lunedì 19 settembre 2016

Recensione: I custodi di Slade House, di David Mitchell

Il tempo è. Il tempo era. Il tempo non è.

Titolo: I custodi di Slade House
Autore: David Mitchell
Editore: Frassinelli
Numero di pagine: 233
Prezzo: € 19,00
Sinossi: Voltato l’angolo di una via di Londra, proprio dove occhieggiano le vetrine di un popolare pub inglese, lungo il muro di mattoni che costeggia un vicolo strettissimo, se tutto gira per il verso giusto, troverete l’ingresso di Slade House. Un perfetto sconosciuto vi accoglierà chiamandovi per nome e vi inviterà a entrare. La vostra prima reazione sarà la fuga. Ma presto vi accorgerete che allontanarsi è impossibile. Ogni nove anni, l’ultimo sabato di ottobre, gli abitanti della casa - una sinistra coppia di gemelli – estendono il loro particolare invito a una persona speciale, sola o semplicemente diversa: un adolescente precoce, un poliziotto fresco di divorzio, un timido studente universitario. Ma che cosa succede, veramente, dentro I custodi di Slade House? Per chi lo scopre, è già troppo tardi…

                                                La recensione
Londra, enigmatica e piovosa, in alcune zone che sfuggono all'occhio del turista, si tiene cari i suoi vicoli stretti, i suoi frabbricati di mattoni rossi, i comignoli a vista e le insegne delle birrerie. Pennacchi di fumo scuro, il vociare degli avventori di un pub con vetrina che affaccia sull'acciottolato e, in un corridoio angusto di case e condomini decadenti, con il cielo che ti si riversa puntualmente addosso, ritrovarsi davanti a un cancelletto nero che, giureresti, il giorno prima non c'era. Non è l'Inghilterra vittoriana che sempre mi incanta, coi suoi ricami e i suoi misteri, ma un angolo di metropoli che non è mai sceso a patti con la modernità: fiera e tenace, l'impraticabile Westwood Road scoraggia i passanti e protegge a caro prezzo i suoi segreti. Svoltando in Slade Alley, c'è un passaggio che porta a Slade House: una casa signorile, distrutta dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, che si rivela a certi sguardi, a certi tocchi, solo l'ultimo sabato di ottobre. Ogni nove anni. Tu, lettore, ti ci trovi per caso e in anticipo, un pomeriggio di metà settembre. Fuori pioviggina, il freddo va e il freddo viene, e le giornate si sono accorciate a vista d'occhio. I padroni di casa, ingannati, avranno pensato di avere perso il conto: è già arrivato Halloween? Ma, se hai l'eternità davanti, capita. Ti lasciano entrare. E, dall'altra parte del muro, c'è un giardino terrazzato, con un altro bollettino meteo, di un'altra latitudine, in un'altra realtà. Una casa imponente, dalle architetture gotiche, i cui padroni – gemelli inseparabili – irretiscono sfordunati e speciali viandanti. I custodi di Slade House è la cronaca del loro passato e quella delle esistenze troncate delle vittime prescelte. Partito come un esperimento tra lui e i suoi lettori più affezionati su Twitter, l'ultimo romanzo di David Mitchell è un esemplare unico nella prolifica produzione dell'autore britannico. Se come me lo si conosce soltato di fama, stupirà trovarsi tra le mani un volume sottilissimo, cupo, in cui non c'è traccia apparente delle sue epopee tra scienza e fede, dei protagonisti legati da un filo di pensieri, di pagine che, poiché numerose, tendono a scoraggiare. Pur avendo trovato emozionante e illuminata la visione dell'intricato Cloud Atlas, David Mitchell l'ho condannato a un eterno viavai nei miei carrelli online, fino a quando non si è dato ai racconti dell'orrore e, infine, ha fatto breccia. Suonerà superfluo per gli appassionati, perciò, descrivervi quanto talentuoso, accattivante e persuasivo sia, ma diciamolo, sì. Dell'autore prolisso e fantasioso che, sotto sotto, ho sempre temuto, nessuna traccia: il curiosissimo formato di I custodi di Slade House dà un taglio alle parole, ma non alla sua immaginazione frenetica. In duecento pagine appena, Mitchell sa essere – tenete il conto degli aggettivi – inquietante, tradizionale, divertente, crudele e innovativo. 
Cinque aggettivi, per un romanzo che si articola in cinque parti: la prima ambientata negli anni Settanta, l'ultima appena trecentosessantacinque giorni fa. Un racconto per ogni ospite che, in una data precisa, di solito con la pioggia, bussa alla porta dei gemelli Grayer. Cambiano le generazioni, i toni della narrazione e perfino i generi, le voci. I custodi di Slade House ha cinque punti di vista domati senza paura e un comune divisore. A cosa porteranno le visite, se gli ospiti sono destinati a non avere scampo? Cosa ci rivelerà Norah Grayer, sanguisuga e cacciatrice di anime, in un capitolo conclusivo che è la sua estrema confessione?
In apertura, conosciamo Nathan, tredicenne inquieto con mamma ambiziosa e padre in viaggio, che viene strattonato per mano dalla genitrice a una boriosa soirée: per fortuna, ha un coetaneo con cui fare amicizia – si chiama Jonah, ed è il secondo dei Grayer – e una scorta segreta di Valium. Sarà impossibile separare gli effetti del farmaco dall'incubo.
La seconda, invece, è la storia dell'ispettore Edmonds, uno con l'autostima a pezzi per colpa di un divorzio e il pallino dei noir francesi. Conosce la seducente e bisognosa Chloe, che lo prende per il cuore e per la gola: non saprà riconoscere una femme fatale, trovandosela nel letto. Gli anni Novanta sono quelli delle droghe, della musica a palla, delle feste scatenata: Sally, studentessa timida e grassottella, per amore del bel Todd – che non sembra considerarla, se non come amica – entra in un gruppo universitario che crede nel paranormale e nelle inspiegabili sparizioni di Slade House; gli acchiappafantasmi per hobby, a sorpresa, si imbatteranno in un party in maschera che sembra uscito da Rocky Horror Picture Show.
Nove anni dopo, l'affezionata Freya, con l'inventiva dei reporter d'assalto e tutto l'amore delle sorelle maggiori, intervisterà un Lazzaro imbianchino e i vampiri, come nei capolavori di Anne Rice. Quando sei dentro, Slade House ricorda Giro di vite, Dracula, le fiabe splatter dei fratelli Grimm, il recente La casa per bambini speciali di Miss Peregrine. Parafrasando liberamente uno dei personaggi, ha il parquet, la carta da parati, i battenti delle porte – la struttura nuda e cruda – scelti da uno Stephen King in preda alle febbri alte. Sali le scale, poi, e scricchioleranno e si tradiranno, come in un'intramontabile ghost story con le notti cupe e tempestose al di là delle inferriate alla finestre. Da un lato e dall'altro, i ritratti di tenutari che hanno imbrogliato la morte al suo stesso gioco e quelli degli antichi visitatori, immortalati così com'erano al tempo del loro decesso: i farfallini eleganti, le vestaglie da camera, le maschere beffarde, a forma di maiale. Gli occhi grattati via. i desideri – un'infanzia normale, una passione proibita, le attenzioni di un ragazzo impossibile – che li hanno esposti al male. Più in cima, una soffitta e una candela tremolante. Prima che si spenga, che il tuo passaggio lì lasci un'altra foto ricordo al muro e due padroni di casa con le pance piene, lascia pure la tua firma sul registro degli ospiti; di' quanto c'è di bello, spaventoso e stimolante, in un Triangolo delle Bermude con l'edera rossa sulla facciata, le infinite citazioni che ne fanno un gioiello per gli intrepidi e il ritorno, in definitiva, assai incerto.
La casa ha fame. Lascia detto dove vai, cosa leggi, o ti ci perdi. 
A Londra, enigmatica e piovosa, semina in giro briciole di pane. 
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: The Animals – The House of the Rising Sun

