sabato 15 febbraio 2014

Mr Ciak #28: Philomena, Nebraska, Dallas Buyers Club, Blue Jasmine

Buongiorno a tutti, amici miei. Come state? Io continuo a lottare con la Filologia, ma è quasi fatta, per fortuna. Dieci giorni precisi e sono libero: addio sessione invernale. Oggi, con Mr Ciak, altra parata di stelle, altro appuntamento dedicato alla vicinissima notte degli Oscar – aspettatevi, inoltre, un post con i miei pronostici e i miei preferiti in lizza, nelle prossime settimane. Quattro film imperdibili, ma diversissimi tra loro. I primi due, per me, si accontenteranno giusto di qualche premio minore: sono film validissimi, ma quest'anno la concorrenza è immensa. Dallas Buyers Club spero che, almeno, vinca due statuette: McConaughey e Leto migliori attori, perché non c'è storia. Blue Jasmine, inoltre, sicuro come il sole, farà guadagnare alla bravissima protagonista un meritatissimo Oscar: io tifo per la Streep, lo sapete, ma anche la Blanchett è una fuoriclasse. Quali avete visto? Quali vedrete? E le vostre preferenze? Un abbraccio a tutti, M.

Io adoro i film coi vecchietti. E Judi Dench è una delle vecchiette più adorabili, dolci e talentuose che ci siano. Mi ricorda la mia nonna. Piena di rughe, di fragilità, di spine invisibili agli occhi. Questo Philomena è un po' come loro. Una commedia agrodolce, che pizzica e commuove, che racconta vecchie storie e immagina nuovi inizi. La ricerca di un figlio perduto cinquant'anni prima, un viaggio tra Irlanda e America che strappa qualche bella risata e qualche bella lacrima. Pieno zeppo di amarezza, denuncia, eppure ricco di sentimento, poteva essere un film più facile, un film più strappalacrime, ma il regista – Stephen Frears – sceglie una strada tutta sua. Tutta originale. Tra un diario di bordo e un album dei ricordi, un'intervista lunga un film e un reportage, Philomena è una storia vera struggente e intensa, dalla regia ottima e dal temperamento assai british. Paesaggi nebbiosi, una natura appesantita da umidità e rugiada, conventi pieni di lapidi come in un libro di Dickens, quasi. Di inglese, inoltre, ha il pungente umorismo e gli strepitosi interpreti, Judi Dench e Steve Coogan, impegnati nella ricostruzione di una storia sconvolgente, ma immensamente piacevole da seguire. Quella di orfani senza nome venduti all'America, strappati a madri con pochi anni e troppi presunti peccati. Lui unisce classe, una faccia da schiaffi, distacco e cinismo a un finto cuore di roccia. Impara a essere il figlio che Philomena ha perso. Lei, poi, è immensa: naturale, espressiva, bellissima. Gli occhi come fiordalisi, le lacrime sempre dietro le palpebre, la battuta sempre pronta. E' prolissa, con la tendenza agli spoiler, l'amore per gli Harmony, il coraggio di una persona che ha perso tutto, ma non la fede. Lei crede, lei perdona. Lei crede nel perdono. Una commedia superba, dunque, con dialoghi impeccabili e un ritmo sempre sostenuto. Un originale approccio – anche un po' naif - verso un tema che crea ancora rabbia, ancora omertà. Una grande storia di vita vissuta, che fa tenerezza, per poi spaccarti il cuore in due. Un tripudio di amori, sensazioni, attimi, retto da un'interprete che, anche se in là con gli anni, ha la forza di un pugile e la spigliatezza di un bimbo. Non da Oscar – perché, secondo me, se vincerà, si accontenterà giusto di premi minori – ma da vedere. Non ho dubbi. 

