Buongiorno,
amici! Oggi, sottraendo qualche oretta alla filologia, ho deciso di
parlarvi dell'ultimo romanzo letto. Non credo si tratti di un titolo
che abbia bisogno di presentazioni, dunque, buona lettura a tutti.
Ritorno dal mio Tito Livio Frulovisi – e non chiedetemi chi è, vi
prego. Prometto che, finita la sessione invernale, passerò i miei
giorni e le mie notti a leggere, eh. Un abbraccio a tutti, M.
Tutto
quel che vediamo o quel che sembriamo, non è che un sogno dentro al
sogno. - Edgar Allan Poe
Titolo:
Doctor Sleep
Autore:
Stephen King
Editore:
Sperling & Kupfer
Numero
di pagine: 517
Prezzo:
€ 19,90
Sinossi:
Perseguitato
dalle visioni provocate dallo shining, la luccicanza, il dono
maledetto con il quale è nato, e dai fantasmi dei vecchi ospiti
dell'Overlook Hotel dove ha trascorso un terribile inverno da
bambino, Dan ha continuato a vagabondare per decenni. Una disperata
vita on the road per liberarsi da un'eredità paterna fatta di
alcolismo, violenza e depressione. Oggi, finalmente, è riuscito a
mettere radici in una piccola città del New Hampshire, dove ha
trovato un gruppo di amici in grado di aiutarlo e un lavoro
nell'ospizio in cui quel che resta della sua luccicanza regala agli
anziani pazienti l'indispensabile conforto finale. Aiutato da un
gatto capace di prevedere il futuro, Torrance diventa Doctor Sleep,
il Dottor Sonno. Poi Dan incontra l'evanescente Abra Stone, il cui
incredibile dono, la luccicanza più abbagliante di tutti i tempi,
riporta in vita i demoni di Dan e lo spinge a ingaggiare una poderosa
battaglia per salvare l'esistenza e l'anima della ragazzina. Sulle
superstrade d'America, infatti, i membri del Vero Nodo viaggiano in
cerca di cibo. Hanno un aspetto inoffensivo: non più giovani,
indossano abiti dimessi e sono perennemente in viaggio sui loro
camper scassati. Ma come intuisce Dan Torrance, e come imparerà
presto a sue spese la piccola Abra, si tratta in realtà di esseri
quasi immortali che si nutrono proprio del calore dello shining.
La recensione
“Era
buono, ma anche cattivo, e gli volevo bene per quel che era. Che dio
mi perdoni, gliene voglio ancora. Succede alla maggior parte dei
bambini. Ami i tuoi genitori e incroci le dita. Che scelta hai?”.
Si sa. Si sa che, almeno una volta all'anno, ho bisogno di lui: ci
penso, come un alcolizzato fa con la bottiglia, nei suoi momenti
d'oblio più neri. In realtà, lui mi aiuta nell'impresa
diametralmente opposta: disintossicarmi. Mi racconta brutte storie in
maniera meravigliosa. Cosa che nessuno fa. Perché lui è artefice di
cose che nessuno fa. E' il miglior narratore che ci sia. Narratore
- figura, quest'ultima, che, al pari dell'artigiano o del ciabattino,
non esiste più, o quasi. Sono specie in via di estinzione. Maghi in
incognito. Prestigiatori che, dal cappello a cilindro, tirano fuori,
a colpo sicuro, capolavori su capolavori. Mangiano cibo salutare,
respirano aria buona, si circondano di bella gente, hanno piccoli
cottage come ufficio. Magari, tutti lì, nel Maine. Lui è il Re e io
sono un suo fedele suddito: lo venero. A volte, in sua presenza,
posso semplicemente perdere la mia oggettività: risaputo anche
quello, no? Si sapeva, allora, che Doctor
Sleep mi sarebbe piaciuto. Stephen King crea misteri,
infatti, ma i suoi libri non fanno altrettanto. Si leggono così,
amandoli senza mistero alcuno e senza capacità momentanea di
raziocinio. Alla fine prevale il ricordo, nel mio caso, almeno, di
ciò che ha rappresentato e - sovrana incontrastata - regna la più
pura ammirazione. Qualcosa che assomiglia vagamente alla felicità, a
una pace senza pace. Cosa strana... ma io sono strano, quindi
c'è una certa coerenza di fondo. Quando leggo qualcosa di suo, non
smetto mai di pensare a quel piccolo lettore che, un decennio fa,
