tag:blogger.com,1999:blog-64245765378470516102024-03-18T10:47:58.710+01:00Mr.Ink: Diario di una dipendenzaMr Inkhttp://www.blogger.com/profile/09010375264805972745noreply@blogger.comBlogger1573125tag:blogger.com,1999:blog-6424576537847051610.post-31309406976947272052024-03-18T09:00:00.001+01:002024-03-18T09:00:00.144+01:00Recensione: Le nostre mogli negli abissi, di Julia Armfield <p align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"></span></span></span></span></p><h4 style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgi8xnA8XKN-F8Z5s_KTVMYXUTL2lH3acw0CM16PuBj4x2Rbs_J5b7dN9MhlUDWKoQ1Xa8whsTqHlxn2hwSK_dHIkwtpyzo-2CiEH3HQOvBJGPSyCXNHs8mbg9vkx7uvcnS0CiHmq7dYYVfnZ00UDJugQC5xKMj8MBwMAiqi4lkqz1TbKVk0vPsvptQlw/s1451/Immagine1.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1451" height="235" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgi8xnA8XKN-F8Z5s_KTVMYXUTL2lH3acw0CM16PuBj4x2Rbs_J5b7dN9MhlUDWKoQ1Xa8whsTqHlxn2hwSK_dHIkwtpyzo-2CiEH3HQOvBJGPSyCXNHs8mbg9vkx7uvcnS0CiHmq7dYYVfnZ00UDJugQC5xKMj8MBwMAiqi4lkqz1TbKVk0vPsvptQlw/s320/Immagine1.png" width="320" /></a></div><span style="color: black;"><div style="font-weight: normal; text-align: center;"><span><span>|</span></span><i>
<a href="https://www.bompiani.it/catalogo/le-nostre-mogli-negli-abissi-9788830119185">Le nostre mogli negli abissi</a></i>, di Julia Armfield. Bompiani, €
18, pp. 250 <span><span>|</span></span></div></span></h4><p></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Il
sangue e il mare hanno una composizione chimica simile. Le prime
forme di vita sono nate dall'acqua: nelle nostre ossa abbiamo un po'
del sale dell'oceano. Leah, biologa, è cresciuta ascoltando questi e
altri aneddoti. Intrigata dai misteri degli abissi, li ha raccontati
anche a Miri, sua moglie, facendone fiabe della buonanotte piene di
zanne e tentacoli. Parimenti incantevole e sinistro, il primo romanzo
di Julia Armfield è un diario di bordo su una coppia e un
sottomarino condannati alla deriva. A capitoli alterni ci spingiamo
nei pensieri delle due protagoniste, con il desiderio inquieto di
assemblare una a una le tessere di un puzzle dal disegno confuso.
Leah, partita per una missione a diecimila metri di profondità,
torna a casa dopo cinque mesi di assenza: costretta in uno spazio
ristretto con altri due scienziati, disorientata dal buio pesto e
dalle istruzioni dei capispedizione, si è spinta in un luogo
infestato in cui, contro ogni pronostico, c'era vita. Fragile e
ipocondriaca, tormentata dal pensiero della malattia genetica che ha
recentemente ucciso la madre, Miri elude invece l'attesa
fantasticando sui vicini di casa rumorosi e visitando forum su
ragazze scomparse.</span></span></span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 0.5cm; margin-right: 0.5cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><b><span style="font-family: georgia; font-style: normal;">Sai,
mi piace entrare al cinema quando c'è ancora luce e uscire quando
fuori è buio. Mi fa pensare al fatto che la città non è mai la
stessa. Cioè, al fatto che tutto cambia. Ogni sera, ogni minuto,
qualcosa finisce e non sarà più come prima.</span></b></span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Quando
Leah viene tratta in salvo, Miri la aspetta a braccia aperte
all'uscita del Centro. Ma l'altra, elusiva, non ricambia la stretta:
rifiuta cibo e carezze, soffre di epistassi, ha un colorito
insalubre, fa scorrere l'acqua della vasca per tutta la notte.
Irraggiungibile, sembrerebbe essere divorata dalla nostalgia. Ma di
cosa? Perché Leah, così prodiga di storie in passato, glissa
proprio sull'ultima che ha vissuto? Ai primi appuntamenti si
scambiavano baci al gusto popcorn, guardando i classici di Bava,
Cronenberg e Spielberg. Alle feste indossano vestiti che le avvolgono
come bozzoli di una crisalide. Nei loro incubi perdono i denti e
ospitano larve nell'incavo delle guance. Sul pannello di controllo
del sottomarino, immancabile, troneggia un portafortuna a forma di
Chtulu. </span></span><i><span style="font-weight: normal;">Le nostre
mogli negli abissi</span></i><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
ha le caratteristiche dei sad hot girls, ma padroneggia il lessico
dei body horror. Perfino con il peggio in atto le protagoniste
cercano disperatamente di ripristinare l'antica normalità. Stavolta
in bagno, utilizzando il water come base d'appoggio, continuano a
rifugiarsi in film di serie B che trattano di invasioni, scuoiamenti,
metamorfosi.</span></span></span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 0.5cm; margin-right: 0.5cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-family: georgia; font-size: normal;"><i><b>Il
problema non è che è stata via, è che durante la sua assenza non
c'era niente di normale. Non è dura perché è tornata, è che non
sono sicura che sia tornata davvero.</b></i></span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Servono
gli horror per ricordarsi di un amore totalizzante, a tratti
violentissimo nei litigi. Servono gli horror per raccontarsi i corpi
fusi nel culmine del sesso o la miracolosa banalità del tenersi per
mano: quando si è vicini, infatti, l'arto del partner sembra
un'escrescenza spuntata direttamente dai nostri tessuti. Ho letto di
loro in apnea, sul chi vive. Affascinato dalla voce di sirena
dell'autrice e angosciato dall'andamento di un romanzo in cui, anche
a poche pagine dalla fine, si resta in attesa di un guizzo sotto il
pelo dell'acqua. All'apparenza non succede niente di rilevante; in
superficie non si intravedono che lievi increspature. Cosa accade
però negli abissi? Tra le righe? È laggiù che si agitano i
significati di una storia lugubre e quiescente, dal linguaggio
cifrato, in cui i giorni perdono di senso e l'amore coniugale
minaccia di sciogliersi in una massa cangiante a causa di una
convivenza forzata. Niente è più lo stesso. Nessuna è più la
stessa. Al centro di una terapia di coppia su come elaborare le
diverse consapevolezze maturate in una relazione a distanza, le due
mogli osservano i loro anniversari da un oblò e, dopo averlo sfidato
controcorrente nel tentativo di opporsi al divenire naturale della
vita (e della morte), assecondano il moto delle onde. E rompono la
veglia a cui hanno condannato i loro lettori, ormai commossi, con una
parabola in cui non è importante che gli amori siano eterni, purché
ci insegnino a nuotare.</span></span> </span></span></span>
</p>
<div style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><b>Il
mio voto: </b></i>★★★★<br /> </span></span></span><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><b>Il
mio consiglio musicale: Olivia Rodrigo - Vampire </b></i></span></span></span></div><div style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><b><br /></b></i></span></span></span></div><div style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/RlPNh_PBZb4" width="320" youtube-src-id="RlPNh_PBZb4"></iframe></div></i></span></span></span></div>
Mr Inkhttp://www.blogger.com/profile/09010375264805972745noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6424576537847051610.post-63772745612469023402024-03-11T10:00:00.001+01:002024-03-11T10:12:03.135+01:00Recensione: My Dark Vanessa. Mia inquieta Vanessa, di Kate Elizabeth Russell<p></p><h4 style="font-weight: normal; line-height: 0.5cm; text-align: left;"><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiDGeXsv6X-EMPiP8RudpywrlETy_XR6Tm_BXwPukYOFVPdjGAqG22DpXxDWu0gUAyIoIcBbDc9EY9f6JzopZagsTq7n904DSh86soQ6i6YG9weN2t7fXPFFmdRuQURLZCZE6WxD_5KXxt803D6yrzScqLbRBsByExwgK0KOU0AfcbY1AP6D40IU9d4Q/s1149/Immagine1.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: georgia;"><img border="0" data-original-height="883" data-original-width="1149" height="246" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiDGeXsv6X-EMPiP8RudpywrlETy_XR6Tm_BXwPukYOFVPdjGAqG22DpXxDWu0gUAyIoIcBbDc9EY9f6JzopZagsTq7n904DSh86soQ6i6YG9weN2t7fXPFFmdRuQURLZCZE6WxD_5KXxt803D6yrzScqLbRBsByExwgK0KOU0AfcbY1AP6D40IU9d4Q/s320/Immagine1.png" width="320" /></span></a></div><span style="color: black; font-family: georgia;"><div style="text-align: center;"><i>|
</i><i><a href="https://www.oscarmondadori.it/libri/my-dark-vanessa-kate-elizabeth-russell/">My Dark Vanessa</a></i><span face="Arial, sans-serif">, di Kate Elizabeth Russell. Mondadori, €
15, pp. 384 </span><span face="Arial, sans-serif">|</span></div></span></h4><p></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: Normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Una
quindicenne dall'indole malinconica e dai lunghi capelli rossi
stringe una relazione con il suo professore di letteratura,
quarantaduenne che riserva carezze di carta vetrata alle sue
studentesse più talentuose. È una vicenda di sopraffazione
psicologica, potere, ossessione. Non una storia d'amore. Ma come
raccontarla agli altri se perfino colei che l'ha vissuta preferisce
definirsi complice di una tormentosa </span></span><i><span style="font-weight: normal;">folie
à deux</span></i><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">,
anziché vittima inerme? Abituata a essere invisibile, orgogliosa
delle proprie stranezze e dei propri dolori, Vanessa legge troppo
(soprattutto il conturbante Nabokov, di cui custodisce gelosamente
una copia annotata) e vive troppo poco, fin quando le attenzioni di
un adulto non la rendono finalmente protagonista di una storia. Una
storia alla Lolita, per di più, il suo romanzo preferito, in cui una
giovane ninfetta esercita il suo fascino seduttorio sul patrigno
soggiogato. Almeno illusoriamente. Non è sempre facile riconoscere
un predatore sessuale quando lo si ha davanti, e il goffo professor
Strane sembra diverso. E la fa sentire diversa. Ma all'indomani del
caso Weinstein, una schiera di donne insorge e denuncia gli abusi
subiti. Vanessa potrebbe diventare la loro portabandiera. Ma la
consapevolezza che Strane abbia fatto lo stesso ad altre la riempie
non di orrore, bensì di una bruciante gelosia. Non era, dunque,
l'unica?</span></span></span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; margin-left: 0.5cm; margin-right: 0.5cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: Normal;"><i><b>Quando
io e Strane ci siamo conosciuti, io avevo quindici anni e lui
quarantadue, poco meno di trent'anni tondi a separarci. È così che
all'epoca definivo la nostra differenza di età: perfetta. Mi piaceva
la relazione numerica tra i nostri anni, i suoi tre volte i miei. Mi
immaginavo tre piccole me che trovavano posto dentro di lui: la prima
avviluppata al cervello, la seconda al cuore, la terza liqueffatta a
scivolargli nelle vene.</b></i></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: Normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">In
giorni in cui mi sono trovato a riflettere sulla violenza di genere
in classi di quasi solo ragazze, ho letto quest'esordio molto
dibattuto qualche anno fa: un romanzo scomodo e incisivo, dal punto
di vista sdrucciolevole, sulla catabasi di un'altra </span></span><i><span style="font-weight: normal;">promising
young woman</span></i><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
nel sessismo dell'ambiente accademico americano. </span></span>Sono i
primi anni Duemila. Spaventati dalla vicina strage del liceo
Columbine, gli adolescenti benestanti frequentano le scuole private.
Il loro mito è Britney Spears, candida ma ammiccante, adulta ma
bambina, che in un iconico videoclip non trattiene l'impazienza per
il termine delle lezioni. La parabola discendente della protagonista
somiglia a quella del popstar, strumentalizzata dai media fino a quel
crollo psicologico forse più celebre perfino della hit d'esordio.
Vanessa è padrona di sé. Con le sue piccole mani, ha infangato la
propria reputazione per proteggere quella di Strane. Come può
considerarsi vittima del disturbo post-traumatico da stress una
giovane tanto audace e volitiva? Questo fa forse di lei una nemica
delle donne? A dispetto di uno stile tutt'altro che memorabile,
giacche troppo acerbo, Russell ha per le mani materiale incandescente
e fa del suo meglio per rendere giustizia a una storia attuale,
complessa.</span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; margin-left: 0.5cm; margin-right: 0.5cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: Normal;"><i><b>Non
appena è successo ho desiderato che accadesse di nuovo. Una ragazza
normale non avrebbe reagito così. È vero che c'è qualcosa di
oscuro in me, da sempre.</b></i></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: Normal;">Lontana
dai banchi di scuola, la seconda parte – la più riuscita –
affronta il disagio struggente di una vita interrotta. All'inizio la
presenza di Strane inquieta. Ma alla fine, a sorpresa, è la sua
assenza a farsi lacerante. Ormai trentenne, con la paura di essere
invecchiata e per questo non più desiderabile, ossessionata dalle
cicatrici indelebili del passato, Vanessa vorrebbe rinunciare al suo
orco se farlo non implicasse anche rinunciare a sé stessa. La
mancata elaborazione crea un comodo stato di sospensione; il
vittimismo è una coccola. Ogni giorno appare la prosecuzione della
sua prima adolescenza, terribile ma mitizzata. Una ragazzina appare
desiderabile, una ragazzina è sollevata dalle responsabilità, una
ragazzina viene facilmente assolta. Si legge come un thriller, <i><span style="font-weight: normal;">My
Dark Vanessa</span></i><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">,
ma è la storia a tinte forti di un'educazione affettiva che
consiglierei anche alle mie studentesse. Come si impara ad amarsi, se
ci hanno amato – il verbo, a questo punto, non calza più – in
maniera terribile? Come si diventa donne?</span></span> </span></span></span>
</p>
<div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: Normal;"><i><b>Il
mio voto</b></i><i><b>: </b></i>★★★★<br /> </span></span></span><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: Normal;"><i><b>Il
mio consiglio musicale: Fiona Apple – Criminal </b></i></span></span></span></div><div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: Normal;"><i><b><br /></b></i></span></span></span></div><div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: Normal;"><i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/FFOzayDpWoI" width="320" youtube-src-id="FFOzayDpWoI"></iframe></div></i></span></span></span></div>
Mr Inkhttp://www.blogger.com/profile/09010375264805972745noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6424576537847051610.post-38306285981797749382024-03-08T10:50:00.004+01:002024-03-08T11:02:12.974+01:00And the Award goes to: Povere creature | La zona di interesse | Past Lives | American Fiction | Killers of the Flower Moon<p><span face="Arial, sans-serif"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjEB9WQl66_DI3D21jAl_6znjapqCs6s3_6p_H6_rQEYNs706BOcpJX-HcM9WGwuTG_WY6rWoggdPr4nM5ZSubu_8if_BuvPCDBe5zoAnHdBb_0oFxEROwp4ddr_J6s5uZcK9mNrvtuCzkx1jq12chobBp1FT41K453z29bAv03nUnHCNU_fC81wrAPeQ/s755/poor_things_ver3.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="755" data-original-width="510" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjEB9WQl66_DI3D21jAl_6znjapqCs6s3_6p_H6_rQEYNs706BOcpJX-HcM9WGwuTG_WY6rWoggdPr4nM5ZSubu_8if_BuvPCDBe5zoAnHdBb_0oFxEROwp4ddr_J6s5uZcK9mNrvtuCzkx1jq12chobBp1FT41K453z29bAv03nUnHCNU_fC81wrAPeQ/w135-h200/poor_things_ver3.jpg" width="135" /></a></div><p></p><p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif">Lanthimos,
visionario, sorprende anche per tempismo: il suo ultimo film è il
lato oscuro di <i>Barbie</i>.
Orgiastico e stordente, racconta le avventure di una creatura in
polemica con il suo creatore: passerà da un padrone all'altro
per conoscere il sapore delle ostriche, degli umori corporei, del
sangue. Al regista greco
si può sì rimproverare una parte centrale ridondante, scarso equilibrio
(a differenza che in <i>La
favorita</i>,
insuperato), ma la sua Bella zoppica prima di imparare a danzare. La
interpreta una Stone senza vergogna, che trasforma il suo corpo in un
bignami di tutti gli stadi dell'evoluzione umana e di tutti gli studi
di genere. Deliziosamente blasfema (è Madre, Figlio e Spirito), fa
fiorire nei personaggi maschili emozioni sconosciute – la tenerezza
in Dafoe, la gelosia in Ruffalo – e diffonde la buona novella
intrisa di positivismo. Il suo ritorno alla vita è un inno alla
gioia spoglio di retorica, che semina scompiglio fra i
perbenisti. Ma l'indimenticabile Baxter, che imparerà presto a non
masturbarsi a tavola, a non sputare il cibo sgradito, a non parlare
di sesso in pubblico, è una provocatrice schierata contro i mulini a
vento dei costrutti sociali. Guicciardini scriveva: “Lo ingegno più
che mediocre è dato agli uomini per loro tormento”. E alle donne?
L'esperimento che sperimenta ha testa, cuore e clitoride. (8)</span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; orphans: 2; widows: 2;"><span style="color: black;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: black;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0a0rdN-92pbQvVC7o5kyS6Lrqe1yX5QEqrjdye6Pf-UdEQx6BDd32gZf-jYRyhEP92KTiwebbkVUVDRgs3iziYZdlgO-NnSJ9NCOjjoIt95udGte2vENGVSANPHrpDQACBQJwHDpHBDZ18eUjoVOTTNsd9oLUAd3vSEZTVHTUQAk-Ht_P8FZC-gZoTA/s755/zone_of_interest.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="755" data-original-width="503" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0a0rdN-92pbQvVC7o5kyS6Lrqe1yX5QEqrjdye6Pf-UdEQx6BDd32gZf-jYRyhEP92KTiwebbkVUVDRgs3iziYZdlgO-NnSJ9NCOjjoIt95udGte2vENGVSANPHrpDQACBQJwHDpHBDZ18eUjoVOTTNsd9oLUAd3vSEZTVHTUQAk-Ht_P8FZC-gZoTA/w139-h200/zone_of_interest.jpg" width="139" /></a></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: black;"><span style="text-align: left;">“</span><span face="Arial, sans-serif" style="text-align: left;"><span style="font-size: normal;">Urgente”,
“necessario”, “importante”. Lo hanno commentato tutti, e tutti con gli stessi aggettivi. Lo sapete: è il dramma
sull'Olocausto che non mostra mai i campi di concentramento, ma la banalità delle famiglie naziste. Lo sapete: in casa Hoss, un paradiso da proteggere, poco importano le urla, gli
strepiti, i pianti che cozzano contro il nitore della fotografia;
poco importano le piogge di ceneri. Il turbamento dello spettatore
nasce proprio lì: dalla freddezza glaciale dei lunghi quadretti
domestici; dallo scollamento tra immagine e sonoro. Sperimentale,
l'ultimo Glazer si poggia su un'idea vincente. Per quanto stimolante,
però, non è un film che ho sentito visceralmente. L'estetica,
fulgida, ne fa un'asfittica camera ardente. L'approccio, nuovo, non
basta a reggere l'intera visione. I protagonisti, inquadrati in campo
lungo, si muovono come i concorrenti di un reality. Resto
un amante del cinema narrativo. E <i>La
zona di interesse</i>
racconta una storia bruttissima, restando per tutto il tempo su una
soglia che – se non concettualmente – non ha suscitato interesse. Esporci agli orrori senza filtri, senza morale: ci renderà
sempre più saggi o più assuefatti? Vincerà, ma non è il "mio" Miglior Film. (7)</span></span></span></div><p></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; orphans: 2; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;"></span></span></span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjv0_SOkB6RBSJbb3vr49trOEl2euuoeMelBRIzOloCYnd3toCFecPqYjgkVsm-kgiY8ePBnf8J42kCrjJ9JCWZJ7N0QHq3g9CsF1zP_-YQx8jaCObZbnDZ-UBbHZisrilzScHY1zJdKQodkXenPB2MpPzjQGJxhrtFyFXCv9giBYI9Fl6g3u6LVfGWrw/s755/past_lives_ver2.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="755" data-original-width="510" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjv0_SOkB6RBSJbb3vr49trOEl2euuoeMelBRIzOloCYnd3toCFecPqYjgkVsm-kgiY8ePBnf8J42kCrjJ9JCWZJ7N0QHq3g9CsF1zP_-YQx8jaCObZbnDZ-UBbHZisrilzScHY1zJdKQodkXenPB2MpPzjQGJxhrtFyFXCv9giBYI9Fl6g3u6LVfGWrw/w135-h200/past_lives_ver2.jpg" width="135" /></a></span></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="text-align: left;">A
vent'anni di distanza dal loro ultimo incontro, una vecchia coppia si dà appuntamento. A New York parleranno di scelte,
seconde possibilità, predestinazione. </span><span style="text-align: left;">Pacata presa
di coscienza, in cui tra le righe si riflette anche
di ambizione femminile e identità culturale, </span><i style="text-align: left;">Past
Lives</i><span style="text-align: left;">
si inserisce nel filone delle romcom indie. Impossibile non
pensare a Linklater, Coppola, Kar-Wai. Immancabili le
lunghe carrellate, una città da cartolina, i silenzi riempiti dalla
densità di certi sguardi. La regia è una carezza; i protagonisti,
dotati di una chimica incantevole, animano un triangolo dagli esiti
piuttosto prevedibili. Ma a rimanere impresso è soprattutto il
marito di lei, tagliato fuori dai dialoghi dei due innamorati
ritrovati; incapace di decifrare i sogni della moglie immigrata e,
per questo, inconsolabile. Agrodolce e discreta, Song non osa
variazioni sul tema e regala ai romantici tutto ciò che si
aspettavano. Volutamente algida, confeziona un film (per qualcuno già
cult), forse più fortunato che bello. </span><i style="text-align: left;">Past
Lives </i><span style="text-align: left;">è
un ordinario esordio da Sundance che gode di una vetrina
straordinaria: gli Oscar. Si ha, tuttavia, la sensazione di averlo
già visto altrove. Magari in un'altra vita?</span><span style="text-align: left;">
(7)</span></span></span></span></div><p></p>
<p align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.5cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"></span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1Uxx9NaHjhWW94Yq1Hacl8uRyBXk9IN1gmFqpUIQVhBbv8kgnmP5pMkkmt9h5kdqCidDOVgmwQkwjrvjK-uEUYMz2P4WzhZ7HWw9yfl-kVMONone8fnP91D9K9g3RC8ZMTRNqDgUBRLmQxy5-BBvg1HyDb_7gk1h8BC1mXTW5LnuLQRWQiyYo-h_cUg/s755/american_fiction_ver2.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="755" data-original-width="510" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1Uxx9NaHjhWW94Yq1Hacl8uRyBXk9IN1gmFqpUIQVhBbv8kgnmP5pMkkmt9h5kdqCidDOVgmwQkwjrvjK-uEUYMz2P4WzhZ7HWw9yfl-kVMONone8fnP91D9K9g3RC8ZMTRNqDgUBRLmQxy5-BBvg1HyDb_7gk1h8BC1mXTW5LnuLQRWQiyYo-h_cUg/w141-h200/american_fiction_ver2.jpg" width="141" /></a></span></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="text-align: left;">Uno
scrittore afroamericano incappa sempre nel solito rimprovero: non
scrive storie abbastanza nere. Gli editori, bianchi, bramano vicende
di tossicodipendenza, criminalità, sbirri violenti: tutto pur di
sgravarsi la coscienza e alimentare il cliché. Per scherzo, il
protagonista scrive un guazzabuglio di luoghi comuni. Il romanzo
diventerà prima un bestseller. Diciamolo: candidato a cinque Oscar,
</span><i style="text-align: left;">American Fiction</i><span style="text-align: left;"> avrebbe meritato soltanto una nomination per
la sceneggiatura. Già premiato al Sundance, non brilla per fattura,
ma è un'inaspettata ventata d'aria fresca. Originale, divertente,
leggero ma non troppo, è una provocazione intellettuale che scardina
i meccanismi dei successi editoriali e dei premi letterari.
