Quando Charlie Kaufman decide di adattare un romanzo, vietato aspettarsi
trasposizioni senza guizzi. Il mago degli arrovellamenti psicologici prende una
storia già frustrante su carta – in molti hanno abbandonato la
lettura a metà – e la rende ancora più criptica. C’è una coppia in macchina: lui sembra
soddisfatto, lei comincia a covare un’insoddisfazione
profonda. Si cena tutti insieme, in una fattoria, e i parenti sono
stranissimi. Poi, sulla via del ritorno, una tappa in gelateria
nonostante le temperature sottozero e una visita in un liceo popolato
solamente da un anziano custode. Cosa vogliono dirci queste fermate? A
chi appartiene il punto di vista che ci racconta questa storia d'incomunicabilità? A dispetto della confezione elegante e glaciale, Sto
pensando di finirla qui è un pentolone di disagi e
suggestioni. Alla tormenta di neve corrisponde il tormento
della rivelazione Jessie Buckley e del sempre più impegnato Plemons:
parlano tantissimo – degli scritti di Wallace, del cinema di
Cassavetes, di fisica, poesia e relazioni –, ma glissano sullo show
camaleontico di mamma Collette; su un futuro vago e su un passato
traumatico. Agevolato dalla lettura del romanzo, ho finito con
l’amare questo film. Soprattutto in un epilogo che con un colpo
d’ala si distacca dalla claustrofobia di Reid e sceglie di
esprimersi attraverso l’animazione, il musical. Come funziona la
mente umana? Quando siamo a pezzi vediamo tutto nero o possiamo
evadere fino a vedere la vita in Technicolor? Kaufman ci guida in un
viaggio al termine della notte, e della ragione, che sembra tante
cose e nessuna insieme. Un teatro popolato da antichi fantasmi, con figuranti vestiti a festa
per celebrare la fine di tutto quanto. O l’inizio di
una tardiva speranza? (8)
Chi
era Shirley Jackson, l’autrice che King annovera fra i suoi
maestri? Una donna depressa, dedita all’alcol e
all’insoddisfazione; brutta se confrontata con un marito gaudente. La sua fama di scrittrice horror le ha conferito presto un
fascino stregonesco fino a farne un tutt’uno con i suoi personaggi.
Cinica e affermata, qui viene descritta nel mezzo di una crisi
sentimentale e creativa che coincide con l’arrivo di una coppia di
neosposi: lui assistente universitario, lei moglie trofeo. La
simmetria tra le due donne le porterà a scoprirsi complici.
L’ambiguità del rapporto è coronata per di più dalla stesura di
un racconto ispirato alla vicenda di una ragazza scomparsa: la terza
protagonista femminile, benché assente; la terza protagonista in
cerca della propria voce. Shirley ne avrà abbastanza per darne a
tutte e tre? Quasi uscito da un romanzo dei suoi, il film è un biopic
fuori dai canoni. C’è tutto:
il processo editoriale, il parto creativo, le luci e le ombre di una
pessima fama, il femminismo,
l’attrazione non detta che si fa ossessione. Come The Hours,
ritratto di Virginia Woolf che mescolava finzione e verità, Shirley
coglie le peculiarità di un’autrice sull’orlo del baratro e
senza bisogno di trucchi la immortala grazie alla performance di una
Moss al suo meglio. Fuoriclasse impareggiabile, l’attrice
australiana è una bestia di raro talento. Quanto sprezzo, quanta
fierezza, quanta sensualità. Accanto a lei brilla la stella di
Odessa Young: fragile e timida, con una bocca grande e sgraziata,
prima intenerisce e poi sconvolge con un personaggio inafferrabile.
L’identificazione con la ragazza scomparsa si farà inquietante.
