Ciao
a tutti, amici miei! Un'altra settimana di università finita, almeno
per me. Ieri – finalmente – ho trovato Il richiamo del cuculo,
quindi – per il weekend – non ci sarò per nessuno nessuno. Solo
per zia Rowling. Oggi, intanto, vi propongo la recensione di un
romanzo velocissimo, che ho letto velocissimamente e a cui mi sono legato altrettanto velocissimamente. Ringraziando Lucia e Arianna per avermi dato modo
di leggerlo, lo consiglio a tutti i lettori che hanno amato i romanzi
di Sara Rattaro e Benedetta Bonfiglioli. A presto e buona lettura, M.
Sono
con lui, e non ho scampo. Quando tocco le sue lacrime, capisco che
Antonio è la passaporta, il passaggio segreto, e noi siamo già
altrove, nel mondo che vorrei.
Titolo:
Tutta questa vita
Autrice:
Raffaella Romagnolo
Editore:
Piemme
Numero
di pagine: 219
Prezzo:
€ 15,00
Sinossi:
A
sedici anni tutto è da scoprire, la vita è ancora intera,
possibile, e il futuro un'opportunità. Così anche per Paoletta, che
di avere "tutta la vita davanti", però, non è entusiasta.
Forse perché odia le frasi fatte o semplicemente perché è diversa
dalle altre ragazze: detesta Facebook, legge Anna Karenina,
filosofeggia su Harry Potter, invece delle sit-com guarda vecchi
film, si ingozza di dolci infischiandosene della bilancia e allo
shopping con le amiche preferisce di gran lunga le passeggiate
silenziose con il fratello minore, Richi. O forse è proprio lui a
renderla diversa: Richi ha dodici anni, le gambe così fragili che
possono reggere solo pochi passi strascicati, un braccio difficile da
controllare e una vita tanto più complicata davanti. Non parla
molto, e quando lo fa, non sempre gli altri lo capiscono. Ma Paoletta
sì; brevi frasi che hanno, per lei, il sapore della sincerità che
manca nella villa di famiglia. Un'autentica prigione. Una tortura di
menzogne, cose non dette, segreti pericolosi, da cui la ragazza
scappa ogni volta che può. E insieme a Richi attraversa il confine,
immaginario eppure così reale, che divide lo splendido giardino di
casa loro dalle Margherite, il quartiere popolare, dove gli
appartamenti sono modesti, le giostrine arrugginite e i padri non
sono imprenditori di successo ma cassintegrati in difficoltà. E dove
c'è Antonio, anche lui, a modo suo, diverso. L'unico, a parte Richi,
che sa leggerle dentro e che l'aiuterà...
La recensione
“Tutte
le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è
infelice a modo suo, e il nostro modo è il silenzio.”
Il nuovo romanzo di Raffaella Romagnolo è tra quei libri che
ti ispirano una gran simpatia sin dal primo sguardo, come a volte –
anche se a me raramente - capita con quelle persone che speriamo
possano diventare le più importanti: i nostri migliori amici,
magari. Suggerisce allegria, dipinge cieli azzurri da solcare a
braccia spalancate, simili a tante navi umane con il caschetto biondo
e il trench rosso. L'ho iniziato cercando uno di quei libri freschi e
leggeri che, in questo periodo di stress e cambiamenti, su di me
hanno l'effetto benefico della medicina più efficace; uno di quei
libri di cui non ho mai abbastanza. L'ho letto, per la gran parte del
tempo, con la sensazione che fosse sempre la solita storia, solo
scritta con più carattere e fegato: tutto nella norma, quindi; tutto
quello che volevo. L'ho terminato, l'altra mattina, che ero un po'
distrutto per via della potenza esplosiva nascosta tra le pagine, in
mezzo alle parole sparse di Paoletta, sotto i nostri stessi piedi di
passanti e lettori inconsapevoli. Parla poco, la protagonista. Per
paura di risultare troppo saputella o troppo sciocca. Per paura di
dare troppo nell'occhio. La sua vecchia psicologa userebbe un termine
che le piace tanto, laconica. Paola è, in gran segreto, una
regista all'avanguardia di lunghi film mentali, e Tutta questa
vita è il suo primo film. Il migliore. La bilancia, ogni
mattina, le urla – e lo fa letteralmente: ecco le cattive
conseguenze delle tecnologie troppo avanzate! – che è grassa e
brutta. Che è a un passo dall'obesità. Ma i chili di troppo non
sono il suo unico difetto: lei è snob, decisamente snob. Guarda
tutto con gli occhi dei nuovi ricchi, anche se le piace reputarsi
migliore di loro. Anche se sentirsi semplicemente diversa – più
brutta, più grassa, più alternativa – la fa sentire, strano ma
vero, migliore. Non gira per le vie del centro, affrontando il corso
della sua città come fa un nuotatore provetto con una vasca da
guinness dei primati. Se ne va dove tutto è sporco, grigio; dove
sorgono le industrie e gli arcobaleni più improvvisi. Dove non ci
sono specchi, al contrario che in casa, che riflettano la sua
persona, mostrandole che la sua vita – anche se ha appena sedici
anni – è già un mezzo fallimento così.