Nonostante le premesse memorabili, il potenziale del tema non viene
pienamente sfruttato. Le pieghe pirandelliane vengono talora messe in
secondo piano dalle vicende familiari del protagonista; la satira
viene stemperata dall'Alzheimer di una mamma anziana, dal coming out
del tormentato Sterling K. Brown, da un matrimonio e un funerale. Ma
si ride, e di noi. Quante volte abbiamo definito un romanzo
“coraggioso”? Quante volte abbiamo fatto ridere sotto i baffi
qualcuno come Jeffrey Wright, qui diviso tra orgoglio e denaro? (6,5)</span></span></span></span></div><p></p>
<p align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.5cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"></span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjItMbqI25BSrTTa3u_kdDU8rD-ZB2bRHKcDBK3cQDgxTiVawm1dqpEwp2Tq95WCeCQkxfSJ3eoF4DDQvN2PvmeTR7Wx3ihqU3Nmurl-rCh0fuCPZlx0fNivzJZpc-yM6y0dRaxdC9GVoxWhGP7UCx91YIf4650vGcjouakJvxoXrj4GygMHQOOmAa7Ig/s755/killers_of_the_flower_moon_ver3.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="755" data-original-width="509" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjItMbqI25BSrTTa3u_kdDU8rD-ZB2bRHKcDBK3cQDgxTiVawm1dqpEwp2Tq95WCeCQkxfSJ3eoF4DDQvN2PvmeTR7Wx3ihqU3Nmurl-rCh0fuCPZlx0fNivzJZpc-yM6y0dRaxdC9GVoxWhGP7UCx91YIf4650vGcjouakJvxoXrj4GygMHQOOmAa7Ig/w138-h200/killers_of_the_flower_moon_ver3.jpg" width="138" /></a></span></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="text-align: left;">Tratto
da una storia vera nerissima, è il film più impegnativo tra i
candidati. Con le sue oltre tre ore di durata, è un atto d'accusa
contro gli abusi dei bianchi a danno dei nativi. L'indignazione e lo
sgomento vengono soffocati dai ritmi dilatatissimi e dall'andamento
prevedibile; la piega giudiziaria dell'ora finale, in particolare,
annoia e affatica. Leonardo DiCaprio, imbelle, si lascia traviare da
un'eminenza grigia con il ghigno di Robert De Niro. Teatrali e
gigioneggianti, finiscono per mettere in ombra Lily Gladstone: una mater
dolorosa sobria e piena di contegno la cui recitazione misurata,
lontanissima da quella grandattoriale del duo, appare piatta al
confronto. Dirige Martin Scorsese: la storia del cinema in persona. Ma il
cinema è anche andato avanti. E questo classico western di denuncia,
con il solito classico Scorsese alla macchina da presa, mostra un
regista ormai fermo alla stessa impostazione rigorosa, ai soliti
attori virtuosi, alle stesse storie solenni. Lo si candida per
rispetto reverenziale. Ma pochi vedranno questa sua ultima fatica
film fino alla fine. (5)</span></span></span></span></div><p></p>Mr Inkhttp://www.blogger.com/profile/09010375264805972745noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-6424576537847051610.post-20339688180804729042024-03-01T08:30:00.001+01:002024-03-01T08:30:00.135+01:00Recensione: Estranei - All of Us Strangers, di Taichi Yamada <p></p><h4 style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhreBErRnaTA_POnSumGPhyIcriVaaLyfEFFPTHyI1jjhayu4szK-E6B_wWLzHgnatWHvJlGHsc3ZTszvuC2I_a0BPIbxdl-jrExzb5hYNF8FWhpZgpMupBiu0f0uIf8rmN_pVppdQMsdCSxW1CGbhlhMP4pOKYWgCPFD8itGOGWR7NQBgw2-1bsHxVnQ/s941/Immagine1.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="941" data-original-width="899" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhreBErRnaTA_POnSumGPhyIcriVaaLyfEFFPTHyI1jjhayu4szK-E6B_wWLzHgnatWHvJlGHsc3ZTszvuC2I_a0BPIbxdl-jrExzb5hYNF8FWhpZgpMupBiu0f0uIf8rmN_pVppdQMsdCSxW1CGbhlhMP4pOKYWgCPFD8itGOGWR7NQBgw2-1bsHxVnQ/s320/Immagine1.png" width="306" /></a></div><span style="color: black;"><div style="text-align: center;"><span style="font-family: georgia;"><span style="font-weight: normal;">|</span></span><i style="font-family: georgia;"><span style="font-weight: normal;">
<a href="https://www.editricenord.it/libro/taichi-yamada-estranei-9788842936053.html">Estranei</a>, </span></i><span style="font-family: georgia;"><span style="font-weight: normal;">di
Taichi Yamada</span></span><i style="font-family: georgia;"><span style="font-weight: normal;">.</span></i><span style="font-family: georgia;"><span style="font-weight: normal;">
Nord, € 16, pp. 216 |</span></span></div></span></h4><p></p>
<p align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="font-size: normal;">Uno
sceneggiatore in crisi sentimentale e creativa, pessimo nel gestire i
rapporti interpersonali – in particolare con le moglie, fidanzatasi
nel frattempo con il migliore amico, e con il figlio universitario –,
sperimenta gli scherzi delle solitudine nel torrido agosto di Tokyo.
La città, calda e trafficata, sembra essersi svuotata. Il condominio
di cui occupa un appartamento al settimo piano, stipato di uffici, si
spopola al calare della sera. Siamo in un romanzo giapponese degli
anni Ottanta, a cui l'omonimo di Andrew Haigh (al cinema da ieri) si
è soltanto liberamente ispirato. Siamo in una storia di fantasmi, a
tratti sorprendentemente horror, in cui la soglia tra vivi e morti sa
farsi labile. Il giorno del compleanno del protagonista coincide con
una festività buddista chiamata O-bon: una ricorrenza in cui, un po'
come il due novembre, si è soliti celebrare i propri defunti. E
parlarci? Tornato a quarant'anni di distanza nel quartiere in cui è
cresciuto, ormai zeppo di cinema dismessi e lotti abbandonati, il
protagonista è ospite di una giovane coppia: dopo un pomeriggio
passato a bere birra e whisky, si congeda da loro e, sul taxi del
ritorno, piange di malinconia. L'uomo e la donna sono i suoi
genitori, morti quando lui aveva dodici anni appena. È la fantasia
del protagonista ad animarli, o c'è qualcosa di soprannaturale in
atto? Una forza mortifera che minaccia di strapparlo alla realtà,
all'insegna di un passato idealizzato in cui può atteggiarsi a
figlio devoto?</span></span></span></p>
<p align="CENTER" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: normal;"><i><b>Non
sparire, adesso.</b></i></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="font-size: normal;">Considerato
un maestro del genere in patria, Yamada punta tutto sulla
fascinazione delle atmosfere e su una scrittura lineare, ma capace di
sensazioni ambigue. Vietato aspettarsi lo stesso struggimento del
film omonimo, che già con il trailer ci ha miseramente ridotti in
lacrime. Resta, tuttavia, una profonda tenerezza nel figurarsi il
protagonista bearsi delle mille premure dei familiare; godersi la
quieta gioia mai sperimentata da bambino. Ma qui ci si domanda
costantemente: i genitori redivivi sono spiriti benevoli o demoni
sanguinari? In un limbo su misura dove l'immaginazione viene
preferita alla realtà, l'ossessione per i morti rischierà di
allontanarlo da Kei: una vicina di casa segnata da profonde cicatrici
che, come nel mito di <i>Amore e Psiche</i>, domanda di non essere
osservata alla luce dell'abat-jour. Fiaba cupa e minimalista sulle
leggi imperscrutabili dell'aldilà, la controparte letteraria di
<i>Estranei</i> è come un lungo corridoio angusto. A seconda del
nostro stato d'animo, può ispirare smarrimento o terrore. </span></span></span>
</p>
<div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="font-size: normal;"><i><b>Il
mio voto: </b></i></span>★★★<br /></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="font-size: normal;"><i><b>Il
mio consiglio musicale: Pet Shop Boys – Always On My Mind</b></i></span></span></span></div><div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="font-size: normal;"><i><b><br /></b></i></span></span></span></div><div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="font-size: normal;"><i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/wDe60CbIagg" width="320" youtube-src-id="wDe60CbIagg"></iframe></div></i></span></span></span></div>
Mr Inkhttp://www.blogger.com/profile/09010375264805972745noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6424576537847051610.post-5191726272957234012024-02-26T10:30:00.001+01:002024-02-29T22:00:04.634+01:00Recensione: Le correzioni, di Jonathan Franzen <p></p><h4 style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhL_kcm5gBQkYak-2kDokQsKZGyoQp0GUmf3GKSqxnqpEPVEFJWbkUylyNhxQ7CX7FftcymPObuIbEz7SYIlMPLy92-IL2dJnBQIXX1VqlvKOkvDdCgrVsdFMV7EDb2XQ7ofkvZyqKoSywGirp9Y9rqycocAknjtxi2a1MXC3t4fOCT2fTPXFtWv2hlFg/s1165/Immagine1.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="920" data-original-width="1165" height="256" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhL_kcm5gBQkYak-2kDokQsKZGyoQp0GUmf3GKSqxnqpEPVEFJWbkUylyNhxQ7CX7FftcymPObuIbEz7SYIlMPLy92-IL2dJnBQIXX1VqlvKOkvDdCgrVsdFMV7EDb2XQ7ofkvZyqKoSywGirp9Y9rqycocAknjtxi2a1MXC3t4fOCT2fTPXFtWv2hlFg/w322-h256/Immagine1.png" width="322" /></a></div><span style="color: black;"><div style="text-align: center;"><span><span style="font-weight: normal;">|</span></span><i><span style="font-weight: normal;">
<a href="https://www.einaudi.it/catalogo-libri/narrativa-straniera/narrativa-di-lingua-inglese/le-correzioni-jonathan-franzen-9788806160371/">Le correzioni</a>, </span></i><span><span style="font-weight: normal;">di
Jonathan Franzen</span></span><span><span style="font-weight: normal;">.
Einaudi, € 15,50, pp. 600 |</span></span></div></span></h4><p></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Da
quando la mia famiglia ha cambiato forma, in seguito a una
separazione che ci ha sparpagliati e stravolti — anche se, mi dico,
non annientati —, accolgo l'arrivo delle feste comandate con un
attacco di panico. Qualcuno, una volta, mi ha detto che i momenti di
aggregazione acuiscono la malinconia. Ma ha taciuto la fatica che
aggregarsi comporta. Quando lontani, ognuno in una regione diversa,
tocca far pace con le vecchie ruggini e con i ritardi di Trenitalia
pur di rivedersi. Ho passato l'ultima settimana dell'anno sui treni,
inseguendo le tessere sparse di un puzzle di cui a volte mi sfugge il
disegno; quando ho pensato di poter finalmente tirare i remi in barca
nel mio monolocale a Torino — piccolo, sì, ma mio e basta —, mi
sono toccati un altro andirivieni, un'altra corsa. Hanno picchiato
alla porta gli ottantotto anni di mia nonna, per ricordarci quanto
fragile sia il corpo di un'anziana e quanto sia dura, ben più di un
femore, la sua testa: ostinatamente rifiuta case di riposo e badanti,
esprimendo il desiderio — quando sarà — di morire a casa sua,
circondata da una prole ormai troppo provata, fisicamente e
psicologicamente, per pensare all'amore filiale. Ho scelto, insomma,
il momento più giusto e più sbagliato per dedicarmi al mio primo
Franzen. Non aspettatevi una saga familiare da amare. </span></span><i><span style="font-weight: normal;">Le
correzioni</span></i><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
è una commedia umana prolissa, caustica e brutale, che riserva
duecento pagine di digressioni di troppo e una galleria di personaggi
antipaticissimi. Ma quanto mi somigliano gli incorreggibili Lambert?</span></span></span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; margin-left: 0.5cm; margin-right: 0.5cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: normal;"><i><b>L'ignoranza
volontaria era un importante mezzo di sopravvivenza, forse il più
importante di tutti.</b></i></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Alfred,
ex ingegnere ferroviario affetto da demenza, difende il suo trono:
una poltrona blu a cui non rinuncerebbe né per una cura sperimentale
né per l'ospizio. Benché incapace di controllare il proprio
sfintere, tiranneggia comunque su Enid: casalinga semplice e
remissiva, con un fiuto inespresso per gli affari e una sessualità
mai esplorata per via del marito perbenista. Hanno messo al mondo tre
figli diversissimi, accomunati però dalla stessa consapevolezza:
accudire quei genitori invadenti, giudicanti, repubblicani prima o
poi li mangerà vivi. Chip, dopo i fallimenti come insegnante e
sceneggiatore, vola in Lituania per conto di un improbabile signore
della guerra; Denise, andata a letto col capo e poi con la moglie di
lui, vive una crisi esistenziale che soltanto la sua vocazione come
chef può sbrogliare; Gary, nevrotico banchiere succube del sesso e
del denaro, lotta con la sua popolosa famiglia per andare a
trascorrere dai nonni un'ultima festività. Nel mezzo ci sono: una
crociera per pochi eletti, gli spasmi del mercato azionario, gli
investimenti sbagliati, gli ansiolitici. Sullo sfondo: un'America che
più America non si può, sospesa nel tempo — siamo, forse, nei
tardi anni Novanta — ma sempre identica a sé stessa, stritolata
dal fals</span></span><i><span style="font-weight: normal;">o
politically correct</span></i><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
e dalle spietate regole del capitalismo. La neve cade, ma senza
purezza. E non è così puro, a ben vedere, nemmeno un nipotino
prodigio che legge i classici per l'infanzia e giura di stravedere
per i propri cari. Allora quale speranza c'è? Purtroppo o per
fortuna ci sono le feste, con lo sporco calciato via sotto il tappeto
e i tabù taciuti per quieto vivere. Le si passa tutti a St. Jude,
nel Midwest, cittadina che significativamente porta il nome del santo
patrono delle cause perse. La matriarca si affaccenda, ostenta
entusiasmo e sorrisi, ma i figli passivo-aggressivi siedono intanto
con la segreta paura di restare intrappolati lì: la «stagione della
gioia e dei miracoli», infatti, è la medesima della coercizione
emotiva.</span></span></span></span></span></p>
<p align="CENTER" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: normal;"><i><b>Così
sono le persone: stupide.</b></i></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Lo
so bene anch'io, pronto ad additare il puntale storto, i regali
riciclati, i loro maglioni kitsch, la seduta scomoda: con questa
lettura non è stato infatti colpo di fulmine. Più farsa che
tragedia, fotografata con un filtro grottesco che ne esaspera vizi e
stramberie, quella di Franzen è una parodia al vetriolo dei sogni e
degli incubi di una generazione che ha creduto, finché ha potuto,
nella fiaba della virtù e dei buoni sentimenti. Meglio svegliarsi o
continuare a nutrire l'inganno, magari aiutati da una pillola magica
che si chiama come il leone di </span></span><i><span style="font-weight: normal;">Le
cronache di Narnia</span></i><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">?
Franzen mi ha fatto sbuffare per le loro parole di troppo, ridere
delle loro idiosincrasie e infine commuovere, grazie a un'ultima
parte tanto brillante quanto spietata in cui i Lambert si sono
rivelati un po' infelici a modo mio. Ho letto di loro in attesa delle
coincidenze dei Freccia; nel letto in cui dormiva mia madre da
bambina; al capezzale di una nonna abbastanza lucida da spendere
ancora una parola per l'arrivo dei suoi sessant'anni di matrimonio.
Con la voglia di stringermi ai miei familiari e di scappare
dall'altra parte. Mentre, tra tristezza e sollievo, le vetrine
venivano pian piano spogliate delle loro decorazioni fino a piombare
in un anonimato consolante. Le luci delle città non hanno rispetto
per i dolori dei figli. Meglio aspettare a denti stretti l'Epifania:
che porti via gli strascichi, e la malinconia, di questo nostro canto
di Natale stonato. </span></span></span></span></span>
</p>
<div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><b>Il
mio voto: </b></i></span>★★★<br /></span></span><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><b>Il
mio consiglio musicale: Elvis Presley – Blue Christmas </b></i></span></span></span></div><div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><b><br /></b></i></span></span></span></div><div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/B6WnnZRSKYs" width="320" youtube-src-id="B6WnnZRSKYs"></iframe></div></i></span></span></span></div>
Mr Inkhttp://www.blogger.com/profile/09010375264805972745noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-6424576537847051610.post-76273099503280216612024-02-19T10:00:00.000+01:002024-02-19T10:08:48.738+01:00Recensione: Cuore nero, di Silvia Avallone<p></p><h4 style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgq9BV7_aXr9XxC5rbHjENzYcTh4Ohn1oOlotPfFCsQOqB_DlilFArcr5WpWTkc0i5Bz3nPP6gNrLY6vmAG-OBumQUCO8MMGO5nj5cvKZMhunTqK7TZHVkIOy5bPDg48WJK2lwRbgMb-C4efIiUlv2DidFUJ86gVoW6wger1aiB2PhF9oW9KlANzuA0xQ/s1189/Immagine1.png" imageanchor="1" style="font-weight: normal; margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="941" data-original-width="1189" height="253" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgq9BV7_aXr9XxC5rbHjENzYcTh4Ohn1oOlotPfFCsQOqB_DlilFArcr5WpWTkc0i5Bz3nPP6gNrLY6vmAG-OBumQUCO8MMGO5nj5cvKZMhunTqK7TZHVkIOy5bPDg48WJK2lwRbgMb-C4efIiUlv2DidFUJ86gVoW6wger1aiB2PhF9oW9KlANzuA0xQ/s320/Immagine1.png" width="320" /></a></div><span style="color: black;"><div style="font-weight: normal; text-align: center;"><span style="font-family: Arial, sans-serif;">|</span><i style="font-family: Arial, sans-serif;">
<a href="https://www.rizzolilibri.it/eventi/cuore-nero-01768/">Cuore nero</a></i><span style="font-family: Arial, sans-serif;">, di Silvia Avallone. Rizzoli, € 20, pp. 368 </span><span style="font-family: Arial, sans-serif;">|</span></div></span></h4><p></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="font-size: normal;">Nelle
ultime settimane ho recuperato <i>Mare fuori</i>. L'ho visto in
apnea. Ne ho parlato a lezione con i miei studenti, citando ora gli
amanti rivali di Shakespeare e ora Manzoni, con quella testa calda di
Renzo in fuga da Milano. L'ho divorato, ma criticato, facendo
riflettere i più giovani sulla romanticizzazione della criminalità,
sull'approssimazione della sceneggiatura e della recitazione, ma
soprattutto sulla pecca maggiore: perfino nella furia compulsiva del
binge watching non può sfuggire la completa assenza di speranza in
una produzione pensata per un target adolescenziale. Per i beniamini
del pubblico non c'è riscatto: quando escono dall'IPM di Napoli sono
destinati o a ritornarci, o a moririre. Ho alternato alla visione
l'ultimo romanzo di Silvia Avallone: provvidenzialmente, un'altra
storia che similmente parla di carcere minorile, amicizie fatali,
giovinezze interrotte. Qui, tuttavia, c'è ciò che manca alla
produzione Rai: una riflessione sulla fatica di ricominciare. Non
altrove, bensì da sé stessi. Dopo un'adolescenza spesa nel minorile
di Bologna, c'è chi non riesce a riscattarsi e si toglie la vita;
c'è chi non soltanto si reinventa, ma nel frattempo si è diplomato
o finanche laureato; infine c'è Emilia, la protagonista, che in fuga
dalla gogna mediatica si rifugia in un eremo irraggiungibile ai
confini del Piemonte. A Sassaia non ci sono strade percorribili in
macchina, televisori, persone che possano ricordare i dettagli di
cronaca. Quel borgo fantasma che ha ospitato streghe, eretici e
partigiani conta due abitanti appena: con l'arrivo di Emilia, tre.</span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; margin-left: 0.5cm; margin-right: 0.5cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: normal;"><i><b>Ora
ti sembrerà impossibile. Ma io ti garantisco che tutto passa. E, se
non può passare, cambia.</b></i></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="font-size: normal;">La
donna, ormai trentunenne, è disabituata al silenzio, alla
tecnologia, a uomini che non siano suo padre. Ferma all'estate dei
suoi quindici anni, ai poster di DiCaprio e Britney Spears, è la
caricatura di una teenager controcorrente, tutta sigarette e
scarponi. Reagisce alla libertà come un cerbiatto accecato dagli
abbaglianti. Diffidente, non si fida nemmeno di Bruno: un solitario
maestro elementare che lascia le castagne migliori in dono ai defunti
genitori e combatte l'analfabetismo della valle nell'impossibilità
di fare altrettanto coi propri dolori. Leggerà poesie per fare
addormentare Emilia. Ci andrà a letto prima di conoscere il suo
nome: troppa la fame di calore umano. Si innamorerà di lei,
ricambiato, senza conoscerne l'oscurità interiore. Cosa penserebbe
lui, vittima dell'ingiustizia, della relazione con lei, carnefice? A
raccontarci la loro storia è Bruno, a lungo ignaro, che costruisce
la nuova routine di coppia su una fragile bugia in cui hanno entrambi
il disperato bisogno di credere. Ma <i>Cuore nero </i>non è soltanto
il resoconto di un incontro vissuto con l'entusiasmo febbrile di una
seconda adolescenza. È soprattutto l'esame di una coscienza sporca,
logora, che per trovare rattoppi ha dovuto conoscere la detenzione:
con le sue privazioni, con le sue amicizie e inimicizie, con
l'autolesionismo e gli psicofarmaci, ma anche con l'istruzione
carceraria.</span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; margin-left: 0.5cm; margin-right: 0.5cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: normal;"><i><b>Ti
dicono: “Vai, sei prosciolta”, ma è solo una parola. Come troia
e ti odio nel diario dei sedici anni. La verità è che non ti puoi
sciogliere da te stessa, che non c'è modo di tornare indietro,
sistemare le cose, tirare un sospiro di sollievo e, finalmente,
andare avanti.</b></i></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="font-size: normal;">Grazie
alla prof giusta, le detenute scoprono Dante e Dostoevskij.
Sostengono la maturità da privatiste, commosse dall'opportunità di
mimetizzarsi per una volta con i loro coetanei. «Stronze, troie e
regine», corrono perfino alle urne. Tra un romanzo e l'altro,
l'autrice ha insegnato scrittura creativa in carcere. Ha dialogato
con detenuti, educatori, giudici. È nata così una vicenda sì
d'immaginazione, ma attentissima ai sogni e agli incubi dei
diseredati. Com'è la neve vista da dietro le sbarre? Cosa significa
scoprire il sesso a trent'anni? Quanto è profondo l'abisso, quanto
difficile coltivare fiori sul suo bordo vertiginoso? Tragico,
commovente e realistico, questo ritorno in libreria colpisce e
affonda grazie a due protagonisti chiaroscurati e al calore di una
scrittura che infonde quiete. Avallone non è più l'autrice
arrabbiata degli inizi. È cresciuta, e la ribellione dell'esordio ha
lasciato spazio a maturità e consapevolezza. La leggo e la immagino
in pace. In Emilia è possibile scorgere traccia dei vecchi spigoli
di Silvia, dei prefabbricati industriali e dei sentimenti morbosi di
<i><a href="http://diariodiunadipendenza.blogspot.com/2016/02/recensione-basso-costo-acciaio-di.html">Acciaio</a></i>, ma il meglio di lei è in Bruno: un omone a cui dona
grazia, pacatezza, empatia. È lui a spiegare si suoi alunni che la
nostra lingua è viva: cambia, si evolve. Gli errori di ortografia
sono legittimi. Si impara a furia di sbagli, e c'è speranza anche
per Martino Fiume, un discolo che proprio non vuol saperne di
applicarsi. Ha sbagliato anche Emilia: un'anima smarrita da
ricondurre sulla retta via dell'auto-assoluzione. E in discoteca,
nella notte Capodanno, in un passo a due sulle note di un tormentone
di Gigi D'Agostino. Il male dietro. Il mare fuori, certo, ma a un
passo. </span></span></span>
</p>
<div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="font-size: normal;"><i><b>Il
mio voto: </b></i>★★★★<br /> </span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="font-size: normal;"><i><b>Il
mio consiglio musicale: Gigi D'Agostino – L'Amour Toujours </b></i></span></span></span></div><div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="font-size: normal;"><i><b><br /></b></i></span></span></span></div><div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="font-size: normal;"><i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/y1PlUThxES0" width="320" youtube-src-id="y1PlUThxES0"></iframe></div></i></span></span></span></div>Mr Inkhttp://www.blogger.com/profile/09010375264805972745noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-6424576537847051610.post-81419158472558944772024-02-06T09:00:00.002+01:002024-02-06T09:44:30.776+01:00Recensione: Ventre, di Giulia Della Cioppa<p></p><h4 style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHGoJ3GwhBWljpChgnrrUXx1dDOBsyXarl1YAohlu2p94qE9kHHcbchjODO64ajBML2m8KFL61jCXcLc1_X1oxscrxmz1fkAfaqIf3QIk3noiCiWt33WEFu1qd2itJ2YzqoJFrrFKqXq5W5WxMo4DZSR9x_8hMjsmCg2lvvVaG9y4bY-06hFiQy8BR1A/s944/Immagine2.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="944" data-original-width="853" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHGoJ3GwhBWljpChgnrrUXx1dDOBsyXarl1YAohlu2p94qE9kHHcbchjODO64ajBML2m8KFL61jCXcLc1_X1oxscrxmz1fkAfaqIf3QIk3noiCiWt33WEFu1qd2itJ2YzqoJFrrFKqXq5W5WxMo4DZSR9x_8hMjsmCg2lvvVaG9y4bY-06hFiQy8BR1A/s320/Immagine2.png" width="289" /></a></div><span style="color: black;"><div style="text-align: center;"><span style="font-family: georgia;"><span style="font-weight: normal;">|</span></span><i style="font-family: georgia;"><span style="font-weight: normal;">
<a href="https://www.alteregoedizioni.it/ventre/">Ventre</a>, </span></i><span style="font-family: georgia;"><span style="font-weight: normal;">di
Giulia Della Cioppa</span></span><span style="font-family: georgia;"><span style="font-weight: normal;">.
