giovedì 12 gennaio 2017

Recensione: Il Nido, di Cynthia D'Aprix Sweeney

Non è compito tuo essere lo specchio di qualcun altro.

Titolo: Il Nido
Autrice: Cynthia D'Aprix Sweeney
Editore: Frassinelli
Numero di pagina: 372
Prezzo: € 19,00
Sinossi: Aveva deciso di creare un fondo per i suoi figli. «Niente di importante», aveva più volte ripetuto, «un piccolo nido, un investimento prudente, di cui potrete godere col tempo, senza sfruttarlo.» Ex genio messo in ginocchio dalla crisi del 2008, Leo è il maggiore dei quattro fratelli Plumb, babyboomers abbondantemente adulti secondo l'anagrafe e altrettanto sprovveduti nella realtà di ogni giorno, con le loro vite irrisolte e sempre in attesa del «Nido», l'eredità che il padre ha accantonato per loro, e che i fratelli hanno in buona parte già dilapidato prima di entrarne in possesso. Ed è proprio quando i soldi sembrano finalmente a portata di mano che tutto precipita: al matrimonio del cugino, nel tentativo di sedurre una cameriera diciannovenne, Leo carica la ragazza in macchina e finisce per provocare un disastroso incidente. Qualche tempo dopo, in uno di quei mesi di ottobre che a New York sembrano già inverno, Melody, Beatrice e Jack sono pronti ad accogliere il fratello appena uscito dal centro di riabilitazione. Ma è lui che preferirebbe evitare di vederli. Perché dovrebbe spiegare come – per riparare i danni dell'incidente – si è giocato anche la loro parte di eredità. E così intorno al «Nido», e a causa sua, i fratelli Plumb intesseranno una ragnatela di equivoci e inganni, segreti e bugie e tradimenti, nella quale loro stessi finiranno intrappolati. Trascinante, commovente, divertente e dissacrante, Il Nidoè un concentrato di personaggi unici, un brillante riassunto delle ultime puntate della nostra Storia, un ironico bilancio generazionale e, in conclusione, una nuova dimostrazione della massima di Tolstoj: «tutte le famiglie felici si assomigliano. Ma ogni famiglia infelice, è infelice a modo suo».
                                            La recensione
Quando la più giovane di loro spegnerà la quarantesima candelina, i fratelli Plumb, figli di un previdente self made man e di una mamma svampita e disinteressata, erediteranno un'autentica fortuna. Il “nido” è un fondo fiduciario che ha resistitito agli sbalzi d'umore di Wall Street e alle grane della recessione. Cresciuto nel tempo, sembra abbastanza accogliente, su carta, per contenerere l'ego dei quattro e assicurare loro una solida tranquillità economica. Nessuno può metterci mano prima del giorno pattuito, ma una clausola contempla gli imprevisti. In caso di emergenze, per questioni di vita o di morte, la cifra può essere intaccata. Cosa c'è di peggio, in fondo, dell'incidente di Leo Plumb? Il maggiore del quartetto, alla guida sotto stupefacenti e con le braghe calate, è stato coinvolto in un drammatico testacoda insieme all'amante di turno dopo avere abbandonato in tutta fretta un banchetto di nozze. Impossibile salvare il suo matrimonio, ma qualcosa si può fare per mettere a tacere i pettegolezzi: una bustarella qui, una lì, e le modalità dell'incidente non trapelano sui giornali. Il fondo fiduciario gli ha salvato la reputazione come un deus ex machina. Cosa sarà, adesso, dei progetti a lungo termine dei fratelli restanti, che dovranno spartirsi in parti uguali il poco che resta? 
New York è costosissima, come costosissimi sono gli investimenti in cui qualcuno di loro si è imbarcato, pensando di scartare presto il regalo di papà. C'è chi ha ipotecato la casa al mare, chi ha legato la prestigiosa educazione delle figlie alla propria porzione di eredità, chi si è indebitato fino al collo. Scomparsa la rete di sicurezza e con il conto in rosso, toccherà reinventarsi in meno di quattrocento pagine. Il nido, best-seller in patria, è una commedia sofisticata sull'arte di arrangiarsi e i piani B. Sapeste quanto era bello, mesi fa, quando me ne è arrivata in anteprima una bozza. Il romanzo, leggermente diverso da quello che troverete in libreria, era chiuso in una scatola turchese, con in calce il celebre incipit di Tolstoj. Sembrava un pacco regalo e, dietro, c'erano le attenzioni di chi l'ha preso a cuore e ne ha curato nel dettaglio la pubblicazione. So che l'équipe Frassinelli ha amato molto l'esordio di Cynthia D'Aprix Sweeney e, purtroppo, vorrei potere dire altrettanto. La lettura del Nido, invece, non mi ha entusiasmato. I lunghi periodi della D'Aprix Sweeney e la descrizione di quei quartieri elitari, consacrati al prestigio e al cinismo, mi hanno lasciato indifferente. 
Romanzo corale diviso in tre parti – di cui l'ultima è stata quella che ho preferito -, racconta le gioie e i dolori dei Plumb: facoltosi, ma solo di facciata. Jack, antiquario omosessuale, si è sposato in segretezza con il compagno, un avvocato retto e corretto che durante l'avvento dell'Aids l'ha tratto in salvo da una vita promiscua; Bea, frustrata autrice di racconti, non riesce a scrivere il romanzo che tutti aspettano e che lei, senza ispirazione, non ha mai ultimato; Melody, la più giovane, è mamma a tempo pieno di due gemelle adolescenti e prima la scelta del college, poi l'outing di una delle figlie, le regaleranno nuovi grattacapi; e poi c'è il fuggitivo e affascinante Leo, motore della trama e bugiardo patologico, che spezza cuori e semina i suoi fiori della discordia a destra e a manca. Un quartetto di personaggi oziosi e alto-borghesi a cui mi sono affezionato tardi. L'antipatia, tra investimenti azzardati e disastrosi bilanci, all'inizio ha avuto la meglio. Lontanissimi da me, mi hanno reso difficile identificarmi e far mie le loro vicende. Funzionano nelle rare scene d'insieme, riuniti alla stessa tavola: quando il “nido”, da nome in codice di un ambito fondo d'emergenza, diventa sinonimo d'affetto. E, meglio di loro, funzionano i personaggi estranei al loro antico albero genealogico: Stephanie, editor che ha offerto all'inaffidabile Leo il divano e l'amore; Matilda, esotica cameriera con il sogno della musica, che si risveglia dall'incidente in apertura con un moncherino al posto del piede; Tommy, vedovo ed ex pompiere, che ha recuperato sotto le macerie delle Torri Gemelle una scultura di Rodin di inestimabile valore. Perdere un cospicuo patrimonio per una letterale sbandata? Anche i ricchi piangono, dice il proverbio. Ma delle ordinarie disgrazie dei danarosi e sarcastici Plumb, qui colti nell'atto di rimboccarsi le maniche, volendo si può sorridere spesso e di cuore. Il nido, tra le righe, resta un cadeau alle famiglie felici, a quelle infelici, alle nostre. Ma Anna Karenina e i suoi ridenti centoquarant'anni hanno ragione: quanto è vero che ogni famiglia infelice è infelice modo suo. 
I Plumb, a modo loro, lo sono forse fin troppo.
Il mio voto: ★★★
Il mio consiglio musicale: Sam Smith – Money On My Mind 