muoveva i suoi primi e cauti passi in un'immensa libreria piena delle
sue immense storie. I libri stupidi li leggo adesso: da bambino, mi
trattavo bene. Andavo a casa della migliore amica di mio fratello e
sua madre, con un tascabile in una mano e una sigaretta nell'altra,
mi proponeva sempre il meglio: solo Stephen King, passando – giusto
ogni tanto – per il primo Dean Koontz. Spiando dal basso ripiani
che nemmeno riuscivo a raggiungere, curiosavo, senza meta e fretta,
tra dorsi rilegati che mi parlavano di macchine infernali, cimiteri
viventi e sguardi che uccidono facendo furore, fuoco e fiamme. E'
stato allora, in quel salotto pieno di carta e di fumo, in quella
vita, che ho letto Shining. La legittima proprietaria mi aveva
avvertito: quella volta, l'amante dei lieto fine che era in me, non
sarebbe stato accontentato. Chissà a quel bambino come sarebbe
parso, allora, questo Doctor Sleep? Ho pensato questo,
leggendolo, e mi sono detto che quel bambino che, da qualche parte,
vive ancora in me l'avrebbe apprezzato, molto. Più o meno, ho fatto
altrettanto anch'io. Il precedente, Joyland, era
un'opera piccola con una grande maturità. Questa volta, stranamente,
siamo al cospetto di un'opera grande sicuramente di più, ma dal
retrogusto più acerbo. Una specie di scritto di gioventù. Di quelli
dell'epoca d'ora, dell'Atlantide perduta, dell'El Dorado leggendaria,
in cui Stephen si divertiva ancora a giocare coi mostri, il
soprannaturale, il trenino degli orrori. Il meno
è perché, per quanto mi sia piaciuto, c'è un non so che di
anacronistico: si sente che Doctor Sleep
è arrivato tardi, seppure non troppo, alla “splendida festa di
morte” iniziata ormai un trentennio fa. Un King anziano che scrive
una storia nelle corde del King giovane. Una lotta contro il tempo,
un viaggio nel tempo, i cui round e le cui tappe sono scandite in
maniera leggermente più studiata e macchinosa del solito. Si guarda
il cielo – ora ci sono le foglie d'autunno, ora la neve, ora la
cenere di una catastrofe – e si ci affida, a volte, a qualche eroe
per caso, a un deux ex machina sceso dall'alto che tiri le redini, a
un colpo di fortuna. Sempre che la sorte, cieca, riesca a trovarci,
in un'America che ha mille insidie e mille volti. Sempre che la sorte
esista, concreta come esistono, invece, i nostri mostri.
Qualche
difetto c'è, ma il lettore finisce per limare di suo anche quello
che non va. Il lettore, io. Arrivo ai ringraziamenti finali, vedo il
profilo della persona che si nasconde dentro e dietro tutto questo e
perdono il poco che c'è da perdonare. Perché, in questo 2014 appena
iniziato, con ogni probabilità, Doctor Sleep rimarrà
una delle storie meglio narrate in assoluto, anche se non
necessariamente uno dei romanzi migliori. Vedo, infatti, che, nelle
ultime righe, parla dei figli di cui va orgoglioso, dell'amata moglie
Tabitha, degli amici di sempre e, oltre che a un grande scrittore,
penso a un uomo che ha vissuto una grande vita: uno di quei nonnetti
burberi, ma segretamente teneri, che, come passatempo, sfogliano
album di ricordi sul viale del tramonto. Io ho sfogliato un po' i
miei, lui ha sfogliato i suoi. Doctor Sleep è
una di quelle storie che parlano al passato: a quello di King, a
quello di chi gli è sinceramente affezionato. Una foto ingiallita
sfuggita dal mazzo. Lui è diventato un tenerone, io sono diventato
un tenerone. Lo siamo diventati entrambi. Perciò, aspettatevi una
storia di indicibile violenza e inclassificabile dolcezza: una storia
sull'infanzia, le eredità e altri demoni. Quella del piccolo
Torrance, d'infanzia, l'abbiamo conosciuta in Shining.
Kubrick o King, film o libro, cambia poco: il primo finisce nel gelo,
il secondo nel fuoco di una caldaia esplosa, ma per Danny non c'è
pace comunque.