Alter Ego, € 16, pp. 148 |</span></span></div></span></h4><p></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Si
chiama Margherita ed è un fiore reciso. A ventisei anni ha mandato
giù una boccetta di Tavor con un bicchiere di latte. Purtroppo per
lei, ha sette vite come i gatti. Ricoverata in terapia intensiva, ha
l'orecchio fino, una mente instancabile e un corpo di cui non avverte
nostalgia. Giace inerme, accanto a una paziente massacrata di botte
dal compagno violento, e si scopre dolorosamente in balia degli
altri. Irrequieta, curiosa, febbrile, un tempo era una ribelle: per
lei era stato preannunciato un destino o da tossica o da terrorista.
Ora è lì, sotto i neon, come un'orata spennellata d'olio sul
bancone del reparto pescheria. Mentre il corpo di Margherita è
immobile, i suoi occhi urlano vendetta. Sa dar loro voce Giulia Della
Cioppa, classe 1996, che sul finire dell'anno mi ha sorpreso con un
esordio bomba. L'autrice casertana è abile nel leggere i parametri
vitali, le ombre a forma di balena che si proiettano sul pallore dei
muri, i corpi femminili. Per lei non hanno segreti. E nel
condividerli con noi gioca deliziosamente a sconvolgerci, attraverso
i meccanismi di un perverso body horror in cui la protagonista
diventa una Barbie tormentata – e finalmente desiderata – da due
litiganti.</span></span></span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; margin-left: 0.5cm; margin-right: 0.5cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: normal;"><i><b>Ci
deve essere stato un tempo in cui le donne hanno educato alla
brutalità, così come hanno insegnato tutto il resto. Ci deve essere
stato un tempo in cui né uomini né animali sapevano cacciare e
dalla violenza della nascita hanno imparato. Un corpo sanguinante
esce da un corpo sanguinante. Spaventati e impauriti dal mostro-donna
devono averne sovvertito la crudeltà. Fossi stato un uomo, ci avrei
provato anch'io. La sopravvivenza ti spinge a atti disperati.</b></i></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Da
un lato c'è la madre, donna rigida e ossessiva che in passato
frugava nei suoi diari e nei suoi zaini in nome della brama di
possesso: negli anni, l'ha accudita e ingabbiata. Come poteva sua
figlia, la sua creatura, avere una vita segreta all'infuori di lei?
Dall'altra c'è l'infermiera del turno di notte, che si chiama Bianca
ma nasconde un'anima nera: abusando della paziente, la lecca, la
morde, la pungola. La sfida. Cerca di strapparle un piccolo segno
vitale o prova piacere nel saperla incosciente? Conturbante, oscuro,
nuovo, </span></span><i><span style="font-weight: normal;">Ventre</span></i><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
è una storia sul masochismo delle relazioni familiari in cui si
mescolano pena e godimento e dove le madri, terrificanti, dominano
incontrastate sui vivi e sui morti. Non c'è atto più violento del
nascere. Le donne sono le detentrici di questo rituale sanguinoso:
janare spaventose, streghe onnipotenti, che si appollaiano sul petto
delle belle addormentate. E danno. E tolgono. E coi petali di
Margherita giocano, infine, a uno spietato “M'ama non m'ama”. Se
potesse, la protagonista si sveglierebbe? Rinascerebbe? Più vicina
alle provocazioni della letteratura weird che al polverume di una
certa narrativa italiana, Della Cioppa spezza l'eterno presente a cui
l'overdose di barbiturici ha condannata Margherita e, in un epilogo
impeccabile, ci svela che è il suo è sempre stato un romanzo di
formazione. Anche in coma, infatti, non smettono di crescere peli,
capelli, unghie. Per rinascere è necessario crescere.</span></span></span></span></span></p>
<div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><b>Il
mio voto: </b></i></span>★★★★<br /></span></span><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><b>Il
mio consiglio musicale: Litfiba - Il mio corpo che cambia</b></i></span></span></span></div><div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><b><br /></b></i></span></span></span></div><div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/KQ-8_0oey7Q" width="320" youtube-src-id="KQ-8_0oey7Q"></iframe></div></i></span></span></span></div>
Mr Inkhttp://www.blogger.com/profile/09010375264805972745noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6424576537847051610.post-90874414486910063772024-02-01T08:30:00.000+01:002024-02-01T08:30:12.746+01:00Recensione: Il nostro grande niente, di Emanuele Aldrovandi<p></p><h4 style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhr7V5_oSTkv80p5fwuslq6eo9AQaZnuW9SSK2XugILQguNC8-mnF_nZJnvqTpy0z5w2NfKm7KWEWZVEfRZf_p0Ia_K0JrOwyB6CJ-SnSapW_OBNi1o126qtm8QU6pIItLtb9RbbKNEDKHTwOK_FgFXRQeo-PYP4JjTOoO-1FxRsaQZFkX0lwxxvZ1Brg/s944/Immagine1.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="944" data-original-width="853" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhr7V5_oSTkv80p5fwuslq6eo9AQaZnuW9SSK2XugILQguNC8-mnF_nZJnvqTpy0z5w2NfKm7KWEWZVEfRZf_p0Ia_K0JrOwyB6CJ-SnSapW_OBNi1o126qtm8QU6pIItLtb9RbbKNEDKHTwOK_FgFXRQeo-PYP4JjTOoO-1FxRsaQZFkX0lwxxvZ1Brg/s320/Immagine1.png" width="289" /></a></div><span style="color: black;"><div style="text-align: center;"><span style="font-family: georgia;"><span style="font-weight: normal;">|</span></span><i style="font-family: georgia;"><span style="font-weight: normal;">
<a href="https://www.einaudi.it/catalogo-libri/narrativa-italiana/narrativa-italiana-contemporanea/il-nostro-grande-niente-emanuele-aldrovandi-9788806262099/">Il nostro grande niente</a>, </span></i><span style="font-family: georgia;"><span style="font-weight: normal;">di
Emanuele Aldrovandi</span></span><span style="font-family: georgia;"><span style="font-weight: normal;">.
Einaudi, € 17, pp. 200 |</span></span></div></span></h4><p></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-weight: normal;">Avete
mai immaginato il vostro funerale? I volti dei parenti contratti
dalle lacrime, i discorsi commemorativi, la piccola foto sulla
lapide. Avete mai fantasticato su come la vita andrebbe avanti,
nonostante voi? Matrimoni, nascite, altri funerali ancora. Vi siete
mai chiesti, sentendovi soli e incompresi: se io morissi qui, sul
colpo, a chi mancherei davvero? L'esordio di Emanuele Aldrovandi è
una storia d'amore e perdita costruita su questi interrogativi: nel
corso della lettura, diventeranno un'ossessione. Da quando il
protagonista è morto in un incidente stradale, la sua compagna sta
lentamente venendo a capo del letto disfatto, della libreria
disordinata, delle briciole accanto al computer, della mancata
maratona di <i>Star Wars</i>. Lui autore teatrale, lei editor, si
conoscevano sin dagli anni del liceo. Giovani, affiatati, ironici,
avevano un soprannome per ogni amico; la passione per gli Smiths e i
Radiohead; l'hobby di passeggiare nei cimiteri. A raccontarceli è il
protagonista stesso, che come Casey Affleck in </span><i><span style="font-weight: normal;"><a href="https://diariodiunadipendenza.blogspot.com/2017/10/mr-ciak-ammore-e-malavita-ghost-story.html">A
Ghost Story</a></span></i><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;"><a href="https://diariodiunadipendenza.blogspot.com/2017/10/mr-ciak-ammore-e-malavita-ghost-story.html">
</a>continua ad aleggiare nella casa che gli è appartenuta. Mentre lui è
cristallizzato nel tempo, l'esistenza altrui scorre velocemente:
anche quella della sua vedova, che dopo un po' riprende a mangiare,
sorridere, amare.</span></span></span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; margin-left: 0.5cm; margin-right: 0.5cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><b>Sarebbe
bello poter piegare il tempo in due, come se fosse un foglio di
carta, farci un buco e congiungere il presente con il passato. Io
potrei essere ancora vivo, nel passato. Attraverso quel buco potrei
allungare la mano e stringere la tua, nel presente.</b></i></span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Non
vi rivelo come né perché, ma questo insopportabile struggimento,
purtroppo o per fortuna, dura poco. Quando lo spunto narrativo
sembrerebbe essersi in fretta esaurito, infatti, tutto cambia. Il
romanzo si riavvita su sé stesso in un tuffo carpiato e nella
seconda metà assume un'altra connotazione, nuova vita (anche a
rischio di scontentare qualche lettore). Ma gli interrogativi
restano, pronti a tormentarci e a tormentare anche questi amanti per
tutto il tempo senza nome. Scritto in seconda persona, privo di una
grande evoluzione ma al contempo denso e stratificato, </span></span><i><span style="font-weight: normal;">Il
nostro grande niente </span></i><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">ci
riserva salti indietro e in avanti, sogni lucidi e universi paralleli
alla </span></span><i><span style="font-weight: normal;"><a href="https://diariodiunadipendenza.blogspot.com/2017/01/mr-ciak-and-oscar-goes-to-la-la-land.html">La La Land</a></span></i><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">,
più domande aperte che risposte preconfezionate. Forte di dialoghi
profondamente cinematografici per nitidezza e citazioni, mescola
filosofia e fede, sacro e profano. E, seppure nella tragedia, riesce
anche a divertire grazie a un narratore polemico e nichilista,
intrigato sin dall'infanzia dai come e dai perché, ma disposto a
mettere tutto in discussione per le nuove, brucianti consapevolezza
che morire gli ha donato: siamo tutti sostituibili, l'attrazione è
una reazione chimica, la vita è meccanicismo. Perfino l'amore
disperato delle prime pagine, così, viene messo al vaglio: dietro la
coppia felice degli inizi c'era predestinazione o soltanto casualità?</span></span></span></span></span></p>
<p align="CENTER" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><b>Come
avevo fatto ad arrivare fino a trent'anni senza impazzire? Voi come
fate?</b></i></span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Leggero
ma pieno degli interrogativi che tutti noi ci siamo posti, almeno una
volta nella vita, Aldrovandi è la voce dei trentenni a un bivio.
Quale traccia lasceremo del nostro passaggio su questa terra? Siamo
preoccupati dagli sconvolgimenti climatici e dal precariato: non
vogliamo figli e, in fondo, speriamo che il mondo smetta di battere
insieme al nostro cuore. Siamo cinici, ma sentimentali. Siamo atei,
ma affamati d'eterno. Ad aprile farò trent'anni. Se interrogato,
risponderei che non credo in niente. Ma ci spero. Ecco, questo
romanzo è così: un po' di speranza contro il terrore della nostra
finitezza.</span></span></span></span></span></p>
<div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><b>Il
mio voto: </b></i></span>★★★<br /></span></span><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><b>Il
mio consiglio musicale: Pearl Jam - Just Breathe</b></i></span></span></span></div><div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><b><br /></b></i></span></span></span></div><div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/XTb9GNIxpMk" width="320" youtube-src-id="XTb9GNIxpMk"></iframe></div></i></span></span></span></div>
Mr Inkhttp://www.blogger.com/profile/09010375264805972745noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6424576537847051610.post-21763976159827721462024-01-25T08:00:00.002+01:002024-01-25T08:06:44.465+01:00And the Award goes to: Anatomia di una caduta | The Holdovers | Saltburn | Maestro <p align="JUSTIFY" style="border: none; line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: black;"></span></div><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span face="Arial, sans-serif"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNOTp0bCq4mM8bNb3ErpRjOU5pW0-TM2RGAIgUo5heoVkKroBq2U6dvk_Cabwc4OVK92dPmvx-Ri5JG5lC3x-TmhTISceGMFUSEqoJAFAeHzpbFdMq8yEDbFIFJz_AQf6J4AnBisqYlbfbrTFF3TyKPeIUxnvFmS1PEp7lSLCPl7zNtNSKl7kNfdy2HA/s600/locandina.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: justify;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="420" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNOTp0bCq4mM8bNb3ErpRjOU5pW0-TM2RGAIgUo5heoVkKroBq2U6dvk_Cabwc4OVK92dPmvx-Ri5JG5lC3x-TmhTISceGMFUSEqoJAFAeHzpbFdMq8yEDbFIFJz_AQf6J4AnBisqYlbfbrTFF3TyKPeIUxnvFmS1PEp7lSLCPl7zNtNSKl7kNfdy2HA/w140-h200/locandina.jpg" width="140" /></a></span><div style="text-align: justify;">In
uno chalet una famiglia cerca pace. Lui è un professore, frustrato
per i tentativi di cimentarsi con la scrittura. Lei, fresca di
un'appassionata intervista, è un'autrice internazionale. E poi c'è
il loro bambino, cieco dopo un incidente. Il marito muore. La moglie
è la principale indiziata. Il figlio, l'unico testimone. Vincitore
della Palma d'Oro e destinato a farsi strada fino agli Oscar, il film
di Justine Triet è un'analisi del caos di una coppia contemporanea,
in cui i ruoli di genere si sono invertiti e l'uomo, vittimista, si
lecca le ferite all'ombra di una donna castrante nella sua
intraprendenza. La tedesca Sandra Huller si difende ora in inglese,
ora in francese, e regala la performance dell'anno in un thriller
giudiziario in cui si parla di letteratura, sessualità, relazioni
tossiche. La visione in lingua originale è imprescindibile: i
passaggi da una lingua all'altra pongono la protagonista in una
posizione scomodissima e rendono la verità ancora più
sdrucciolevole, poiché indefinibile a parole. Mentre quel figlio
dagli occhi vitrei non si perde un solo dettaglio, ossessionato
perfino dalle rivelazioni più morbose, il processo a Sandra incalza.
Qualsiasi sarà l'esito, non ci saranno né vincitori né vinti. È
la caduta di un corpo di ottanta chili, che sul tavolo autoptico
semina indizi contraddittori. È la caduta di due dei, che lasciano
l'Olimpo vuoto e un figlio privato delle sua innocenza. Sono stato
quel figlio anch'io. Sono passati otto anni dalla fine della mia
famiglia. E, instancabile, cerco ancora un senso, un alibi, una
prova, per raccontarmi la fine dell'amore da cui sono nato. (9)</div></span></span><p></p>
<p align="JUSTIFY" style="border: none; font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; padding: 0cm; widows: 2;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEObF7NQctPyiKbYlTYP7isiWGiQcxkuMpKcfRyk5eWKdRRLXDzUlc0JhX4cMerxm-TBA-hRSBRJtSSRlfFzwVZcGJbZYSUYF8r064G-74OeH8Be2gcwhpaSBAkDDkvXgPQfLOYGKsAxVNFw3lAzshhGeIReuTUFFWu11Qe5ukRGxzMZURP-vQrrIXkg/s622/locandinapg1.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="622" data-original-width="420" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEObF7NQctPyiKbYlTYP7isiWGiQcxkuMpKcfRyk5eWKdRRLXDzUlc0JhX4cMerxm-TBA-hRSBRJtSSRlfFzwVZcGJbZYSUYF8r064G-74OeH8Be2gcwhpaSBAkDDkvXgPQfLOYGKsAxVNFw3lAzshhGeIReuTUFFWu11Qe5ukRGxzMZURP-vQrrIXkg/w140-h200/locandinapg1.jpg" width="140" /></a></div><span style="color: black;"><div style="text-align: justify;"><span face="Arial, sans-serif" style="text-align: left;">Lui
è un professore burbero e inflessibile. Lei è una cuoca in lutto
per il figlio morto in Vietnam. L'altro è uno studente brillante ma
poco zelante, a cui la madre fresca di divorzio preferisce il nuovo
compagno. Loro, destinati a farsi compagnia in un college del Vermont
svuotatosi per le festività, sono i protagonisti di una commedia
fuori dal tempo, al di sopra del tempo, che si muove con la grazia e
la gentilezza dei grandi classici del genere. Da insegnante di
adolescenti della stessa età del protagonista, da spatriato con una
famiglia lontana e sparsa, non ho potuto che accogliere con
riconoscenza e riconoscimento l'ultimo film di Alexander Payne, qui
ispiratissimo e pronto a sorprenderci anche ai prossimi Oscar. Dopo i
fasti di </span><i style="font-family: Arial, sans-serif; text-align: left;"><a href="http://diariodiunadipendenza.blogspot.com/2014/02/mr-ciak-28-philomena-nebraska-dallas.html">Nebraska</a></i><span face="Arial, sans-serif" style="text-align: left;">, questa volta non confeziona soltanto un
semplice romanzo di formazione dall'impeccabile estetica anni
Settanta, ma un antidoto contro la solitudine in cui un Paul Giamatti
dalle imprecazioni indimenticabili dà all'esordiente Dominic Sessa
lezioni di galanteria e ribellione; con loro una Da'Vine Joy Randolph
in modalità Octavia Spencer. Di buoni sentimenti ma mai buonista,
</span><i style="font-family: Arial, sans-serif; text-align: left;">The Holdovers </i><span face="Arial, sans-serif" style="text-align: left;">ci ricorda la differenza preziosa tra cultura e
pedanteria, tra nozionismo ed educazione e, soprattutto, la natura
crudele del Natale: una festa che taglia fuori i solitari e gli
ammalati di malinconia. Come me. Come loro. (8)</span></div></span><p></p>
<p align="JUSTIFY" style="border: none; font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; padding: 0cm; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"></span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1KIr9Pczihf4ULIDpVFgM5_BS2nuMvqoNusLYA5H-FIuyfjcsVRPZy9ub8TXaLKRjJcp-tQDmyyYOT-HBtI59f-44_ZvZicBSnVhMNOq3oVrYFjN7kVZF9OWjv_vt3-C7pJJtYJPtddr8eRKpMJdMncfM9RICOZQvJztfL6EMMqjefNHk6U-49AZBBA/s512/unnamed.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="512" data-original-width="346" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1KIr9Pczihf4ULIDpVFgM5_BS2nuMvqoNusLYA5H-FIuyfjcsVRPZy9ub8TXaLKRjJcp-tQDmyyYOT-HBtI59f-44_ZvZicBSnVhMNOq3oVrYFjN7kVZF9OWjv_vt3-C7pJJtYJPtddr8eRKpMJdMncfM9RICOZQvJztfL6EMMqjefNHk6U-49AZBBA/w141-h200/unnamed.jpg" width="141" /></a></span></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="text-align: left;">C'è
del genio nel fare uscire sotto Natale un film in cui sono presenti:
fluidi corporei, masturbazione, necrofilia, nudismo, omicidi plurimi.
Tutto in famiglia. Ma c'è poco altro di geniale nel ritorno di
Emerald Fennell: un thriller lontano dall'incendiario mix di generi
che fu invece il Premio Oscar </span><i style="text-align: left;"><a href="https://diariodiunadipendenza.blogspot.com/2021/02/verso-gli-oscar-malcolm-e-marie.html">Promising Young Woman</a></i><span style="text-align: left;">, in cui
tutto scorre in maniera prevedibile e altamente instagrammabile. Ma,
cosa in fondo apprezzabile, sfrenatissima. La regista inglese,
promettente come la protagonista eponima del suo esordio, ha carta
bianca e un'asticella sempre più alta. Se il suo gusto stilistico è
già ineccepibile, se l'umorismo è di quelli neri e british
notoriamente collaudati, ci si aspettava molto di più da una
sceneggiatura che saccheggia un po' le macchinazioni di </span><i style="text-align: left;">Il talento
di Mr. Ripley </i><span style="text-align: left;">e un po' la satira contro i bianchi privilegiati di
</span><i style="text-align: left;">The White Lotus</i><span style="text-align: left;">. Le scene piccanti sono già cult, compreso
quel finale a passo di danza sulle note di un tormentone pop in cui
il magnetico Barry Keoghan può finalmente scatenarsi e gettare la
maschera. Chi è realmente? Un ragno o una falena? Attratto dal
luccichio del bellissimo Jacob Elordi, il cui sudore qui luccica e
ammicca più del sole vivo, brucerà. E, nel suo volo convulso, farà
fuoco e fiamme in un film appetitoso ma senz'altro meno incendiario
delle attese. (7)</span></span></span></span></div><p></p>
<p style="border: none; font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; padding: 0cm; text-align: justify; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"></span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiApntg0IPVTYqbSuYDc5vTdDhSwv9v68bd6JVJ-5qb_cZ7j5kdmdFVk9NYRrFAwbulLYDpLVAoi7K7lpnmQ9HnO9VjB6xvGYqCSLMZZns5H4Tcn5b-_pwSmh7oNzd4yY8uOW_HR8ZReJtOMFwmvTRc1FoJiXrSza14JyXwjNXZ2c5JxZshEXQAcoGxXw/s622/locandinapg1%20(1).jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="622" data-original-width="420" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiApntg0IPVTYqbSuYDc5vTdDhSwv9v68bd6JVJ-5qb_cZ7j5kdmdFVk9NYRrFAwbulLYDpLVAoi7K7lpnmQ9HnO9VjB6xvGYqCSLMZZns5H4Tcn5b-_pwSmh7oNzd4yY8uOW_HR8ZReJtOMFwmvTRc1FoJiXrSza14JyXwjNXZ2c5JxZshEXQAcoGxXw/w148-h200/locandinapg1%20(1).jpg" width="148" /></a></span></span></span></div><span style="color: black;"><div style="text-align: justify;">Era
nata una stella, in un <a href="https://diariodiunadipendenza.blogspot.com/2018/10/mr-ciak-star-is-born-sulla-mia-pelle.html">musical</a> di qualche anno fa. Non quella di Lady
Gaga, ma di Bradley Cooper: un attore versatile e, soprattutto, un
regista con una visione già autoriale. Cito non a caso Scorsese,
Eastwood, Spielberg: insomma, i migliori esponenti del cinema
classico hollwoodiano. Ancora una volta c'entra la musica, ancora una
volta c'entra un'icona: Leonard Bernstein, il primo grande direttore
d'orchestra americano, raccontato nel pubblico (poco) e nel privato
(troppo) attraverso la forma consolidata dei biopic assai cari
all'Academy. Cooper mette sudore, sangue e naso prostetico in
un'interpretazione fortemente mimetica, ben attenta agli sbalzi
d'umore e ai manierismi. Ma sono la grazia e la semplicità di Carey
Mulligan a rubate le nostre lacrime, regalando cuore a un film che ne
sarebbe altrimenti sprovvisto. Colpa di una scrittura frammentaria,
fatta di episodi giustapposti. Colpa di una componente musicale che,
strano ma vero, latita. Tutti sono in stato di grazia, tutto è
all'apice dell'eleganza, ma la visione non coinvolge mai fino in
fondo, se non non nelle poche scene in cui il trito chiacchiericcio
cessa e la musica, troppo sacrificata, prende il sopravvento per
esplodere lungo le navate delle chiese; nelle coreografie iniziali in
cui i protagonisti, ancora innamorati e inconsapevoli, si mescolano
ai danzatori. In questo <i>Maestro</i>, per il resto, purtroppo, non
c'è l'estate a cantare. (5)</div></span><p></p>Mr Inkhttp://www.blogger.com/profile/09010375264805972745noreply@blogger.com15tag:blogger.com,1999:blog-6424576537847051610.post-71314196071080425842024-01-16T10:00:00.002+01:002024-01-16T11:12:18.370+01:00Recensione: L'età fragile, di Donatella Di Pietrantonio<p></p><h4 style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgP74Vydl996CxG5_7NeX6kjfD0rr-hhoDqxJ2Lxyc-fx5-k09rUAIYEDwRiOOqRT636qonx-Pu6U-7PT4V8MO_SEbq1w7frc3zJLZQTfWD-EciEK5dD7ORLnT1XhpoTh5XseHC32N35Xb8NEIvz9dQTTd-D241Zq25j9vgJg2_FkWTitZYPP6_1YK3Ww/s1183/Immagine1.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="920" data-original-width="1183" height="249" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgP74Vydl996CxG5_7NeX6kjfD0rr-hhoDqxJ2Lxyc-fx5-k09rUAIYEDwRiOOqRT636qonx-Pu6U-7PT4V8MO_SEbq1w7frc3zJLZQTfWD-EciEK5dD7ORLnT1XhpoTh5XseHC32N35Xb8NEIvz9dQTTd-D241Zq25j9vgJg2_FkWTitZYPP6_1YK3Ww/s320/Immagine1.png" width="320" /></a></div><span style="color: black;"><div style="text-align: center;"><span><span style="font-weight: normal;">|</span></span><i><span style="font-weight: normal;">
<a href="https://www.einaudi.it/catalogo-libri/narrativa-italiana/narrativa-italiana-contemporanea/leta-fragile-donatella-di-pietrantonio-9788806255787/">L'età fragile</a></span></i><span><span style="font-weight: normal;">,
di Donatella Di Pietrantonio. Einaudi, € 18, pp. 192 |</span></span></div></span></h4><p></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Lucia,
la protagonista dell'ultimo romanzo di Donatella Di Pietrantonio, è
una fisioterapista con l'hobby del canto corale. Rimpiange di non
sapere suonare altro strumento all'infuori della sua voce.
