mercoledì 13 novembre 2013

Mr Ciak #22: Questione di tempo, Separati Innamorati, Carnage

Ciao a tutti, amici miei. Oggi, anche se a distanza di pochi post rispetto all'appuntamento precedente con la rubrica, torno ad essere Mr Ciak e a parlarvi di tre film che meritano moltissimo. Quindi, non perdeteli. Tre film sui sentimenti – e sui sentimenti più disparati – che vantano cast fantastici, grandi registi e piccoli colpi di genio. Per una volta, potete – rullo di tamburi! - trovarli tutti in italiano. Questioni di tempo è al cinema dalla settimana scorsa e, mi raccomando, non perdetelo: altrimenti si vede che non ci meritiamo Checco Zalone, mah! Separati Innamorati, invece, è passato parecchie volte su Sky, mentre l'ultimo – Carnage – non è propriamente una novità e anche sui canali del Digitale Terrestre, precisamente su Iris, l'hanno dato più volte. Io vi abbraccio tutti e vi do appuntamento ai prossimi giorni, con la recensione di Il richiamo del cuculo. Lo sto leggendo lentamente, con la speranza di godermelo come si deve. A presto, M.

La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo, come molti lettori ormai sapranno, è praticamente il mio libro preferito. Il mio libro preferito in assoluto. Molti, quando mi domandano di cosa parli, si sentono rifilare una risposta ambigua, ma che, secondo me, rispecchia perfettamente il meraviglioso esordio della Niffenegger: quel romanzo, infatti, è l'amore vero. Punto. E io, romantico in incognito, amo l'amore. E amo i viaggi nel tempo. E' per questo che so che avrei amato dal primo istante About Time – Questione di tempo. Finalmente l'ho visto e, come da programma, l'ho adorato senza riserve. Sarà che a me questi film fanno sempre un certo effetto, bho. Anche Click – con quello scemotto di Adam Sandler, infatti – mi aveva emozionato non poco. Questa delicata e brillante commedia britannica vive, respira, ride. Pulsa di ricordi, emozioni, gioie, dolori e momenti irripetibili. Ha un cuore che pulsa e che batte, in cui scorre, senza freno, vita pura. E poi fa ridere, ma tanto: adorabile, adorabilissimo, adorabilerrimo. Mi verrebbe voglia di fare un salto a ieri sera e di rivederlo tutto da capo, come se fosse la prima volta; il primo colpo di fulmine. Coglierei tanti dettagli, appunterei tante piccole perle, mi godrei meglio ogni momento. Guarderei il protagonista e, con un moto di riconoscenza, affetto e stima verso l'ex Bill Weasley, direi: Ah, però. Guarda. Sono più bello io, quasi quasi! Domhnall Gleeson, oltre ad avere un nome di battesimo impronunciabile, non è bellissimo, vero. Alto, dinoccolato, magro come un chiodo. Ma è convincente, bravissimo, fresco come un verde filo d'erba appena raccolto. Nuovo, genuino, buono. Similissimo a me, con il suo fare sbadato e insicuro che lo rende maestro di brutte figure; imperfetto, con quelle mani che non sa mai dove mettere e quelle parole che, pur essendo un avvocato dilettante, non sa dosare, e nemmeno un po'. Mi lamenterei della presenza di Rachel McAdams e dei suoi ruoli sempre uguali – vedi La memoria del cuore e The Notebook, Un amore all'improvviso e questo - ma vederla accendersi come per magia e illuminare il buio mi ammutolirebbe all'istante: per questi ruoli è perfetta. Sarà merito del suo sorriso bellissimo: uno dei più incantevoli di tutta Hollywood... uno dei più dolci del mondo. Mi perderei sulle note della delicata How Long Will I love you dell'angelica Ellie Goulding e mi stupirei nuovamente davanti all'ingresso trionfale di una sposa in rosso, con Il mondo di Jimmy Fontana come marcia nuziale e una pioggia da antico testamento a far volare addobbi, fiori, vestiti; addirittura invitati. Mi godrei la regia aggraziata, matura e impeccabile del grandissimo Richard Curtis, papà di Mr Bean e di gemme quali Love Actually e Nothing Hill. Il tutto sullo sfondo di un'Inghilterra grigia, piovosa, ma di uno splendore raro e abbagliante. Questione di tempo si avvale di una struttura che gioca con le ripetizioni, che fa stringere i denti, inumidire gli occhi, vibrare le corde giuste. Parte come una commedia brillante e originale e, nella seconda parte, vira verso il film sentimentale, ma con una naturalezza che lascia storditi, meravigliati. Senza fiato. Le cose capitano e basta. Il destino non si cambia: la persona giusta s'incontra, i veri amici restano, i genitori vanno via, noi cresciamo anche se fuggiamo dalla maturità e dal dolore a gambe levate. Bisogna vivere dell'oggi e del domani, mai diventare schiavi di ciò che faceva parte del nostro ieri. Mi ha ricordato un po' One Day: stesso invito al carpe diem, stesso romanticismo fatto di mille parole di troppo e di pochi gesti, stesso immancabile umorismo british, stesse segrete verità. Basta un armadio per viaggiare nel tempo. Basta un film per portarci lontanissimi dal pianeta terra. Niente effetti speciali, niente magie: i miracoli della vita, i miracoli dell'amore. I miracoli del buon cinema. 