22 commenti:

  1. Ti cito: questo romanzo sembra inquietante, tradizionale, divertente, crudele e innovativo :) Lo voglio!

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  2. Cavoli se mi ispira! E poi ha una cover meravigliosa...

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  3. sarà sicuramente mio!:D e dopo la tua conferma ancora di più!

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  4. La tua recensione mi è piaciuta e il libro mi spaventa. Vorrei leggerlo e allo stesso tempo ho paura di farlo.
    Aspetto che lo legga Stefania ;-)
    lea

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    1. Ti ringrazio, Lea!
      E' una lettura un po' sinistra, in effetti, ma non c'è nulla che turbi eccessivamente. Omaggiando qui e lì, gli spauracchi sono collaudati. Però Mitchell quanto è bravo, oh. :)

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  5. Già da quando hai pubblicato la prima parte di Coming this fall avevo adocchiato questo titolo, ma dopo la tua recensione non posso certamente fare a meno di leggerlo!

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  6. David Mitchell è l'autore di Cloud Atlas?

    Scappo via in preda al terrore! XD

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    1. Dillo che il terrore è per i gemelli Grayer!

      Che poi Stephen King, se ci pensi, è l'autore di Stand By Me, Misery, Il miglio verde, The Mist... e poi ti escono i Cupoloni molesti e i Cell (non che Cloud Atlas sia a quei livelli, eh).

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  7. Non ho letto la tua recensione completamente, ma promette bene come libro! è il prossimo che ho intenzione di leggere non appena terminerò il libro che ho adesso sul comodino ^^

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  8. Recensione strepitosa per un romanzo che leggerò sicuramente. La cover ha un fascino malevolo :)

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    1. Ti ringrazio, e sì, come non amare quella cover? :)

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  9. Mi attira e mi respinge...di più la seconda per ora...devo rifletterci e chissà. Tu, sempre sublime. Smack!

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    1. Ti ringrazio, Francesca.
      Secondo me, piacerà anche ai non amanti del genere. ;)

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  10. mi ha attirato da subito e credo che mi lascerò sedurre presto ^_^

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