martedì 28 febbraio 2017

Recensione: Il cuore degli uomini, di Nickolas Butler

Il mondo è pieno di uomini cattivi, ma se sei pronta, e se sei forte, allora non possono coglierti alla sprovvista, e tu non avrai paura. E quando verranno a bussare alla tua porta nel cuore della notte e tu sarai lì per accoglierli con tutta la luce che hai dentro, tutta la forza di cui disponi, saranno loro a ritirarsi nelle ombre. L'ho visto succedere. Devi trasformare la tua luce in un fuoco.

Titolo: Il cuore degli uomini
Autore: Nickolas Butler
Editore: Marsilio
Prezzo: € 19,00
Numero di pagine: 409
Sinossi: Nelson dorme da solo, nella tenda che lo ospita per la quinta estate consecutiva al campo Chippewa. Le sue medaglie da giovane scout, la bravura nell'accendere il fuoco, la straordinaria abilità con cui all'alba suona la sveglia con la tromba non sono il massimo per farsi degli amici, a tredici anni. Solo Jonathan, il ragazzo più popolare della scuola, sembra concedergli stima e attenzione; è l'unico a ricordarsi del suo compleanno, l'unico ad aiutarlo quando i bulli del campo vorrebbero vederlo annegare nella latrina. Nelson e Jonathan non possono ancora saperlo, sul finire di quell'estate del 1962, ma la loro amicizia sopravvivrà al tempo. Ai problemi in famiglia, alla durezza dell'Accademia militare, agli orrori del Vietnam. E più di trent'anni dopo, i due ragazzini del Wisconsin diventati ormai adulti si ritroveranno a discutere di lealtà e ipocrisia, di generosità ed egoismo, delle crepe del matrimonio e dell'abisso della guerra, davanti al figlio di Jonathan, Trevor, e a un numero di bicchieri di whisky di cui non è facile tenere il conto. Di padre in figlio, tre generazioni di uomini dovranno confrontarsi con gli equivoci del proprio coraggio e della propria vigliaccheria. E dinanzi alle sfide della vita, con le sue ambigue domande sul bene e sul male e i suoi falsi eroismi, nell'abbraccio di una natura primitiva e magnifica, sarà una lezione d'amore a illuminare il cammino, come quella lanterna che era l'ultima a spegnersi nella notte del campo Chippewa.
                                                 La recensione 
Siamo stati tutti ragazzini, all'inizio. 
Prima che il mio portatile decidesse di spegnersi senza un perché, appuntavo metodicamente su un foglio Word le immagini e le riflessioni che il romanzo in lettura mi ispirava. Falò e zanzare, striptease e foglie rare usate come segnalibro. Faccio così quando tengo tantissimo a un titolo e ho paura che le cose essenziali e quelle superflue, parimenti indispensabili per chi può dirsi già fan, mi sfuggano di mente. Vorrei mettere insieme e alla rinfusa tutti i tasselli. Preferirei che le istantanee di un'estate lunga cinquant'anni non ingiallissero, seguendo l'ordine naturale delle cose e delle mie letture, nella soffitta della memoria. Ho sezionato Il cuore degli uomini. Ne ho schematizzato i segnali vitali, la mappatura delle vene, ma di quella disordinata cartella clinica che sembrava un disegno astratto ha fatto purtroppo carta straccia l'aggiornamento automatico. Non avevo salvato. Mi trovo punto e a capo. A far mente locale, tirando gelosamente a me i cocci. A dire che forse gli ho preferito Shotgun Lovesongs ballata struggente di musicisti e sceriffi, che Dio solo sa quanto amai –, ma che di Nickolas Butler adoro la voce e le contraddizioni. Probabilmente, nel documento perduto avevo ribadito la mia indole da pantofolaio e la vaga avversione per la vita nel verde espressa in merito al bel Le otto montagne: altra storia di amicizie maschili (ho fatto il Classico, le ragazze battevano i ragazzi sedici a quattro), radici (figlio di un militare, non ne ho mai messe di mie e ne sento la mancanza raramente, ad esempio in casi come questo) e crescita (per quello, mi illudo, ho ancora tempo). Se l'esordio di Butler aveva un sapore quasi cinematografico, Il cuore degli uomini è un lungo coming of age nel solco del sogno americano. Ci sono i pregiudizi inossidabili e le sconfinate praterie del sud, le vaghe sonorità indie-folk, le fiaschette di contrabbando. All'ombra della bandiera a stelle e strisce che oscilla assecondando il moto del vento, giusto al centro di un campo scout dai giorni contati, vediamo tre generazioni