| Isola, di
Siri Ranva Hjelm Jacobsen. Iperborea, € 17, pp. 218 |
Apro
Wikipedia, digito Faroe. Uno schizzo a matita, una virgola su
un'ampia tela di sfumature oltremare. Punto il cursore
tra Islanda e Norvegia. Ingrandisco. Eccole lì, diciotto isole nel
blu dipinto di blu. Non abbastanza defilate da risultare irreperibili
per le brutte notizie, non abbastanza piccole da sfuggire alle
imperscrutabili strategie dei conflitti armati. Navi-spia per i
soldati inglesi negli anni Quaranta, punto d'ascolto prediletto dagli
Stati Uniti durante le intercettazioni della Guerra Fredda, le Faroe
domandavano con orgoglio indipendenza dal Regno di Danimarca e con lo
stesso orgoglio accartocciato a forza nel pugno affidavano i loro
figli minori alle navi in partenza, se il rincorrersi delle onde a
riva prometteva sogni e lavoro. Qualcuno, come me, le Faroe deve
andarsele a cercare su una mappa. Qualcuno, come un'autrice qui al suo esordio,
dovrebbe invece considerarle casa. L'anonima protagonista – probabilmente
la stessa Jacobsen, che fra le pagine mescola autobiografismo e
poesia ripecorrendo a ritroso i solchi dell'albero genealogico di
famiglia – vive gli anni, le inquietudini e il disagio giovanile di
chi si sente altro dal proprio corpo, dal proprio sangue. Immigrata
di terza generazione, da bambina visitava l'arcipelago in estate,
come una turista oziosa. La morte a distanza ravvicinata di omma e
abbi, nonna e nonno, spinge lei
e i genitori a infagottarsi in un cappotto pesante, la sciarpa fin sopra il naso e un biglietto aereo in tasca. La meta,
a Nord dell'Oceano Atlantico, è uguale ma diversa dal solito: non
ha le fattezze della vacanza, ma del viaggio di scoperta.
Dei silenzi che hanno custodito i parenti, di leggende su sirene e rupi del malaugurio, di sé stessi.
Pensavo
che tutti i presenti erano estranei. Stranieri. Erano venuti in aereo
da casa loro, e adesso erano lì con noi. Io non avevo idea di chi
noi fossimo. Ecco cosa pensavo. Che fluttuavamo.
Isola
è il dramma di una ragazza che a un certo punto, crescendo, si
accorge di non saper pronunciare bene il proprio nome. La storia di
due genitori a metà, i suoi, e quella di due antenati coraggiosi
che, fin quando la loro morte non ha portato la nebbia a valle,
hanno parlato fluentemente danese e pensato clandestinamente in
faroese. Settant'anni fa sono fuggiti senza voltarsi indietro dalla
puzza di merluzzo che dalle cassette marcescenti del porto, dagli
anfratti dei mercantili, si incollava ai cuori, ai capelli, alle mani.
Si chiamavano Marita e Fritz, prima di essere per l'autrice
semplicemente nonna e nonno. Lei – innamorata però del fratello
sbagliato, il comunista Ragnar – raggiungeva il promesso sposo
sulla terraferma con un doloroso segreto sotto il vestito della
domenica. Lui – che di quei cinque fratelli pescatori era il
penultimo, il più ambizioso – diventava maestro di scuola a
Copenhagen e recitando Omero con voce commossa, tramandando alla
nipote malinconia e tradizioni, imparava a non rinnegare Itaca.
Si può provare nostalgia per luoghi che non abbiamo mai visto con gli occhi giusti, per persone che non abbiamo mai conosciuto davvero? Ci si
può tormentare una generazione in ritardo per il taglio di un
cordone che ci ha lasciato in eredità le fitte delle cicatrici?
La
terza generazione è una coperta troppo corta [...] La
generazione povero-me, sono-solo. La generazione né-né. La terza è
una generazione invisibile, teorica, la cui pelle si confonde con la
tappezzeria, e che lo si sappia o no, si porta dentro il viaggio come
una perdita.
