«
Hai troppa rabbia dentro per gustare la felicità »
Autrice:
Paola Calvetti
Editore:
Mondadori
Prezzo:
€ 17,00
Numero
di pagine: 180
Sinossi:
Inaspettati. Così sono tutti i doni degni di questo nome. E del
tutto inaspettato è l'inizio di questa storia, con gli sguardi di
due bambini che si sfiorano da lontano. Qualche anno dopo, a pochi
giorni dal Natale, Olivia - la poco più che trentenne protagonista
di questo romanzo - viene licenziata. O meglio: non viene licenziata
perché non è mai stata assunta; semplicemente perde il posto di
lavoro precario e si ritrova più precaria e fragile di prima. Così
si rifugia in un bar tabacchi e, in attesa di riorganizzare, il suo
futuro, scorre il suo curriculum pensando a tutto ciò che quelle
pagine tralasciano: gli incontri che l'hanno segnata, gli amori veri
e quelli che credeva lo fossero, le persone che non ha fatto in tempo
ad abbracciare. E le passioni, i sogni, i fallimenti, la forza dei
desideri. In quel bar tabacchi, che con il passare delle ore si
popola di personaggi personaggi buffi, matti, generosi e pedanti, su
Olivia veglia la nonna mai scomparsa davvero dalla sua vita, capace
di leggere i segnali della felicità nelle scie di un aereo o nel
verso di una poesia. La stessa nonna che le ha fatto un dono
speciale: una Polaroid con la quale strappare al tempo gli istanti
più belli, complici dell'inarrestabile e salvifica fantasia di
Olivia. Nelle stesse ore, come in un film a montaggio alternato,
irrompono tra le righe i passi di Diego. Anche per lui è un giorno
speciale, forse l'alba di un nuovo inizio, che saprà offrire una
tregua all'innominabile ferita che ha segnato la sua infanzia.
Mi
sono avvicinato ad Olivia una mattina di giugno in cui avevo
il cuore stranamente pesante. Troppo caldo, troppe ansie, troppe
parole non dette. Avevo quasi paura di scoppiare. Se avessi avuto
forza ed energie necessarie, mi sarei armato di scarpette da
ginnastica e di pantoloncini e avrei cominciato a correre, fuggendo
da tutti e da nessuno allo stesso tempo.
Se
avessi avuto abbastanza fiato nei polmoni, avrei dato sfogo a un
bell'urlarlaccio liberatorio. Non dispongo di questi mezzi, purtroppo, e ho
paura che, se avessi cominciato allora, non avrei troveto la forza
necessaria per smettere. Correre all'infinito, urlare all'infinito. Sconsolato
come un cane bisognoso d'affetto, invece, mi sono rannicchiato in
poltrona e ho cominciato a leggere, sperando di sentirmi più leggero
a ogni parola.
Olivia
mi ha spezzato il cuore. Come il più cupo dei thriller, mi ha dato
il tormento, rendendomi schiavo di un inaspettato stato di
assuefazione che non avrei mai immaginato di incontrare in questa
specifica lettura. Non mi ha dato scampo. Si è fatto scoprire
lentamente, come una caramella scartata da un bambino che ha imparato
finalmente ad aspettare. Mi ha fatto pensare. E mi ha fatto paura.
Paura
di scoprire una realtà che, presto, dovrò imparare a fronteggiare a
testa alta. Paura di scoprire sentimenti negati e di formulare
pensieri che la mia mente rigetta come fa l'organismo con i batteri
dannosi. Paura di guardarmi dentro e di scoprire tratti ignoti di me
in un libricino di appena 180 pagine; finestra a forma di cuore sul
dolore, le emozioni, il precariato e la crisi economica –
estremamente banalizzata dai media e tenacemente ignorata dalle mie
orecchie di diciottenne che si ostina a non volersi ancora svegliare
dal suo colorato mondo in stop motion.
La
mia tristezza e il mio risentimento si sono scontrati con quelli di
Olivia e Diego. Si sono mescolati tra loro simili a fili di fumo
senza corpo e odore, si sono cercati, si sono riconosciuti e parlati,
si sono placati, si sono annullati come gli esponenti di un
misterioso teorema matematico. Il mio cuore è stato spezzato, i suoi
celati meccanismi sono stati magistralmente carpiti dalla potenza
dell'inchiostro, e - alla fine - i preziosi frammenti di quel piccolo
organo che governa le persone e il mondo sono stati rimessi insieme
da un mastice indissolubile, fatto di polvere di stelle, granella di
zucchero, sogni e struggenti ricordi.
