|
Sotto il falò, di Nickolas Butler. Marsilio, € 17,50, pp. 236
|
Ero
qui e lo aspettavo, come aspetto l'inverno quando fuori è troppo
caldo. Peccato, un po', che lo scrittore proveniente dal Wisconsin
con amore abbia deciso di tornare a farmi visita in piena estate. Gli
si addicevano di più i giochi di luce del caminetto, le camice di
flanella a quadri, la barba incolta sulle guance e l'indie folk in
cuffia. Ma quando un ospite d'eccezione come Nickolas Butler ti si
presenta alla porta, sebbene fuori stagione, con quale coraggio non
gli dici prego, entra pure, il mio divano è il tuo divano? In te,
l'eccitazione mista a curiosità di chi non lo leggeva da un anno e
mezzo: prima ancora ce n'erano voluti a loro volta due, di anni,
affinché Il cuore degli uomini raggiungesse
Shotgun Lovesongs sul mio scaffale – accanto, come fossero vecchi amici al bar, gli si
stringono Kent Haruf, Tom Drury, i nostri Cognetti e Camurri, e quel
Raymond Carver a cui una specie di timore reverenziale mi impedisce
ancora di approcciarmi. Sono tutti parte, alla lontana, della stessa
scuola: uno stile frugale, minimalista, ridotto all'osso e al cuore
dell'emozione; la condivisione con i lettori di aneddoti, suggestioni
sparse e tranche de vie
dal retrogusto dolce-amaro. Scrivono romanzi in serie e autobiografie
mancate, in molti casi, ma appartengono per indole alla dimensione
della short story: dove l'essenzialità è la risposta. Non
sorprende, perciò, che il ritorno di questo cowboy romantico avvenga
proprio all'insegna del racconto – forma narrativa mai
particolarmente apprezzata con cui tuttavia, prestando fede ai buoni
propositi per l'anno nuovo, sto prendendo pian piano confidenza.
«Nonno,
che sapore ha la pioggia?» domandò il ragazzino.
«Di
nuvole, immagino. La pioggia sa di nuvole.»
In
un bosco in prossimità di una chiesa sconsacrata, la notte più
lunga viene illuminata con le cataste di legname della "festa della
motosega": fra violinisti e tossici, si consumano tradimenti e porzioni di maiale arrosto. E nel mezzo di una natura
rischiarata, violata, ci sono due hippy che si sono scelti a vicenda
un nome nuovo, ma non il destino spaventoso di genitori. Mamme e
padri: si nasce o si diventa? E nonni affettuosi, se una figlia
inaffidabile ci lascia in custodia un nipote semisconosciuto e un
pomeriggio di pioggia da bere, di venerdì, dimenticandosi poi di passare
a riprendere il bambino? Sven e Lily si fanno compagnia e si traviano
a vicenda, invece, secondo i dettami di un codice tutto al maschile; altri tre amici per la
pelle – due coltivatori in via di estinzione e uno yuppie che torna
a trovarli solo nei fine settimana – sognano funghi, sorgenti
artesiane di birra e, nella follia di una notte alcolica dalle
conseguenze tragiche, si scoprono intimiditi dalla doppia natura e
dalle smanie borghesi di un topo di città nella sua ora d'aria;
una coppia ai ferri corti, il rito del frigo da svuotare all'indomani
della scomparsa della madre di lui: davanti ai Tupperware, agli
avanzi e ai ricordi a sprazzi, si celebra allora anche il
funerale della loro relazione. Cosa ne è il primo gennaio degli
alberi di Natale da buttare? Una pira da accendere sulla superficie
ghiacciata dei laghi, mentre due giovani amanti alle prese con le
prime idiosincrasie si danno a un'immersione nel buio fisica e
metaforica. Un anziano ecoterrorista allo stadio terminale tiene in
ostaggio uno spietato imprenditore: l'inquinamento sta divorando le
acque, la colpa è sua, e la espierà sorbendosi bicchieri di petrolio e vecchie
poesie; la commessa di un negozio di animali vittima di violenza
domestica e un'agente malata di Alzheimer fanno squadra contro lo
strapotere dell'universo maschile; un uomo, per amore di una donna in
fuga perfino da sé stessa, si prende cura delle figlie di lei e di
un gatto randagio, nonostante la legge e l'allergia dicano il
contrario; un diabetico in pensione, per sfuggire alla noia della
terza età, cerca un senso alle proprie giornate in un frutteto: una
mela al giorno toglie il medico di torno, e a sorpresa aggiunge dolcezza al matrimonio.
Quelle
notti, quando le dicevo che l'amavo, pronunciando parole che facevano
quasi male per quanto erano vere e grandi, credevo in loro quanto
credevo nel fiume. Ma non credevo in Sunny. Non credevo, per esempio,
che mi sentisse davvero, quindi la maggior parte delle volte in cui
le dicevo che l'amavo era come parlare a qualcuno che è già morto e
ti manca da impazzire, qualcuno con cui vuoi ancora confidarti ma ha
lasciato il mondo, tranne che nel ricordo o nell'idea che ne hai tu,
e ti assale come un fantasma.
Si
passano la staffetta uomini d'altri tempi e donne che o s'impuntano caparbiamente, o tagliano la corda. Dal finestrino
dei pick-up in corsa sfilano i silos, i campi coltivati, le rapide
del Mississipi, gli Amish in calesse, i reduci delle guerre di ieri e
di oggi, i cieli pieni di nuvole e di lucciole. Le volute dense di
quel fuoco che scalda, libera, distrugge.