Capita, a volte, di trovare, nella posta elettronica, email improbabili con splendide ed improvabili notizie. Fake a cui qualcuno potrebbe credere. E chi non vorrebbe credere, in fondo, di aver vinto una barca sproposita di soldi? A Woody capita con la posta, ma con quella normale. Gli annunciano una presunta vincita e lui, con la sua camicia a quadri, è pronto ad andarla a riscuotere. A piedi. In Nebraska. Con tanti anni sulle spalle, tanti debiti da ripagare, due figli a cui assicurare un po' di felicità, il sogno di un furgone e di un compressore tutti nuovi, anche se non ha più la licenza di guida da secoli e un compressore l'aveva, prima che il suo rivale di gioventù – quarant'anni prima – glielo rubasse. Una macchina si accosta al lato della strada: è David, il figlio. Quello è l'inizio della loro avventura. Lo spettatore viaggia sul sedile posteriore per tutto il tempo, seduto accanto ai fantasmi di troppe bottiglie di birra consumate, a rancori inespressi, a frammenti di rimpianti. Bruce Dern è un intenso, stupendo, coinvolgente Woody: risponde per monosillabi, uomo pieno di silenzi, di dolori tenuti nascosti, di dignità. La guerra in testa, metà della famiglia a due metri sotto terra. L'ispirato e sorprendentemente bravo Will Forte è suo figlio, David. Il rapporto tra di loro retto da un furgone che è status symbol. L'atto del guidare come un collante tra due generazioni lontane: un'arte che si trasmette da padre in figlio, poi, alla fine, da figlio in padre. Candidata agli Oscar accanto al molto più bravo Bruce Dern, la frizzante, irriverente June Squibb. Una moglie con un caratterino tutto pepe, con un vocabolario più variegato e colorito di quello di uno scaricatore di porto: malizia da vendere,un passato pieno di focosi amanti che – difficile crederlo, ora come ora – si contendevano spavaldamente le sue grazie. Parla (e male) per tutti e di tutti. Gli uomini della famiglia, invece, parlano poco: il necessario. Si salutano dicendosi addio, mai arrivederci. Hanno, come luoghi di incontro, il bar e il cimitero. Un bianco e nero rilassante, malinconico, bello, culla i personaggi di questa magistrale commedia diretta dall'Alexander Payne del – secondo me – sopravvalutato Paradiso Amaro: fotografia incantevole, dialoghi senza pause, protagonisti ottimi, colonna sonora folk tre le parole. Si parla di anziani e io mi emoziono. Si parla di anziani e la comicità si fa triste. La vita ti trascina e tu non sei, infatti, più padrone di niente. Lo capisci tardi. Non hai più possesso della tua famiglia, dei tuoi cari, dei tuoi beni, del tuo vecchio compressore, del tuo destino. Si passano gli ultimi anni a cercare un senso, come fa il protagonista con il suo “biglietto d'oro” di Willy Wonka. La carica vitale degli anziani. Il loro candore, la loro schiettezza, la loro ruvidezza, la loro mesta allegria in una piccola perla che ruba consensi e parole superflue.