Di
Olivia ho percepito la forza, la voce cristallina, orgogliosa e
solare. Nella mia immaginazione ha gli occhioni e l'amabile sorriso
di Zoey Deschanel, la schiettezza di una più pacata versione di
Bridget Jones e l'infantile e contagiosa voglia di perdersi della
trasognata Amelie Poulain.
Olivia
e il suo Diego, tuttavia, hanno tratti sfocati; appena accennati,
comuni. Hanno gli occhi di mio fratello (omonimo del protagonista
maschile!), il sorriso della mia compagnia di banco, il garbo
dell'anonima vecchina che – al supermercato – mi ha chiesto di
prenderle un pacco di spaghetti dal ripiano più alto dello scaffale,
la burbera dolcezza dei miei nonni, la gentilezza del giovane
cameriere che ha sopportato le angherie del suo capo senza mai
perdere il buonumore. Vivono in una grande città sfiancata da
“quella che è la più grande crisi economica mai vista in
Occidente”. Roma, o magari Milano; Parigi, Londra o New York. Usano
gli euro, hanno superiori e amici dai nomi stranieri, lasciano che
l'orario sia sempre preceduto da “a.m.” e “p.m.” come gli
yankee e, come gli italiani, sono messi con le spalle al muro da una
valanga che continua a crescere e a far danni. Su di loro piove una
neve fitta, gelida come l'indifferenza e candida come una pagina
vuota che il cammino della serendipità vuole riempire. Sono
personaggi da fiaba, intrappolati da un magico incantesimo in una
palla di cristallo in cui finiscono per rimanere intrappolati i
cuori. Sono “uno, nessuno e centomila”. Sono la folla. Il mondo.
Protagonisti di un romanzo dolce e sognante, utile a trovare un
raggio di sole in una realtà appannata dalla tristezza.
La
voce dell'autrice è garbata, carezzevole, buffa e venata di colorata
poesia. Risuona delicatamente tra le pagine, non offuscando la
personalità dei suoi protagonisti e risuonando come la raffinata
colonna sonora di un intramontabile cartone Disney. Gioca con le
sensazioni e le parole, rende gli affettuosi consigli di una nonna la
più commovente delle poesie, trova il meraviglioso tra le lapidi di
un malinconico cimitero e tra i corridoi di un affollato
supermercato, mette in fila i sogni e li unisce in rime e in
deliziose filastrocche.
Ci
dice che, se c'è solo un carboncino grigio a nostra disposizione, è
sempre possibile disegnare faccine sorridenti sulla tela della vita,
tracciando cuori grassocci sulle “i” e stelle filanti,coriandoli
e nuvole monocromatiche ai lati di tanto efficaci parole.
Di
qualsiasi materia siano fatti i sogni, questa adorabile commedia dai
toni fiabeschi ne contiene un frammento: la più viva essenza. Invita
a trovare l'arcobaleno che risplende nei nostri cuori, a ridere della
fragile meraviglia della nostra esistenza, a godere dei piccoli
momenti preziosi che rendono ogni vita straordinaria, a scrivere con
colori sgargianti sogni e pazzi obbiettivi per dare loro concretezza
e sostanza ....ad amare, ad amare e basta! Leggere Olivia è
stato frutto del gioco della serendipità. Cercavo risate facili e pensieri di
leggerezza. Invece, ho trovato l’universo intero ad aspettarmi.
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Dolores O'Riordan - Ordinary Day
Michele, riporto qui quello che ti ho scritto su Fb.
RispondiEliminaOrdinary day....
Grazie.
Paola
L'ho letta d'un fiato. E poi l'ho riletta e ancora riletta. Michele, dirti grazie è una stupidata. Ma mai, dico mai, ho letto una "sbobinatura del mio cuore, dei miei pensieri, persino delle mie intenzioni così ... dirompente. E poi quella frase a epigrafe che pochi notano "hai troppa rabbia dentro per gustare la felicità". Ogni lettore può prendere da Olivia ciò che vuole, ma tu, a me, hai strappato un pezzo di cuore. Grazie. Con la pelle d'oca.
Grazie a te, Paola. Per tutto :')
Eliminaè una recensione davvero bellissima!
RispondiEliminaSì, davvero bellissima, Mr Ink. :)
RispondiEliminaDevo recuperarlo al più presto.
Complimenti, a te per la recensione, e all'autrice per il romanzo.
RispondiEliminaStavo giusto meditando di comprare questo libro al più presto, ma non ora del tutto convinta.
Grazie alla tua recensione, mi sono convinta del tutto.
P.S. Pur non avendo ancora trent'anni, anch'io avverto il pericolo incombente che porta il nome di disoccupazione, quindi ti sono vicino in questo senso- e sono vicina a Olivia, di conseguenza. Ce la faremo :)
Annamaria