Sopravvivere è una cosa, vivere ne è un'altra. Come
può farlo, lui che ha visto il padre impazzire, l'Overlook bruciare
fino alle fondamenta, la madre spegnersi fino a sparire, in nugolo di
mosche in volo sul cattivo odore di antichi incubi e rinnovati
deliri. Non può, ma l'alcol aiuta: fare a botte, andare a letto con
totali sconosciute, tirarsi giù dal letto e aggrapparsi alla tazza
del water – per vomitare, vomitare e vomitare, fino a perdere
l'anima – aiuta a non sentire le cose che il buio gli sussurra. Era
il segreto di Jack Torrance, e certe cose si tramandano nel sangue. I
primi capitoli hanno un elevato tasso alcolemico nell'inchiostro;
creano un disorientamento che è una piacevole ebbrezza. Ad ogni
pagina, non sai esattamente dove ti troverai. Con chi, con cosa. E in
che anno. Danny diventa Dan, in un altro Stato nasce Abra. Il primo,
ormai adulto, è un uomo che tardi ha imparato a confessare agli
altri le sue debolezze: gli Alcolisti Anonimi l'hanno condotto in
salvo. L'altra, invece, ha imparato a pensare nella testa di Dan
ancor prima di parlare: bambina silenziosissima, prima di svegliarsi
in lacrime nel cuore della notte, con il peso di un presentimento
che, neonata, non può condividere a parole con gli affettuosi
genitori e una curiosa bisnonna d'origini italiane. Ha pianto nella
sua culla, ha urlato con tutta la furia contenuta nei suoi minuscoli
polmoni, ma l'impossibile è avvenuto lo stesso. I due giganti sono
crollati fragorosamente e, solo allora, lei ha smesso. L'undici
settembre, Abra mostra al mondo la sua straordinaria luccicanza e
Dan capisce che se lui è una torcia, quella piccolina è un
dannatissimo faro umano. I tempi sono molto dilatati: da un capitolo
all'altro, possono passare mesi, addirittura anni.
Stephen King sa
essere piuttosto prolissimo – e a me piace proprio così, con le
sue parole splendidamente di troppo – ma non questa volta:
l'utilizzo di impeccabili ellissi narrative, gestite con la più
totale padronanza e naturalezza, ha reso le generazioni fluide come
stagioni, gli anni corti sospiri, il passato una terra (non)
straniera, la lettura delle più
scorrevoli mai intraprese. Finché Abra e Dan s'incontrano, seduti
sulla panchina del parco, all'uscita della biblioteca comunale:
vicini, ma non troppo. Una ragazzina e un uomo adulto: sapete com'è,
se ne sentono tante, in giro... Comunicano mentale, comunicano tanto.
Tra di loro, ma, soprattutto, a quel lettore che, con interesse,
apprensione e sentimento, segue il pericoloso apprendistato di Abra e
la coraggiosa espiazione di Dan. Una panchina in un parco, una sedia
al capezzale di un malato: Dan come il Dottor Sonno. Tra i piedi, il
misterioso Azrael: un gattone grigio, che non a caso porta il nome
dell'angelo della morte, con un terrificante sesto senso e tanto di
non detto che meriterebbe, per me, di essere raccontato in una
novella a sé, un giorno. Quella Abra, che non abbandona mai il suo
peluche e che con il potere della mente attacca le posate al soffitto, è
la sorella segreta di Carrie White e Charlie McGee, in compagnia del
migliore amico che loro, sfortunate, non hanno mai avuto.
Delicatissima e potente, non completamente originale ma sempre
convincente - nonché ultima nata in una lunga tradizione letteraria
di dodicenni armate di poteri prodigiosi - , dialoga metaforicamente
con quelle famose sorelle di sangue che hanno vissuto in altri
romanzi e, esperta, guida il protagonista in una caccia al tesoro
lungo il perimetro di una fabbrica in rovina. Lungo il bordo della
paura. I loro nemici hanno grotteschi nomi da pirata e, con i loro
caravan, solcano le autostrade americane come fossero tutte parte di
un mare immenso.
Bevono grida, assaporano luce, mangiano bambini:
sono Scilla e Cariddi, Capitan Uncino. Il Nodo Vero. Rose, il loro
carismatico leader, ha la sensualità, gli amanti e gli anni di una
millenaria vampira, il linguaggio colorito di un incensurato pirata,
un cappello a cilindro che sfida la forza di gravità. Eccessiva,
energica, focosa, ha le forme e i tratti pulp di una
fanciulla di un B-Movie alla
Grindhouse. I suoi
complici sono al di sopra di ogni sospetto. Vedendoli, infatti,
penseresti a un paio di tranquilli e noiosi pensionati, con l'hobby
per la caccia all'uomo. Pensionati, o in attesa del pensionamento,
anche molti compagni d'avventura di Abra e Dan: un "gerontofilo" come
me può forse non averli adorati? Billy Freeman, il dottor John
Dalton, Concetta… luccicano, tutti quanti, come, nel primo volume,
faceva il saggio e lungimirante Dick Halloran. Dopo tanti anni,
Doctor Sleep è un secondo capito che non aspettavamo, non un sequel in piena regola. Molti personaggi sono diversi e le
intenzioni sono diverse, proprio come i toni adoperati. King ritorna
all'Overlook, esaminando quello che ne resta. Brutti ricordi,
fantasmi evanescenti, medagliette testimoni di una vita senza più
dipendenza. Ha imparato più agli Alcolisti Anonimi che ai club
letterari, lui: la vita è bastarda, ma insegna. Annota, perciò,
momenti di pura condivisione – ricorda con una risata, per esempio,
quella volta in cui un uomo vomitò su un poliziotto o, con un
brivido, l'altra in cui una mamma perse l'affidamento dei suoi stessi
figli per colpa della bottiglia – e seziona la mente umana come
fosse una biblioteca che i fumi dell'alcol hanno messo in disordine.