Dallas Buyers Club è una sorta di documentario, dal taglio decisamente cinematografico, che ci conduce straordinariamente nel peggio degli anni '80, all'epoca dell'AIDS e delle spietate lotte tra case farmaceutiche, in un Texas rurale e polveroso, in cui l'ignoranza, la fatica e la grettezza fanno da padroni incontrastati. Ron Wodroof è il prodotto corrotto di quella mentalità, di quella gente: razzista, omofobo, avaro, volgare. Lavora come elettricista e, per scommessa, cavalca tori, rischiando di spezzarsi l'osso del collo un giorno sì e l'altro pure. Si buca, fa sesso non protetto, beve fino a dimenticare sé stesso. Ignora platealmente i giornali che parlano delle piaghe dell'HIV, perché quella è una cosa da “froci” e lui, pieno di donne e banconote sporche, è un uomo vero. Poi sta male, sviene in una pozza di muco e sangue e si risveglia in ospedale: nel suo sangue, oltre alla droga, un mostro che sta mettendo in ginocchio la comunità gay, Hollywood, e adesso anche lui. Gli restano da vivere 30 giorni scarsi. Contro ogni pronostico, vivrà molto più a lungo del previsto e farà della sua vita un piccolo, grande miracolo. Il personaggio di Ron è scolpito nella roccia, e da uno scultore decisamente capace e attento ai dettagli. Sembra vero: è vero. Forse è un dannato, un peccatore, forse è un santo fuori dagli schermi, ma la sua vita è storia. I suoi mille viaggi, i suoi infiniti imbrogli, le sue interminabili imprecazioni hanno fatto di lui il simbolo perfetto di una lotta contro la morte e la malattia: un paladino politicamente scorretto, ribelle, sgradevole, commovente; uno spacciatore di medicinali di contrabbando e di felicità in pillole che tentò di salvare sé stesso e gli altri, per una nobiltà d'animo tenuta accuratamente nascosta e per un piccolissimo, diciamo così, tornaconto personale. Lungo il suo viaggio, una giovane dottoressa – interpretata da una convincente e affascinante Jennifer Garner in camice bianco – e Rayon, un transessuale dal cuore buono e dal corpo fragilissimo che lo cambierà nel profondo, grazie a un'amicizia autentica e inattesa. Il loro rapporto – fatto di alterchi e battutacce, spintoni e rari abbracci – è il cuore del film: la cosa più emozionante che c'è. Dallas Buyers Club, infatti, è tanto coerente da non giocare mai la carta della commozione facile: è crudo, duro, sporco, ma pacatissimo. Sano. Trova un soffio di vita quando la fine sembra vicina, scopre una cura segreta quando sembrava bisognasse semplicemente lasciarsi morire. Non mi ha comosso, non mi ha lasciato con l'animo più leggero o più pesante, ma mi è piaciuto. Decisamente. Perché è una storia vera, racconta senza peli sulla lingua e senza cornici superflue. Perché sa avvincere e far dimenticare una regia non sempre impeccabile, ma traballante. Soprattutto, perché è retto da due attori grandiosi, per descrivere i quali mi ci vorrebbero nuovi aggettivi: Matthew McConaughey e Jared Leto. Il primo, nel ruolo del protagonista assoluto, l'abbiamo visto troppo spesso in commedie romantiche troppo stupide: sorridente, in forma smagliante, affabile. Lo troviamo, qui, senza i suoi muscoli e i soliti ruoli: la consacrazione di un talento lampante. Magrissimo, brutto, brusco, McConaughey ha una forza incredibile, che si scambia per disperazione, ma che forse è attaccamente istintivo alla vita. Nei panni di uno dei comprimari, Jared Leto: colui che sa far tutto. Tra pubblicità di profumi e fantastiche canzoni, Leto è una delle voci più belle del rock, uno degli uomini più belli sulla faccia della terra e, questa volta, anche uno degli attori più bravi e sorprendenti. Dimesso ed emaciato come il suo collega, con braccia sottili come fuscelli e un corpo da bambino, è un transessuale brioso e malinconico, divorato lentamente da un male che non ha toccato solo i suoi occhi: azzurri ed espressivi, comunicano un mondo intero. In un film anche piuttosto lungo, ha ben poche scene, ma buca lo schermo senza sforzo alcuno e resta impresso, con la maestria dei grandi, con i sogni e le debolezze di una ragazza a metà che, anche se con la fine a un passo, continua a stringere i denti: delicato, buffo, duttile, struggente. Come quella famosa tempesta di farfalle, in una delle memorabili sequenze conclusive.

