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Io so chi sei, di Paola Barbato.
Piemme, € 18,50, pp. 515 |
Io
so chi sei come Non ti
faccio niente. Due frasi
all'apparenza rassicuranti che, a ben pensarci, nascondono dietro un
sottile tono di minaccia. Due modi di incutere paura. Due romanzi
della stessa autrice che, per perizia e introspezione psicologica,
sembrano rendere limitante la definizione di thriller. Torna
attesissima Paola Barbato, anche se era stata sul mio comodino appena
qualche mese fa con Bilico:
esordio da rispolverare, da rivalutare, che non convinceva fino in
fondo con i suoi equilibri malsicuri e un gusto per l'eccesso
stancante sul lungo tratto. Sapienza narrativa a parte – ora, per
fortuna, posso dirlo scacciando l'ombra del sospetto –, nient'altro
a che vedere con la complessità delle pubblicazioni successive. Fino
a questo momento, infatti, il dubbio poteva essere ragionevole: che
la struggente avventura degli ex bambini di Vincenzo,
l'indimenticabile rapitore che lasciava paperelle di gomma sulle sue
false scene del crimine, fosse un caso isolato difficile da ripetere?
Non si supera ma non delude, a questo giro, la sceneggiatrice di
Dylan Dog e la musa di
Matteo Bussola, compagno di vita che proprio alla loro storia d'amore
ha dedicato un'ultima fatica uscita per Einaudi: un intrigo
asfissiante, nonostante le ariose ambientazioni toscane, sui pregi e
i difetti dell'essere costantemente rintracciabili nell'era degli
smartphone. È sempre dal ritrovamento di un oggetto che si parte: un
cellulare ripescato nella buca della posta dalle mani tremanti di
Lena, trentaduenne con le borse sotto gli occhi e il cuore incrinato
per sempre. Strano accumulo di contraddizioni, quella figlia della
Firenze bene: la mortificazione dei vestiti informi, il garbuglio
inestricabile dei dreadlock al posto della messa in piega delle brave
cocche di papà e l'indolente Argo, molosso tenuto a stento al
guinzaglio, cozzano infatti con il curriculum di un'universitaria
brillante che ha deluso tutti, perfino sé stessa, in nome di una
relazione che la ha imposto un nuovo look e nuove frequentazioni, che
l'ha imbruttita dentro e fuori. Dal cellulare sconosciuto prendono ad
arrivare messaggi dal destinatario ignoto: il primo dice Io
so chi sei, e non suona una
premessa troppo inquietante all'orecchio di qualcuno come la
protagonista. Una giovane donna che si è tradita irreversibilmente,
che purtroppo chi sia non lo sa più. È cambiata per Saverio,
ma Saverio non c'è a darle ordini, coordinate esistenziali o
tormenti: l'eterno ribelle che ha in comune con il Bern di Divorare il cielo le piccole smanie
rivoltose, il pallino per l'ambientalismo, le frequentazioni
animaliste, è caduto nell'Arno da ubriaco e non è più riemerso.
Restano una bara vuota, i segni di una trasformazione radicale di cui
ormai a Lena sfuggono i perché e, a due anni dalla scomparsa
dell'uomo, un anonimo interlocutore che a distanza la aizza, ci
gioca, la maltratta come fosse un cane da combattimento. Lui che ha
sempre nutrito rispetto per le bestie, mai per le persone, e che le
storpiava il nome con una canzone degli Articolo 31. Lui Saverio,
redivivo desideroso di testare la cieca fedeltà della sposa? O a
tramare nell'ombra è forse qualcuno che l'ha tenuto prigioniero e
affamato per tutto il tempo e che adesso pretende la merce di scambio
dell'obbedienza di Lena?
Tutti
gli amori sono malati.
Gli
SMS mirano a farne una persona diversa e spregiudicata – ricatta,
droga, avvelena, brucia, ammazza.
Vittima, sempre, anche quando è lei l'artefice sotto costrizione.
Proprio come quando appariva un corpo estraneo nella ampia cerca degli amici di Saverio, ora decimati uno a uno.
Proprio come quando, a metà romanzo, interviene un personaggio che ruba la scena a chiunque: lo sgrammaticato Francesco, gigante in divisa affatto buono, le raddrizza il tiro, porta a termine quello che Lena si rifiuta di fare, la usa come esca travalicando una giustizia al solito malleabile. Tutto pur di acciuffare il colpevole, e di farne carne da macello: con la protagonista, così, destinata a passare dal mostro all'orco come in una fiaba nera, in nome della riconoscenza di coloro che vengono salvati da terzi. Doppiamente manipolata, contesa da amori vandalici, in un implacabile stillicidio lungo 500 pagine questa protagonista debole, duttile e inetta fino all'ultimo si mostra a sorpresa esattamente uguale a noi. Ci affascina e ci irrita, vero, ma faremmo lo stesso se intrappolati in un simile labirinto di bugie. In una gabbia a cielo aperto con vista sul Lungo Arno.