Le fiamme guizzanti disegnano, così, storie che a volte piacciono da impazzire (Petrolio dolce, Nelle contee occidentali e Acqua piovana), altre meno (Sven e Lily, La gente dei treni va piano). Ma Butler, in pillole, sa preservare per fortuna lo stesso calore, lo stesso colore. Ti emoziona sempre, a modo suo. Anche se narrazioni ad ampio respiro, guai a dirmi che non ho provato a ricredermi, fanno comunque più fumo, e più luce.
È il mese di luglio. Negli stabilimenti balneari, volendo, sopravvive qualche sparuto jukebox. Sotto il falò è recuperare monetine di rame dal fondo della tasca dei jeans e concedersi così la quiete di dieci canzoni, di dieci storie. Cantano di paternità, amicizia, memoria, coppie in crisi e vendette trasversali. Suonano all'orecchio ora malinconiche, ora feroci. Da centellinare con parsimonia nell'arco dell'intera giornata. Da regalare a sé stessi quando ci si vuol concedere qualcosa per volersi bene – anzi, volersi meglio –, con i turisti che sciamano via in massa, allarmati da lampi in vista che a te ispirano invece buonumore.
Le fiamme guizzanti disegnano, così, storie che a volte piacciono da impazzire (Petrolio dolce, Nelle contee occidentali e Acqua piovana), altre meno (Sven e Lily, La gente dei treni va piano). Ma Butler, in pillole, sa preservare per fortuna lo stesso calore, lo stesso colore. Ti emoziona sempre, a modo suo. Anche se narrazioni ad ampio respiro, guai a dirmi che non ho provato a ricredermi, fanno comunque più fumo, e più luce.
È il mese di luglio. Negli stabilimenti balneari, volendo, sopravvive qualche sparuto jukebox. Sotto il falò è recuperare monetine di rame dal fondo della tasca dei jeans e concedersi così la quiete di dieci canzoni, di dieci storie. Cantano di paternità, amicizia, memoria, coppie in crisi e vendette trasversali. Suonano all'orecchio ora malinconiche, ora feroci. Da centellinare con parsimonia nell'arco dell'intera giornata. Da regalare a sé stessi quando ci si vuol concedere qualcosa per volersi bene – anzi, volersi meglio –, con i turisti che sciamano via in massa, allarmati da lampi in vista che a te ispirano invece buonumore.
Il
mio voto: ★★★★
Il
mio consiglio musicale: Passenger – Heart's on Fire
Che bello, che atmosfera nostalgica e dolce nella tua recensione. Lo leggerò.
RispondiEliminaTi ringrazio, Tessa! Spero ti piaccia nel nuovo "formato", visto che Il cuore degli uomini (arghhh) non troppo ti era piaciuto.
EliminaCiao, scusa tanto l'OT, ma da me (Cronache del Tempo del Sogno) hai un invito a una partecipazione.
RispondiEliminaFigurati, Ivano: passo presto!
EliminaPer una volta sono felice di essere indietro e di avere ancora due titoli simili da recuperare! L'ordine nello scaffale poi è di quelli da invidia, e prima o poi affronterò anch'io Carver, letto per radio in versione audiolibro mi aveva conquistato con un suo racconto facendomi capire che non posso tentennare ancora a lungo.
RispondiEliminaHo ancora un mese abbondante d'estate.
EliminaRiuscirò, riusciremo, a fronteggiare il gigante Carver? Secondo me, c'è poco da avere paura. Ma la fama, le alte aspettative, quei racconti che non sempre metto a fuoco, fanno tentennare...
Titolo in lettura anche per me. Pero' se avevo amato Shotgun Lovesongs, Il cuore degli uomini mi aveva deluso e l'avevo trovato un po' troppo legnoso. Chissà.
RispondiEliminaCiao, Andrea! Shotgun Lovesongs lo avevo amato come si ama un film, e ha il merito di avermi iniziato a letture di questo genere. Fino ad allora, infatti, quelle atmosfere country le conoscevo solo in musica. Il cuore degli uomini, per fortuna, mi era piaciuto appena un filino meno e già era più vicino alla dimensione del racconto, anche se le tre sezioni alla fin fine erano collegate, "generazionali". Fammi sapere come va!
EliminaShotgun Lovesongs mi era piaciuto tantissimo ed è da parecchio che mi riprometto di recuperare gli altri titoli di Nickolas Butler - e le cover delle edizioni in lingua originale sono poi uno spettacolo.
RispondiEliminaBelle, sì, anche se hanno un che di cartoonato che non trovo adattissimo. Le nostre, comunque, pure rendono bene, per una volta. ;)
EliminaShotgun lovesongs ricordo di averlo messo in wishlist anche grazie a te, e prima o poi provvederò a recuperare. Questo ha atmosfere che credo potrebbero coinvolgermi, benché io non ami moltissimo i racconti. Ecco magari lo rimando in autunno..., o alle serate più fredde davanti al camino? ;-)
RispondiEliminaHai descritto scenari paradisiaci, Angela. Che autunno sia!
EliminaMi hai incuriosita tantissimo! Però direi di iniziare da Shotgun Lovesongs. Intanto porto tutto in WL :)
RispondiEliminaGrazie, come sempre!
Grazie a te, Anna!
EliminaShotgun Lovesongs, che poi è oggettivamente anche il migliore, lo trovi in economica. :)
Sto rivalutando i racconti nell'ultimo periodo quindi, potrei farci un pensierino! ;)
RispondiEliminaSe sono così belli, poi... ;)
EliminaAutore fordianissimo che ho conosciuto grazie a te e che a sorpresa mi aveva convinto decisamente con Shotgun Lovesongs. ;)
RispondiEliminaIl cuore degli uomini invece non sono mai riuscito a finirlo. Diciamo che non ha conquistato il mio, di cuore...
Con questo però potrei fare un tentativo.
Il formato racconto, nel tuo caso, potrebbe fare solo bene: confermo.
Elimina