Si rivolge, ogni tanto, a
un'amica immaginaria che ha chiamato Carmen, in ricordo di una
gelataia piena di buon gusto e poteri fatati; si perde dietro a voli
pindarici dell'ultimo minuto e a digressioni che farebbero un baffo a
quelle del buon vecchio Manzoni; vive in una villa splendida e piena
di specchi, abitata da un uomo troppo assente e pieno di colpe
indicibili e da una donna più vanitosa e bella della regina cattiva
di Biancaneve. Sua madre. Nella casa da cui non si allontana mai
troppo, standosene distesa a bordo piscina con la sua introvabile
copia di Anna Karenina tra le mani, vede susseguirsi le
stagioni, ruotare la terra in un girotondo inavvertibile, esplodere
quella vita che – per pigrizia, o forse paura? - non ha il coraggio
di guardare in faccia. Tutti vivono, mentre lei si limita a guardare,
formulando giudizi e crogiolandosi in precoci rimpianti: sua nonna –
che nella mia mente ha il sorriso contagioso e la classe della
fantastica Loretta Goggi – rivive una seconda giovinezza con il suo
amore perduto di gioventù, un giardiniere romantico e burbero come
il fedele Florentino Ariza di quel capolavoro che è L'amore ai
tempi del colora; Nina, la
domestica rumena sottopagata eppure sempre dannatamente ottimista,
che riesce, in maniera sorprendente, a tenere testa alla padrona di
casa e a regalare, nel suo italiano stentato, le perle di saggezza
più preziose; la sua amica Marta, con un cognome altisonante, le
fette di prosciutto sugli occhi e discorsi pieni di numeri esagerati
e lettere maiuscole; e poi c'è Richi, il fratellino minore di Paola.
Che guarda Billy Elliot con
gli occhi lucidi, consapevole che con le sue gambe fragili e il suo
braccino difettoso non potrà mai saltare, ballare, correre e
divertirsi come, invece, fa quell'adorabile monellaccio londinese che
stima e invidia tantissimo; che è chiamato Sfi come
Sfigato dalla sorella maggiore
e che, a sua volta, senza offendersi troppo, l'ha ribattezzata allo
stesso modo, con la sua vocina flebile flebile da bambino piccolo
piccolo; Richi che, infagottato come E.T
nella scena più toccante del film di Spielberg, viene portato sulla
sua sedie a rotelle, nel bel mezzo della notte, nel cuore velenoso di
un segreto che giace sepolto dove i genitori hanno sempre proibito
loro di andare a curiosare. E alla fine arriva lui, Antonio. Il suo
Aragorn in incognito, il suo gigante buono. Antonio, che abita nelle
case popolari di proprietà della famiglia di Paoletta, con la madre
e il fratellino. Lui è bello, lei è brutta. Lui è povero, lei è
ricca. Antonio è alto. Allora un pensiero... Possono essere alti
insieme. Perché lei – che, alle sue spalle, chiamano
tutti quanti cavallona
– diventa un coniglietto impaurito quando lui le accarezza i
capelli, bagnati da una pioggia fitta che nemmeno il cappellino
targato Prada può contrastare. S'incontrano, con la presenza
costante di Richi tra i piedi, in un parchetto pieno di animali di
plastica mutilati e sbiaditi, presso il quartiere di lui, che –
tempo prima – i nonni di Paola hanno chiamato le Margherite. Un
nome poetico, che ricorda la dolcezze e il calore dell'estate. Ma
l'estate è il mese più crudele e, paradossalmente, alle Margherite
non ci sono fiori: mai cresciuti...
