martedì 11 agosto 2015

Recensione a basso costo: Il buio oltre la siepe, di Harper Lee

Volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente, e arrivare sino in fondo, qualsiasi cosa succeda.

Titolo: Il buio oltre la siepe
Autrice: Harper Lee
Editore: Feltrinelli
Numero di pagine: 310
Prezzo: € 9,00
Sinossi: In una cittadina del "profondo" Sud degli Stati Uniti l'onesto avvocato Atticus Finch è incaricato della difesa d'ufficio di un "negro" accusato di violenza carnale; riuscirà a dimostrarne l'innocenza, ma l'uomo sarà ugualmente condannato a morte. La vicenda, che è solo l'episodio centrale del romanzo, è raccontata dalla piccola Scout, la figlia di Atticus, un Huckleberry in gonnella, che scandalizza le signore con un linguaggio non proprio ortodosso, testimone e protagonista di fatti che nella loro atrocità e violenza non riescono mai a essere più grandi di lei. Nel suo raccontare lieve e veloce, ironico e pietoso, rivive il mondo dell'infanzia che è un po' di tutti noi, con i suoi miti, le sue emozioni, le sue scoperte.

                               La recensione
Fino al giorno in cui minacciarono di non lasciarmi più leggere, non seppi di amare la lettura: si ama, forse, il proprio respiro?” 
Ho letto il mio primo romanzo da cima a fondo – e dico leggere sul serio, senza barare o saltare direttamente agli ultimi capitoli: cose che si fanno, quando hai meno di dieci anni – nell'estate della terza elementare. Fate un po' i conti. Ricordo un lungo trasferimento, io, e settimane di mare blu senza compagni. 
Con le porte della nuova scuola che avrei varcato solo di lì a qualche mese, i miei coetanei presi da compiti per le vacanze che – per quell'anno, col cambio di città – non erano affare mio e la strana fauna che popolava le spiagge libere – vecchietti artritici che rubavano la sabbia in una busta, per fare le sabbiature a casa; tardone in topless; una cantante di matrimoni sprecata e una cuoca di mezza età che lavorava in nero, sfruttata – avevo cercato per la prima volta la compagnia di un libro. Un classico americano, adatto a grandi e piccoli, recuperato su una bancarella – in vacanza ad Agrigento, in un momento in cui la solitudine aveva avuto lo stesso aspetto – e lasciato poi a metà. Quella volta mi ci misi d'impegno e lo finii. Di leggere non avrei più smesso – e leggere divenne così un verbo sempre coniugato al presente, a casa mia – e, molte estati dopo, diciamo questa estate qui, mi sarebbero tornate in mente con immancabile nostalgia Le avventure di Tom Sawyer sfogliando Il buio oltre la siepe
Sarà che da allora, più o meno, non esploro il profondo sud della letteratura americana. Sarà che quest'estate caldissima è caldissima proprio come l'estate della mia prima lettura - e chiamo a testimonianza, nel dirlo, i servizi di Studio Aperto e la memoria di ferro di papà – e che i giochi, le fantasie, le monellerie di Tom e Huck Finn erano le stesse sperimentate, qualcosa come cinquant'anni dopo, dai fratelli Finch, in un altro classico americano – solo successivo –, in un'altra avventura – solo dalla morale maggiormente manifesta -, in un volume un po' giallo ma ben tenuto, acquistato presso un altro mercatino. Harper Lee mi ha ricordato Mark Twain. Con il sud caloroso e caratteristico, i bambini e i loro passatempi, l'infanzia e i suoi misteri. 
Alla luce del giorno, tutto appare migliore. Le tenebre si diradano e quel che faceva paura appare d'improvviso innocuo. Diverso. E io immaginavo diverso Il buio oltre la siepe, romanzo citatissimo in cui – ora in un libro (la magica saga di Beautiful Creatures, magari), ora in un altro – indirettamente continuavo ad imbattermi. Coincidenze? Cosa nota però il mio fastidio verso quei romanzi che, in mancanza di definizioni calzanti, definisco a tesi. Ma ci capiamo. I temi della persecuzioni, dei movimenti razziali, dei diritti civili. Scritti, sempre o quasi, per arrivare al punto, a tavolino, quando il calendario ci suggerisce che è tempo di tragiche ricorrenze e giornate per ricordare. Pensati per il cinema e dunque per l'Oscar: la carta del razzismo non lascia indifferenti, fateci caso. Quest'anno Selma, lo scorso 12 anni schiavo e, non allontanandoci troppo nel tempo, Django Unchained e The Help. Barare. Vincere facile. Lucrare sulle lacrime e sul sangue. Almeno per me che – a onor del vero -, sono il supremo avvocato delle cause perse e il re dei bastian contrari. Ma ci sono modi e modi, ovviamente, per raccontare un problema. Dalla fastidiosa piaggeria a quella delicatezza che non è mai abbastanza. 
Non che nutrissi irragionevoli dubbi, ma la storia della Lee – premio Pulitzer, lettura imprescindibile dal seguito annunciato, film pluripremiato con Gregory Peck – rappresenta il modo giusto. Il tema era attuale – e perché, adesso no? - e la semplicità premiava. Il bello del romanzo, infatti, era il non limitarsi a parlare del divario sociale tra bianchi e neri; di colori che – davanti a occhi miopi, ottusi, provinciali – non si amalgamavano. Il processo annunciato dalle quarte di copertina – che a mio avviso dicono tutto e niente, e forse un po' troppo – occupa un terzo appena di una storia lunga trecento pagine. Il buio oltre la siepe ha regali ritrovati nell'incavo di un albero, amici cari che ritornano soltanto per la vacanze, un caso che tiene i padri lontano da noi. Così, a fare da tata a quei due bambini che si vedono già grandi, la ribelle Scout e il coscienzioso Jem, una zia a cui nulla sfugge. E ha, ancora, l'indimenticabile Atticus Finch – papà, vedovo, avvocato a tempo pieno, che crede nella saggezza dei suoi due pargoli, nelle cure della preziosa Calpurnia, nel bene – e la scoperta, nell'età in cui imparavo ad amare ciò leggevo, dell'ingiustizia. Se il nostro titolo fa infatti riferimento al superamento del pregiudizio – alla siepe “che da tanta parte dell'ultimo orrizzonte il guardo esclude” -, quello originale, To Kill a Mockingbird, parla del fare fuoco su un passerotto, sullo sprovveduto Tom Robinson. Traditi, entrambi, da un canto acuto ma gentile che mette sull'attenti bracconieri rissosi. Sbirciare perciò cosa accade. Oltre la balaustra, dove si sta tenendo un estenuante processo. Oltre il confine di casa nostra, dove vive Boo Radley, fragile e misantropo. Quando il colore della pelle vince sulla verità, quando la fantasia dei piccoli trasforma l'ignoto in leggenda metropolitana. Un romanzo diverso dal previsto – meno scolastico e più lieve, universale e a tratti ironico, grazie ai colpi di testa di una narratrice spassosissima – che è imprevisto e familiare. Ma così conosciuto, così omaggiato, da sottrarre purtroppo un po' il piacere – e la sorpresa - alla lettura, per forza di cose.
D'altri tempi; scritto con spirito vitale e stile che non passa.
Il mio voto: ★★★½
Il mio consiglio musicale: Common, John Legend – Glory