Psicoanalisi spiccia, ma sensibilità e buonsenso a palate: cose
dettate dall'età, insegnamenti suggeriti dall'esperienza. Dopo una
vita di stragi efferate, con il tono mesto ed evocativo dei grandi
addii, Stephen King si concede quel pizzico di bontà che non guasta.
Meno cattivo, ma sempre in forma smagliante, torna in libreria per
provarci – se mai ce ne fosse stato bisogno – che non ha perso il
tocco e lo smalto. Doctor Sleep è
un'altra storia. Di Shining,
da bambino, ho avuto paura. In questo caso, la paura provata era di
un altro tipo: paura di andare avanti, di portarlo a termine. Di
trovarmi a leggere un epilogo così emozionante, così bello, così
definitivo. Paura di vedere svanire la luccicanza in Dan e di veder
balenare, per una volta, un tremulo lucchichio nei miei occhi, mai stanchi di cotanta
maestria.
Il
mio voto: ★★★★
Il
mio consiglio musicale: Elisa - Labyrinth
Sì, si sapeva che ti sarebbe piaciuto, ma solo perché lo veneri non perdi di credibilità ^^
RispondiEliminaAh, grazie Silvia :P E guarda, ho dato solo quattro stelle: sono stato malefico, sì.
Eliminain effetti mi aspettavo 5 stelle ancora prima di leggere la recensione :P
EliminaE invece no! Colpo di scena :D
EliminaIo non riuscirei mai a leggere un suo libro xD Ho troppa paura xD Non amo l'horror o il mystery xD Le parole più dei film hanno il potere di cambiarci ed ho veramente paura di rimanere terrorizzata a vita u.u
RispondiEliminaPerò amo da morire la cover di Doctor Sleep
Sì, è assolutamente bellissima. Ma tu parti con l'idea che lui scriva solo horror, Susi: c'è anche altro :) Questo è un po' horror e un po'... anche altro, ecco.
EliminaConcordo...
EliminaNell'idea di chi non l'ha mai letto King è solo il re dell'horror, perchè questa è la connotazione che gli hanno dato agli albori probabilmente per far tirare di più la vendite.
Come dice Mik, King è assolutamente anche altro!
Se prendiamo libri come Il miglio verde, L'ombra dello scorpione, La zona morta hanno al loro interno tanto di più oltre al puro e banale horror; e potrei citare anche tantissimi altri titoli!!! ;)
Sono più che consapevole che nei suoi li c'è dell'altro che al solo Horror. Ma sono troppo condizionata dalla mia paura per buttarmici e leggere i suoi libri. Prima o poi toccherà anche a lui ma credo che ora come ora non sia il momwnto giusto :)
EliminaAllora basta aspettare il momento, hai ragione, Susi :))
EliminaAhhhhh Mik...che meraviglia... *_________*
RispondiEliminaDa dove comincio?
Dal fatto che come sai voglio a tutti i costi questo libro, dal fatto che anch'io come te venero questo creatore di emozioni - belle o paurose che siano - dal fatto che anch'io ho cominciato la mia "carriera" di divoratore di libri con King? Sono tutte cose che ci portiamo sulle spalle e che non credo pregiudichino il nostro giudizio sui suoi scritti.
Non amo il King delle saghe - più fantasy che horror - e amo invece il king degli albori, di quell'horror che sa impaurire non con effetti speciali ma con ansia psicologica. Io non ero una bambina - o forse sì perchè a 15 anni un po' bambina lo si è - e di anni ne sono passati ormai venti da quella prima volta, con L'ombra dello scorpione ma non mi stanco e pensare che con questo libro King abbia voluto tornare un po' agli albori mi emoziona e mi fa desiderare ancora di più di leggere questo libro.