Finché Paola, come Jim Carrey in
The Truman Show, non si renderà
conto che, appena dietro la sua porta chiusa, c'è uno mondo che fa
schifo e che persone molto vicine a lei hanno contribuito a rendere
tale. La protagonista di questo piccolo young adult ha tanta maturità
nella voce. L'autrice è una persona adulta, Paoletta è una
sedicenne che si finge tale. Il gioco funziona, e il risultato è
realistico e decisamente credibile. Sostanzialmente, quella della
narratrice che impariamo, pagina dopo pagina, a conoscere è
un'adolescenza come tante, solo più triste e più materiale. Nonostante questo, le
memorie dei suoi quasi sedici anni hanno ritmo, leggerezza, brio,
sound da vendere. Hanno un'originalità tutta loro e Paoletta, che ha
la vocina acuta e i modi di fare dell'adorabile Lisa Simpson e che ha
fatto di Harry Potter
la sua personale filosofia di vita, sarebbe, secondo me, la
protagonista perfetta di una di quelle sit-com televisive che lei
sembra odiare profondamente. La immagino, davanti a una web-cam,
raccontare le sue giornate, nello stile piacevole e originale di
Super Fun Night e Una
mamma imperfetta. La brava
Raffaella Romagnolo, senza risparmiarci brividi e rabbia, ci descrive
l'Italia di Acciaio e
di Il rumore dei tuoi
passi guardandola dall'altra
parte dell'inferriata, in un gioco prospettico di sensazioni e colori
che, nell'epilogo, diventa inaspettatamente un'indagine vera e
propria; una gara disputata contro i sensi di colpa di persone da
buttare via. Tutta questa vita è
un romanzo sfizioso, a tratti comico e a tratti brutale.
Deliziosamente vero. Assordante, stonato, potente. Come una canzone.
Come un grido che domanda Perché
non ti lasci trovare?
Il
mio voto: ★★★★
Il
mio consiglio musicale: Cixi - Non sono l'unica
Devo dire che sei molto scrupoloso nelle tue recensioni. E questo mi piace. Pur non amando il genere, apprezzo le tue parole.
RispondiEliminaMa grazie, Marina!
Elimina*____*
RispondiEliminaIndovina????? LO VOGLIOOOOOO!!!! Accidenti a te!!! ;)
Recensione splendida come sempre!
Bellissima anche la colonna sonora che hai scelto!!
Ahahah, Daniela, tuo marito e il tuo bimbo, prima o poi, verranno a linciarmi.
EliminaNon è colpa mia se la tua WL si allunga: giuro. E dillo anche a loro!
Adoravo questa ragazza su X Factor: favolosa.
ahahahahaha più che altro mio marito visto che mio figlio ha già capito quando entriamo al centro commerciale ci guarda e ci dice: andiamo ai libri pippi (tradotto piccoli...quelli per lui!!!) ahahahahah gli ho già attaccato la maniaaaaaaaaa.... ^^'
EliminaCixi...fantastica...l'ho adorata anche io l'anno scorso!
ecco qui che dal tuo cilindro magico tiri fuori u altro libro e un'altra recensione fatta di gesti più che di parole! lo segno e come non farlo sperando di avere il tempo un giorno di poter incontrare paoletta, richi e antonio lungo una strada di periferia!
RispondiEliminaSplendide parole, le tue, Lara. Come sempre :)
Eliminami era sfuggito, ma la trama mi ha rapito il cuore. Mi hai fatto davvero venire voglia di leggerlo... devo imparare a evitare di leggerti :p
RispondiEliminaGrazie, Lu :)
Eliminama come fai? perché ogni volta che leggo una tua recensione mi viene voglia di leggere quello stesso libro? Perchè non sono giudizi o impressioni, mi porti nella storia.
RispondiEliminaWow, grazie mille, Ale *-*
EliminaCiao, da oggi sono una tua nuova follower, in attesa che il mio blog, ancora in fase di costruzione, prenda vita.
RispondiEliminaLa tua recensione mi è piaciuta veramente molto, non amo molto questo genere di libri ma mi sa che farò uno strappo alla regola perchè mi hai stuzzicato :) Se facessi un giro nel mio blogguccio ancora mezzo morto mi farebbe un gran piacere.. a presto ^_^
Passo volentieri! :)
EliminaMi piace la tua recensione! hai un punto di vista molto particolare. Sto iniando anche io a recensire qualche libro, ho un blog veramente work in progress (un abbozzo di blog) ed ho scritto anche io su questo libro; i nostri gusti sono diversi, ma il tuo sguardo sui personaggi è molto acuto.
RispondiEliminaSe ti va..passa a trovarmi :)