darsi il cambio e sconfiggere i fantasmi di altrettante guerre. Gli anni Sessanta, i Novanta e, infine, il 2019 che verrà. Come sopravvive la Riserva Whiteside alla malagrazia del ventunesimo secolo? Butler, cowboy dalla barba rossiccia e dall'immancabile camicia a scacchi, racconta un mondo in via di estinzione. All'inizio, sotto quella banderuola ci suona la tromba il timido Nelson. I prepotenti gli spaccano gli occhiali da vista, gli mettono sottosopra la tenda, svuotano la vescica nella sua tromba. Lo costringono a recuperare un nichelino guadando una latrina. Nel giorno dei suoi tredici anni, a casa sua non si presenta che Jonathan: un popolare quindicenne che lo prende sotto la propria ala, spronandolo a diventare il capo gruppo che è nato per essere. Si arruolerà volontario per il Vietnam, per dimostrare ai bulli che avevano torto marcio. 
Nella seconda parte, cinquantenni, i due amici si incontreranno in un ristorante e proseguiranno la serata ammirando le ballerine di un club per soli adulti: con loro, il figlio sedicenne di Jonathan. Un adolescente sentimentale e di sani principi, più vicino al pluridecorato Nelson che a un padre sciupafemmine: si chiama Trevor, e giura solennemente che amerà per sempre la fidanzatina del liceo e che non si vergognerà mai dei pantaloncini cachi della sua divisa. Infine, in una realtà che continua a opporra un'anacronistica resistenza all'ingresso delle donne, una mamma single e un ragazzetto recalcitrante percorrono sentieri familiari sotto lo sguardo benevolo di un Nelson vecchissimo. A Eau Claire si impara l'arte – del sogno, della bontà – per metterla da parte. L'essere boy scout passa, come l'acne o la cotta per la reginetta portata al ballo d'inverno. Nel folto del bosco fanno breccia l'alcol, il fumo e la pornografia. A occuparsi della nostra educazione amorosa, una malinconica spogliarellista con le tette siliconate e la cicatrice del cesareo. Serpeggiano i commenti discriminatori: la colpa di un piccolo mondo antico che finisce, infatti, sarebbe dell'avvento delle donne, dei gay e dei musulmani, o così si mormora attorno alla brace. 
L'emozionantissimo Nickolas Butler parla con amarezza e un filo di commozione di una America affascinante ma gretta, guerrafondaia, che non è più un Paese per vecchi, eroi o boy scout. La corruzione parte da dentro. Si propaga, e fa seccare i campi, rovinare le armonie dei ritornelli, stingere la flanella. Il sogno americano lo si infanga seduti all'indiana, in cerchio. Ci si gioca al tiro al bersaglio nei parcheggi incustoditi. Gli scout hanno veicolato, soprattutto nel dopoguerra, il culto dell'onore e del rispetto. Il braccio sollevato, il pollice e il mignolo che si toccano, tre dita tese: parola di lupetto. Prometto che farò del mio meglio. E se il nostro meglio non fosse abbastanza, e vite gloriose conducessero a dipartite senza lode? Se nel fitto degli alberi, in branco, compromettessimo tutto? Se diventando adulti chiudessimo nell'armadio i pantaloni corti e il coraggio? Le luci delle città lontane e quelle degli iPad fanno concorrenza alle stelle: ormai si vedono solo se ci badi. Nei falò si gettano pugni di sale, e lo scoppiettio imita l'eco inquietante di un bombardamento. E' il suono che fa il Wisconsin che non c'è più. Le risate dei vari Peter Pan: i pochi uomini buoni rimasti fedeli a loro stessi. Lo sguardo altrove di donne che giganteggiano, nonostante tutto. Intimamente combattuto tra orgoglio e risentimento, Nickolas Butler fa nodi da marinaio – a lungo, mi legherà con quelli ai suoi meravigliosi personaggi - e improvvisate voce e chitarra. Conosce i segreti per leggere le stelle superstiti, e se ne fa custode. Spazza la cenere. Fino all'alba, ancora, giura che terrà acceso il fuoco.
Il mio voto: ★★★★½
Il mio consiglio musicale: Mumford & Sons - Little Lion Man


23 commenti:

  1. Shotgun Lovesongs voglio leggerlo da quando lo hai recensito ma ancora non ne ho avuto l'occasione, adesso però voglio leggere anche questo! Devo assolutamente trovare lo spaccio del tempo! ;)

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    1. Ne hai a disposizione ben due così. Tutte le fortune. :)
      Questo è più stratificato, più maschile, ma, se Butler piace, piace.