Questo non è il solito film da cinema. E questo film, almeno da noi, al cinema non ci è mai arrivato. Non so quanta gente avrebbe richiamato in sala e non so la modesta posizione in cui si sarebbe piazzato al botteghino. Perché, se il titolo italiano promette una simpatica commedia romantica all'americana, Jesse & Celeste Forever, in realtà, è tutt'altro: un film sull'amore che non diventa un film d'amore. Tutto qui. Se non sbaglio, in Italia, il film dev'essere passato – per la prima volta – su Sky, con il titolo Separati Innamorati, nel tentativo disperato di destare l'attenzione di un po' di pubblico: gli attori non erano tra i più noti o amati del mondo e, soprattutto, gli sceneggiatori avevano messo a punto una trama che portava ad essere il loro film una strana creatura inclassificabile. C'erano la storia di Ti odio, ti lascio, ti..., ma l'amarezza struggente di Blue Valentine. C'erano i sorrisi, ma la dura verità che faceva puntualmente capolino giusto dietro l'angolo. C'era una trama che si sarebbe fatta o amare o odiare, senza mezzi termini. Ho scritto che questo non è un film da cinema, perché nessuno andrebbe a vederlo con gli amici o, tantomeno, con la fidanzata di turno. Non si ride, non si piange, ma si pensa. E per la riflessione, vi dico la verità, il salotto di casa nostra mi sembra pensatoio più adatto di una sala strapiena. E' il silenzio che serve, in giuste e dosate proporzioni. So che state pensando: Ma gli italiani s'impegnano per trovare titoli tanto brutti?! Separati Innamorati suona stupido, discordante, paradossale. Ma Jesse e Celeste sono esattamente così, per me: stupidi, discordanti e paradossali allo stesso modo. Si divertono come vecchi amici, si stuzzicano, cantano a squarciagola in macchina con complicità e armonia, vivono più o meno nella stessa casa, si salutano ogni mattina e ogni sera con un sonoro Ti Amo. La coppia perfetta, e invece no! I nostri protagonisti non stanno più insieme da un bel po'. Si sono conosciuti all'università, si sono sposati e, con un solo balzo, hanno saltato la temuta crisi del settimo anno: non ci sono mai arrivati. Si sono separati prima e adesso, come se nulla fosse successo, con le carte del divorzio ancora da firmare ufficialmente, sembrano vivere un secondo, platonico innamoramento. Sembrano amarsi più di prima, senza più il matrimonio – tomba dell'amore? - ad unirli. Loro sono felici e per nulla confusi da quella strana situazione, ma non tutti capiscono il gioco infantile a cui stanno giocando senza stancarsi mai. I loro amici di sempre, a un passo dal commettere il loro stesso errore (sposarsi!), li invitano a cominciare a vivere nuove vite, a incontrare nuova gente. Jesse e Celeste si promettono che non ci saranno gelosie, rimpianti, scenate patetiche; si promettono che rimarranno amici. Fino a quando uno dei due si scoprirà felice accanto a un'altra persona e l'altro, colui che rimane, cercherà in tutti i modi di trovare, a sua volta, la stessa felicità perduta: in una sorta di stupida gara da bambini già persa in partenza. Separati innamorati è una commedia indipendente atipica, onesta, realistica e agrodolce. Una commedia americana spogliata di ciò che tanto piace alla gente: un lieto fine, uno svolgimento ovvio, un amore riconquistato a suon di grandi ed eclatanti gesti, romanticismo. E' la vita – quella vera – non contemplata dalle sceneggiature odierne. Tutto è retto da lunghi dialoghi e, anche senza l'ausilio di flashback banali e fumosi, gli attori sono tanto bravi da lasciar percepire cos'era di quella coppia prima dell'avvento imprevisto e drammatico del “disinnamoramento”. Tutto è molto ordinario e tutto è molto originale, come la scelta di non affidarsi ad attori apparentemente nati per quei ruoli: Rashida Jones e Andy Samberg non sono i bellissimi Zooey Deschanel e Joseph Gordon-Levitt, no, eppure sono perfetti così, nella loro imperfezione. Sorprendenti. Perché lui, con quella faccia da scemo che mi fa sempre ridere in Brooklyn Nine-Nine, sa essere sorprendentemente intenso, dolce, sensibile, serio. Perché lei, vista accanto allo stesso Samberg in I love you, Man, sa essere spietata, inerme, allegra, triste, umana. Significative le preziose comparse di Elijah Wood e Emma Roberts, due strane figure che orbitano, con la loro allegria e le loro debolezze, attorno ai frantumi del cuore di Celeste: lui, nei panni di un frivolo e volgarotto amico gay; lei, una delle attrici più convincenti e complete della sua generazione, nei panni, invece, di una pop-star preoccupantemente simile a Kesha. Per ricordare che l'amore è anche altro, e non una sdolcinata commedia di Garry Marshall. Per ricordare che l'amore – alla fine – è anche questo casino qui...