Inaffidabile, cambia in preda all'emozione; a differenza del suono di
un violino o di un pianoforte, è incostante e volubile, destinata a
incrinarsi. Ho pensato che la voce di Di Pietrantonio, invece, è la
cosa più bella che possiede. Bastano poche parole per riconoscerla,
poche pagine per avvertire una specie di nodo in gola. Profondamente
e naturalmente emozionante, piace quando senza fronzoli. Sarà per
questo che </span></span><i><span style="font-weight: normal;">L'età
fragile</span></i><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">,
toccante ma troppo costruito, mi è piaciuto soprattutto nella prima
parte: quando l'autrice dice i non detti tra una madre e una figlia,
accennando di sfuggita a una componente gialla che, purtroppo, poi
diventerà preponderante.</span></span></span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; margin-left: 0.5cm; margin-right: 0.5cm; orphans: 2; text-decoration: none; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: normal;"><i><b>La
vita segreta dei figli. Sappiamo che esiste, ma no siamo mai pronti a
toccarla. Restano per sempre angeli senza sesso nel chiuso delle
nostre teste. Indifferenziati, mai del tutto partoriti.</b></i></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;">Ambientato
in Abruzzo, segue due linee temporali. Nella prima, in periodo Covid,
Lucia torna a vivere con sua figlia Amanda: studentessa
universitaria sfuggente e ostile, che, barricata nella sua cameretta,
vive alla stregua di un hikikimori. Dove affondano le radici della
sua depressione? Nella seconda, collocabile nei primi anni Novanta,
la protagonista ricorda l'amicizia con Doralice: coetanea fuggita in
Canada e sopravvissuta a una tragedia di cui i cronisti di nera
avevano ampiamente scritto. Materna ed evocativa come soltanto lei sa
essere, Donatella riporta due storie di fragilità giovanile e cerca
forzatamente il filo conduttore. Erede di un terreno a Dente di Lupo,
località spettrale ormai scomparsa dalle guide turistiche, la
protagonista si scopre divisa fra montanari e speculatori. Cedere o
tenere? I luoghi hanno forse colpe da scontare?</span></span></span></p>
<p align="CENTER" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: normal;"><i><b>Portavamo
ancora sulle braccia i segni dei rovi. Volevamo soltanto essere
giovani.</b></i></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Tutt'altro
che mitizzata, ora bella e ora crudele, la natura di Di Pietrantonio
somiglia a coloro che la popolano. Selvatici e isolati, chiusi allo
straniero e un po' rozzi con le donne, hanno cercato i responsabili
del delitto di Morrone (paragonato spesso al Massacro del Circeo) con
i fucili da caccia e le torce puntate. Il tribunale ha portato la
giustizia, non il perdono. In fondo non sa perdonarsi neanche Lucia,
responsabile di un'amicizia perduta e ora di una figlia di cui ha
sottovalutato i dolori provati nella più tentacolare Milano. Le
uniranno la consapevolezza di essere parimenti fragili, una terra
vergine, un sentiero che c'è già ma va soltanto rintracciato. Un
po' Taylor Sheridan, un po' Ken Loach, l'autrice mette troppa carne
al fuoco e, fuori dalla sua comfort zone, non appare a proprio agio
con la suspense. Avrei preferito che, anche a costo di ripetersi, si
fosse limitata a essere la solita affidabile Di Pietrantonio. La voce
a nudo.</span></span> </span></span></span>
</p>
<div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><b>Il
mio voto: </b></i>★★★<br /> </span></span></span><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><b>Il
mio consiglio musicale: Elisa - Anche fragile </b></i></span></span></span></div><div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><b><br /></b></i></span></span></span></div><div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/fxzonH9rDw4" width="320" youtube-src-id="fxzonH9rDw4"></iframe></div></i></span></span></span></div>
Mr Inkhttp://www.blogger.com/profile/09010375264805972745noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-6424576537847051610.post-49211912716705230462023-12-31T09:00:00.002+01:002023-12-31T09:03:37.240+01:00Le mie Top 2023: il cinema e le serie TV <p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLC_x4NGDCAoSptGI5hrSo19tHa5eCS10yB8CIR_XlUicUQQo4wGzdCY9E4T74wQrvqpJ9eX_T7rfgBUeUgiU1KyqJylzGPUvh0TBiuPYhpqTLeh36IFp0240G3NCo6DT_BlfJaj2qvIzhC9OCVha435FcS-P4kBJLRunnB_FaRrbKVl05F7-s7m-t3Q/s1190/Cinema.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="860" data-original-width="1190" height="231" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLC_x4NGDCAoSptGI5hrSo19tHa5eCS10yB8CIR_XlUicUQQo4wGzdCY9E4T74wQrvqpJ9eX_T7rfgBUeUgiU1KyqJylzGPUvh0TBiuPYhpqTLeh36IFp0240G3NCo6DT_BlfJaj2qvIzhC9OCVha435FcS-P4kBJLRunnB_FaRrbKVl05F7-s7m-t3Q/s320/Cinema.png" width="320" /></a></div><p></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #cc0000; font-family: georgia;"><b>10.
Nimona </b></span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif">Una fiaba
per grandi e piccini che omaggia il genere e lo
rivoluziona. A metà tra il ciclo bretone e lo
steampunk, non ha bisogno di forzature per risultare inclusiva,
femminista, nuova.</span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #cc0000; font-family: georgia;"><b>9.
Beau ha paura</b></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif">Come
non averne, di paura, davanti a un film così lungo, ostico,
sperimentale? Impavido, Aster divide con
un'esperienza cinematografica impareggiabile. Freud sarebbe andato a
nozze con l'odissea di questo stralunato Phoenix in fuga dalla madre.</span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #cc0000; font-family: georgia;"><b>8.
Pearl</b></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif">Apparso
nel circuito festivaliero l'anno passato, è arrivato in Italia
esclusivamente in homevideo. L'assassina seriale di West è un
personaggio di rara complessità emotiva e Mia Goth le rende giustizia in un monologo lungo dieci minuti.
Il resto è un incubo in technicolor che fa ben sperare per il terzo
capitolo della serie.</span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #cc0000; font-family: georgia;"><b>7.
The Whale</b></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif">Aronofksy
torna a parlare di corpi. E insieme a
lui torna Fraser, a lungo assente dalle scene. La loro
collaborazione, claustrofobica e provante in un salotto già
affollato di disturbi – non solo alimentari –, non è per
tutti, ma regala un'interpretazione dalla potenza
annichilente.</span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #cc0000; font-family: georgia;"><b>6.
La chimera</b></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif">Gli
stranieri ce la invidiano, ma noi abbiamo avuto occhi troppo
distratti per riconoscere il talento di Alice.
Spirituale, tragica, immaginifica, questa volta raduna un cast
internazionale e ci regala il film più vitale dell'anno, pur
parlando di morte.</span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #cc0000; font-family: georgia;"><b>5.
Close</b></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif">Corrono
per i campi fioriti e non hanno pensiero alcuno. L'adolescenza porrà
fine a quegli andirivieni e getterà lo spettatore in una valle di
lacrime. Dopo <i>Girl</i>, dal Belgio un'altra storia di repressione e identità. Perché comportarsi da
uomini, quando semplicemente bambini?</span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #cc0000; font-family: georgia;"><b>4.
Anatomia di una caduta</b></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif">Il
vincitore all'ultimo Festival di Cannes è un'analisi del rapporto
uomo-donna, un giallo, una foto di nozze. Sorretto
dall'interpretazione di Huller, scivola dal
francese all'inglese, così come scivola la verità stessa:
sdrucciolevole, non renderà libera una famiglia infelice a modo suo.</span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #cc0000; font-family: georgia;"><b>3.
Babylon</b></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif">Stroncato
in patria, è stato un flop. Perfino io l'ho saltato in sala e l'ho recuperato tardi, in una visione
domestica non all'altezza di cotanto splendore. Perdonami, Chazelle,
per aver dubitato: sei memorabile tanto nei
musical quanto nei baccanali.</span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #cc0000; font-family: georgia;"><b>2.
C'è ancora domani</b></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif">Al
botteghino, una casalinga ha sorpassato <i>Barbie</i>
e <i>Oppenheimer</i>. Oltre allo straordinario successo di pubblico c'è di più. Cortellesi firma un esordio lieve e impegnato, il cui finale ci lascerà per anni
a bocca aperta – con buona pace di Silvestri, che canta <i>A
bocca chiusa</i>.</span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #cc0000; font-family: georgia;"><b>1.
Aftersun</b></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif">L'ho
visto a gennaio, ma se chiudo gli occhi sono ancora
lì, fra le luci di una discoteca. E cerco invano di
carpire i segreti di un padre malinconico, di una figlia precoce, di
un dramma sull'elaborazione mai realmente elaborato. In sottofondo, i Queen. </span></span>
</p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: black;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjK63_KsVTHKO2nwsCMmjUqge-v9EywavF_LcOMgCJMkXAAmWVkZ6HgUUToj8puabSZCCsLI8Rc0rQP3T0sFBBSWGknbH_wcDh7j_LsDpimHT2HviSG25LzazwHb12Av29X3x19Ic585GRFuGjN2LetjtKGsAdpx2wX103AWB8GjTuIqWp_m-XzYmmfdw/s1083/Le%20serie%20TV.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="819" data-original-width="1083" height="242" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjK63_KsVTHKO2nwsCMmjUqge-v9EywavF_LcOMgCJMkXAAmWVkZ6HgUUToj8puabSZCCsLI8Rc0rQP3T0sFBBSWGknbH_wcDh7j_LsDpimHT2HviSG25LzazwHb12Av29X3x19Ic585GRFuGjN2LetjtKGsAdpx2wX103AWB8GjTuIqWp_m-XzYmmfdw/s320/Le%20serie%20TV.png" width="320" /></a></span></div><p></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #cc0000; font-family: georgia;"><b>5.
The Good Mothers</b></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif">Nell'anno
in cui l'Italia si è chiusa in un silenzio scioccato davanti
all'ennesimo femminicidio, non poteva mancare la coproduzione
internazionale candidata ai Critics' Choice Award. Un manifesto di
resistenza femminile, in cui giganteggia una Bellè all'altezza delle
star hollywoodiane.</span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #cc0000; font-family: georgia;"><b>4.
Lezioni di chimica</b></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif">Se
<i>Barbie </i><span style="font-style: normal;">ha sbancato i
botteghini ma non ha conquistato il vostro favore, andate a conoscere
Elizabeth Zott: intraprendente e biondissima, puntava al
mestiere di chimico. Le toccherà passare prima dai fornelli, in una
miniserie in cui Larson segue la scia della </span><i>Fantastica
signora Maisel</i><span style="font-style: normal;"> (di cui non ho
visto la stagione conclusiva).</span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #cc0000; font-family: georgia;"><span style="font-style: normal;"><b>3.
Tore</b></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-style: normal;">La
chicca dell'anno arriva dalla Svezia. Agrodolce, queer e
stilosissima, è la storia di un Piccolo Principe in cerca
della propria autonomia. Una colonna sonora irresistibile e
comprimari a cui voler bene renderanno un lungo piacere questi
soli sei episodi.</span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #cc0000; font-family: georgia;"><span style="font-style: normal;"><b>2.
La caduta della casa degli Usher</b></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><i>Succession
</i><span style="font-style: normal;">(che, per la cronaca, non ho
seguito) ma in chiave horror. L'ultimo capolavoro di Mike Flanagan è in realtà un bignami
del miglior Poe. Una bambola russa di storie dentro storie, con morti
da manuale e un cast in stato di grazia.</span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #cc0000; font-family: georgia;"><b><span style="font-style: normal;">1.
</span>Beef – Lo scontro </b></span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif">Può
una zuffa tra automobilisti trasformarsi in una faida, in
un'indagine socio-culturale, in una storia d'amore? Sì,
se produce A24 e il cast è il regalo più
prezioso del melting-pot. Dopo i fasti di <i>Everything Everywhere
All at Once</i>, questi asiatici indie e sfrontati conquistano anche il blog.</span></span></p><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"></span></span><p></p>Mr Inkhttp://www.blogger.com/profile/09010375264805972745noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-6424576537847051610.post-88070507845885038232023-12-30T15:30:00.007+01:002023-12-30T15:52:52.071+01:00La mia Top 10: le migliori letture del 2023<p style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #cc0000; font-family: georgia;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: #cc0000; font-family: georgia;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgytEioQaH9pGy3VAG2eFaHEzcHZe4Q5OsZ2dKXRuql9EXJ3MKmwCjy7MsEt14mj8LmEo1JgeU_5GfOCd4_gHIuBqRDWISwl8ef6nTnoZTCRyxG8sM-rq9zAKQTL0_0ddS_ljiAwNZhZQjxAghjWPr0Zyg94WpVxHAwkQIXx0csw6nnyTUTiQ1HZNy0dQ/s696/Immagine1.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="532" data-original-width="696" height="306" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgytEioQaH9pGy3VAG2eFaHEzcHZe4Q5OsZ2dKXRuql9EXJ3MKmwCjy7MsEt14mj8LmEo1JgeU_5GfOCd4_gHIuBqRDWISwl8ef6nTnoZTCRyxG8sM-rq9zAKQTL0_0ddS_ljiAwNZhZQjxAghjWPr0Zyg94WpVxHAwkQIXx0csw6nnyTUTiQ1HZNy0dQ/w400-h306/Immagine1.png" width="400" /></a></span></div><p></p><p style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #cc0000; font-family: georgia;"><b>10.
Polveri sottili</b></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;">La
distanza geografica, i non detti, l'immaturità. Com'è amarsi oggi?
Ce l'ha insegnato Sally Rooney. Lo ribadisce Gianluca Nativo, in un
romanzo al maschile puntuale e dolente, generazionale.</span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span><span style="color: #cc0000; font-family: georgia; font-size: normal;"><b>9.
Un amore senza fine</b></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;">Finito nel novero dei classici contemporanei, il cult di
Scott Spencer è tornato in libreria nella traduzione di Pincio. Qualcuno lo ama, qualcuno lo odia: ossessivo, cupissimo. Ma
come dimenticare una notte di passione sezionata in sessanta pagine?</span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span><span style="color: #cc0000; font-family: georgia; font-size: normal;"><b>8.
Tomorror Tomorrow Tomorrow </b></span></span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;">La
scorsa primavera è stata la lettura più fotografata sui social. A
dispetto dell'aria instagrammabile, però, quella di
Gabrielle Zevin è una storia d'amicizia – e videogiochi – più
forte del tempo. Non sarebbe bello ritrovarsi nuovamente e partire dal
check-point?</span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span><span style="color: #cc0000; font-family: georgia; font-size: normal;"><b>7.
La bella estate </b></span></span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;">Sarà
per il fascino sospeso della mia Torino, sarà per la sorprendente
freschezza dell'omonimo film di Laura Luchetti, ma questo Pavese –
a ben vedere, poco più che un racconto lungo – non smette di
stupire per modernità e <i>joie de vivre</i>. Essere giovani, donne
e bisessuali, a cavallo tra le due guerre.</span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span><span style="color: #cc0000; font-family: georgia; font-size: normal;"><b>6.
Un giorno di festa</b></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;">Una mamma single, un bambino vittima della sindrome d'abbandono, un
fuggitivo che li prende in ostaggio. E lentamente, con
grazia e perseveranza, ne fa una famiglia. Una favola romantica che
scalda al cuore, immersa nelle atmosfere sonnacchiose del Midwest di Joyce Maynard.</span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span><span style="color: #cc0000; font-family: georgia; font-size: normal;"><b>5.
Il Gattopardo</b></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;">Un'isola
ostinata, una Italia impreparata al cambiamento, un'aristocrazia
aggrappata con le unghie e con i denti a un mondo che non c'è più. E, forse, non c'è mai stato. Un classico senza tempo, a tratti
insospettabilmente divertente, con un vecchio principe che ancora
ruggisce.</span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span><span style="color: #cc0000; font-family: georgia; font-size: normal;"><b>4.
Sul lato selvaggio</b></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;">Il
rapporto indissolubile fra due sorelle. Sullo sfondo,
l'epidemia di oppiacei che mise in ginocchio
l'America. È una tragedia dai risvolti crudeli. Ma
scrive Tiffany McDaniel e ogni abuso, ogni delitto, si fa poesia.</span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span><span style="color: #cc0000; font-family: georgia; font-size: normal;"><b>3.
Dove nascono le ombre</b></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;">Lavinia
Petti è una delle autrici più talentuose della sua generazione.
Molti, però, non l'hanno ancora scoperto. È l'ora di conoscerla con un amarcord a tinte gialle che riempie
gli occhi di lacrime, a metà tra King e Ferrante.</span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span><span style="color: #cc0000; font-family: georgia; font-size: normal;"><b>2.
Cleopatra e Frankenstein</b></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;">Il
genere, sdoganato dalla solita Rooney, è il <i>sad hot girl</i>. Eppure
quello di Coco Mellors è un esordio che
non ispira tristezza. Davanti a questi dialoghi cinematografici,
davanti a queste coppie umane e contraddittorie, non si può che
essere felicissimi.</span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span><span style="color: #cc0000; font-family: georgia; font-size: normal;"><b>1.
Le schegge</b></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;">Bret
Easton Ellis, l'icona della generazione X, torna a sedurre anche gli
adolescenti di <i>Euphoria</i>. La sua falsa autobiografia è un
tuffo negli anni Ottanta. Le tinte forti, i ritmi ossessivi e il
sesso spinto garantiscono 700 pagine da leggere con le luci accese e
un'eccitazione incontenibile nelle mutande. </span></span></span>
</p>Mr Inkhttp://www.blogger.com/profile/09010375264805972745noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-6424576537847051610.post-15757591545698209092023-12-27T08:30:00.001+01:002023-12-27T08:30:00.134+01:00Recensione: L'amore molesto, di Elena Ferrante<p></p><h4 style="line-height: 0.5cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgS_1IuqNYXZKcQkC9kHvPo1tezLyEIU53duFc_u5KgOv6kBnoi4lCKZWGilsqIKxZfzOom2nGmIZbh8SNYotdmCOOnATmHC4rFGDc_QZ4UksTJfLvPjYwyLK5cSx6pxDYkUYllW7mkYXUKHozUK_Nr4ezWK9rqc2CvO34Q7ekg_QT5NAsyYjfLBfCohA/s1254/Immagine1.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="986" data-original-width="1254" height="252" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgS_1IuqNYXZKcQkC9kHvPo1tezLyEIU53duFc_u5KgOv6kBnoi4lCKZWGilsqIKxZfzOom2nGmIZbh8SNYotdmCOOnATmHC4rFGDc_QZ4UksTJfLvPjYwyLK5cSx6pxDYkUYllW7mkYXUKHozUK_Nr4ezWK9rqc2CvO34Q7ekg_QT5NAsyYjfLBfCohA/s320/Immagine1.png" width="320" /></a></div><span style="color: black;"><div style="text-align: center;"><i style="font-family: georgia;"><span style="font-weight: normal;">|
</span></i><i style="font-family: georgia;"><span style="font-weight: normal;"><a href="https://www.edizionieo.it/book/9788876419355/l-amore-molesto">L'amore
molesto</a></span></i><span style="font-family: georgia;"><span style="font-weight: normal;">,
di Elena Ferrante. E/O, pp. 176, € 11 </span></span><span style="font-family: georgia;"><span style="font-weight: normal;">|</span></span></div></span></h4><p></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Torno
da Elena Ferrante, a Napoli, una volta all'anno. Sto centellinando
gli andirivieni, però, per ammortizzare le fitte che avvertirò una
volta terminata di leggerla. Questa volta è toccato al suo esordio:
non una lettura agevole. Sordido, morboso e visionario, </span></span><i><span style="font-weight: normal;">L'amore
molesto </span></i><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">è
un thriller psicologico nero come il carbone ma irrisolto. Un</span></span><i><span style="font-weight: normal;">
tour de force</span></i><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
fra i fantasmi del passato, in cui una scrittura vorticosa plasma
immagini inattendibili, dove intravedere il profilo sfuggente di una
madre amata-odiata. Chi era realmente Amalia, trovata
annegata con addosso un reggiseno di pizzo e null'altro? Se lo
domanda la figlia, Delia, da sempre vittima di una feroce sindrome
d'abbandono. Rimasta sola, ricostruisce faticosamente un puzzle
domestico in cui niente è al proprio posto: un padre padrone geloso,
pittore di scarso talento; una madre bellissima, a cui era
severamente vietato sorridere; infine il misterioso Caserta, l'orco
delle favole, inseguito per tutto il romanzo come il Bianconiglio del
classico di Lewis Carroll.</span></span></span></span></span></p>
<p align="CENTER" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: normal;"><i><b>L'infanzia
è una fabbrica di menzogne che durano all'imperfetto.</b></i></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Come
in un giallo, si parte cercando indizi nell'appartamento della morta:
una casa di fantasmi in cui la porta non è stata chiusa a doppia
mandata e dettagli fuori posto – la biancheria costosa, i trucchi
appariscenti – rimandano a una vita segreta di cui Delia è
all'oscuro. Si prosegue, poi, lungo le strade della città. Una Napoli
rumorosa, tentacolare, squallida, affollata di corpi pesanti e voraci
che provocano parimenti curiosità e stordimento. Abituati all'ampio
respiro della tetralogia, si è scioccati dall'asfissia degli
ascensori tremolanti, delle strade strozzate dal traffico, dei vagoni
straripanti della funicolare, dei camerini i cui specchi
restituiscono l'immagine di una donna sull'orlo di una crisi
esistenziale. Imbrigliata in un vestito rosso che poco si confà ai
giorni del lutto, con il trucco sciolto per la pioggia e le lacrime
improvvise, Delia rivive una vicenda di scandali familiari,
ribellioni tardive e vendette astratte. E in lei, come in una specie
di possessione demoniaca, rivive in parte la madre, di cui la
protagonista si fa medium e custode. Si può affrancare uno spettro
dalle bugie della memoria?</span></span></span></span></span></p>
<p align="CENTER" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: normal;"><b><i>Dire
è incatenare tempi e spazi perduti.</i></b></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Ci
sono due uomini – un padre e un figlio – che ricordano quelli
della famiglia Sarratore. C'è un tunnel fetido di urina a separare
la città dal rione e un sottoscala in cui sono precipitate le
speranze di una bambina lasciata sola in cortile. C'è, ancora, il
tema del doppio: qui ci si scambia ruoli e vestiti; si compiono
eterni ritorni. L'esordiente Ferrante aveva già in mente i temi dei
successi futuri e nessuna paura di sporcarsi le mani. Fra le pagine abbondano i
fluidi corporei, le sgradevolezze, i tabù. La narratrice fruga nei panni sporchi
della morta. E li lava in pubblico, poco imbarazzata dalle
smagliature sulle calze o dal fondo delle mutandine macchiate di
sangue mestruale. Li lava con noi: in fondo, siamo già di
famiglia.</span></span></span></span></span></p>
<div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><b>Il
mio voto: </b></span></span></span><span style="font-style: normal;">★★★</span><span face="Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif"><span style="font-size: x-normal;"><span style="font-style: normal;"><b>½<br /></b></span></span></span></span><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><b>Il
mio consiglio musicale: Angelina Mango –<i> Fila indiana </i></b></span></span></span></div><div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><b><i><br /></i></b></span></span></span></div><div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><b><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/8kEQZPMfmhk" width="320" youtube-src-id="8kEQZPMfmhk"></iframe></div></b></span></span></span></div>Mr Inkhttp://www.blogger.com/profile/09010375264805972745noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-6424576537847051610.post-23059969312558378772023-12-18T09:00:00.002+01:002023-12-18T09:00:00.136+01:00Italians Do It Better: C'è ancora domani | La chimera | Io capitano | Le otto montagne | La bella estate <p><span face="Arial, sans-serif"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgS7Y7IsCfmQXl0C_GztbqBGLHw7UJCuOwZdn74TJP7t5pz9D3bNio0oN2NIRBUGjVtCU9O9DXFUFHdIHaeN6zLeOak3EsghOi_BiDtAn-4o_pmJK51_c5tWYamBSg8Yb6u383EelRbnfSh_kdZVQNxBLnl2KOaxRSyaGDnmgr6bsj5dKayCgBnhm9TeQ/s1024/AncoraDoman.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="717" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgS7Y7IsCfmQXl0C_GztbqBGLHw7UJCuOwZdn74TJP7t5pz9D3bNio0oN2NIRBUGjVtCU9O9DXFUFHdIHaeN6zLeOak3EsghOi_BiDtAn-4o_pmJK51_c5tWYamBSg8Yb6u383EelRbnfSh_kdZVQNxBLnl2KOaxRSyaGDnmgr6bsj5dKayCgBnhm9TeQ/w140-h200/AncoraDoman.jpg" width="140" /></a></div><p></p><p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif">Relegata
a leggerissime commedie televisive, Paola Cortellesi prende
finalmente parte al suo film migliore: lo dirige lei. Nazional-popolare, brutale e tenerissimo, sorprende per una scrittura in bilico fra la commedia e
il dramma e per una cifra autoriale già matura. Si parla di
femminismo e discriminazione di genere, di violenza domestica e
conflitto generazionale. <i>C'è ancora domani</i> non è, però,
l'ennesima storia di <i>female empowerment</i>. Delia è il tipico angelo
del focolare. Sempre con il grembiule da cucina,
sempre dimessa, sempre con qualcosa da fare. Corre continuamente, ma
non va mai da nessuna parte. Il suo eroismo sta tutto nel sopportate
a bocca chiusa gli abusi del tirannico Mastandrea. E,
nell'impossibilità di denunciarlo, di trasformare i pestaggi in sequenze musical. La solidarietà femminile c'è, ma è
nelle sporadiche confidenze in cortile; nell'amara consapevolezza di
essere tutte prive di identità. A dar loro voce, ottant'anni dopo, è
la comica romana. Che non urla messaggi progressisti, non forza la
mano con gli anacronismi del politicamente corretto, ma ci fa
sorridere delle sue “piccole donne” grazie alle battute di
Fanelli o alle fantasticherie sulle note di Concato, Dalla,
Silvestri. Cortellesi mette in scena una rivoluzione discreta e, in
un epilogo indimenticabile, celebra un risveglio individuale che si
fa anche collettivo. All'improvviso c'è una ragione per mettere il
rossetto, la camicia nuova, stringere i pugni. C'è un luogo verso cui correre, con una lettera stretta al petto.
