifrasi, ma Veronesi non ha bisogno di simili espedienti. Riesce a descrivere alla perfezione lo stupore per le isole che affiorano all'orizzonte, l'odore del sole — quel misto, insomma, di crema solare e materassini di gomma —, l'angoscia che le lezioni riprendano troppo presto. L'arrivo di settembre rappresenta la perdita dell'innocenza. Questo romanzo, per fortuna, è un'eterna estate. Sono stato al mare, così, anche a Torino, a novembre. Sono stato bambino anche a trent'anni.

Il mio voto: ★★★★½
Il mio consiglio musicale: Cat Stevens - When The Children Play

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