Tra fantasticherie, effusioni e sospetti, il mistero maggiore sarà
l’amicizia che la lega alla Jackson. Operazione stratificata, al
passo coi tempi senza mai essere ruffiana, piacerà ai cultori
dell’autrice e incuriosirà i profani. Dopo aver sbirciato sulla
scrivania di Shirley, e nel suo cuore, vorrete necessariamente
conoscere anche il contenuto dei suoi libri. (7,5)
Una
centralinista ciarliera con il pallino di Nancy Drew e uno speaker radiofonico
dalla parlantina a raffica captano frequenze misteriose. È una
tranquilla sera degli anni Cinquanta nel New Mexico. Il resto della
città è distratta dagli schiamazzi di una partita in corso nella
palestra del liceo. Chi baderebbe alle stranezze del cielo, a parte i
protagonisti? A metà tra un podcast e una puntata di Ai confini
della realtà, The Vast of Night omaggia i classici della
fantascienza – dai classici in bianco e nero a Spielberg – e le
infinite possibilità della narrazione. È prolisso. È ondivago. È
sospeso. A tratti, puro esercizio stilistico. Ma agli espedienti
della messa in scena, ai dialoghi fiume, ai soliloqui teatrali e ai
piani sequenza si reagisce con due occhi grandi così. E altrettanta
meraviglia suscita la scrittura, non tanto per le tematiche – in
definitiva già sentite – ma per lo sperimentalismo del cinema
fieramente indipendente. Esordio alla regia da incorniciare, farà la
gioia dei cinefili doc armati di pazienza. Davanti alla vastità
della notte, e alla potenzialità di questo cinema, non si
trattengono i brividi. Lassù qualcuna ci guarda. E noi, preferendolo
al rivale Netflix, continuiamo a guardare sorpresi le proposte
di Amazon Prime Video. (7)
Più
grande è il cast, più clamoroso è il guazzabuglio! Impossibile non
pensarlo davanti allo sperpero di talenti delle Strade del male.
Chi non vorrebbe vedere il film che ha riunito sullo stesso set gli
attori delle principali saghe degli ultimi anni – da Spiderman a
It, da Edward Cullen al Soldato d’inverno, senza scordarci Dursley
di Harry Potter? Quella che potrebbe sembrare una sinergia degna
degli Avangers, in realtà, è al servizio di una storia
luttuosa e serissima: anche troppo. Ispirato al romanzo di Donald Ray
Pollock, il film di Antonio Campos è vittima delle proprie ambizioni
e di un intreccio che funzionerà su carta, meno su
pellicola. Nonostante le due ore e diciotto, forse avrebbe meritato
una miniserie per raccontare queste generazioni di uomini. Figli
di genitori assassinati o assassini, a loro volta costretti a
uccidere o a uccidersi per sottrarsi al malessere, i protagonisti
trovano pace nelle illusioni dell’amore o nell’abbaglio della
fede. Immersi nelle atmosfere del Southern Gothic, dovrebbero essere
brutti, sporchi e cattivi. Netflix li scambia con uno squadrone di
giovani, belli e celebri, confezionando un film sin troppo patinato per rendere giustizia a una storia scabrosa. Poco
amalgamate tra loro, le vicende appaiono giustapposte e i personaggi
inconciliabili, legati soltanto dal filo delle coincidenze. Antonio Campos ha
intenzioni buone ma confuse: pasticcia con un cast difficile da
gestire. A parte un Holland sorprendentemente maturo e un Pattinson
che qui gioca a fare Waltz, gli altri attori si ritagliano
partecipazioni ininfluenti. Né thriller né dramma, né carne né
pesce, Le strade del male è un fritto misto di star servito
su un letto di blanda disperazione. A dispetto delle tinte fosche e
del sangue sparso, non è Tarantino. (5,5)
Non so perché, ma oggi vedo il tuo blog in maniera strana. Tutto il testo spostato a sinistra, e a destra una colonna bianca. Casini di Blogger, penso... °___°
RispondiEliminaComunque, Sto pensando di finirla qui film enorme. Così bello da far male. Non so se avrei la forza di avventurarmi anche nel romanzo, sebbene ne sia un sacco incuriosito.
Le strade del male è la versione venuta male di quella che sarebbe stata una bella storia, e di quello che probabilmente su carta è un gran romanzo.
Anche io ho avuto l'impressione che sarebbe stata meglio come miniserie. Con un altro ritmo, però, visto che così le 2 ore e 18 sono già state pesantissime. :)
The Vast of Night splendido come esercizio di stile, per un regista che probabilmente farà ancora parlare di sè. La storia invece non mi ha coinvolto molto.
Shirley promette bene. Non l'ho ancora visto in giro...
Shirley film molto Cannibale, super consigliato!
EliminaIo vedo tutto normale ma non ho idea di cosa succede a Blogger, mi arrendo.