22 commenti:

  1. E' tra le prossime letture! Di recente ho recuperato il film e ammetto che mi è piaciuto molto, il libro... chissà!

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    1. Penso proprio di sì, Fede. Io il film non l'ho visto, ma conoscevo già grossomodo la storia - compreso il verdetto finale - quindi più o meno ero nella tua stessa situazione. Conto di recuperare a breve la trasposizione cinematografica. Magari prima dell'uscita del seguito, tra ottobre e novembre, così da rinfrescarmi le idee.

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  2. Io queste sinossi spoilerose non le capisco, sarà che sono una di quelle che se viene a sapere il finale in anticipo perde interesse.
    Fa parte del bottino di compleanno e mi aspetta sullo scaffale, imprevisto, da Novembre - anche se sono un pò delusa; pure io mi aspettavo chissà che, adesso,dalla tua recensione, non lo so.
    Lettura prevista per Settembre, sempre che riesca a smaltire tutte le letture arretrate in tempo. Probabilmente no, ma una ci spera comunque.

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    1. Non si tratta di vera delusione, Cecilia. E' che, quando la storia è così nota, almeno nota per me, l'interesse si perde sì. Meno greve e emozionante del previsto, però invecchia molto bene e la voce narrante è unica. Peccato sapere troppo, questa volta. Prometto che leggerò il seguito - perché lo leggerò senz'altro - a scatola chiusa. Io ho letto l'edizione Loescher, vecchissima, e in cinque righe diceva tutto. Vizio di quella casa editrice, immagino: stessa cosa, il mese scorso, con Aristotele e Dante scoprono i segreti dell'universo.

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    2. Io ho l'edizione Feltrinelli ma la sinossi dice tutto, fosse dando per scontato, data la fama, che chi legge sappia già tutto. Riguardo al seguito, deciderò a fine lettura
      Loescher, se non sbaglio, è un'edizione scolastica, quindi forse sono più interessati all' aspetto didattico appunto che non al resto.