Brutta bestia, i critici cinematografici. Tra me e loro, solitamente, c'è un tacito patto: siamo d'accordo, infatti, sul fatto che non andremo mai d'accordo. Mai, o quasi. Più esaltano un film, più stento a farmelo piacere. Più tessono le lodi smaccate di un regista, più tendo a trovare ostici e oscuri i film di questi cineasti tanto amati universalmente. Ma, mentre Kubrick è un mistero che ancora non capisco come risolvere e la Coppola è – per me – ancora la regina incontrastata di pellicole pretenziose e sopravvalutate, il rapporto con un altro mostro sacro del cinema, Roman Polanski, ha conosciuto i suoi momenti decisamente positivi. Carnage è uno di questi momenti positivi; un film che mi è piaciuto, sì. La staticità mi snerva, la monotonia logora ogni mia resistenza e – con chissà quali pregiudizi – ormai due anni fa, nel 2011, non misi in cima ai film da vedere l'ultimo lavoro del regista di Il pianista, La nona porta, Rosemary's Baby. Non c'era niente che mi attirasse. Non quattro attori grandissimi rinchiusi tra le quattro mura di un appartamento piccolissimo. E poi, vista la mia tipica sfiga, avevo scommesso che il film sarebbe durato la bellezza di tre, quattro ore. In due anni sono cambiate tante cose, e sono cambiato un po' anch'io. Dopo averlo nominato in una lezione di Storia del cinema e su consiglio della mia fidata amica Silvia, mi sono seduto in poltrona – una domenica sera – e mi sono dedicato alla visione di questo film. Un film piccolo, che – con mia grande gioia e sorpresa – durava appena un'ora e sedici. Un film d'autore. Tralasciando la prima e l'ultima scena, ambientate nel verde di un parco newyorkese, tutto il resto si svolge tra il salotto e la cucina, il bagno e l'ingresso di un appartamento arredato con classe e gusto. Due coppie di genitori hanno deciso d'incontrarsi lì, davanti un caffé e un pezzo di torta, per parlare dei loro figli turbolenti: uno di loro, infatti, ha spaccato una mazza di legno sul viso dell'altro, rompendogli labbro e denti. Che disdetta! Cose che capitano, tra bambini svegli! Per fortuna, tra persone civili, tutto si può risolvere, con un richiamo o un semplice ammonimento. Tra persone civili, però... Dietro i loro sorrisi bianchi, i loro vestiti cuciti alla perfezione, il loro fare lezioso, quei quattro adulti per bene sono pronti a far esplodere in mille pezzi le loro maschere fasulle. Sono, in realtà, belve in incognito. Polanski porta sul grande schermo Il dio del massacro, una commedia della scrittrice Yasmina Reza, e lo fa mescolando orrore, ironia, inquietante realismo. Il suo film è una bomba ad orologeria, i cui disastrosi e stranamente comici effetti sono praticamente assicurati. Fa uno strano effetto, regala sensazioni completamente contrastanti: fa ridere, fa pensare, lascia attoniti, spesso. In questo gioco di vizi privati e pubbliche virtù, in questa foto della moralità e dell'immoralità borghese, si lasciano guardare ad occhi sbarrati quattro attori meravigliosi. Credibili ed incredibili, convincenti e sconvolgenti: Jody Foster, Kate Winslet, Christoph Waltz, John C. Reilly. Tutti li conosciamo, tutti li associamo sempre ai ruoli che li hanno resi grandi. Eppure la Winslet non è più l'angelica fanciulla di Titanic; la Foster – la più grande del cast, per me – non è la coraggiosa psicologa di Hannibal Lecter; Waltz non è il soldato cattivo di Bastardi senza gloria o Reilly il fedele e sciocco Amos del musical Chicago. Sono quattro pazzi furiosi, senza freni e senza grazia. Quasi senza copione. Mitici loro, incredibilmente affascinanti le alleanze e le gelosie che – in poco tempo – si creano tra le coppie. Carnage è una commedia teatrale, tesa, nerissima, grottesca eppure realistica. Un horror in abiti borghesi con prove attoriali da Oscar.