Ho scoperto Allen di recente, e ho imparato a conoscerlo meglio di anno in anno. E' un omino strano e buffo, dalla personalità spiccatissima e dal gusto ineccepibile, con a carico grandi capolavori e grandi fiaschi. In realtà, l'ho scoperto da Match Point in poi e dovrei recuperare, all'interno della sua filmografia, i migliori dei suoi film, suppongo. Di lui ho visto un po' del peggio e un po' del meglio, a periodi alterni. Alla fine, sono arrivato qui. Sono arrivato a Blue Jasmine, a metà strada tra New York e San Francisco, su un ponte sospeso tra la gioia e l'abisso. Nella casa segreta di Woody. Perché questo, tra i più recenti, è forse il più alleniano dei suoi film: quello che più è suo. Tragicomico. Divertente, ma tristissimo. Malinconico, ma autentico. Si ride, ogni tanto, ma per crudeltà: per contemplare, dalla nostra poltrona comoda, le scandalose sciagure degli altri e le loro altrettanto scandalose menzogne di benessere. Blue Jasmine è una commedia borghese dall'impianto fortemente teatrale, girata in interni all'inizio lussuosi e alla moda, poi similissimi a quelli dei nostri comuni appartamenti di periferia. Una tragedia dal sapore comico o una commedia dal sapore tragico che, tra frecciatine impregnate di veleno e morsi mortali inferti dai tipici parenti serpenti, parla della crisi economica, ma dal punto di vista di coloro che ci hanno messo con le spalle al muro. Nuovi ricchi, senza capacità, ma pieni di pretese egoistiche, che baratterebbero il mondo per un bacio appassionato, o per un capo firmato. Nuovi ricchi che, quando tutti i nodi vengono al pettine, si scoprono essere i nuovi poveri. Jasmine ha sempre vissuto d'apparenze e di luci, poi i riflettori si sono spenti sulla sua vita da regina e lei, spaesata, ha scoperto che il suo castello stava per essere pignorato: via il suo trono, via i suoi gioielli, via un marito che era semplicemente status symbol. Le resta solo il nome altisonante e fintamente esotico che si è scelta e sua sorella, Ginger: così semplice, così provinciale, così diversa da lei. Allen realizza un ritratto vagamente cubista di due donne – e di due mondi – a confronto: ad accomunarle è una vita che, ormai, non è più clemente con nessuno. Si è insieme in questa catastrofe finanziaria, sentimentale, psicologica, che ha fatto della prima una segretaria part-time; della seconda, una ragazza madre che lavoro come commessa in un piccolo supermarket. I problemi di Ginger – interpretata dalla fresca Sally Hawkins – appaiono decisamente familiari. Quelli di Jasmine da alieni, invece, diventano inaspettatamente un po' nostri. L'ultima scena, girata su una di quelle panchine tanto care al regista, è di una tristezza cosmica e assoluta. Cate Blanchett è regale, sconcertante, vigorosa. Incredibile lei, un po' meno quei personaggi maschili delineati poco e male. Allen tira fuori il meglio e il peggio di lei e ne fa un personaggio nevrotico come i suoi soliti, ma delicato come pochi: uno Charlot al femminile che parla da sola in un parco, con un (ultimo) tailleur griffato come frac e un (ultimo) trolley Louis Vuitton come bastone da passeggio. Spesso dico che una grande attrice non può fare di un piccolo film un grande film. Spesso sbaglio. La Blanchett è classe; la Blanchett è una lezione ambulante di grande recitazione.

37 commenti:

  1. Philomena solo 3 e mezzo? Speravo di più :( Lo vedrò ugualmente! e poi voglio vedere ASSOLUTAMENTE Dallas BUYERS CLUB :D

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    1. Ma non fare caso ai voti: sono diversi da quelli del libri! :P
      Lo so anch'io che tre e mezzo è un voto che dai a quei libri carini e basta, ma per i film faccio un ragionamento completamente diverso: date solo una volta cinque stelle. Magari, la prossima volta, integro con i numeri? (:

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    2. ahaha devi iniziare ad andare di decimi, non più quinti! :D

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    3. Ma con i decimi mi sento tanto prof :P