Voi correte al cinema. Straordinario nella sua ordinarietà, è
l'esordio più significativo degli ultimi anni. (8,5)</span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="border: none; font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0.26cm; orphans: 2; padding: 0cm; widows: 2;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_D59miKmhy8oi0Lq5BlAgJ2FMLOAsZ-NpDZAGHNH8UXRQwirTWCt6nknfRI-fRNBPZnFgejIuGFDWIkuEa0a62QhTLhpH6DByZA201dICgnaRKi6SvCkg8DVqbSjiFyH36k7QLuN2CMzLcnUnGqIDvisRsklMj9wQnLIZU6WN1rFVZg7DlajdqKlAiQ/s600/locandina.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="420" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_D59miKmhy8oi0Lq5BlAgJ2FMLOAsZ-NpDZAGHNH8UXRQwirTWCt6nknfRI-fRNBPZnFgejIuGFDWIkuEa0a62QhTLhpH6DByZA201dICgnaRKi6SvCkg8DVqbSjiFyH36k7QLuN2CMzLcnUnGqIDvisRsklMj9wQnLIZU6WN1rFVZg7DlajdqKlAiQ/w140-h200/locandina.jpg" width="140" /></a></div><span style="color: black;"><div style="text-align: justify;"><span face="Arial, sans-serif" style="text-align: left;">Alice Rohrwacher torna e incanta con una nuova
fiaba bucolica in cui un tormentato Orfeo vive continue catabasi per
riunirsi alla perduta Euridice. A unirli c'è un filo rosso, in una sceneggiatura in cui nessun simbolismo è
lasciato al caso e al mito del poeta che commosse Proserpina si
mescolano le suggestioni di quello di Arianna, salvezza di Teseo fuori dal
labirinto. In una tragicommedia in cui la fotografia fuligginosa e la
colonna sonora anni Ottanta riconfermano quanto prezioso sia il
miscuglio di eccentricità e lirismo del cinema della nostra
Rohrwacher, un ruolo chiave spetta al personaggio di Isabella
Rossellini: qui irriconoscibile, è una nobildonna prigioniera della sua sedia a rotelle, dell'ossessione per
la figlia scomparsa e di una magione che è un colabrodo. In cambio
di qualche lezione di canto, l'anziana tiranneggia su una sua allieva che tratta come sguattera; all'apparenza servizievole,
la giovane nasconde piccoli insospettabili segreti e seduce il
fascinoso Josh O'Connor, tombarolo ospite di una baraccopoli dalle
ore contate. Tutti aggrappati a mondi precari, destinati ora
all'ospizio e ora alla galera, i personaggi rubano e vengono
derubati, si illudono e vengono illusi, inseguendo ciascuno i propri
sogni impossibili. Ma quanto è pericoloso preferire il vecchio al
nuovo; i mausolei ammuffiti alle stazioni trasformate in centri
d'accoglienza da manipoli di donne illuminate? Strambo e incantevole,
forse troppo per un'Italia ostile all'audacia, </span><i style="font-family: Arial, sans-serif; text-align: left;">La chimera</i><span face="Arial, sans-serif" style="text-align: left;">
è un apologo pieno di morte che, a sorpresa, si rivela uno dei film
più vitali dell'anno; un tesoro che, come certi luoghi abbandonati,
appartiene un po' a tutti e un po' a nessuno; un sogno agitato sui
seggiolini scomodi di un regionale. Ma un sogno, finalmente,
possibile. (8)</span></div></span><p></p>
<p align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.5cm;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"></span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYFZ-9jHOil7hSn1L3iFVRXONvnTvsb8a-nLrXrpiQ3SZMg-RLfkm06JFLGv65C4mVoQ5kXfxeF8N7OatbN8M4QWaUUioIXHyCeQCyjWSzPGwd1jTo9MoRNvYooUoudCcCRmVimvh9kHJ3kqPWBIVyt8jXdyj6Q5luRXu-8qC-XmDx5-dSb7A-qAgR6A/s315/Io_capitano_2023_film_poster.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="315" data-original-width="220" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYFZ-9jHOil7hSn1L3iFVRXONvnTvsb8a-nLrXrpiQ3SZMg-RLfkm06JFLGv65C4mVoQ5kXfxeF8N7OatbN8M4QWaUUioIXHyCeQCyjWSzPGwd1jTo9MoRNvYooUoudCcCRmVimvh9kHJ3kqPWBIVyt8jXdyj6Q5luRXu-8qC-XmDx5-dSb7A-qAgR6A/w140-h200/Io_capitano_2023_film_poster.jpg" width="140" /></a></span></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="text-align: left;">Un intrepido sedicenne con il sogno del rap e dell'Europa intraprende un
estenuante viaggio della speranza dal cuore dell'Africa alle coste
della Sicilia. Dirige Matteo Garrone, la cui bravura è ormai
indiscussa da vent'anni a questa parte. Commuove l'esordiente Seydou
Sarr, che nel primissimo piano finale, come già accaduto a Fonte in
</span><i style="text-align: left;"><a href="https://diariodiunadipendenza.blogspot.com/2018/06/mr-ciak-dogman-loro-2.html">Dogman</a></i><span style="text-align: left;">, entra a gamba tesa nell'olimpo del cinema italiano. Ma
il problema di </span><i style="text-align: left;">Io capitano</i><span style="text-align: left;"> è il seguente: visto il trailer,
purtroppo, visto il film. Le tappe del viaggio del giovane sono tutte
contenute in quei pochi minuti pubblicitari, tra dune e onde,
prigioni e palazzi. L'esperienza umana, preziosa, si fa raramente
anche esperienza cinematografica. E accade soprattutto negli
sporadici momenti in cui il regista romano tralascia le tappe della
sua canonica odissea per sconfinare nei territori visionari della
fiaba. È allora che il film diventa qualcosa di più di
un'edificante lezione di educazione civica, rivelandosi una
riscrittura sorprendente del suo medesimo </span><i style="text-align: left;"><a href="https://diariodiunadipendenza.blogspot.com/2020/01/mr-ciak-pinocchio-la-dea-fortuna-martin.html">Pinocchio</a></i><span style="text-align: left;">. Il nostro
eroe dice bugie alla mamma, ha uno sfacciato Lucignolo come compagno
di viaggio, viene derubato e sfruttato innumerevoli volte. Infine
finisce in mare. All'orizzonte c'è la terraferma. O è forse la
sagoma della famelica balena? Per fortuna, sappiamo in anticipo che
diventerà un bambino vero. Anche se qualcuno al governo, oggi, lo
negherebbe strenuamente proprio al sopraggiungere dei titoli di coda.
(7)</span></span></span></span></div><p></p>
<p align="JUSTIFY" style="border: none; font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0.26cm; orphans: 2; padding: 0cm; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"></span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgA9Vh-uZF-_bIaR1zNMJaSw-olwIc_MNASQ2vJX1YPlcMScQtH2nqmbIegYbMdLP6ZLQdsh14NwSxdytHCY1Xfe7L1pqJSDmzv1wmaFPNelHP-tuNTu2nmmYkF8ZLVYZEasmVmtV0wzchuErUxx5bHWJqVPFuyfxpS0klFRwXRsgz6ZQGwATev8TIaoA/s1500/locandina-l8m.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1500" data-original-width="1100" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgA9Vh-uZF-_bIaR1zNMJaSw-olwIc_MNASQ2vJX1YPlcMScQtH2nqmbIegYbMdLP6ZLQdsh14NwSxdytHCY1Xfe7L1pqJSDmzv1wmaFPNelHP-tuNTu2nmmYkF8ZLVYZEasmVmtV0wzchuErUxx5bHWJqVPFuyfxpS0klFRwXRsgz6ZQGwATev8TIaoA/w147-h200/locandina-l8m.jpg" width="147" /></a></span></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="text-align: left;">Ogni
amicizia è una storia d'amore. Non si può pensare che questo
riflettendo sull'intensità che si annida nei “sovrumani silenzi”
tra Pietro e Bruno; sulla persistenza di un sentimento viscerale, più
che fraterno, costellato di lunghe attese e lunghi sguardi.
Ispirandosi all'omonimo romanzo di <a href="https://diariodiunadipendenza.blogspot.com/2017/01/recensione-le-otto-montagne-di-paolo.html">Paolo Cognetti</a>, un topo di città
e un topo di campagna uniscono le loro forze – dopo quindici anni
di distanza – per rendere omaggio alla memoria del padre che li ha
formati un po' entrambi. I registi di </span><i style="text-align: left;"><a href="https://diariodiunadipendenza.blogspot.com/2014/05/mr-ciak-35-boy-alabama-monroe-gimme.html">Alabama Monroe</a></i><span style="text-align: left;">, coppia
tanto nell'arte quanto nella vita, ci portano ad alta quota e
riportano sullo schermo un'altra coppia amatissima: Luca Marinelli e
Alessandro Borghi, che questa volta giocano con gli accenti
dell'estremo nord e recitano con tutta la potenza della loro
fisicità. C'è chi va, c'è chi viene. E c'è chi si aspetta. La
costruzione della loro amicizia, graduale e faticosa, spezza le vene
delle mani. E graduale e faticoso, per qualcuno, potrebbe essere
anche questo film: una scalata lunga due ore, da cui si esce però
con le mani fredde e il cuore caldo. </span><i style="text-align: left;">Le otto montagne</i><span style="text-align: left;"> è
lungo, lento, morbidissimo. Come un abbraccio improvviso, che prima
ti spezza le ossa e poi te le rinsalda insieme – o viceversa. (9)</span></span></span></span></div><p></p>
<p align="JUSTIFY" style="border: none; font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0.26cm; orphans: 2; padding: 0cm; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"></span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNesi2Y2n10WN5dvG4Eh1QbnsZaDrEXKMzRyJ-0X9snu_-EoR1SBdVQy8lhuCPxctT6VtBZV_bA8EqtfcKh2py2c15LCrD-dygUYhVo-3Ha-LvolI5-4RGuSDvpYg7Z3xsQbsWD2Hsa8-K4PY3oeRXJXICNCbUcPdzhYwYJ9boU3Lt7uFGu1gFgJJA5A/s900/62501.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="630" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNesi2Y2n10WN5dvG4Eh1QbnsZaDrEXKMzRyJ-0X9snu_-EoR1SBdVQy8lhuCPxctT6VtBZV_bA8EqtfcKh2py2c15LCrD-dygUYhVo-3Ha-LvolI5-4RGuSDvpYg7Z3xsQbsWD2Hsa8-K4PY3oeRXJXICNCbUcPdzhYwYJ9boU3Lt7uFGu1gFgJJA5A/w140-h200/62501.jpg" width="140" /></a></span></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="text-align: left;">Dal
classico di <a href="https://diariodiunadipendenza.blogspot.com/2023/08/recensione-la-bella-estate-di-cesare.html">Cesare Pavese</a>, un film modernissimo nella sua fedeltà
Proprio come il romanzo che l'ha ispirato, il lungometraggio
dell'ottima Laura Luchetti è un inno alla gioia, alla confusione, al
piacere femminile. All'importanza del perdersi, a volte, per
ritrovarsi. Morbido, delicato e sottilmente erotico, mostra
attraverso le espressioni fuggevoli di un'intensa Yile Vianello –
anche musa di Alice Rohrwacher – i dilemmi di una giovane sarta
scissa fra campagna e città, uomini e donne; le fa da contraltare
l'esordiente Deva Cassel, sì acerba, ma perfetta nell'incarnazione
dell'ambiguo e bellissimo oggetto del desiderio. </span><i style="text-align: left;">La bella estate</i><span style="text-align: left;">
si prende tutto il tempo che serve. È di una lentezza che avvolge,
proprio come l'abbraccio in balera fra le protagoniste; proprio come
la regia, materna, che veste di silenzi e verità l'unica scena
d'amore. La colonna sonora cresce, così come cresce il personaggio
di Ginia. Le stagioni si avvicendano, ma Torino resta sempre magica
sullo schermo. L'avvento del fascismo è una notizia da tagliare
fuori: basta chiudere le imposte. Piccole magie di un piccolo film,
pieno delle simmetrie gelide della mia città d'adozione e delle
asimmetrie di un caldo corpo in fioritura. (7,5)</span></span></span></span></div><p></p>Mr Inkhttp://www.blogger.com/profile/09010375264805972745noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-6424576537847051610.post-85535568188505842962023-12-12T10:00:00.000+01:002023-12-12T10:21:03.122+01:00Recensione: Il nemico - Foe, di Iain Reid <p></p><h4 align="CENTER" class="western" style="line-height: 0.5cm; orphans: 2; widows: 2;"><span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: normal;"><i><h2 style="line-height: 0.5cm; orphans: 2; widows: 2;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFmCI63YmewZlu-2-0v_CfoaP73w6HCnoZNWoxJwUwteJMcza6Pf5h5VplVGlPbEO0ArQjak3bQsALcemGQzfMMPJfzWiVEDfq2KvhPp3nST-YKZuRMV8ZzwPbS6jb1eeG7cWqlA_Kn9kK8tRHqv2wzkFvD6F8bpwJ_mC0OS8QEN5vwWPgXxOqpQFrMA/s1221/Immagine1.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="874" data-original-width="1221" height="229" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFmCI63YmewZlu-2-0v_CfoaP73w6HCnoZNWoxJwUwteJMcza6Pf5h5VplVGlPbEO0ArQjak3bQsALcemGQzfMMPJfzWiVEDfq2KvhPp3nST-YKZuRMV8ZzwPbS6jb1eeG7cWqlA_Kn9kK8tRHqv2wzkFvD6F8bpwJ_mC0OS8QEN5vwWPgXxOqpQFrMA/s320/Immagine1.png" width="320" /><br /></a><span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: small;"><i><span style="font-weight: normal;">|
<a href="https://www.rizzolilibri.it/libri/nemico/">Il nemico</a></span></i><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">,
di Iain Reid. Rizzoli, € 18, pp. 256 </span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">|</span></span></span></span></h2></i></span></span></h4>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Non
sono un lettore che ama la fantascienza. Rifuggo le navicelle
spaziali e le guerre intergalattiche, preferisco le atmosfere intime
agli effetti speciali. C'è una fantascienza, però, che mi piace.
Quella che parla non degli extraterrestri, ma di noi: alieni, spesso,
gli uni per gli altri. Fa parte di questo filone, purtroppo meno
nutrito di quanto spererei, anche il nuovo romanzo di Iain Reid. Dopo
il cervellotico<a href="http://diariodiunadipendenza.blogspot.com/2020/05/recensione-del-romanzo-che-ha-ispirato.html"> thriller psicologico</a> che ha ispirato l'ultimo
capolavoro di Charlie Kaufman, l'autore canadese torna in libreria e
presto anche al cinema con la storia di un'invasione. Junior e Hen,
sposati da sette anni, vivono immersi nelle campagne del Midwest
quando un paio di fari verdi squarciano la notte. Alla loro porta
bussa un burocrate vestito di tutto punto, Terrance, che comunica
alla coppia l'esito di una misteriosa lotteria. Penseremmo subito a
Shirley Jackson, se non fosse per la svolta avveniristica in agguato:
il marito, infatti, è fra i fortunati prescelti per le
colonizzazione di un nuovo pianeta: la moglie resterà a casa, in
compagnia di un rimpiazzo robotico ancora da mettere a punto.
Precipitiamo, a questo punto, in un episodio degno delle migliori
stagioni di </span></span><i><span style="font-weight: normal;">Black
Mirror</span></i><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">:
perché a dispetto della narrazione pacata, delle atmosfere placide e
sonnacchiose, l'inquietudine serpeggia sottopelle. E scricchiola,
dietro le pareti di una casa improvvisamente violata. </span></span></span></span></span>
</p>
<p align="CENTER" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;"><span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: normal;"><i><b>Non
riceviamo visite. Non qui.</b></i></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Costretti
a tenere il segreto, resi partecipi di uno stadio successivo
dell'evoluzione umana, i protagonisti sono formiche sotto la lente di
ingrandimento di Terrance. Logorati dall'invadenza dell'ospite, sono
monitorati notte e giorno tramite interviste che lentamente diventano
interrogatori. Han diventa sospettosa, distante. Junior, confuso,
stringe i pugni per difendere la loro vecchia routine. Ma cos'è, in
fondo, la normalità? Prima di Terrance erano davvero così felici?
Con una prosa sommessa e senza fronzoli, vicina alla narrativa di
frontiera, Reid scrive una storia ambigua sulla solitudine, sui
rapporti di genere, sul terrore del cambiamento. Isola i suoi
personaggi in un limbo snervante, fatto di campi di colza e pollai, e
mette a punto un esperimento antropologico che pone tutto in
discussione. Il colpo di scena c'è, vero, ma non sconvolge. A
spiazzare è piuttosto il risveglio delle coscienze di uomini e donne
guidati dal senso pratico, senza ricordi né desideri, che si
affacciano angosciosamente sul futuro e per la prima volta si
soffermano sul presente. Con la consapevolezza di essere, nonostante
le tutto, incontrovertibilmente vivi. Serve allora un'altra lotteria,
un'altra missione, per conquistare il proprio “spazio”?</span></span>
</span></span></span>
</p>
<div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><b>Il
mio voto: </b></i></span>★★★★<br /> </span></span><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><b>Il
mio consiglio musicale: Baby, It's Cold Outside </b></i></span></span></span></div><div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><b><br /></b></i></span></span></span></div><div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/o8Uid4yRtg4" width="320" youtube-src-id="o8Uid4yRtg4"></iframe></div></i></span></span></span></div><p></p>Mr Inkhttp://www.blogger.com/profile/09010375264805972745noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-6424576537847051610.post-1074925441400620182023-12-01T09:00:00.001+01:002023-12-01T09:00:00.152+01:00Per trenta minuti: Beef | Tore | The Lovers | Still Up | Heartstopper S02<p><span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPu8u5exbYPx8a9QnuiPakDUIKQY5BU959lyuCX-U1XE1llcjcC6fHcVLzA4fZyFj3ezRkUNZTQ0pYpcJKE49Z0DLKH6VQQ7Ce9GkGym_Jm7YJpN6Z6KSs6T9sIbeAGDMG8uKvdCXnyFnCHNJlMilHww_R0-0WArUadrdSkVMfc3quuelBHRuwmsTLHg/s755/beef.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="755" data-original-width="510" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPu8u5exbYPx8a9QnuiPakDUIKQY5BU959lyuCX-U1XE1llcjcC6fHcVLzA4fZyFj3ezRkUNZTQ0pYpcJKE49Z0DLKH6VQQ7Ce9GkGym_Jm7YJpN6Z6KSs6T9sIbeAGDMG8uKvdCXnyFnCHNJlMilHww_R0-0WArUadrdSkVMfc3quuelBHRuwmsTLHg/w139-h200/beef.jpg" width="139" /></a></span></div><p></p><p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif">Lei
è artista e mamma: la classica moglie trofeo. Lui è nel ramo delle costruzioni, ma non
riesce a costruire una casa per i genitori lontani: nel frattempo fa
da padre al fratello minore. I protagonisti
si incontrano e si scontrano nel parcheggio di un supermercato. Uno
sgarbo da poco creerà una stori di vendetta lunga diversi anni e
dieci episodi. Le premesse sembrano quelle di
una commedia romantica. Il prosieguo, degno di un un purissimo dramma
introspettivo, sfocia perfino nel thriller sparatutto. <i>Beef
</i>è una commeda. È un crime. È
tutto quello che c'è nel mezzo. È, a oggi, tra le serie
dell'anno. Merito di un cast come Dio comanda, in cui Ali Wong e
Steven Yeun fanno continuamente a gara di bravura; merito di una
sceneggiatura che unisce il nichilismo di un <i>Bojack Horseman</i> a tutta
la freschezza del cinema asiatico. Quando fa bene a
Hollywood la carica sovversiva delle penne coreane? Un
po' fuori posto in Occidente, ognuno alla ricerca del
proprio spicchio di sogno americano, i personaggi sono il frutto
bacato della società aggressiva dei self-made men. Ai
due estremi del ring, benché curiosamente simili nei tormenti, si
combattono a sangue. Ma si specchiano, nel frattempo, l'uno
nell'altra. Può lo scontro frontale tra due solitudini non
rivelarsi mortale? La risposta è in un finale tanto assurdo
quanto memorabile, capace di regalare un sorriso commosso
all'indomani di un'allucinazione alla Wertmuller. (8)</span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-style: normal;"></span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-style: normal;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwKWIRQrIqchkP1Ij0LEH5xXuK2h4h0rqyUI-uW4jZJBUT7QkwhwqpaQk8kkI5Hwi00AhghhXw1mUBtO_Kyz7mm7Na7RhRDXK3Te-bZJyF4KItAlv4pMxjUg6EsJTK57BaCOoYH9aSPVT8FBTbdAbfoepoJwIdoIjVgmdDpYwAaISnlyt78awtMqJGSg/s630/AAAABWMdLsHnyCzKtKgIqicnDL6MYWWxiiCjib8X685VGvBjb-FoR-vfSbBzY85pXwtGbdAMsS6ZmB3EViIF7HUDj5xnXByy8aXiHDz9ZgRwuHPZAY0krPhNLGmQ3cqMlgo51e5yVQ.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="630" data-original-width="450" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwKWIRQrIqchkP1Ij0LEH5xXuK2h4h0rqyUI-uW4jZJBUT7QkwhwqpaQk8kkI5Hwi00AhghhXw1mUBtO_Kyz7mm7Na7RhRDXK3Te-bZJyF4KItAlv4pMxjUg6EsJTK57BaCOoYH9aSPVT8FBTbdAbfoepoJwIdoIjVgmdDpYwAaISnlyt78awtMqJGSg/w143-h200/AAAABWMdLsHnyCzKtKgIqicnDL6MYWWxiiCjib8X685VGvBjb-FoR-vfSbBzY85pXwtGbdAMsS6ZmB3EViIF7HUDj5xnXByy8aXiHDz9ZgRwuHPZAY0krPhNLGmQ3cqMlgo51e5yVQ.jpg" width="143" /></a></span></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span><span style="text-align: left;">Tore
ha ventisette anni, una sessualità ancora inesplorata, una libertà di cui
non sa bene cosa fare. Improvvisamente orfano e indipendente, senza
più l'amato padre a fargli da guida, si divide fra il lavoro in una ditta
di pompe funebri e una vita sociale fatta di droghe e locali
notturni. Cerca l'amore della vita. O, forse, semplicemente sé
stesso. Sempre livido, ammaccato, sanguinante, s muove come il
Piccolo Principe in una serie svedese brevissima ma folgorante che ha
la disperazione tragicomica di <i>Fleabag</i>, la colonna sonora elettro-pop
di <i>Euphoria</i>, le riflessioni esistenziali di <i>After Life</i>. Il
protagonista conosceva realmente il defunto genitore, che progettava in
segreto una nuova vita accanto alla compagna? Perderà la verginità
col primo che passa, o aspetterà i comodi del romantico fioraio di
turno? Lo faranno riflettere un'amica provata dalla maternità, una
vecchina con frequenti istinti suicidi, una drag queen dalla voce
struggente, un cane prima ceduto e poi preteso indietro. Protagonista
di un racconto di formazione e deformazione, qualche volta si
perderà per il gusto di ritrovarsi. Ma non perderà mai il suo
incantevole candore, né il ritmo con cui vive questa bellissima
giostra di prime volte. (7,5)</span></span></span></span></div><p></p>
<p style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-style: normal;"></span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-style: normal;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiE7hl16rMHXiHE_hEnziKADuQoqXd-3nce0C0iTEDcHFkVH0OqXRhaeseCBrbokTjyLzPZV_TUWg7UxTVQHKjLnNmlkSrEFcOBFWA0CLAIl9Roa4DXDVSElpCmuFNJW12DUID362ALxWe7NSMRh-dwFpHqiTFiG8zSoNOgIEXvQ8dvZv-jyKlxfdhiug/s630/locandina.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="630" data-original-width="420" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiE7hl16rMHXiHE_hEnziKADuQoqXd-3nce0C0iTEDcHFkVH0OqXRhaeseCBrbokTjyLzPZV_TUWg7UxTVQHKjLnNmlkSrEFcOBFWA0CLAIl9Roa4DXDVSElpCmuFNJW12DUID362ALxWe7NSMRh-dwFpHqiTFiG8zSoNOgIEXvQ8dvZv-jyKlxfdhiug/w139-h200/locandina.jpg" width="139" /></a></span></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span><span style="text-align: left;">Che
fine hanno fatto le commedie sentimentali? L'amore è forse passato di
moda? Se questa deliziosa miniserie Sky Original fosse stata girata vent'anni
fa, il protagonista sarebbe stato il solito Hugh Grant. Vanesio, ambizioso e
superficiale, Seamus è un giornalista londinese ben inserito nello
star system: la fidanzata è una bionda attrice da rotocalchi e il suo
programma TV è stato occhieggiato, pare, da una famosa piattaforma
statunitense. A Belfast per un servizio televisivo, fa i conti con le
sue origini frastagliate e incontra Janet: lui è in fuga da una gang di teppisti,
lei sta per suicidarsi. È l'inizio di un adulterio da nascondere ai
tabloid. È il principio di una relazione? Divertente, un po' cinico e,
soprattutto, molto romantico, <i>The Lovers</i> è una romcom
meravigliosamente recitata dai bellissimi Flynn e Gallagher, in cui si parla di identità, differenze culturali e
scheletri nell'armadio all'ombra dei famigerati “troubles”
irlandesi. Per fortuna siamo in una commedia, di quelle che facevano
una volta. L'unica guerra che conta è quella fra i sessi.