Tutti film che mi piacerebbe recuperare, tranne Le strade del male che onestamente mi ha convinta, pur non trovando eccessive le lodi che ho letto in giro :)
RispondiEliminaHo scorto la grande epopea americana che deve essere il romanzo alla base. Ma il film, ahimè, l'ho già dimenticato...
EliminaAnche io preferisco di gran lunga Prime a Netflix (soprattutto per quanto riguarda i film, piuttosto che le serie). Di questi ho visto The Vast of Night e Sto Pensando di Finirla qui, entrambi bellissimi.
RispondiEliminaPrime ha un solo difetto. Scarso lavoro di marketing, menu troppo confuso!
EliminaSì, infatti un sacco di cose ho dovuto scoprire che fossero nel catalogo perché mi sono messa lì con la santa pazienza a cercare registi, titoli, ecc...
EliminaShirley Jackson non mi piace, però ho il sospetto che la serie TV potrebbe essere una bella sorpresa ☺️☺️
RispondiEliminaÈ un film. :)
EliminaCiao, non conosco questi film ma volevo lasciarti un saluto e dirti che ho lasciato una risposta al post di Cinzia nel caso ti sfuggisse. 👋
RispondiEliminaCiao Lory! Ti ho letto in ritardo, sia lì che qui, ma l'importante è che ti ho letto. Grazie per il tempo e le parole che mi dedichi. ❤️
EliminaGrazie a te, ho letto e ti ho risposto sempre là. ❤️
EliminaTi vado a leggere!
EliminaLetto! Ciao, buona serata!
EliminaBig five per Kaufy 🥰 davvero sensazionale, mi ha fatto cadere la mandibola.
RispondiEliminaMi spiace leggere un voto così basso a "La strada del male", mi ispirava...
La strada del male è una grande occasione sprecata. Però si intuiscono le potenzialità del romanzo, che al contrario deve essere molto bello e denso. Prima o poi lo leggerò!
EliminaKaufman devo ancora rivederlo, ma il primo giro è bastato per far scattare gli applausi: strano, angosciante, malinconico e con un filo di speranza nel finale. Forse. Ora che sto leggendo su carta il suo di romanzo, ritrovo qualcosa del film, trovo tanto genio e tanta complessità all'opera. Facile non è.
RispondiEliminaCome sai Le strade del male mi è piaciuto di più, un'epopea polverosa e un filo patinata, sì, ma non troppo.
The Vast of Night esercizio di stile stilosissimo che ovviamente mi ha conquistata, manca solo Shirley, che mi sono fatta scappare a Berlino pensando sarebbe arrivata nei cinema... visti i tempi, mi sbagliavo di grosso!
Per fortuna, non è arrivata in sala, ma gli amici del Buio in sala (con la Bolla!) ci hanno regalato i sub. ;)
EliminaSto ancora aspettando di guardare Sto aspettando (haha!), passato il periodo Hallooweenoso mi ci metterò.
RispondiEliminaA Shirley ho voluto bene per più di un motivo e credo sia uno dei film più belli dell'anno, con delle interpretazioni grandiose di tutti i coinvolti, un montaggio splendido e dei dialoghi che sono stati assieme una sfida e una gioia da tradurre.
The Vast of Night e The Devil All The Time interessanti, ognuno a modo loro, anche se ho preferito il secondo perché ho un debole per i gotici americani!
Sto pensando di finirla qui, film e romanzo, mi sono apparsi per certi aspetti (ovviamente) affini, ma in definitiva affrontano temi completamente diversi. Entrambi meravigliosamente disturbanti.Tristi in modo definitivo. Ho visto il film e subito dopo letto il libro, passando per la "poesia" (che viene letta in macchina dalla protagonista) e che mi ha folgorato e che a sua volta apre un altro mondo (letto molto dell'autrice in rete ed in attesa che mi arrivi la raccolta in lingua originale). E via proseguendo...
RispondiEliminaSto pensando di finirla qui, film e romanzo, affrontano secondo me temi completamente diversi. Entrambi tristi in modo definitivo e meravigliosamente disturbanti. Ho visto prima il film, poi il libro, passando per la "poesia" che declama la protagonista del film (letto molto dell'autrice in rete ed in attesa del libro raccolta di sue poesie). Quel testo mi ha folgorato e forse è davvero il punto in comune di film e romanzo. Come sosteneva Eco, i libri si parlano. E quando ci si mettono anche i film non ci si ferma più...
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