30 commenti:

  1. Il primo sembra davvero carino, adoro le storie che trattano di viaggi nel tempo infatti il libro della Niffenegger l'ho AMATO, così come anche il film. La settimana scorsa sono andata al cinema con mia mamma, perchè lei è andata a vedere il concerto-evento di Mengoni (si, lo so, mamme fangirl lol) e siccome due ore di Mengoni non potevo reggerle sono andata a vedere altro, per un giorno non mi sono beccata Questione di tempo, che peccato :/ Comunque vedo che anche tu hai una bella simpatia per Checco Zalone lol Io non riesco a capire come un personaggio così, che a mio parere è volgare e per niente divertente, riesca e riempire i cinema in quesl modo °-°

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    1. Ciao Vanessa! Non è che trovi Checco Zalone antipatico e mi fa piacere per il successo enorme che ha riscosso, ma mi sembra tutto molto esagerato. Troppo. La differenza tra il suo film e i cinepanettoni tanto criticati da tutti mi sfugge. Bho. Ahahaha, anche mia mamma è una fan di Mengoni, però il concerto al cinema se l'è perso, eh eh :P

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  2. Mik grazie della fiducia per Carnage! Avevo ai tempi i tuoi stessi dubbi perchè non mi fido dei critici e tanto meno vado matta per i film a camera chiusa, però se sono ben fatti devo ammettere che lasciano il segno! E insomma... anche solo vedere Kate Winslet vomitare sul lindo tavolino di Jodie Foster e imbrattarle i Kokoshka fuori catalogo vale la visione!

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    1. Ovviamente DEVO vedere Questione di Tempo, anche solo per Rachel Mc Adams.

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    2. Ciao Silvia! Devo dire che, invece, di solito questi film così mi piacciono - ad esempio, mi viene in mente, l'italiano "Due Partite", con un cast femminile di tutto rispetto - ma Polanski, come ti dicevo, mi sta antipatico come persona proprio. Per fortuna ho recuperato questo "Carnage". Mi sono... divertito. Più o meno :))

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    3. "mi sono divertito" rende l'idea. Loro si scannano, tu li guardi, li compatisci e ti fai pure due risate!

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  3. lo sai già :) Ho amato Questione di tempo e mi hai fstto venire voglia di rivederlo

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  4. questione di tempo sulle note de il mondo sembra promettente...
    separati innamorati carinissimissimo...
    e carnage bello bastardo

    ma non osare mai più parlare male della coppola! ;P

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    1. La coppola è una MONTATA, ahahahahha. Anche se questo aggettivo può sembrare un doppio senso :P
      Però può darsi che la colpa sia mia. Avrò visto le sue robe più brutte?!