L'importante è che finisca bene. (6,5)</span></span></span></span></div><p></p>
<p style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-style: normal;"></span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-style: normal;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeHVK4_N1H_roLrqe_2Ze9uii_KMFQ_eMR7WcKtjDaiG_8c7w9lLiteBwKkPYyyF6uAI8xpDJUB4jS0l0ZiV83_e25WpGnkCljW_5dpLUbRkYyNCVTICpP24FwwVSzYbDYinvaAu6SUtyg-FCELK8-6rTe_NXtmNV9DJ2rfAzlGvUSlbJQXAjzeG0jHg/s600/still-up-poster_jpg_400x0_crop_q85.webp" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: justify;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="400" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeHVK4_N1H_roLrqe_2Ze9uii_KMFQ_eMR7WcKtjDaiG_8c7w9lLiteBwKkPYyyF6uAI8xpDJUB4jS0l0ZiV83_e25WpGnkCljW_5dpLUbRkYyNCVTICpP24FwwVSzYbDYinvaAu6SUtyg-FCELK8-6rTe_NXtmNV9DJ2rfAzlGvUSlbJQXAjzeG0jHg/w138-h200/still-up-poster_jpg_400x0_crop_q85.webp" width="138" /></a></span></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-style: normal;"><span style="text-align: left;">Che fine hanno fatto le commedie sentimentali, ci si chiedeva poco fa? Eccone un'altra all'appello. La struttura la conoscete già, no? Lui,
affetto da ansia sociale, non esce mai di casa. Qual è il trauma che
l'ha segnato al punto da spingerlo a vivere come un recluso e a
evitare tutto e tutti, vicini ficcanaso compresi? Lei, mamma piena di energia, ha un
compagno premuroso che vorrebbe sposarla e sempre qualcosa da fare.
Loro, migliori amici accomunati da un'insonnia che non vuol passare,
nelle notti in bianco si fanno reciprocamente compagnia con
lunghissime videochiamate. Com'è nata la loro storia? Come finirà?
Disponibile su AppleTV, </span><i style="text-align: left;">Still Up </i><span style="text-align: left;">è
una commedia in otto puntate: lieve, a tratti inaspettata,
con i bravissimi Antonia Thomas (</span><i style="text-align: left;">Misfits</i><span style="text-align: left;">)
e Craig Roberts (</span><i style="text-align: left;">Submarine</i><span style="text-align: left;">)
a reggere il tutto e i soliti infallibili tempi comici delle serie britanniche a far la differenza. Il finale, sospeso nella friendzone, lascia ben
sperare per una una seconda stagione. Danny e Lisa supereranno
finalmente il confine fra amore e amicizia? Intanto, la si consiglia
a scatola chiusa: è perfetta per scaldarsi il cuore con
l'inverno fuori. (7)</span></span></span></span></div><p></p>
<p style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-style: normal;"></span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-style: normal;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTXhpliZGUZyOneWwStjPgXxtVL5YUhpx-4VTTFmrW4nvk9li99d2oGWb4Nmlpso33QuApBcOZiH0omA3DCXmGdoijLNYuStbOzW6LUW-ImgfdRx7DxXNEHSImiZTEyu9cxRrbb3gDrN7acygW8ag5mCPNA__JGZk7aQi3xih95NqWDBahRn8saZ_bTQ/s755/heartstopper_ver2.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="755" data-original-width="510" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTXhpliZGUZyOneWwStjPgXxtVL5YUhpx-4VTTFmrW4nvk9li99d2oGWb4Nmlpso33QuApBcOZiH0omA3DCXmGdoijLNYuStbOzW6LUW-ImgfdRx7DxXNEHSImiZTEyu9cxRrbb3gDrN7acygW8ag5mCPNA__JGZk7aQi3xih95NqWDBahRn8saZ_bTQ/w140-h200/heartstopper_ver2.jpg" width="140" /></a></span></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span><span style="font-style: normal;">Continua
la storia d'amore tra Nick e Charlie. Questa volta sono in gita a
Parigi e alle prese con una questione importante: come
dire a tutti della loro relazione? Immancabile il
sostegno di amici e confidente, tutti parte di una grande e colorata
famiglia queer: insegnanti compresi. Più che un ritratto veritiero
dell'adolescenza oggi, l'autrice e fumettista Alice Oseman continua a
dipingere una landa fiabesca dai toni pastello che non c'è, ma che
sarebbe bellissimo ci fosse. I suoi liceali non dicono parolacce, non
bevono, non sembrano pensare al sesso. Si scambiano lunghi e casti
abbracci e combattono il bullismo e i disturbi alimentari a suon di
parole, ma senza mai correre realmente ai ripari. Nata come
l'antitesi di </span><i style="font-style: normal;">Euphoria</i><span style="font-style: normal;">,
la seconda stagione di </span><i style="font-style: normal;">Heartstopper </i><span>si
conferma luminosa, lieve, positiva, di una dolcezza che
misteriosamente non viene a noia: anzi, a fine visione ne vorreste
ancora, in barattoli, per affrontare il freddo che ci
aspetta. Vero: anche qui, come in <i>Sex Education</i>, tutti appartengono a qualche minoranza, i
pochi personaggi etero sono tendenzialmente negativi e nutro seri
dubbi sull'efficacia educativa del tutto. Ma mentirei se dicessi di
non aver seguito gli episodi con gli occhi a cuore, sentendomi un decennio in meno sulle spalle. Sarebbe auspicabile, un
mondo così. Sarebbero belli, quindi anni così. (7,5)</span></span></span></span></div><p></p>Mr Inkhttp://www.blogger.com/profile/09010375264805972745noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6424576537847051610.post-62128345887857864432023-11-24T09:00:00.001+01:002023-11-24T09:00:00.137+01:00Ritorni d'autore: Babylon | Oppenheimer | Coup de Chance | The Killer | Monster<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjm2P9EYhj04O7EMufRLocx81i759TAlXSKKbwaGGbMP8tRGvs6d16-1xaFv_Wspx6EsJBRqzefKfUWU3NxPKAVA9naWOqHkQErVW7PPywZ_bSlZCfUvj5do3PAJRKpFclmrKE0QPO9cNW6VojCukUHYCcF1hyhlsuapWyBQS_e6mqxDLemavMuebasLA/s755/babylon_ver7.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="755" data-original-width="510" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjm2P9EYhj04O7EMufRLocx81i759TAlXSKKbwaGGbMP8tRGvs6d16-1xaFv_Wspx6EsJBRqzefKfUWU3NxPKAVA9naWOqHkQErVW7PPywZ_bSlZCfUvj5do3PAJRKpFclmrKE0QPO9cNW6VojCukUHYCcF1hyhlsuapWyBQS_e6mqxDLemavMuebasLA/w135-h200/babylon_ver7.jpg" width="135" /></a></span></span></div><p></p><p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif">Due
innamorati ballavano romanticamente e si interrogavano, speranzosi,
su come conciliare sentimenti e carriera. Questa volta ci sono
elefanti in pista da ballo, umori corporei, feticismi. Come si è
passati dal <a href="http://diariodiunadipendenza.blogspot.com/2017/01/mr-ciak-and-oscar-goes-to-la-la-land.html">musical</a> al baccanale, dal sogno al delirio? Caustico,
volgare e disincantato, il film tradisce la fiaba per raccontare
l'evoluzione della settima arte. E la progressiva degenerazione del
mondo che c'è dietro. Si passa dal muto al sonoro, dai divi alle
meteore, dal western alla commedia: il tutto per accontentare un
pubblico che in fretta si annoia e dimentica. <i>Babylon</i> ha
anticipato lo sciopero degli sceneggiatori. Ha irritato Hollywood e
infastidito gli spettatori, entrambi artefici del meccanismo perverso
che fagocita i protagonisti. Il pubblico deve essere intrattenuto.
Chi non sa reinventarsi è spacciato. Pitt è sul viale del tramonto,
come l'amica Swanson; Robbie prende lezioni di etichetta, ma il
richiamo del lato selvaggio è forte; Calva rischia di essere
risucchiato dal caos della festa che si limitava a contemplare.
Questo Chazelle è coreografico come Luhrmann; folleggia come
Tarantino. Maneggia serpenti, ammazza comparse, divora topi. Provoca
e denuncia, in un'opera esilarante ed esaltante, pornografica e
candida. Mi rincresce averlo perso al cinema. Sarebbe stato un onore
piangere insieme al protagonista, nel finale, e guardare attraverso i
suoi occhi schegge di Gene Kelly, di angeli e fantasmi. (10)</span></span></p><p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjnwaKkshdXXGMjWHrS0vRb3SyVC0jrczRRDZroRu_lz7xgl6XBbFaDaUov5t-O4-G8PCn8hqyD-FaqsXW1mjq3Gn-s7KZLJeRLhaWDIYaxrG1pYYFFnkLUFgeyZNJK1PGdR1EH9wuIeSDE8qXJCgnD7Eu5XCFtZOlizqqCu312UxFz-_v8zNbEc1eQ3Q/s755/oppenheimer_ver3.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="755" data-original-width="477" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjnwaKkshdXXGMjWHrS0vRb3SyVC0jrczRRDZroRu_lz7xgl6XBbFaDaUov5t-O4-G8PCn8hqyD-FaqsXW1mjq3Gn-s7KZLJeRLhaWDIYaxrG1pYYFFnkLUFgeyZNJK1PGdR1EH9wuIeSDE8qXJCgnD7Eu5XCFtZOlizqqCu312UxFz-_v8zNbEc1eQ3Q/w137-h200/oppenheimer_ver3.jpg" width="137" /></a></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="text-align: left;">È
sulla bocca di tutti da prima dell'uscita. L'ho visto a oltre un mese
di distanza dall'arrivo in sala, impermeabile a qualsiasi entusiasmo.
</span><i style="text-align: left;">Oppenheimer</i><span style="text-align: left;">,
accolto come il capolavoro di Christopher Nolan,</span><i style="text-align: left;">
</i><span style="text-align: left;">è per me un film grande
che non diventa mai un grande film. Algido, logorroico, cerebrale,
stordisce a suon di nomi e informazioni, ma mostra il portento e
l'orrore della bomba atomica fuori scena. A distanza di sicurezza.
Restano i tormenti dell'uomo, qui interpretato da un emaciato Cillian
Murphy, diviso tra patriottismo e senso di colpa; quei troppi
dettagli, a metà tra scienza e politica, che lasciano a lungo
confusi. L'emotività irrompe soltanto nell'ultima parte: un processo
alle intenzioni in cui ogni azione è in discussione e, a sorpresa, a
rubare la scena è la tradita, sottostimata moglie interpretata da
Emily Blunt. Non ho ben compreso il ruolo del doppiogiochista Robert
Downey Jr, ben nascosto sotto un mascherone di trucco ma sempre
insopportabilmente gigioneggiante. Non ho capito il troppo rumore per
nulla, o quasi. Da questa detonazione mi sarei aspettato un brivido
lungo la schiena; l'acufene; un'eco maggiore. Il biopic
sull'inventore dell'atomica, invece, è una docufiction
magistralmente diretta e montata a cui tuttavia manca il sano ardore
di Prometeo. Senza fuoco, fuori fuoco, si rivela un compito
diligentemente svolto e poco altro. (6)</span></span></span></div><p></p>
<p align="JUSTIFY" style="font-style: normal; line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-weight: normal;"></span></span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-weight: normal;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiG3dghdlXvfPNbbCZKgWvAf9nWWWtN5-3qIEGDIErigBw8oCrBNodMxeAtDPUmH7JxXUrVN0HcyDd5Nx58GrrXi56R9vC7obhnlA-LkNT3qQ7IHgoRA3Ba_QZu6TOdiXHjCKTtQlYptuOarloaRInJEv-7r95h_udLaqkw9Y_hOpG6ywYIwYnANi1ZQw/s755/coup_de_chance.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="755" data-original-width="556" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiG3dghdlXvfPNbbCZKgWvAf9nWWWtN5-3qIEGDIErigBw8oCrBNodMxeAtDPUmH7JxXUrVN0HcyDd5Nx58GrrXi56R9vC7obhnlA-LkNT3qQ7IHgoRA3Ba_QZu6TOdiXHjCKTtQlYptuOarloaRInJEv-7r95h_udLaqkw9Y_hOpG6ywYIwYnANi1ZQw/w148-h200/coup_de_chance.jpg" width="148" /></a></span></span></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-weight: normal;"><span style="text-align: left;">Alla
tenera età di ottantotto anni, Woody Allen dirige il suo
cinquantesimo film. E ogni volta che torna in sala è sempre un po'
festa. Quanto ci mancava? Quanto ci mancherà? Sfortunatamente,
nonostante sia stato misteriosamente ben accolto all'ultimo Festival
di Venezia, </span><i style="text-align: left;"><span>Coup de
Chance </span></i><span style="text-align: left;">è una commedia
nera senza grandi guizzi che, scegliendo un idioma e toni diversi, si
limita a riproporre l'acuminato triangolo sentimentale
dell'indimenticato </span><i style="text-align: left;"><span>Match
Point</span></i><span style="text-align: left;">. Questa volta la
moglie trofeo, interpretata dall'incantevole Lou de Laage, è divisa
tra l'amante scrittore e il ricco marito malavitoso. Se la sorte ci
mette lo zampino, ribalterà tutto la puntualità dell'epilogo per
regalarci, in extremis, un sorriso beffardo. Il resto appartiene a un
Allen logorroico e eccezionalmente francofono, piuttosto povero di
contenuti, che strizza l'occhio alle donne infedeli di Chabrol e
ammalia grazie alla fotografia assolata del solito Vittorio Storaro.
Checché se ne scriva, gli ho preferito di gran lunga gli ultimi
film: il teatrale </span><i style="text-align: left;"><span><a href="http://diariodiunadipendenza.blogspot.com/2018/01/mr-ciak-ella-e-john-la-ruota-delle.html">La ruota delle meraviglie</a></span></i><span style="text-align: left;">,
lo scoppiettante e giovanile </span><i style="text-align: left;"><span><a href="http://diariodiunadipendenza.blogspot.com/2019/12/mr-ciak-storia-di-un-matrimonio-un.html">Un giorno di pioggia</a> a New York</span></i><span style="text-align: left;">
e perfino </span><i style="text-align: left;"><span>Rifkin's
Festival</span></i><span style="text-align: left;">, sottovalutata
delizia cinefila troppo in fretta sacrificata sull'altare dello
streaming. (5)</span></span></span></span></span></div><p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhghzZ2TlLWLC0mC9X2W4IWuRqL6ZZEsS9h0j_99zsBRualbNOIYE1l53XeqTpohfpNflcu2d1WcZzSFAJsBnbAMFZet5hNh5VG0AvJUXjW2IYjjCsN4KnkfL2eeat-sAq4H01BtE7V744KbG0dyLzC4NsNoUn6gvOXlqAjfLYIozeXcV-3RyIWOIWDJg/s755/killer.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="755" data-original-width="510" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhghzZ2TlLWLC0mC9X2W4IWuRqL6ZZEsS9h0j_99zsBRualbNOIYE1l53XeqTpohfpNflcu2d1WcZzSFAJsBnbAMFZet5hNh5VG0AvJUXjW2IYjjCsN4KnkfL2eeat-sAq4H01BtE7V744KbG0dyLzC4NsNoUn6gvOXlqAjfLYIozeXcV-3RyIWOIWDJg/w135-h200/killer.jpg" width="135" /></a></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="text-align: left;">Un
sicario è appostato sui tetti parigini. Non dorme, non ha
sentimenti, non sbaglia mai. Finché non manca il bersaglio e per lui
ha inizio una fuga rocambolesca che tocca altre quattro città, altri
quattro capitoli, nel tentativo di costruirsi un futuro alternativo
accanto alla compagna lontana. Lo interpreta Michael Fassbender,
attore troppo a lungo assente dalle scene. Asciutto, stiloso,
inafferrabile, indossa camicie floreali da turista tedesco e si
concentra ascoltando i successi degli Smiths. Come se non bastasse,
firma il tutto David Fincher, finalmente tornato al thriller dopo la
parentesi metacinematografica dell'autoriale </span><i style="text-align: left;"><a href="http://diariodiunadipendenza.blogspot.com/2020/12/il-cinema-al-tempo-del-covid-19-mank.html">Mank</a></i><span style="text-align: left;">.
Al secondo film per Netflix, il regista cult torna sugli schermi con
l'adattamento di un graphic novel nelle sue corde. La violenza c'è,
ma è raffinatissima. Gli omicidi abbondano, ma i corpi quasi non
sanguinano. Gli scontri fisici sembrano coreografie studiatissime.
Chirurgico, rigoroso, freddissimo, questa volta si diverte e diverte
con un film d'intrattenimento godibile ma non all'altezza. Perché </span><i style="text-align: left;">The
Killer</i><span style="text-align: left;">, partito sotto i
migliori auspici con un omaggio al miglior Hitchcock, diventa una
pellicola d'azione che non ha né la classe di James Bond, né la
leggerezza di John Wick. Colpa di un soggetto tutt'altro che
memorabile, in cui l'entrata in scena di Tilda Swinton rappresenta il
momento di maggiore curiosità: peccato sia impegnata in poco più
che un cameo. L'ultimo Fincher, come il suo killer
dall'insopportabile voce narrante, intrattiene in poltrona ma non fa
centro. (5)</span></span></span></div><p></p>
<p align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.5cm;"></p><p style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.5cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"></span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKk0O-ez_PQ729cqzpCoWG5tTCha2_DOZfzOHzS_p19lYAGFl2FZsYbooj6FFTwmTMA-nBNAtHqVfzCGrDJhaEaBwl4QAYpc3LjYTt7im1GocOqXD-d3iJIZEih4fz1HExCYsGlpd74wIGZI4rdaTYWyDvQ_QiAJXdpOU44z7jWPhdOBlTig_eI0yL5g/s1466/MV5BNDA3NTQ1YWItZDg4Ny00ZDYxLWJmZDYtODY4MTcwYWFlMDYwXkEyXkFqcGdeQXVyMDc5ODIzMw@@._V1_FMjpg_UX1000_.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1466" data-original-width="1000" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKk0O-ez_PQ729cqzpCoWG5tTCha2_DOZfzOHzS_p19lYAGFl2FZsYbooj6FFTwmTMA-nBNAtHqVfzCGrDJhaEaBwl4QAYpc3LjYTt7im1GocOqXD-d3iJIZEih4fz1HExCYsGlpd74wIGZI4rdaTYWyDvQ_QiAJXdpOU44z7jWPhdOBlTig_eI0yL5g/w136-h200/MV5BNDA3NTQ1YWItZDg4Ny00ZDYxLWJmZDYtODY4MTcwYWFlMDYwXkEyXkFqcGdeQXVyMDc5ODIzMw@@._V1_FMjpg_UX1000_.jpg" width="136" /></a></span></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;">Lo
strano comportamento di un bambino insospettisce gli adulti. La
mamma, iperprotettiva, fatica ad ammettere che il figlio stia
crescendo; il maestro, tacciato di maniere forti, è forse più
lungimirante di altri; la preside, reduce dalla morte della nipotina,
modera per tutelare l'istituto. Il protagonista è una vittima o un
bullo? Chi, fra lui e un fragile coetaneo, è il mostro? Kore'eda
torna Giappone con una sceneggiatura perfetta. Delicatissima e
magistralmente orchestrata, mostra la stessa vicenda attraverso tre
punti di vista complementari. Ne viene fuori un puzzle sui segreti di
grandi e piccini, che favoleggia di rinascita. Quieto ma pervaso di
tensione, sceglie di mantenersi ambiguo fino alla fine: nemmeno
l'epilogo ci chiarirà se abbiamo assistito o meno a una tragedia.
<i>Monster</i> inizia con un incendio e termina con un tifone. E, fra
le due calamità, lascia posto alle scosse sismiche della
pre-adolescenza. Come in una versione più stratificata di <i><a href="http://diariodiunadipendenza.blogspot.com/2023/06/ritorni-dautore-whale-beau-ha-paura.html">Close</a></i>, Kore'eda descrive il
momento in cui la purezza dei bambini viene meno. Saranno mai felici al di fuori di quel vagone ferroviario al
centro del bosco? Nella sequenza più memorabile (insieme a quella di quattro mani che tentano di pulire un finestrino dal fango), la preside insegna al piccolo protagonista a soffiare via il
dolore in una tromba. E gli suggerisce che, se non è per tutti, non
è felicità. Non c'è giallo più fitto dei propri sentimenti. (7,5)</span></span></span></div><p></p><p></p>Mr Inkhttp://www.blogger.com/profile/09010375264805972745noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-6424576537847051610.post-1939908259767654002023-11-16T09:00:00.001+01:002023-11-16T09:02:48.765+01:00Recensione: Giù nella valle, di Paolo Cognetti<h2 align="CENTER" class="western" style="weight: normal;"><span style="color: black;"><span style="family: georgia; size: small;"><h4 style="weight: normal;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEzTtSqRMIc-3RPIEnzvzoeC4SDFhHkTJY1ycTrWmMrXeguE7CDgsWVO5Eez7r1QtmEw8PAZyUdLN1xw0E61SGxQXZ9hIeDt3UGBLv57rPuT7hv2oei-dmTWefYyRi58iPwt2djLfceEy-5yQ3x5uriVHUzFYHaXplzSqp7uKADLZjGa6bscFGGHTvig/s1159/Immagine1.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="777" data-original-width="1159" height="215" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEzTtSqRMIc-3RPIEnzvzoeC4SDFhHkTJY1ycTrWmMrXeguE7CDgsWVO5Eez7r1QtmEw8PAZyUdLN1xw0E61SGxQXZ9hIeDt3UGBLv57rPuT7hv2oei-dmTWefYyRi58iPwt2djLfceEy-5yQ3x5uriVHUzFYHaXplzSqp7uKADLZjGa6bscFGGHTvig/s320/Immagine1.png" width="320" /></a></div><span style="color: black;"><span style="family: georgia; font-family: georgia; font-size: small; font-weight: normal; size: small;"><span style="style: normal;">|
</span><i><a href="https://www.einaudi.it/catalogo–libri/narrativa–italiana/narrativa–italiana–contemporanea/giu–nella–valle–paolo–cognetti–9788806262167/">Giù nella valle</a></i>, di Paolo Cognetti. Einaudi, € 16, pp. 124
<span style="style: normal;">|</span></span></span></h4></span></span></h2>
<p align="JUSTIFY" style="bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans–serif"><span style="size: normal;"><span style="style: normal;"><span style="weight: normal;">Quella
di Paolo Cognetti è una scrittura che ha trovato negli opposti la
sua segreta armonia. È calda, ma freddissima. È delicata, ma
scabrosa. La sua massima espressività? A sorpresa, in una storia
come questa: apparentemente senza sorprese. Lungo poco più di cento
pagine, </span></span><i><span style="weight: normal;">Giù nella
valle </span></i><span style="style: normal;"><span style="weight: normal;">è
un romanzo breve ma compiuto – spietato, convulso, intenso. Questa
volta siamo nei primi anni Novanta, a novembre. Non fra le cime
svettanti, ma a valle. Considerata il pisciatoio d'Italia, la
Valsesia è un imbuto asfissiante in cui proliferano nebbie,
alluvioni, bettole mal frequentate. I camion scaricano rifiuti
industriali nelle cave abbandonate, il fiume è inquinato dai
solventi chimici, l'illuminazione è costituita dai neon delle
insegne dei bar. Il tasso di alcolisti e suicidi è alle stelle. Più
cupo, questo Cognetti ha il fascino ombroso del fondovalle e fa
spazio al dramma di due fratelli agli antipodi.</span></span></span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="bottom: 0cm; left: 0.5cm; right: 0.5cm;">
<span style="color: black;"><span style="family: georgia; font-family: georgia; size: normal;"><i><b>Lo
sai cosa vorrei, invece? Un bell'abbraccio da mio fratello. O anche
fare a pugni, scegli tu. Ma qualcosa di vero.</b></i></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans–serif"><span style="size: normal;"><span style="style: normal;"><span style="weight: normal;">Luigi
fa la guardia forestale: pallido e ordinato, somiglia al larice
piantato dal padre. Alfredo, invece, è un abete: pungente e
frondoso, ha conosciuto il Canada, si è spinto fino al Mar Glaciale
e infine è tornato indietro, complice un'eredità da impugnare. Fra
di loro ci sono: una belva che semina cani sbranati; una donna un
tempo contesa, Elisabetta, che fa il bagno nuda nel fiume e ha
preparato uova sbattute a suo suocero fino al giorno in cui il
vecchio non l'ha fatta finita; una casupola a 1800 metri d'altezza
che presto confinerà con una pista da sci. Mentre la conta dei morti
cresce, il progresso fa timidamente capolino: per lasciare spazio al
divertimento dei turisti, toccherà abbattere oltre cinquemila
alberi. Non ci vuole molto a cogliere analogie con i romanzi
precedenti: i protagonisti dai caratteri opposti ricordano gli amici
lontani di </span></span><i><span style="weight: normal;"><a href="https://diariodiunadipendenza.blogspot.com/2017/01/recensione–le–otto–montagne–di–paolo.html">Le otto montagne</a></span></i><span style="style: normal;"><span style="weight: normal;">;
Fontana Fredda e la vita selvaggia facevano già capolino nel più
fiabesco </span></span><i><span style="weight: normal;"><a href="https://diariodiunadipendenza.blogspot.com/2021/11/recensione–la–felicita–del–lupo–di.html">La felicità del lupo</a></span></i><span style="style: normal;"><span style="weight: normal;">.