Proprio come quando appariva un corpo estraneo nella ampia cerca degli amici di Saverio, ora decimati uno a uno.
Proprio come quando, a metà romanzo, interviene un personaggio che ruba la scena a chiunque: lo sgrammaticato Francesco, gigante in divisa affatto buono, le raddrizza il tiro, porta a termine quello che Lena si rifiuta di fare, la usa come esca travalicando una giustizia al solito malleabile. Tutto pur di acciuffare il colpevole, e di farne carne da macello: con la protagonista, così, destinata a passare dal mostro all'orco come in una fiaba nera, in nome della riconoscenza di coloro che vengono salvati da terzi. Doppiamente manipolata, contesa da amori vandalici, in un implacabile stillicidio lungo 500 pagine questa protagonista debole, duttile e inetta fino all'ultimo si mostra a sorpresa esattamente uguale a noi. Ci affascina e ci irrita, vero, ma faremmo lo stesso se intrappolati in un simile labirinto di bugie. In una gabbia a cielo aperto con vista sul Lungo Arno.
«Non
ho più niente da perdere»
aveva risposto Lena, per poi aggiungere: «Sono
una brutta persona.»
«Tutti
lo siamo, la nostra è una brutta specie.»
Si
incontrano comprimari innumerevoli – su tutti, nella corte dei
miracoli di Saverio impossibile non ricordare Alex e Lucio, esempio
di un amore che a volte salva – che a colpi di
personalità fortissime sfuggono al classico ruolo castrante dei
personaggi minori. Si sovrappongono e confondono i buoni con i
cattivi, in un'ambigua matassa di supposizioni errate e grigi
sfumati. Si parla di stalking e allievi che superano i maestri, di
gabbie costruite nello zoo della nostra mente vulnerabile. Qualche
dubbio soltanto per il finale, molto aperto, quando ci sarebbe stato forse tutto il tempo per tirare meglio le fila: da uno spunto
all'apparenza abusato, infatti, è venuto già fuori un thriller
scorretto e solidissimo. C'è abbastanza materiale per la trilogia
nei piani di Paola, scrittrice con una prosa magnetica e cattive
intenzioni? Ma ci si affida a occhi chiusi al suo imperscrutabile
volere, perché sì. L'orecchio teso, pronti a scattare il giorno in
cui il trillo di una notifica ci informerà che il secondo capitolo è
in stampa; che le minacce scambiate per gentilezze no, non si sono
esaurite sulla costa massiccia di Io so chi sei. Per ironia della sorte, dunque, in scacco
quanto una protagonista con un caricabatterie Samsung per collare a
strozzo.
Il
mio voto: ★★★★
Il
mio consiglio musicale: The Police – Every Breath You Take
Sembra davvero molto bello, ma devo ammettere che mi attira di più il primo che hai citato, Non ti faccio niente.
RispondiEliminaSe non sbaglio, non ami troppo i gialli.
EliminaNon che questo lo sia, non propriamente, ma sì, apprezzeresti di più Non ti faccio niente. Un ibrido che, fra le altre cose, riesce anche a commuovere.
Io non so chi sei, Paola Barbato, però la recensione di Mr. Ink del tuo libro un pochino mi ha incuriosito. ;)
RispondiEliminaGrazie per la fiducia, eh!
EliminaMe lo segno. Grazie. Lea
RispondiEliminaA te. :)
EliminaDi un bel thriller psicologico non sono mai sazia. Lo cerco :)
RispondiEliminaNel suo genere, questo più che bello è bellissimo. ;)
EliminaSembra molto interessante, prendo nota perché di questa autrice non ho letto nulla :)
RispondiEliminaNon conosco l'autrice, mi fido del tuo parere e prendo nota :)
Elimina@Anna: anche tu, come Katerina, magari parti dal penultimo. Più nelle tue corde, conoscendoti un po'.
Elimina@Aquila Reale: un'appassionata di thriller come te non può ignorare la Barbato ancora a lungo. :)
EliminaIO SO CHI SEI
RispondiEliminaCiao a tutti io l ho appena finito ....un Po di fatica ad ingranare questa inetta a metà libro un Po stufa annoia è molle soccombe semore.....ma poi cambia ritmo con l arrivo di checco e va avanti ad un buon ritmo,₩ più piacevole e difficile da mollare.....il finale ecco non so troppo frettoloso ....mi ha lasciata piena di dubbi e forse non L ho capito...
Neppure io l ho capito, ma se è ill primo libro di una trilogia....forse dipende da ciò
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