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  5. Questione di tempo lo vedrò sicuramente a breve. Mi sono persa per strada cercando l' horror perfetto, dato che sto attraversando il periodo dark che si impossessa di me una volta al mese...:) Mi sono imbattuta in The Haunting in the Connecticut 2, dal quale ti consiglio di stare lontano...:( Pienamente d'accordo con te, quando dici che gli italiani si impegnano a trovare dei titoli orrendi. Credo che questa cosa, ahimè, non cambierà! Carnage volevo vederlo, ma credo sia troppo grottesco per i miei gusti. Comunque ci penserò!:)

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    1. The Hauntin in the Connecticut 2 l'ho visto in estate e non mi era tanto dispiaciuto. Non mi ero preso la briga di recensirlo, ma non l'avevo trovato orribile. C'era un risvolto storico - se non sbaglio - davvero niente male, sempre che parliamo dello stesso film. Io sono una capra con i titoli.. E' quello con Chad Michael Murray? :)

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    2. Si è quello con Chad...:) Il risvolto storico di cui parli è l'unica cosa che ho trovato interessante del film, per il resto mi è sembrato molto inverosimile. Le ultime scene dove si vedono i protagonisti "reali" della storia, mi hanno fatto sospettare che questa non sia basata su vicende realmente accadute, ma è solo una mia ipotesi!^^ Comunque ieri ho visto Questione di tempo e l'ho trovato tenerissimo, la McAdams sempre stupenda!:)

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    3. Vero, Indil. Tanto, tanto delicato :))

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  6. Voglio vedere "Carnage": non so perché, ai tempi mi è completamente sfuggito, dopodiché non ne ho più sentito parlare e me ne sono completamente dimenticata XD... un cast spettacolare, comunque, questo è certo! *___*

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    1. Sì, Sophie: per me ti piace :P E' proprio pazzerello! Ahahahah

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  7. Carnage mi ispira e mi spaventa allo stesso tempo... con la recensione stai facendo pendere l'ago della bilancia verso il "ok, lo guardo" :)

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    1. Ma sì, guardalo, Katerina! Se non ti piace - cosa che non penso - ti perdi solo un'ora e sedici della tua vita :)

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  8. Uhhh, Questione di Tempo dev'essere carinissimooooo *-*
    Carnage non mi aveva mai ispirata ma forse gli concederò una chance :)

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    1. Molto belli entrambi, Claudina, anche se diversissimi tra loro :)

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  9. Questione dì tempo potrebbe essere uno di quei film che rivedo fino alla nausea (come L'amore nn và in vacanza)... Le premesse ci sono tutte! Quindi devo proprio vederlo. Gli altri due sembrano interessanti, ma mi attirano meno ^^

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  10. Questione di tempo, vedo sempre il trailer in tv, ma non mi ha intrigato più di tanto! Non so perchè,però la tua recensione mi ha incuriosito!!!
    Gli altri due che hai presentato non li ho mai sentiti nominare!

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    1. Guardalo assolutamente, Mary. Il regista è una garanzia :))

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  11. Ieri avevo scritto un commento sensato e articolato per bene, ma adesso sono venuta a controllare se mi avevi rispondo e PUFF, non c'è più. Grazie Blogger, GRAZIE!
    Siccome però sono pigra e i commenti articolati li riesco a scrivere solo una volta ogni tanto, commento dicendo: 'Mannaggia a te, mi hai fatto ricredere su due film su tre, e solo perché uno non lo conoscevo affatto. Shame on you, Mik!
    C'è poco da fare, ormai mi fido abbastanza del tuo parere, visto che alla fin fine siamo più o meno d'accordo sempre :D

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    1. Blogger è cattivissimo, ultimamente! Vedo, Sonia, se il commento è finito tra gli spam: ogni tanto, capita, purtroppo! Scommetto, conoscendoti, che ti piaceranno tutti e tre :)

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    2. Io intanto ti propongo la visione di 'L'amore dura tre anni'. Francese. Non so se lo hai visto, nel caso, voglio sapere cosa ne pensi :D
      Fammi sapere!! :D

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    3. Uh, lo conosco! L'avevo cominciato a vedere poco dopo l'uscita - ovvio, è francese: come lasciarmelo scappare? - ma purtroppo lo streaming non collaborava e mi è passato di mente. Rimedierò!

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  12. Ciao! A me Carnage è piaciuto un sacco perché di film così ce ne sono pochi. È la staticità apparente della scena, come hai detto tu stesso, che inganna e attrae allo stesso tempo. Questione di tempo voglio vederlo anch'io perché sembra molto carino (e poi Rachel Adams è un'attrice che seguo con particolare piacere).
    Un saluto

    Mary

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  13. Grazie per i consigli!
    PS: Se ami i viaggi nel tempo, ti consiglio la Trilogia delle Gemme ;)

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