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  2. Come già ti avevo detto, Philomena è sulla lista :D Dallas Buyers Club ancora prima di Philomena ahah devo darmi una mossa prima che ci siano gli oscar! :P
    Appena li vedo ti dico come la penso :P Io invece ho visto Summer in February, davvero carino! Anche se lascia una sensazione di incompletezza e di troppi silenzi: troppe cose non dette che il regista si aspetta che lo spettatore capisca, secondo me... che a volte è la tattica giusta per intrattenere e coinvolgere, ma altre volte (se si esagera) finisce per stancare chi guarda perchè si aspetta qualche "conferma". Non so se mi sono spiegata :/
    In ogni caso, performance di Emily Browning discreta - penso che non riesca a "sfondare" perchè spesso le vengono affidati ruoli che la riducono ad un ammasso di occhi tristi e basta

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    1. Sì, è tra i film da vedere: io adoro la Browning. E' bellissima e anche piuttosto brava, ma, come dici tu, fa un certo tipo di film. Raramente, l'ho vista alle prese con i prodotti di Hollywood, anche se sarà nel tamarissimo Pompei :P Inoltre, c'è anche Dominic Cooper, no? Una volta mi stava simpatico, ma da quando è ovunque, peggio di Jennifer Lawrence, non lo detesto, ma poco ci manca.

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    2. La Browning mi sembra sulla buona strada perchè mi pare la versione acerba di Carey Mulligan, una delle mie preferite in assoluto - quasi più per personalità che per attrice ormai ahaha
      Si c'è anche Dominic Cooper, il personaggio che più di tutti ho faticato a comprendere! Ti dirò, in giro non l'avevo visto molto perchè non ho guardato film che lo vedevano tra i personaggi, ma ora che mi fai notare la sua filmografia ultimamente è molto in circolazione :P
      Non come la Lawrence - che io invece ADORO: sono parecchio vittima delle sue performance sempre molto "al limite della pazzia"!

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  3. Nebraska mi ispira, ma dalla copertina mi ricorda molto il cinema d'autore ! Ammetto di non aver mai visto il trailer... Mi sa da quei film che descrivono il "marcio dentro" - marcio dentro le famiglie e le persone, dentro i rapporti. Faccio fatica a mandarli giù

    Blue Jasmine mi sa di un libro antiborghese tipico dei primi anni del '900 - un pò scapigliato, ne racconta le sciagure e le disavventure che il protagonista "si è andato a cercare". Ma per confermare questa tesi devo vederlo :P

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    1. No, su Nebraska ti sbagli, Giuls :P E' una belissima commedia, d'autore, sì, ma decisamente per tutti. Io non sono per niente da film d'autore, lo sai. E' allegro, spigliato, ma molto malinconico - come non esserlo quando si parla di vecchiaia? Di marcio non c'è nulla. Parla di tutto, ma sempre con il sorriso. Anche se in bianco e nero, ha una certa solarità. Fidati. Ti divertirai anche, ma con intelligenza. Su Allen, invece, l'impressione è giustissima ;)

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    2. Prime impressioni azzeccate al 50% ahah non male! :D seguirò il consiglio ;)

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  4. Che belle recensioni e bellissimi film! ho visto proprio ieri sera Philomena che mi è piaciuto tanto (quanto è brava Judy Dench'!) al contrario del libro (noiosissimo). Dallas Buyers Club è stato una rivelazione, con un Matthew McConaughey che non avrei mai immaginato!
    Nebraska e Blue Jasmine sono nella mia lista dei film da non perdere.
    complimenti!

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    1. Grazie mille, Tessa! Il libro di "Philomena" mi ispirava, ma essendo una sorta di reportage, non un romanzo vero e proprio, non l'ho preso, alla fine. La Dench è bravissima e commoventissima. :)

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  5. Anche io sto procedendo al recupero dei film da Oscar ;) di questi finora ho visto gli ultimi due, naturalmente non ci può essere confronto: Dallas Buyers Club (come sai) mi è piaciuto tanto, come dici tu duro e che non cerca i facili sentimenti.
    Blue Jasmine mi ha lasciato un pò freddo come la sua protagonista, mi è piaciuto cmq il fatto che essa non si trasformi nella umile signora ma resti coerente con il suo personaggio snob fino alla fine....

