venerdì 15 ottobre 2021

Recensione: Ivy, di Susie Yang

|Ivy, di Susie Yang. Neri Pozza, € 18, pp. 368 |

Preceduto da paragoni illustri e da un gran dispendio di energie da parte di Neri Pozza, editore solitamente infallibile, Ivy è arrivato in libreria promettendo sconvolgimenti. Poco più che un fuoco di paglia, resterà una delle maggiori delusioni dell'anno corrente. L'ho letto con piacere? Mentirei se dicessi il contrario. Scorrevole e intrigante, nonostante le sue quattrocento pagine, si legge smaniosamente ma in cerca di guizzi, di risvolti sensazionali, che purtroppo non arrivano mai. E le promesse mancate, spesso, irritano più dei romanzi brutti. Presentato come un thriller patinato, a metà tra le atmosfere di Patricia Highsmith e quelle di Donna Tartt, l'esordio di Susie Yang prende in parte spunto dall'infanzia dell'autrice per raccontare la scalata sociale della protagonista. Cresciuta secondo una rigida educazione cinese, fatta di percosse e rinunce, Ivy muove i primi passi in un quartiere di immigrati.

Ormai da tanto aveva capito che la verità non contava, quello che serviva a lei erano le apparenze. Se la lasci depositare, l'acqua fangosa diventa limpida.

Disposta a tutto pur di vivere appieno il famoso sogno americano, inizia a rubacchiare ciò che i genitori le negano – accessori e frivolezze da adolescente per integrarsi meglio a scuola – e baratta la propria verginità soltanto per dispetto. Vittima di sogni a occhi aperti ben più grandi di lei, si macchia di piccoli crimini ma immagina di vivere in un film o in un romanzo ottocentesco: punta a sposarsi, magari con un dottore, perché stando alle massime della nonna un matrimonio di successo sfamerebbe tre generazioni. Diventata maestra elementare, abilissima nel tessere relazioni di convenienza, riallaccia i rapporti con il ricco e volubile Gideon: un ex compagno di scuola con il pallino delle sciate, dei ristoranti stellati e dei cottage in New Hampshire. Mentre i sogni di gloria di Ivy sembrano realizzarsi, spunta però una figura del suo passato: Roux, altro parvenu che minaccia costantemente di smascherarla. Ritratto tanto impietoso quanto banale della sfaccendata borghesia bianca, il romanzo parte in maniera convincente ma si arena in una parte centrale prolissa e salottiera. Le carte in tavola cambiano grazie alla nascita di un pericoloso triangolo sentimentale, di un epilogo prevedibile ma crudele: il cambio di toni e ritmi, tuttavia, lascia straniti.

A volte Ivy aveva l'impressione che in lei ci fossero due persone diverse: la cittadina gentile, generosa, moralmente irreprensibile che cercava di essere con Gideon; e la sua essenza insoddisfatta, pragmatica, opportunista. Avrebbe dato qualsiasi cosa perché le venisse naturale essere come Gideon – per essere buona – ma non era buona. Era gelosa, meschina, vendicativa.

Le parti migliori restano, allora, quelle dedicate alla contraddizioni della famiglia della protagonista: benché non esente dai cliché, presenta un personaggio – Austin, il fratello minore di Ivy – che mostra le conseguenze alternative di un'infanzia traumatica. Allevato senza amore, smarrito, vive una profonda depressione che l'ha trasformato in un sorta di hikikomori. Volitiva in teoria, ma fragile e dubbiosa nella pratica, sua sorella intanto commette un errore di valutazione. Amore, ricchezza e bellezza possono forse fare la felicità: non regalare la pace. Messo in cattiva luce da paragoni senza fondamento, questo romanzo garantisce un buon intrattenimento, ma non è né noir né rosa, né serio né ironico. Come classificarlo? Commedia nera? Satira sociale? Al pari della sua protagonista eternamente fuori posto – troppo poco cinese in casa sua, troppo poco americana agli occhi dei suoceri –, Ivy resta ferma al bivio del bene e del male.

Il mio voto: ★★
Il mio consiglio musicale: Lady Gaga – Applause 

9 commenti:

  1. Una sana stroncatura ci sta sempre bene.
    Ma non ditelo a quelli di Neri Pozza :)

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  2. Devo dire che non lo conoscevo, ma non è la prima recensione negativa che leggo... forse sarebbe meglio leggere qualcos'altro :)

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  3. hum.. non mi attirava e, dopo le tue parole, passo decisamente ;-)

    stai leggendo l'ultimo di butler?? *_* lo voglio anche io!!

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  4. Pensavo fosse un perfetto romanzo giallo invece la tua recensione tronca ogni mia aspettativa. Peccato!

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