Ecco...dopo questo mio delirio venerante ti ringrazio perchè mi sono immedesimata in te, in te bambino alle prese con quegli scaffali pieni di tesori - perchè solo tesori possono essere considerati i suoi libri - ed in te ormai adulto che continua ad aver bosogno di quella linfa che il Re è capace di dare a noi drogati dei suoi romanzi!!!! ;)
Oh, che belli i tuoi commenti, Dani! Io e le saghe non abbiamo un bel rapporto, nemmeno se a comporle è King: di La torre nera ho letto giusto i primi due volumi. Mi piaceva, e molto, ma, dopo un po', l'attenzione si perde per strada, in mezzo a troppi volumi di una stessa serie :/
EliminaGrazie Mik, cerco sempre di scrivere i miei commenti con il cuore. Da quando ho il blog mi rendo conto di quanto un "bello" può far rimanere con l'amaro in bocca. Quindi magari non commento sempre - ma leggo sempre - e quando lo faccio voglio avere a disposizione il tempo necessario e voglio davvero avere qualcosa da scrivere!!! ;)
EliminaSuggestiva la tua recensione, davanti a King provo le tue stesse cose, leggerlo è come ritrovare un vecchio amico, anche se stavolta il vecchio amico mi ha raccontato cose che non mi sono piaciute, ma leggerlo è e sarà sempre un piacere. :-)
RispondiEliminaUna recensione a dir poco superba...questa volta hai superato te stesso!^^ Si capisce dalle tue parole, la venerazione che hai per il Re. Il libro deve essere stupendo, purtroppo devo ancora leggerlo, ma l'ho farò al più presto perchè sono curiosissima!:) Naturalmente mi aspetto un gran film da questo capolavoro...^^
RispondiEliminaChissà se mai succederà. :) Il film di Kubrick non mi è mai piaciuto, e nemmeno al Re: lo ricorda nei ringraziamenti. Mitico!
EliminaEffettivamente non è stato un gran film e King giustamente ha avuto da ridire. Stai certo che ne faranno uno su questo libro. Spero all'altezza... noi attenderemo speranzosi!^^
Eliminawow, nn vedo l'ora di leggerlo *_*
RispondiEliminaVai, Angela: fammi sapere *-*
Eliminadevo leggerlo! dovevo averlo già fatto. La tua recensione è la spinta definitiva. King è il narratore per eccellenza, può escogitare storie più o meno belle, ma sa raccontarle. E quando prendi in mano King, è come salire sulla canna di Silver, la bicicletta, e risvegliarsi dalla catalessi *_*
RispondiElimina-E funziona sempre-
SEMPRE. SEMPRE. SEMPRE.
EliminaE questa è anche una bella storia, non per niente! :)
Mi incuriosisce molto questo libro.
RispondiElimina(Y)
EliminaSono arrivato a 150 pagine e ho rimandato a quando ne avrò voglia il resto della lettura :D (non mi capacito come mai mi piacciono i film horror, ma la letteratura horror non riesco a digerirla tantissimo, ed anche per questo non ho letto nulla di King)...l'idea iniziale mi è piaciuta, lo sviluppo anche; mi sono bloccato quando escono quelli che credo siano i cattivi per me troppo inverosimili. Prometto che prima o poi lo termino :)
RispondiEliminaMa i cattivi sono stranissimi. Molto fiabeschi, quasi. Alla Peter Pan. :)
EliminaSono a metà, più o meno...il pre-romanzo lo trovo lentissimo, sto facendo una fatica pazzesca per concentrarmi, e ancora di più per trovare la forza di non abbandonare la lettura a mezza strada! ç_____ç Spero solo così tanto che il Maestro riesca a sorprendermi andando avanti... Per ora, purtroppo, non mi sta prendendo proprio! ;(
RispondiEliminaLa prima parte, pur nella sua lentezza, io invece l'ho preferita. Entra proprio sotto la pelle dei personaggi e li ho trovati tutti riuscitissimi :)
EliminaQuando parli del tuo amore per King e del "te" bambino ho l'impressione che tu ti sia intrufolato nella mia anima e nei miei ricordi perché mi sembra di guardarmi allo specchio! Quando si ama il re come noi è amore eterno :-D
RispondiEliminaAmmetto che finora avevo rimandato ogni decisione su questo romanzo, più propensa ad ignorarlo perché il "resuscitare" un personaggio dopo così tanti anni mi appariva come una pessima idea se non una totale mancanza di ispirazione! E invece la tua recensione mi ha fatto ricredere completamente. Non sono contenta do aggiungere un altro titolo costoso ai prossimi acquisti, ma il mio cuore kinghiano e le tue opinioni mi dicono che saranno soldu ben spesi ^^
:3
EliminaQuesto Blog è sensazionale.. La recensione è azzeccatissima, complim!
RispondiEliminaGrazie!
Elimina