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    1. Concordo sulla freddezza di Blue Jasmine. Allen, per quel che ho potuto vedere, in questi ultimi anni, è un po' così: ha una studiatissima patina "intellettuale" che non si scolla mai e che, inevitabilmente, crea un certo distacco tra spettatori e film. Ma, dopotutto, il "blue" è un colore freddo :P

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  6. Dallas Buyers Club e Philomena mi interessano assai, ma li punto più per 'home video, per potermi commuovere in santa pace :P

    Woody Allen mi ha conquistata con Provaci Ancora Sam, un film veramente geniale XD

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    1. Quello non l'ho visto, Kate!
      Sì, soprattutto per Philomena bisogna stare da soli, ahahahahah. Con il primo, invece, il rischio non si corre tantissimo :P

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  7. Come sai, anch'io amo alla follia i vecchietti, e Woody (in questo caso tutti e due) e Philomena sono entrati dritti dritti nel mio cuore!
    Tante lacrime e tanti sorrisi, insomma, con la spruzzata di serietà e interpretazioni di brividi dalla parte di Dallas.
    Un bel quartetto, insomma!

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    1. Proprio così, Lisa. A proposito di film sui vecchietti...
      A me, l'estate scorsa, ha messo KO "Una canzone per Marion", non so se l'hai visto. Una commedia banalotta e piuttosto leggera, ma con Stamp e la Redgrave che commuovono parecchio. :')

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    2. Della scorsa stagione me ne sono sfuggiti un po', anche Quartet ancora mi manca! Segno tutto e dopo gli Oscar mi immergo nella senilità :)

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  8. sarò io una persona cattiva, ma a philomena non ha proprio detto niente e lei l'ho trovata odiosa come pochi altri personaggi cinematografici...
    lo so, finirò all'inferno :)

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  9. Voglio vedere Dallas Buyers club. McConaughey si sta rivelando davvero un grande attore, già mi aveva colpito in Killer joe, nonostante avessi odiato quel film, trp cattivo x i miei gusti. Sn curiosa x i tuoi pronostici. Io sn molto indecisa, qst'anno c'è davvero una grande scelta.

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    1. Anch'io sono indeciso, ma almeno i miei preferiti posso dirli :P
      Tanto non ci azzecco mai!

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  10. Su Philomena sono pienamente d'accordo con te, mi ha emozionata parecchio...:) Nebraska mi manca all'appello, rimedierò! Blue Jasmine l'ho visto solo ed esclusivamente per la Blanchett che adoro. Allen non mi piace, nè come uomo, nè come regista, nè come attore...insomma lo detesto. Stessa cosa per Matthew McConaughey, per me è sopravvalutato come attore. Molti più bravi di lui, per motivi inspiegabili, sono stati messi un pò in un cantuccio, mah!@.@

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    1. Ma McConaughey si sta dimostrando bravissimo, Indil. Anche se sta facendo vedere quant'è bravo solo piuttosto tardi. Tra i candidati, lui è il migliore, per me: Di Caprio è sempre straordinario, ma The Wolf of Wall Street non mi ha detto niente e, insieme al film, nemmeno lui. Il protagonista di 12 anni schiavo mi è piaciuto, ma secondo me, in altri ruoli, non renderebbe: lo vedo poco versatile. E chi altro c'è in lizza? :/

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    2. Dici che devo farci un pensierino su Matthew? All'inizio non mi convinceva per cui l'ho messo nella lista nera e tanti saluti, può darsi sia maturato...vedremo di dargli una chance!^^ Personalmente opto per Christian Bale e Di Caprio anche se non ho ancora visto il suo ultimo film perchè l'argomento non è dei miei preferiti. Loro comunque sono ottimi attori sin dagli esordi. Per quanto riguarda le attrici è difficile: una dura lotta tra la Blanchett e la Steep!:)

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    3. Ma la Streep vince sempre, lo ammetto pure io: spazio alla Blanchett. Guarda Dallas Buyers e vedrai che non c'è storia: Bale - in confronto - è insulso. Poi American Hustle, essendo una commedia, l'ho trovato parecchio meno incisivo. Per me, tra i titoli in nomination, è fuori luogo. Spero che non vinca nemmeno la Lawrence, sinceramente.