Isola,
semplicissimo ma denso come possono esserlo alcuni ritratti d'autore, è fare
ammenda. Venirsi incontro. Un albo di miti, scorci, memorie, con
personaggi uniti dal fiuto per gli affari e da una meravigliosa
telepatia. A separarli: la politica, le donne, le eterne promesse
dell'acqua salata. Le streghe degli abissi sabotano le reti, i
gabbiani si rivelano amabili animali domestici per vedove
inconsolabili, gli orsi polari a riva sollevano la testa verso i
pescherecci. Gli abitanti avranno forse i modi rozzi, ma un cuore
d'oro e un fiasco d'acquavite sempre a portata di sorso. I ricordi, i
“se” degli espatriati, parlano una lingua straniera da sciogliera
con parole in libertà e una traduzione esemplare. Il primo romanzo
che leggo dell'Iperborea – una meravigliosa copertina
illustrata, lo strano formato allungato delle guide da viaggio – ha
un albero genealogico ingarbugliato, fotografie che non so
immaginare, nomi di cose persone e città difficili da trascrivere.
Nessun'isola
è un'isola.
Ma
quanto riconoscersi nella poesia un po' affranta di noi
viandanti, nati in una valigia. Quanto calore, a sorpresa, a confine con l'Artico.
C'è gente sradicata con il bagaglio pesante e l'anima alla deriva.
Ci sono isole che si spostano con le maree. Prendono il largo, di
notte. Le spingono a emergere, pare, le manate dei giganti. Scritture come questa, che creano intrighi e radici, e poi vedrai
che germogli.
Il
mio voto: ★★★★
Il
mio consiglio musicale: Francesca Michielin – Io non abito al mare
Mi attira tantissimo!
RispondiEliminaFidati del tuo fiuto, allora. ;)
EliminaMi hai convinta. Spero faccia al caso mio più di tutti gli altri libri scandinavi non del tutto convincenti letti finora.
RispondiEliminaIo, thriller Marsilio a parte, di loro ho letto poco e niente. Del catalogo Iperborea, per dire, m'ispiravano tutti e nessuno. Isola l'ho scoperto grazie a Instagram, e ai pareri di qualche lettore fidatissimo (su tutti, Francesca Diotallevi). Ne è valsa la pena, una lettura intensissima.
EliminaMi hai incuriosita, l'Iperborea ha cover molto belle :)
RispondiEliminaLe più belle, oserei, accanto alle Sonzogno di qualche anno fa. :)
Eliminamezza biografia e mezza narrativa mi pare di capire? Sembra interessante me lo segno!
RispondiEliminaProprio così. A confine, è il caso di dire.
EliminaIl titolo, la copertina, l'ambientazione -quelle isole piccole e distanti in cui vorrei tanto andare prima o poi... Sì, hai convinto anche me!
RispondiEliminaUn romanzo che ti si addice, decisamente. :)
EliminaLa copertina è meravigliosa, la storia mi ispira...e segniamo pure questo!
RispondiEliminaInvio partito troppo frettolosamente, senza firma.
EliminaCiao da Stefi
Fammi sapere, Stefi!
EliminaMi ispirava tantissimo, ha una cover stupenda e a te è piaciuto parecchio. Mi sa che me lo segno. Mannaggia a te! ahahahahahah
RispondiEliminaE alloraaaaaa, vogliamo smetterla con queste recensioni favolose che parlano di libri favolosi che voglio leggere? xD
RispondiEliminaIn realtà questa volta non è colpa tua, avevo messo in wishlist questo libro quando ancora su Amazon era in preordine, la copertina mi ha ammaliata e la trama ha fatto il resto del lavoro...ora devo aggiungerci la tua recensione, insomma: LO VOGLIO!
@Daniela, leggilo presto!
RispondiElimina@Alessia, ahahahah, dài, questa volta non è tutta colpa mia. :)
Lo avevo già puntato, poi ti leggo e boom!!!
RispondiEliminaDa leggereee :)
Decisamente. :)
Elimina"Isola è il dramma di una ragazza che a un certo punto, crescendo, si accorge di non saper pronunciare bene il proprio nome."
RispondiEliminaCos'è, l'autobiografia di Saoirse Ronan? XD
In quel caso la leggo di sicuro ma, anche se probabilmente non è così, un pensiero potrei farlo comunque.
Ahahahah, ragazze e disagi.
EliminaCiao, sono la traduttrice del romanzo e ti ringrazio per questa bella lettura.
RispondiEliminaCiao Valeria, grazie a te, e complimenti per il tuo lavoro.
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