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    3. Sì, infatti era un'edizione fatta molto bene, nonostante avesse ormai una certa età. Note - che spesso sono servite anche a me - e domande, a fine capitolo.
      Okay che è noto, ma non è mica Anna Karerina o Madame Bovary: ha cinquant'anni e non tutti, soprattutto gli italiani, lo conoscono. Questi editori... io boh.

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    4. Spesso non conoscono nemmeno quelli, quindi figurati... I misteri dell' editoria.

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    5. E ormai chi ci prova più a risolverli. ;)

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  3. Romanzo citatissimo, oltre che da Beautiful Creatures persino da quelle stordite delle Pretty Little Liars. :)
    Credo sia perché lo danno da leggere nei licei americani, mentre da noi c'è quella menata bigotta dei promessi sposi.

    Ho sempre voluto leggerlo e ho sempre voluto guardare il film, ma ancora mi mancano. Prima o poi ce la farò...

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    1. Anche il gigantesco Il miglio verde deve tanto alla Lee, secondo me.
      Però, tornando indietro, probabilmente l''autrice darebbe alle fiamme il suo manoscritto, piuttosto che permettere finisse sulla bocca tutta rossetto di quelle tre oche. L'hanno letto loro (forse). Riuscirai a recuperarlo anche tu. ;)

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  4. Quando si tratta di classici così apprezzati, le aspettative sono sempre alte. Io ancora non l'ho letto, però conto di farlo al più presto (alias quando riesco a recuperare il cartaceo). Sono molto curiosa! Riguardo al seguito invece sono un po' restia. Ora, io non so cosa abbia spinto la Harper Lee a scrivere il seguito a distanza di molti anni, ma in genere mi fa storcere il naso scoprire che un autore abbia deciso di allungare il succo aggiungendo uno\due libri in più.

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    1. In realtà, Giusy, pare che la Lee abbia scritto prima Va', metti una sentinella, ambientato vent'anni dopo e con gli stessi personaggi. Il buio oltre la siepe sarebbe un lungo flashback, il prequel effettivo, ma mi sfugge come mai sia uscita prima questa storia e, ancora di più, come mai l'uscita del romanzo nuovo (o vecchio?) sia stata rimandata fino ad oggi. Un po' come accaduto col ritrovamento di Suite Francese, immagino. Lo scopriremo. Le recensioni dicono che non delude le attese. E, finalmente, potrò godermelo per bene, non sapendo nulla di quel che racconta. ;)

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    2. Ah, ecco. Questo non lo sapevo. Già è un'altra storia!
      In effetti è strano che esca dopo così tanto tempo. Addirittura circa cinquant'anni dopo..o sbaglio?

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    3. No, dici benissimo. Io e Cecilia, in un commento precedente, ci chiedevamo come mai alcuni editori - nelle sinossi - spoilerassero con facilità i finali di alcuni romanzi, seppure noti. Figurati addentrasi, adesso, in queste misteriosissime controversie editoriali. Che cosa strana. E l'autrice, novantenne, è ancora in vita. Non si tratta, dunque, neanche di un'opera pubblicata postuma. Vedremo (e leggeremo) :)

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    4. Ho letto un articolo sul seguito. A quanto pare quando la Lee lo propose al suo editore non fu approvato perché non ancora pronto per la pubblicazione e in seguito il manoscritto venne dato per disperso e fu ritrovato soltanto nel 2011! Be', adesso ha più senso!

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  5. Non scandalizzarti...io l'ho cominciato e l'ho mollato.
    Non so perché,forse il ricordo del film che ho amato non mi ha permesso di apprezzarlo,non so,è nel reparto"libri lasciati a metà"ma che aspettano una seconda chance.
    In buona compagnia,con la Aleramo e la Szabó dell'altra Ester e Primo Levi.

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    1. Ma figurati, non mi scandalizzo affatto.
      Anzi, pensavo arrivassero gli insulti per il voto contenuto: a me è piaciuto, eh, però non così tanto come mi assicuravano. Il film, come scrivevo, lo userò come riassunto, quando mi cimenterò con la lettura - sotto Natale, si spera - dell'ultimo della Lee.

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  6. Nonostante la fama di libro e film, la trama mi é ancora ignota, e pur essendo nella mia lista da un po', ora che ne esce un seguito che seguito non é, la voglia di leggerlo é ancora più alta. Direi che nei prossimi mesi troverò il tempo.

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    1. Ah, meglio così. Tappati occhi, orecchie e leggi, leggi. ;)

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  7. Io il libro l'ho letto da ragazzina, e il film è veramente bello. Ora Scout è tornata con Go Set to a Watchman! :)

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    1. E non vedo l'ora di ritrovarla, Alessandra. Davvero un tipetto simpatico.
      Il film mi tocca recuperarlo, anche se con il cinema datato - chiamalo vintage - non ho un gran rapporto. Mi annoio facilmente.

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