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  11. Ok allora lo vedrò!^^ La Lawrence non credo vincerà ,anche se ha avuto molto successo ultimamente. A me non fa impazzire come attrice. Comunque sono un caso a parte perchè i miei gusti in fatto di attori sono a dir poco "originali". Io candiderei Martin Short a vita per esempio, anche se non è decisamente sulla cresta dell'onda, con mio grande rammarico! :(

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  12. Dallas Buyers Club è nella mia wishlist, anche perché sto cercando di vedere tutti i film candidati agli Oscar.
    Philomena non mi ha entusiasmata molto... Invece di consiglio tantissimo Saving Mr Banks, con Tom Hanks ed Emma Thompson. (Okay, te lo sto consigliando perché mi è piaciuto da morire ed ho pianto come una bambina, quindi non vedo l'ora di leggere la tua recensione...).
    Invece, ho adorato Blue Jasmine. forse perché ho sempre aspettative altissime sulla recitazione della Blanchett e su i film di Allen, e devo dire che non mi hanno delusa per niente :)

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    1. Sì, ho visto Saving Mr Banks ormai un mesetto fa: posterò la recensione la settimana prossima. E' tutto pronto. L'ho adorato.
      Mi ha proprio commosso. Lo ammetto.
      :)

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  13. Beh, io spero vivamente in una vittoria di Leonardo Di Caprio, anche se i pronostici danno come favorito Matthew :/ Non mi dice granché come attore, lo trovo un po' sciapo.
    Mi è dispiaciuto particolarmente non vedere tra i candidati alla statuetta Joaquin Phoenix, che ho trovato superbo nei panni di Theodore in Her :( Spero che il film trionfi in qualche categoria, sarebbe un peccato se restasse a secco! Imho, è un capolavoro :')

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    1. Sì, anch'io tifo per Her: spero si porti a casa qualche premio. Merita, decisamente.
      Io ho sempre fatto il tifo per Di Caprio, ma questa volta non mi ha convinto: sarà che il film non mi è piaciuto. L'Oscar è un premio importante e, per me, si dovrebbe punare su ruoli e storie importanti: quel circo che è The Wolf of Wall Street, per me, non lo è.

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  14. Io dico McConaughey. Personaggio difficile, e classico esempio di storia melensa premiata ogni anno. Di Caprio bravo ma l'Academy che premia qualcosa di Scorsese, davvero? Gli hanno già dato il contentino con The Departed. Al massimo gli lasciano le briciole.

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    1. Ciao, Faina. E' vero, la storia di Dallas Buyers è melensa, ma secondo me solo apparentemente. A mio parere, lo è molto di più quella di 12 anni schiavo, che mi è piaciuto, sì, ma non di certo per l'originalità del messaggio. Scorsese lo trovo magnifico, semrpe, ma questa volta non mi ha detto niente. Anche nel 2012, se non sbaglio, con Hugo Cabret, ha vinto il premio per la miglior regia.

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  15. Ciao :-) sono passata a leggere!
    Condivido pienamente il tuo pensiero su Dallas Buyers Club. Prima di tutto i due attori sono formidabili. Matthew McConaughey ha fatto un'interpretazione indimenticabile e Jared Leto è veramente toccante e hai ragione: è colui che sa far tutto!!! Anche io dopo la visione ho avuto la sensazione che hai descritto: non mi ha lasciato niente di più né di meno, ma mi è piaciuto e tantissimo. Veramente un film che fa riflettere, merita tanto. Bellissima la sequenza delle farfalle.
    Mi hai incuriosito parecchio su Philomena...non ho ancora avuto modo di vederlo, ma lo farò presto!

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    1. Lo invidio un tantino. Ma poco, poco, poco, eh ;)
      Philomena molto bello: ti piacerà!

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