Cognetti ormai scrive sempre la stessa storia? Forse sì, ma ancora
una volta la scrive meravigliosamente bene, pur auspicandomi un
ritorno in città per il prossimo romanzo. A dispetto della
ripetitività delle tematiche e della debolezza dei personaggi
femminili – le donne di Paolo sono tutte forestiere, detentrici di
valori familiari e calore: non persone né personaggi; candidi
archetipi piuttosto –, è impossibile non lasciarsi incantare da una
voce carezzevole che omaggia il Bruce Springsteen di un famoso album
datato 1982.</span></span></span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="bottom: 0cm; left: 0.5cm; right: 0.5cm;">
<span style="color: black;"><span style="family: georgia; font-family: georgia; size: normal;"><i><b>Era
piccola, la sua valle, eppure c'erano ancora posti che non aveva mai
visto. Sceso dall'argine, lasciò andare avanti l'uomo e osservò il
paesaggio di pioppi e betulle, una conca dove la Sesia faceva un'ansa,
tra i banchi di ghiaia modellati dalla corrente. Adesso che era in
secca, il fiume si diramava creando isolotti e spiagge. Gli venne in
mente che dieci anni prima ci avrebbe portato Elisabetta a fare il
bagno, ma per i bagni nel fiume c'era una stagione, nella vita, che
poi chissà perché passava. Poi veniva la stagione dei figli, delle
case da comprare e ristrutturare, dei vantaggi di un lavoro
salariato.</b></i></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans–serif"><span style="size: normal;"><span style="style: normal;"><span style="weight: normal;">Sinceramente
grato, Cognetti cita le canzoni e gli scrittori del cuore: sono tutti
americani. Ma è alla provincia italiana che deve gli incisivi
spaccati per le troppe birre aperte con i denti, il vino rosso e lo
spezzatino in tavola, i misantropi un po' romantici che
preferirebbero una tenda nel bosco al tepore del talamo, i fiumi che
vogliono rigorosamente l'articolo determinativo declinato al
femminile. Il suo personale <i>Nebraska </i>è una partita a mosca
cieca. Un girare in tondo animato da furia e tenerezza, in cui Luigi
e Alfredo, divorati da una struggente tensione verso l'alto – gli
occhi sempre puntati lì, sull'abbacinante Monte Rosa –, si inseguono
sulla scia di una domanda. Il larice e l'abete crescono bene fianco a
fianco, o si fanno troppa ombra a vicenda? Una lite, un incendio, li
ha fatti ardere qualche anno prima. La neve caduta ha spento le
fiamme soltanto all'apparenza. Il fuoco è penetrato nel terreno,
l'incendio è soltanto dormiente. Basta un soffio di vento, e Luigi e
Alfredo torneranno a bruciare. E, forse, a volersi bene.</span></span>
</span></span></span>
</p>
<div style="align: left; bottom: 0cm;"><span style="font-family: georgia;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans–serif"><span style="size: normal;"><i><b>Il
mio voto: </b></i>★★★★<br /> </span></span></span><span style="color: black;"><span face="Arial, sans–serif"><span style="size: normal;"><i><b>Il
mio consiglio musicale: Bruce Springsteen – The River </b></i></span></span></span></span></div><div style="align: left; bottom: 0cm;"><span style="font-family: georgia;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans–serif"><span style="size: normal;"><i><b><br /></b></i></span></span></span></span></div><div style="align: left; bottom: 0cm;"><span style="font-family: georgia;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans–serif"><span style="size: normal;"><i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/lc6F47Z6PI4" width="320" youtube-src-id="lc6F47Z6PI4"></iframe></div></i></span></span></span></span></div>
Mr Inkhttp://www.blogger.com/profile/09010375264805972745noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-6424576537847051610.post-52956395690726227842023-11-10T08:30:00.001+01:002023-11-10T08:30:00.165+01:00Recensione: Chiodi, di Antonio Schiena<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"></p><h4 align="CENTER" class="western" style="font-weight: normal; line-height: 0.5cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: normal;"><h2 style="font-weight: normal; line-height: 0.5cm;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwALIm9m21UTIXC1rgZQbvpjzposVpg6npdwV8NRbuurqiSAKbiougsRs30goifFqgq0IBBD7AL5r57owJQXigkUucObuYqmM2dZctlZwkpBoSbeRZXAI9mV5yEj3A_MPuuPfVh8xP9MWyZuTiyPLNUr6xhEUyK058SO5XPxr8efr4nIxh1EZ17BH5_g/s1238/Immagine1.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="923" data-original-width="1238" height="239" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwALIm9m21UTIXC1rgZQbvpjzposVpg6npdwV8NRbuurqiSAKbiougsRs30goifFqgq0IBBD7AL5r57owJQXigkUucObuYqmM2dZctlZwkpBoSbeRZXAI9mV5yEj3A_MPuuPfVh8xP9MWyZuTiyPLNUr6xhEUyK058SO5XPxr8efr4nIxh1EZ17BH5_g/s320/Immagine1.png" width="320" /><br /></a><span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: small;"><span style="font-style: normal;">|
</span><i><a href="https://fazieditore.it/catalogo-libri/chiodi/">Chiodi</a></i><span style="font-style: normal;">, di Antonio Schiena</span>. Fazi, € 16, pp. 180 <span style="font-style: normal;">|</span></span></span></h2></span></span></h4>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Era
lecito aspettarsi più carattere da uno che gestisce una pagina
intitolata Antipatia gratuita. È il primo pensiero che ho fatto una
volta terminata la lettura di </span></span><i><span style="font-weight: normal;">Chiodi</span></i><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">,
ultimo romanzo del trentatreene Antonio Schiena ma il primo
pubblicato con un grande editore. L'autore, da me molto apprezzato
sui social per i suoi post deliziosamente caustici, arriva in
libreria con una piccola storia sul diventare grandi. Ma mancano la
fermezza di Niccolò Ammaniti, la fantasia ardita di Stephen King e
il suo romanzo, generalista e didascalico, si rivela una fiaba nera
adatta soprattutto a un pubblico di giovanissimi. In un imprecisato
paese del Sud, si è diffusa una leggenda che accomuna generazioni
vicine e lontane: racconta dell'Avvinto, un giovane arrogante che
sfidò la morte e ne pago le conseguenze. È forse lui il nuovo
guardiano del cimitero? I bambini si sfidano a scavalcare i cancelli
e ad affrontarlo. Una volta tornati indietro, saranno uomini. A
prestarsi al rito di iniziazione è Marco: un tredicenne disarmonico
e sgraziato, reduce da un'infanzia di prodotti sottomarca e da anni
spesi a incassare le vessazioni dei gradassi. Fra il bambino e il
guardiano, entrambi emarginati, nascerà un breve dialogo
intergenerazionale dagli incastri drammatici, ma non così
imprevedibili. Marco vuole una storia da raccontare ai compagni. Ha
importanza se sia le verità oppure no?</span></span></span></span></span></p>
<p align="CENTER" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: normal;"><i><b>Essere
soli non è male. Essere circondato dalle persone sbagliate è molto
peggio.</b></i></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">I
temi, delicatissimi e sempreverdi, vanno dalla rabbia repressa al
bullismo, dell'isolamento alle onde sismiche del rancore. Peccato per
l'abuso di luoghi comuni, soprattutto nella caratterizzazione dei
personaggi: i bulli fumano e indossano il chiodo; il guardiano ha un
occhio guercio e un alano nero al seguito; Marco ha un armadio total
black, un amico in sovrappeso, una mamma troppo presa delle
frequentazioni occasionali per curarsi di lui, una manciata di
professori ciechi e sordi davanti alle prepotenze. Storia di due
solitudini allo specchio, </span></span><i><span style="font-weight: normal;">Chiodi</span></i><span><span style="font-weight: normal;">
attinge a un immaginario lugubre e malinconico. Piace quando è di
corsa, fra le lapidi del cimitero, ma fa storcere il naso per la
prevedibilità degli altri scenari. Schiena scrive in punta di penna.
Concede ai lettori un finale amaro il giusto, ma non calca la mano
per eccessiva prudenza. Ne viene fuori una <i>morality play </i>poco
sfumata, ma al contempo senza colori decisi. Una vicenda a tinte
forti né abbastanza oscura da inquietare, né abbastanza luminosa da
regalare speranza agli afflitti. Come il suo protagonista, al
crocevia tra infanzia e adolescenza, sceglie di mantenersi insomma in
una zona liminare, dove il Pinocchio in copertina fatica a diventare
un bambino vero. Sulla soglia del camposanto. Nel limbo delle
occasioni mancate.</span></span></span></span></span></p><div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><b>Il
mio voto: </b></i>★★<br /> </span></span></span><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><b>Il
mio consiglio musicale: Fabio Concato - Fiore di maggio</b></i></span></span></span></div><div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><b><br /></b></i></span></span></span></div><div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/ZgzCLEghsq4" width="320" youtube-src-id="ZgzCLEghsq4"></iframe></div></i></span></span></span></div><p></p>Mr Inkhttp://www.blogger.com/profile/09010375264805972745noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-6424576537847051610.post-8851149945740809952023-11-06T08:30:00.001+01:002023-11-06T08:30:00.152+01:00Recensione: Le schegge, di Bret Easton Ellis <p style="text-align: left;"></p><h3 style="font-weight: normal; line-height: 0.5cm; text-align: left;"><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0b0AgH9yB6G5f7rCFyywqHcUiuHKxl3KJwqJDVgMr9Tt60q9RWCXHFfsrv0gFCQygOcXEWLh1kZEPng9VuOGYFwSEydCRiUiOFnWybF9iHyndimN4AyS8g8dASLGmrAwbtv6La-xLe7JJpKVKuvJGG79T2Nz3i_GSUShSR7TP2MmgFbXvUlzRzxMUOA/s1220/Le%20schegge.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="847" data-original-width="1220" height="222" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0b0AgH9yB6G5f7rCFyywqHcUiuHKxl3KJwqJDVgMr9Tt60q9RWCXHFfsrv0gFCQygOcXEWLh1kZEPng9VuOGYFwSEydCRiUiOFnWybF9iHyndimN4AyS8g8dASLGmrAwbtv6La-xLe7JJpKVKuvJGG79T2Nz3i_GSUShSR7TP2MmgFbXvUlzRzxMUOA/s320/Le%20schegge.png" width="320" /></a></div><span style="color: black; font-size: small;"><div style="text-align: center;"><span style="font-family: georgia;">|
</span><i style="font-family: georgia;"><a href="https://www.einaudi.it/catalogo-libri/narrativa-straniera/narrativa-di-lingua-inglese/le-schegge-bret-easton-ellis-9788806260866/">Le schegge</a></i><span style="font-family: georgia;">, di Bret Easton Ellis. Einaudi, € 23, pp. 752 </span><span style="font-family: georgia;">|</span></div></span></h3><p style="text-align: left;"></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Un
telefono a disco squilla nel salotto di una villa con piscina. Scatta
la segreteria. Dall'altra parte, qualcuno sospira. Il suo silenzio
vibra di minacce. Lo hanno preceduto effrazioni, regali misteriosi,
animali domestici sottratti. L'obiettivo finale sono i giovani
padroni di casa. Il serial killer, soprannominato Il Pescatore a
strascico, comporrà un mostruoso patchwork con i corpi smembrati.
L'inizio è degno di uno slasher di Wes Craven. Il prosieguo, a metà
tra teen drama e satira sociale, è un'indagine antropologica della
“peggio gioventù” di Los Angeles. Correvano gli anni Ottanta.
Una volta ottenuta la patente, gli adolescenti sgommavano lontani dai
rigidi regolamenti delle loro scuole private e dai confini sicuri
dell'infanzia. Meta: la perdizione. Quelli cantati nel girone dei
dannati di Bret Easton Ellis sembrano sbucati da un dipinto di David
Hockney. Dediti a edonismo e oppiacei, belli e ricchissimi, appaiono
disinteressati a tutto. Non li sfiorano le nozze di Carlo e Diana,
l'omicidio di John Lennon, la setta dei Cavalieri dell'oltretomba, le
avance sessuali degli adulti. A turbarli, piuttosto, è l'arrivo di
Robert Mallory. Chi cambierebbe mai scuola l'ultimo anno di liceo? Da
dove viene quell'adone al contempo sensuale e candido, che minaccia
di far scoppiare coppie storiche – Susan e Thom, il re e la
reginetta della Buckley –, ma cela un passato di disturbi mentali?</span></span></span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; margin-left: 0.5cm; margin-right: 0.5cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: normal;"><i><b>Molti
anni fa mi resi conto che un libro, un romanzo, è un sogno che
chiede di essere scritto nello stesso modo in cui ci s'innamora di
qualcuno: il sogno diventa irresistibile, non c'è niente che tu
possa fare, e infine cedi e soccombi anche se il tuo istinto ti dice
di battertela a gambe perché potrebbe trattarsi, dopotutto, di un
gioco pericoloso – in cui qualcuno probabilmente si farà male.</b></i></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Da
sopra gli occhiali da sole lo studia lo stesso Ellis; gli occhi
appannati per la brama e il Valium. Segretamente omosessuale, benché
fidanzato con la figlia di un famoso produttore cinematografico,
l'autore sperimenta una dolorosa attrazione verso l'ultimo arrivato
in città. E ne fa, presto, la sua ossessione. Il trasferimento di
Robert coinciderà con un'ondata di follia lunga l'intero anno
scolastico. È realmente lui il responsabile della rete di delitti
che si stringe sempre più intorno agli amici di Bret? O la sua colpa
più imperdonabile è quella di aver infranto il sogno di illusoria
perfezione dei protagonisti, ponendo freno a un'estate creduta, a
torto, senza fine? Tutti hanno un segreto. Tutti stalkerizzano tutti.
In settecento pagine, a momenti alterni, tutti saranno vittime e
carnefici; intrusi e perseguitati. A quarant'anni di distanza dai
tragici eventi del 1981, l'autore sfida il disturbo post-traumatico
da stress e sfoglia a ritroso un annuario dalla nutrita sezione in
memoriam. Questa è una storia vera. O quasi.</span></span></span></span></span></p>
<p align="CENTER" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: normal;"><i><b>Voi
tutti non fate altro che proteggervi a vicenda. Da cosa? Dalla
realtà.</b></i></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Irresistibile
nella sua inattendibilità, Ellis è ammicca furbamente ai temi caldi
dei social: la retromania, l'autofiction, il true crime, il
queerbaiting. Prende i tormentoni contemporanei e, all'apparenza, li
sconsacra. Ma, a dispetto del cinismo diffuso – la dedica del
romanzo recita proprio: </span></span><i><span style="font-weight: normal;">A
nessuno</span></i><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">
–, ci restituisce la rievocazione più verosimile e accorata di una
generazione, di un mondo, a un passo dall'annientamento. </span></span><i><span style="font-weight: normal;">Le
schegge </span></i><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">è
un elettrizzante incubo vestito Ralph Lauren in cui il sangue e lo
sperma, le paranoie e le prurigini occultano la nostalgia per un
inconfessato primo amore. Lettore e cinefilo instancabile, il giovane
Bret guardava il mondo con il voyeurismo compulsivo tipico degli
scrittori. La sua futura professione lo rendeva attento già allora.
Lo rendeva già bugiardo. Fermo al tempo dei suoi sconsiderati sedici
anni, firma un thriller tanto spaventoso quanto eccitante – di
quelli da leggere con la luce accesa, e con un'erezione prepotente
nei boxer. Ma anche un sorprendente amarcord sull'impossibilità di
risolvere il giallo di Robert Mallory, quando si è ancora
intimamente irrisolti come adulti. Cosa resterà di quegli anni
Ottanta? La voglia di vivere, amplificata a dismisura dalla paura di
morire. Le schegge di un trip stupefacente, da cui sarà amaro
svegliarsi soltanto per poi scoprirsi casti, invecchiati, sobri.</span></span>
</span></span></span>
</p>
<div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><b>Il
mio voto: </b></i></span>★★★★★<br /> </span></span><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><b>Il
mio consiglio musicale: Ultravox – Vienna </b></i></span></span></span></div><div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><b><br /></b></i></span></span></span></div><div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/xJeWySiuq1I" width="320" youtube-src-id="xJeWySiuq1I"></iframe></div></i></span></span></span></div>Mr Inkhttp://www.blogger.com/profile/09010375264805972745noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-6424576537847051610.post-73152358700072065382023-10-31T10:00:00.001+01:002023-10-31T10:05:58.561+01:00Un Halloween in streaming: La caduta della casa degli Usher | The Last of Us<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEioDhyV4zc92REZ7A-HggVBHxNbShTFgAtlZenHij7Lk7tlYgfbWyvEYymS4GfNcbNj1rbVCZuMX0ChV8UBsgQhghME-KitLUHNy9IBPfflBA9J3SIW6A35vSMfloABj8wuJ1FDEboMwmLY9anfvUKIVo7dWJagB-xsl50rQrbkGuYoG0SNEycNaM4_AA/s755/fall_of_the_house_of_usher_ver2.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="755" data-original-width="604" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEioDhyV4zc92REZ7A-HggVBHxNbShTFgAtlZenHij7Lk7tlYgfbWyvEYymS4GfNcbNj1rbVCZuMX0ChV8UBsgQhghME-KitLUHNy9IBPfflBA9J3SIW6A35vSMfloABj8wuJ1FDEboMwmLY9anfvUKIVo7dWJagB-xsl50rQrbkGuYoG0SNEycNaM4_AA/w160-h200/fall_of_the_house_of_usher_ver2.jpg" width="160" /></a></div><p></p><p><span face="Arial, sans-serif"></span></p><div style="text-align: justify;"></div><p></p><p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif">Dopo
aver adattato Jackson e James, Mike Flanagan chiude la sua
ispiratissima trilogia gotica cimentandosi con un altro capolavoro
dell'horror. Questa volta si rifà al maestro dei maestri, Poe, e lo
omaggia in una serie densa di citazioni. Se la cornice narrativa è
quella del racconta <i>La caduta della casa degli Usher</i>, ogni
episodio si rivela invece una reimmaginazione delle novelle più
spaventose. Le puntate sono caroselli di storie dentro storie.
Sontuose feste di morte in cui le dipartite, splatter e
fantasiosissime, provengono ora da <i>Il gatto nero</i>, ora da <i>Il
pozzo e il pendolo</i>. Roderick – un carismatico e fascinoso
Greenwood – è il fondatore di un'industria farmaceutica
responsabile di un'epidemia di oppiacei. Spietato e senza scrupoli,
ha intrapreso una fulminante scalata sociale insieme alla sorella e
messo al mondo una progenie corrotta quanto lui. In pochi giorni si
troverà a seppellire tutti e sei i figli. Qual è il prezzo da
pagare, in una vicenda di avidità, sesso e ambizione? Meno horror
delle serie precedenti ma perfino più crudele, con i suoi monologhi
caustici e riflessioni al vetriolo sul consumismo, l'ultima scommessa
di casa Netflix è una saga generazionale sul male di cui, a volte,
le famiglie sono capaci. A interpretare gli Usher tornano i soliti
attori feticcio. Su tutti aleggia la presenza seducente di Carla
Gugino, la cui bellezza senza tempo la fa muovere fra epoche e
travestimenti, offerte e minacce. Chi non berrebbe un cognac con lei?
Gli unici incorruttibili: una nipotina idealista e un tuttofare dal
passato rocambolesco (di lui parlano <i>Le avventure di Arthur Gordon
Pym</i>), interpretato da un inatteso Hamill. Dimenticate la
commozione per gli sfortunati eredi di<a href="https://diariodiunadipendenza.blogspot.com/2018/10/i-telefilm-speciale-halloween-haunting.html"> <i>Hill House</i></a>, per me di
una perfezione insuperata; gli spettri – un po' troppo melensi –
di <i><a href="https://diariodiunadipendenza.blogspot.com/2020/10/piccoli-brividi-netflix-haunting-of-bly.html">Bly Manor</a></i>. Qui non c'è consolazione nell'aldilà. Non c'è
riconciliazione nell'oltretomba. Sono già uno strazio le cene
condivise. Chi vorrebbe trascorrere insieme anche la vita dopo la
morte? (8)</span></span></p><p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; orphans: 2; widows: 2;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"></span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjX_BwXkIhUzvKoFrtOUCR1n1nZtYzU7kXAo36II6KPAeveFkTilDhzjPohr866yptqJMNA1gkAHrXI2jzZwO0SMeqSXlseJo7FvHEJgpN8E28iuwXYokB52Om8jIf0C7OVh1Kf1egDqIRQ7FohzPY9wDzGE_QHDHYAVpifLPPvjmFsjq7pqKC1PDVXkg/s755/last_of_us_ver2.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="755" data-original-width="510" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjX_BwXkIhUzvKoFrtOUCR1n1nZtYzU7kXAo36II6KPAeveFkTilDhzjPohr866yptqJMNA1gkAHrXI2jzZwO0SMeqSXlseJo7FvHEJgpN8E28iuwXYokB52Om8jIf0C7OVh1Kf1egDqIRQ7FohzPY9wDzGE_QHDHYAVpifLPPvjmFsjq7pqKC1PDVXkg/w135-h200/last_of_us_ver2.jpg" width="135" /></a></span></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="text-align: left;">I
videogiochi ispirano pessime trasposizioni: è una legge universale.
</span><i style="text-align: left;">The Last of Us </i><span style="text-align: left;">non è soltanto l'eccezione alla regola, ma è
una creatura ibrida che mette d'accordo sia gli appassionati del
blockbuster che gli amanti del cinema d'autore. Merito dei suoi ritmi
lenti e di un andamento che ricorda gli indie </span><i style="text-align: left;">The Road</i><span style="text-align: left;"> e </span><i style="text-align: left;">Light
of My Life</i><span style="text-align: left;">, e perfino un po' il nostro Anna. Horror on the road
ambientato in una America post-apocalittica dilaniata da mostri e
banditi, la serie HBO ha per protagonisti un uomo segnato dalla
tragedia e un'adolescente misteriosamente immune. All'indomani di
un'epidemia tratteggiata con agghiacciante realismo, gli esseri umani
vanno temuti più degli infetti. Il dolcissimo Pedro Pascal, stando
sempre un passo indietro, sorveglia Bella Ramsey come farebbe un
genitore apprensivo e lascia a lei le scene madri più memorabili. La
chimica fra i due garantisce emozioni altalenanti, ma innegabili.