11 commenti:

  1. Sulla carta, a livello teorico, sembrerebbe interessante...
    Sulla carta stampata di un libro, a quanto pare lo è decisamente di meno.
    Mi sa che non finirà in cima alla mia lista dei romanzi da recuperare.

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    1. Anche perché quant'è lunga questa lista? :-D
      Però un film - una commedia corale, alla I segreti di Osage County - ci starebbe e, secondo me, migliorerebbe perfino il materiale di partenza.

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  2. Sì, sulla carta parrebbe un romanzo di quelli che piacciono a me, magari più avanti gli darò una chance.

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    1. Sì, potrebbe piacerti (ma non da impazzire, se ti conosco). :)

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  3. Ecco io aspettavo proprio un parere fidato per capire se cimentarmi o meno con questa lettura. E no, penso proprio che passerò oltre! Grazie per aver fatto da "cavia" ;)

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    1. A Tessa pure pure, ma a te non piacerebbe.
      Ahahahah, è stato un piacere. :)

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    2. Ecco, se me lo dici così, non mi volto neanche indietro!

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    3. Sento che odieresti anche Fato e furia, che però ho adorato qui e lì. Non lo leggere e stroncare, sennò mi dispiace :')

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  4. Le tue recensioni fanno sempre sembrare interessantissimi anche i libri che non hai apprezzato più di tanto. Di cronache familiari la letteratura è piena, quindi forse meglio dare priorità ad altro, compreso quell'Anna Karenina che hai citato e che è tra le letture che affronterò sicuramente quest'anno.
    A presto!

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  5. La parola nido è sinonimo di intimità e protezione, di cure domestiche e dolcezza. Chiamare così un fondo fiduciario, benché fatto per "mettere in sicurezza" i figli, mi ha molto infastidita. Il nido come lo intendo io non è qualcosa di materiale. In più i quattro ai quali sono destinati, mi hanno dato l'impressione di essere degli approfittatori, quel Leo poi, fratello maggiore e ottimo esempio, una spalla solida a cui affidarsi...Mi fa rabbia leggerlo qui, figuriamoci nel libro. Mi sa molto di americanata, di pellicola volgare e scadente. Direi che non lo leggo. E tu? BRAVO come sempre :-)

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