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  2. L'esordio di Butler l'avevo letto poco tempo dopo l'uscita e lo ricordo vagamente, qualcosa non mi aveva convinta.
    Questa volta passo, però magari lo consiglierò a qualche amico cui potrebbe andare a genio.

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  3. Ho saputo dell'esistenza di questo romanzo proprio da te, su Instragram forse.
    Mi ha colpito subito sin dalla copertina (ah, sì, sono stato un boyscout).
    Sapevo che non mi avrebbe deluso, oggi se riesco lo compro.
    Grazie per la segnalazione. Amo la letteratura americana.

    Moz-

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    1. Direi che ha tutti i requisiti per piacerti moltissimo. In realtà sono storie molto lontane da me, sopratutto per il contesto, ma le adoro proprio.
      Grazie a te, Moz!

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    2. Purtroppo, diobono, oggi non l'ho trovato in nessuna libreria.

      Moz-

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    3. E' uscito quattro, cinque giorni fa. Magari non è ancora arrivato in libreria. :-/
      (E poi dice che tutti comprano online, grazie.)

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  4. L'ho appena comprato. Sto lì sul comodino. Grandi aspettative, spero mi piaccia quanto è piaciuto a te! :)

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    1. Speriamo, Tessa. E' un grande romanzone, in pieno stile americano. E di solito userei la definizione come se fosse una parolaccia, sono cose che non mi sento né da spettatore né da lettore, però Butler crea un incanto che non si spiega. La prima parte in particolare, quasi alla Twain, è perfetta.

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  5. Se a te manca la Jackson a me manca Butler. Così, a pelle, mi ispira

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  6. Voglio recuperare il primo.
    Grazie ;-)
    (tentar mi tenta)
    Lea

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    1. Poi ha un non so che di haruffiano, almeno nelle atmosfere.
      Ti deve tentare. ;)

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  7. Ne ho letto qua e là, ne ho visto il tuo entusiasmo sui social, e quindi la curiosità è spuntata: me lo segno per i prossimi acquisti, che con gli autori contemporanei sono un po' una frana :)

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    1. Il precedente, Shotgun Lovesongs, ti piacerebbe di più.
      Se non sbaglio, è uscito anche in economica. Che poi sarebbe da virgolettare, l'aggettivo, perché restano cari ugualmente purtroppo. :)

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  8. Shotgun stories mi era piaciuto tantissimo.
    Mi tengo questo nella pigna notevole dei recuperi. :)

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    1. Questo è molto più fordiano del precedente.
      Padri e figli, il servizio di leva e così via.
      Già immagino i bicchieri pieni e il tuo post. Roba tua. ;)

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  9. Questo mi sembra ancora più fordiano del precedente.
    Considerando però che Shotgun Lovesongs (gentilmente offerto da un blogger mitico) l'avevo abbastanza adorato pure io, una lettura anche di questo ci potrebbe stare... ;)

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    1. Confermo, fordianissimo.
      Ma neanche io amo il genere - l'americanata, chiamiamola così - eppure Butler continua a fare colpo. Gli si crede proprio, nulla da dire. E dice cose vere, anche antipatiche, raccontando e in parte criticando l'America che alla fine vota Trump. :)

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  10. C'è qualcosa, in questi romanzi di Butler, che da un lato mi dice "no, non sono per te" dall'alto mi dice "dovresti dargli una possibilità, leggi e poi giudica" XD insomma... evviva la contraddizione :D
    Devo dire che però mi ispira forse di più Shotgun Lovesongs °-°

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    1. Shotgun Lovesongs, secondo me, è più facile che piaccia.
      In quanto a Butler: devi amare, di tuo, quelle atmosfere. E, per quanto lontane da me, tra musica e cinema, le amo stranamente moltissimo. :)

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  11. Così tante stelline non è facile notarle da queste parti. L'idea che mi sono fatta leggendoti è quella di un libro affascinante, in cui il passato si riflette nel futuro, molto attuale quindi. Il primo dell'autore lo possiedo da sempre e proprio qualche giorno fa è caduto tra le mie mani risvegliando la curiosità dormiente. Ho appena finito la trilogia di Haruf, devono seguire solo libri belli. Ti abbraccio, originale la tua penna.

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