Dipinti entrambi con luci e ombre, sacrificherebbero la spasimata
cura pur di non cedere ai morsi dell'abbandono? Dappertutto aleggia
un senso di tragedia. In nome di un pathos inseguito a ogni costo,
episodio dopo episodio, la serie dimentica a lungo andare sottotrame
intriganti e comprimari creduti, a torto, importanti. Ma mentre il
terzo episodio – parabola sulla persistenza di uno struggente amore
gay – ci regala un capolavoro romantico musicato a Max Richter, gli
altri finiscono per generare uno strano senso di assuefazione davanti
all'ennesima morte, all'ennesimo sacrificio, all'ennesimo morso.
Bella ma non bellissima, insomma, questa trasposizione videoludica
sfida il luogo comune: agli Emmy è già record di nomination. Ma è
realmente la serie dell'anno? (7)</span></span></span></span></div><p></p>Mr Inkhttp://www.blogger.com/profile/09010375264805972745noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-6424576537847051610.post-60178150951281521362023-10-24T09:00:00.001+02:002023-10-24T09:00:00.151+02:00Recensione: La coppia felice, di Naoise Dolan<h3 align="CENTER" class="western"><span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: normal;"><i><h4 style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRDvvnt8-CJ6ZGc2Szl6bKDqdxDsUr_MY_9X-C1-YJNn-Z1ousTB7Dw0l8eY0JZX84SMnveUy55vADo_zvoY1RzfI5yNv7sKfXiVGFyhmHxaXzzfmCq5N_ndI2o1mWZheHv7HNoOzjxYpeglfXchrh6p0AoC6keLJmkJoT2Q4YLEGemtuTX8ApdWTBmA/s1160/Immagine1.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="924" data-original-width="1160" height="255" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRDvvnt8-CJ6ZGc2Szl6bKDqdxDsUr_MY_9X-C1-YJNn-Z1ousTB7Dw0l8eY0JZX84SMnveUy55vADo_zvoY1RzfI5yNv7sKfXiVGFyhmHxaXzzfmCq5N_ndI2o1mWZheHv7HNoOzjxYpeglfXchrh6p0AoC6keLJmkJoT2Q4YLEGemtuTX8ApdWTBmA/s320/Immagine1.png" width="320" /><br /></a><span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: small;"><i><span style="font-weight: normal;">|
<a href="https://www.edizionidiatlantide.it/prodotto/la-coppia-felice/">La coppia felice</a></span></i><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">,
di Naoise Dolan. Atlantide, € 18, pp. 272 |</span></span></span></span></h4></i></span></span></h3>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Che
fine hanno fatto le commedie romantiche? Il quesito è emerso durante
una conversazione fra amici. Si sentiva nostalgia di Meg Ryan e Julia
Roberts, dei lieto fine annunciati, dei titoli di coda subito dopo i
fiori d'arancio. Che fine hanno fatto gli innamorati noiosamente
contenti, che vivono il quotidiano senza spaccare il capello in
quattro? Non ne troverete di certo nel nuovo romanzo di Naoise Dolan.
Una commedia sofisticata che parte dal coronamento di un sogno
d'amore, il matrimonio, per poi trasformarsi in un giallo dei
sentimenti in cui tutto è a rischio: cerimonia compresa. I
protagonisti dell'autrice irlandese sono l'incubo dei novelli promessi sposi; il
dramma dei wedding planner. Tutt'altro che sereni e sorridenti, si
raccontano e si lasciano raccontare in un conto alla rovescia arguto
e imprevedibile, fatto di liste per punti, tabelle e diagrammi, bozze
di giuramenti. Lui, Jake, è un manager traditore e indeciso: "fidanzato trofeo", patisce la distrazione e la freddezza della
partner. Lei, Celine, è una pianista troppo assorbita dalla sua
professione per badare al resto: indossa sempre guanti protettivi per
non rovinarsi le mani e vive similmente anche il sesso. Attorniati
da una galleria di parenti invadenti, si defilano quando possono. E,
in segreto, minacciano di tagliare la corda prima dell'altare.</span></span></span></span></span></p>
<p align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 0.5cm; margin-right: 0.5cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: normal;"><i><b>La
solitudine non era non avere nessuno. La solitudine era l'abisso tra
quello che speravi e quello che avevi.</b></i></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;">Nel
corso della lettura interverranno Phoebe, la pecora nera della
famiglia con un fiuto per le bugie; Maria, la ex di Celine; Archie,
l'ex di Jake; infine Vivian, gallerista che infonderà saggezza quando tutti minacceranno di perdere il controllo. Come il genere ormai comanda, i
personaggi sono tutti bisessuali e multietnici; considerano la
fedeltà un retaggio del patriarcato e sono negati nelle scelte.
Parlano molto, pensano troppo, vivono l'affanno delle convenzioni
sociali. Giurano di amarsi… Ma oggi l'amore è forse abbastanza?
Troppo lontani da me, questa volta mi hanno reso arduo empatizzare:
li ho osservati a distanza. Stranito, sì, ma col sorriso. Disillusa,
amara, eppure esilarante, a un certo l'autrice li fa discorrere di
Jane Austen. E quanto mi avrebbe divertito <i>La coppia felice</i> in
abiti ottocenteschi, con le sorelle Bennet che parlano in gaelico per
spettegolare impunemente e un Darcy queer che tracanna gin tonic per
sfuggire alla vita adulta. Dolan omaggia il romance, e poi lo
vampirizza per saziare noi millennial affamati d'amore e cinismo. Non
esiste una sola anima gemella. Sarebbe quindi tempo sprecato non
provarci con tutte, no? Le fedi, girate e rigirate in preda
all'indecisione, scaveranno solchi sull'anulare.<b> </b></span></span></span>
</p>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><b style="font-style: italic;">Il
mio voto: </b><b>★★</b>★<b>½<br /></b></span></span></span><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><b><i>Il
mio consiglio musicale: Annalisa</i> – <i>Mon Amour </i></b></span></span></span></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><b><i><br /></i></b></span></span></span></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><b><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/RzyD08-w-tk" width="320" youtube-src-id="RzyD08-w-tk"></iframe></div></b></span></span></span></div>
Mr Inkhttp://www.blogger.com/profile/09010375264805972745noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-6424576537847051610.post-23822173095175109412023-10-11T09:30:00.002+02:002023-10-11T10:06:01.223+02:00Recensione: Polveri sottili, di Gianluca Nativo<p></p><h4 style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhLBKZvkCqkbKtYwd17ZxtBmXg1oa9yVmxmHoVIod-9eFFjdUv2ZdwYFZTr9vCOoVDExkiR5YAAiGdi1Xp7j9vHAZnMH2UztIzNzNEf0KLSqreY9Bmzkb297A0m4P1roq9ddrm5_4yWdC6vVszfMgM8ZLq54GJ0xpZ9go1evqlpP4hKhc7QpK0QCFH3Q/s1002/Immagine1.png" imageanchor="1" style="font-weight: normal; margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="941" data-original-width="1002" height="301" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhLBKZvkCqkbKtYwd17ZxtBmXg1oa9yVmxmHoVIod-9eFFjdUv2ZdwYFZTr9vCOoVDExkiR5YAAiGdi1Xp7j9vHAZnMH2UztIzNzNEf0KLSqreY9Bmzkb297A0m4P1roq9ddrm5_4yWdC6vVszfMgM8ZLq54GJ0xpZ9go1evqlpP4hKhc7QpK0QCFH3Q/s320/Immagine1.png" width="320" /></a></div><span style="color: black;"><div style="font-weight: normal; text-align: center;"><span style="font-family: Arial, sans-serif;">|</span><i style="font-family: Arial, sans-serif;">
<a href="https://www.mondadori.it/libri/polveri-sottili-gianluca-nativo/">Polveri sottili</a>, </i><span style="font-family: Arial, sans-serif;">Gianluca
Nativo.</span><span style="font-family: Arial, sans-serif;"> Mondadori, € 18,50, pp. 228 </span><span style="font-family: Arial, sans-serif;">|</span></div></span></h4><p></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Cosa
sarebbe successo se, in uno dei momenti più struggenti di </span></span><i><span style="font-weight: normal;"><a href="http://diariodiunadipendenza.blogspot.com/2019/06/recensione-persone-normali-di-sally.html">Persone normali</a></span></i><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">,
Marianne avesse seguito Connell? Il secondo romanzo di Gianluca
Nativo, quasi a prendere le mosse dal cult generazione di Sally
Rooney, parte lì dove molti amori sospesi hanno fine: dal bivio
delle relazioni a distanza. Eugenio e Michelangelo, giovani e per
questo fiduciosi, credono che saranno l'eccezione alla regola.
Continueranno a volersi anche lontani, così come si sono voluti nel
corso di un'estate che credevano eterna. Si sono conosciuti in una
Napoli deserta, nel limbo dei neolaureati. Nel momento più giusto;
in quello più sbagliato. In attesa che il futuro bussasse alla
porta, si sono goduti con la lentezza dei pensionati un incanto
ischitano fatto di arte e gite fuori porta. La carezzevole lentezza
della bella stagione lascia presto il posto alla frenesia dei
sobborghi inglesi, lontani dallo spettacolo dei fuochi artificiali e
dagli spritz sul mare.</span></span></span></span></span></p>
<p style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: normal;"><i><b>A te in fondo le periferie piacciono. A te piaceva
Michelangelo.</b></i></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Eugenio,
specializzando in Medicina, si trasferisce a Londra. Michelangelo
decide di seguirlo, ma dopo un po' partirà per Milano, assistente
editor presso una brutta casa editrice. Dopo averci raccontato
l'iniziazione di un giovane nel mondo delle app d'incontri, Nativo
ritorna e fa centro con un romanzo sincero, spietato e universale,
scritto con la stessa sincerità di certe canzoni indie. Per stare
insieme, oggi, basta amarsi? Vittime di un brutale shock culturale,
destinati ai dolori dell'incomunicabilità, i protagonisti
sperimentano nuove routine, lunghi silenzi e l'idillio sporadico
delle rimpatriate. Più che con le parole, si parlano con le foto
WhatsApp. E, di notte, in attesa dei messaggi dell'altro, si
addormentano con i cellulari alla mano. Nella mia vita sono stato sia
Eugenio che Michelangelo. Ho provato a dimenticare, a dimenticarmi,
camuffando invano l'accento e rifugiandomi in un nevrotico
schematismo da primo della classe; ma mi sono spesso sentito anche
fragile e bisognoso, mediocre, troppo spaesato per rinunciare a farmi
guidare.</span></span></span></span></span></p>
<p align="CENTER" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.5cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: normal;"><i><b>Non
devi seguirmi sempre, vorrei essere io per una volta a seguire te.</b></i></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Una
relazione richiede pazienza, cura, attenzione. Quando si diventa
adulti, tocca scegliere: o noi stessi, o gli altri. Questa vita ci
vuole distratti e ambiziosi per restare a galla. Questa vita, forse,
ci vuole soli. Fra rotture e ritorni di fiamma, i novelli <a href="http://diariodiunadipendenza.blogspot.com/2022/05/strega-2022-recensione-spatriati-di.html">“spatriati”</a> fanno timidi tentativi per essere felici insieme. Simmetrici
nell'inquietudine, nei giorni pari si rifugeranno in un nido di
lenzuola e dimenticheranno tutto: perfino il Capodanno. In quelli
dispari, invece, la nostalgia e la frustrazione li porteranno in
aeroporto. Dall'aereo appare tutto più piccolo, sospeso. Sulle
nuvole il mondo sottostante è un presepe nascosto da una cortina di
smog. È forse possibile non atterrare mai, per eludere questa
domanda che incalza: «Dov'è realmente casa?».</span></span></span></span></span></p>
<div style="font-style: normal; line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><b>Il
mio voto: </b></span><span style="font-style: normal;">★★★★<br /></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="font-size: normal;"><b>Il
mio consiglio musicale: Marco Mengoni – Caro amore lontanissimo </b></span></span></span></div><div style="font-style: normal; line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="font-size: normal;"><b><br /></b></span></span></span></div><div style="font-style: normal; line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="color: black;"><span style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="font-size: normal;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/dO5XOwJFHfg" width="320" youtube-src-id="dO5XOwJFHfg"></iframe></div></span></span></span></div>
Mr Inkhttp://www.blogger.com/profile/09010375264805972745noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6424576537847051610.post-38689779887266689592023-10-03T08:00:00.001+02:002023-10-03T08:00:00.137+02:00Recensione: L'ultima cosa bella sulla faccia della terra, di Michael Bible <p></p><h3 style="font-weight: normal; line-height: 0.5cm; text-align: left;"><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeBSZi-THQMbTaR6x508vH90IB9MUlxPpQqU8Gkwfu-wyZgYjFfNfqjdiyq8UPlG_O8B-KajyGC5f3kEwx8jOCVVoGAfPs8x7ofeVl4y4DgYfOaMIqv36NEbWo28cdVGBVA-SzGQH4VH4hoBKFe10FL7kh5mP7UpHDZTixsplVoiZiXHAoc0dKXex3yw/s1200/Immagine1.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="932" data-original-width="1200" height="249" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeBSZi-THQMbTaR6x508vH90IB9MUlxPpQqU8Gkwfu-wyZgYjFfNfqjdiyq8UPlG_O8B-KajyGC5f3kEwx8jOCVVoGAfPs8x7ofeVl4y4DgYfOaMIqv36NEbWo28cdVGBVA-SzGQH4VH4hoBKFe10FL7kh5mP7UpHDZTixsplVoiZiXHAoc0dKXex3yw/s320/Immagine1.png" width="320" /></a></div><span style="color: black; font-size: small;"><div style="text-align: center;"><i style="font-family: Arial, sans-serif;"><span style="background: rgb(255, 255, 255);">|
</span></i><i style="font-family: Arial, sans-serif;"><a href="https://www.adelphi.it/libro/9788845938115">L'ultima cosa bella sulla faccia della terra</a></i><span face="Arial, sans-serif">, di
Michael Bible. Adelphi, € 16, pp.135 </span><span face="Arial, sans-serif"><span style="background: rgb(255, 255, 255);">|</span></span></div></span></h3><p style="text-align: left;"></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Harmony,
Carolina, è costruita sulle bugie. All'apparenza placida e
accogliente, è una città in cui il sonno della ragione ha generato
mostri. Fra omofobia, razzismo e fanatismo religioso, l'armonia non è
di casa. A portarne alla luce le contraddizioni è stato il gesto
estremo di un giovane: folle, o forse annoiato. Iggy, l'outsider
della scuola, ha tentato di darsi fuoco al centro della chiesa. Non
ci è riuscito. Ma nell'incendio sono morte venticinque innocenti.
Come si sopravvive a una tragedia? Quando scompaiono, sulla pelle e
nella memoria, i segni del fuoco? Crudo, lisergico, eppure
delicatissimo, il primo romanzo di Michael Bible edito in Italia
racconta una storia in punta di penna, perfetta per coloro che sono
stati a Holt con Haruf o a Fabbrico con Camurri.</span></span></span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm; margin-left: 0.5cm; margin-right: 0.5cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: normal;"><i><b>Eravamo
innocenti. Convinti di essere speciali. Sbronzi tutti i weekend al
centro commerciale. Il mondo era nelle nostre mani. Non ci importava
del tempo. L'amore era una cosa scontata. La morte aveva paura di
noi. Adesso abbiamo il grigio nella barba. Il cielo è un livido
viola.</b></i></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Scritto
magistralmente, accoglie un coro greco di personaggi segnati dal
gesto di Iggy. Ci sono gli ex compagni di liceo, ormai adulti, che
fanno raffreddare il caffé mentre mettono a confronto i loro
ricordi. C'è un timido bibliotecario che stringe amicizia con una
donna in fuga da una setta religiosa, e per mezzo di lei trova un po'
di fiducia nel genere umano. Ci sono due vecchi innamorati, divorati
da una lontana inquietudine, che si ritrovano dove tutto ha avuto
inizio. E c'è, soprattutto, il piromane: nella sua cella attende
l'iniezione letale e ripensa. Al magnetismo che l'ha spinto prima tra
le braccia di Cleo, poi di Paul; alle droghe, ai superalcolici, ai
video morbosi; al desiderio perenne di vincere l'insensibilità
attraverso il dolore. Sottilmente collegati, i protagonisti invocano
la guerra nucleare come i futuristi del primo Novecento. Annichiliti
e affamati, preferiscono l'abisso al nulla cosmico. A Harmony, sanno,
non succede mai niente. Non resta che l'omicidio, dunque, per
scuoterla alle fondamenta?</span></span></span></span></span></p>
<p align="CENTER" style="line-height: 0.5cm;"><span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: normal;"><i><b>Sogno
per tutto il genere umano un'utopia in cui l'amore è legale e piove
champagne.</b></i></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" style="line-height: 0.5cm;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Qualcuno
va via. Qualcuno torna. Qualcuno la ama e la odia contemporaneamente.
Sfondo di un amaro giro di vite, si fa emblema di un Sud bello
soltanto nelle canzoni folk. Suggestivo ma sfilacciato, troppo esile
nell'intreccio, Bible demitizza e denuncia. Ma salva
dall'indignazione generale i tramonti rosso sangue, le stelle
cadenti, i fiori del corniolo visti attraverso le inferriate. E se
perfino la campana in cima alle torre dell'orologio può tornare a
suonare come d'incanto, non sembra troppo tardi per sperare. Nei
miracoli. Nell'ultima cosa bella sulla faccia della terra.</span></span>
</span></span></span>
</p>
<div style="line-height: 0.5cm; text-align: left;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><b>Il
mio consiglio musicale: Bruce Springsteen – <i>I'm on Fire</i><br /> </b></span></span></span><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><b>Il
mio voto: </b></span>★★★ </span></span></div><div style="line-height: 0.5cm; text-align: left;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><br /></span></span></div><div style="line-height: 0.5cm; text-align: left;"><span style="color: black;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/lrpXArn3hII" width="320" youtube-src-id="lrpXArn3hII"></iframe></div></span></div>
Mr Inkhttp://www.blogger.com/profile/09010375264805972745noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6424576537847051610.post-2479837036070288882023-09-18T10:00:00.000+02:002023-09-18T10:13:03.400+02:00Recensione: Il gattopardo, di Giuseppe Tomasi di Lampedusa<p></p><h4 style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaQ-_eH1GSjREYYJr0ikYN3dJ8C-BHDTbyNLnf2uaWJ29BCIeDPaQAunhnt3M0DeJ7YkFAASK77mTcjIm9gr-LlOUUmSutXDH5iv6mnRKoj2cCphHiLBBZoMQbFjFIabDoETAVgwkigKpQbqi1qClx0U8SJILW3Cn2tjalrXG3OQBp0o4x_fc0AwfqTQ/s817/Immagine2.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="609" data-original-width="817" height="239" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaQ-_eH1GSjREYYJr0ikYN3dJ8C-BHDTbyNLnf2uaWJ29BCIeDPaQAunhnt3M0DeJ7YkFAASK77mTcjIm9gr-LlOUUmSutXDH5iv6mnRKoj2cCphHiLBBZoMQbFjFIabDoETAVgwkigKpQbqi1qClx0U8SJILW3Cn2tjalrXG3OQBp0o4x_fc0AwfqTQ/s320/Immagine2.png" width="320" /></a> <br /><span style="color: black; font-family: georgia; font-weight: normal;"><span style="background: rgb(255, 255, 255);"> <span style="font-size: normal;">|
</span></span><span style="font-size: normal;"><span style="background: rgb(255, 255, 255);"><i><a href="https://www.lafeltrinelli.it/gattopardo-libro-giuseppe-tomasi-di-lampedusa/e/9788807883828">Il Gattopardo</a></i>, di Giuseppe
Tomasi di Lampedusa,</span><span style="background: transparent;"> €
1</span><span style="background: transparent;">3</span><span style="background: transparent;">,
pp.</span><span style="background: rgb(255, 255, 255);"> </span><span style="background: rgb(255, 255, 255);">304</span><span style="background: rgb(255, 255, 255);">
|</span></span></span></h4><p></p>
<p align="justify"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="background: transparent;">L'ho
portato con me in Sicilia. Mancavo da vent'anni. Come il Gattopardo,
sono sempre stato un nostalgico. Il Principe Fabrizio è una bestia
mansueta. Incombe placidamente su uomini, donne e feudi. Su di lui,
in salotti splendidi ma già polverosi, ci sono volte affrescate con
pappagalli e bertucce, angeli e dei. Fuori dal suo palazzo, invece,
si estendono giardini dai profumi stordenti: la dolcezza dei fiori di
pesco, tuttavia, non nascondere il tanfo di putrefazione che sale
intanto dal corpo di un soldato, morto proprio sotto le fronde di
casa Salina. Ambientato tra l'arrivo dei garibaldini e il primissimo
Novecento, il capolavoro di Tomasi di Lampedusa è una saga familiare
sulla fine di un'era e l'inizio di un'altra; lo spaccato di un ceto,
quello nobiliare, sprovvisto di qualsiasi sapere pratico e
ottusamente chiuso al progresso; il gioco strategico di un grande
pater familias, che riversa le sue ultime ambizioni nel nipote
Tancredi pur di non conoscere l'oblio. Anche a costo di spezzare il
cuore alla figlia Concetta. </span></span></span></span>
</p>
<p style="text-align: center;"><span style="color: black;"><span style="font-family: georgia; font-size: normal;"><i><b><span style="background: transparent;">Ma
Lei sa meglio di me, principe, che anche le stelle fisse veramente
fisse non sono.</span></b></i></span></span></p>
<p align="justify"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="background: transparent;">Ogni
capitolo ci apre per circa un giorno le porte della residenza di
Donnafugata. È una scenetta dal gusto teatrale, in una commedia in
costume e di costume. Amarissima, ma pur sempre una commedia. Qui, un
narratore dalla sensibilità contemporanea fa gustosamente il verso
alla fiorita prosa ottocentesca, ma delinea con mal celata ironia
l'opulenta mollezza del palazzo. Perfino la bellissima Angelica,
figlia di un parvenu da spennare, è sorpresa nell'atto di togliersi
del cibo tra i denti con la forchetta. E il budino al rum prediletto
dal padrone di casa? Diventa un fortino minacciato dalle forchette
dei commensali, simbolo della disfatta in agguato. Tra tedio e
intrighi matrimoniali, si spettegola delle prime femministe che
protestano per il diritto al voto e della smania di collezionismo di
taluni. Irresistibile e chirurgico, Tomasi di Lampedusa ci rende
partecipi di una rivoluzione politica e familiare; di un risveglio
dei sensi, a cui seguirà poi un timido risveglio delle coscienze. </span></span></span></span>
</p>
<p align="center"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><i><b><span style="background: transparent;">Se
vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi.</span></b></i></span></span></span></p>
<p align="justify"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="background: transparent;">La
Sicilia, troppo avvezza agli invasori per temere grandi cambiamenti,
sonnecchia nella furia del solleone. Gli anziani rosolano al sole, il
basilico contrassegna la casa delle prostitute, le suore custodiscono
le ricette dei mandorlati. Laggiù, a differenza che sulla
terraferma, ci si racconta che niente cambierà. Circondato dal suo
affezionato e polveroso ciarpame rococò, non si farà illusioni il
Gattopardo: un protagonista indimenticabile, con il difetto di avere
una mente troppo veloce in un paese che troppo lentamente, invece,
imbocca la strada del progresso. In un momento chiave del romanzo, il
principe ricercherà l'aria aperta e le epifanie che garantisce. Di
ritorno dal valzer, reso leggendario dal film di Visconti, rinuncerà
alla carrozza e tornerà a piedi. Lui incombe su tutti, ma su di lui
incombe a sua volta il cielo. Il principe ha provato spesso a venire
a capo dei misteri del firmamento. Ma l'ha colto in contropiede la
verità delle stelle fisse, che a ben vedere davvero fisse non sono.
La limitatezza di un nobiluomo che accetta finalmente l'illimitatezza
celeste si intrecciano così alla bellezza allo squallore, allo
sfarzo e alla miseria, in un ballo degli opposti che celebra gli
ultimi sospiri di un mondo in fin di vita. E brevemente ma per
sempre, su carta, ne arresta così l'estinzione. </span></span></span></span>
</p>
<div style="text-align: left;"><span style="color: black;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="background: rgb(255, 255, 255);"><b>Il
mio voto: </b>★★★★★<br /></span></span></span></span><span style="color: black; font-weight: bold;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="background: rgb(255, 255, 255);">Il
mio consiglio musicale: Giuseppe Verdi - Va', pensiero </span></span></span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="color: black; font-weight: bold;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><span style="background: rgb(255, 255, 255);"><br /></span></span></span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="color: black; font-weight: bold;"><span face="Arial, sans-serif"><span style="font-size: normal;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/XttF0vg0MGo" width="320" youtube-src-id="XttF0vg0MGo"></iframe></div></span></span></span></div>Mr Inkhttp://www.blogger.com/profile/09010375264805972745noreply@blogger.com6