mercoledì 21 marzo 2018

Mr. Ciak: Ready Player One, Annientamento, Jumanji: Benvenuti nella giungla

Ci sono appuntamenti al cinema fuori dal mio gusto, fuori dalla mia portata, e post che cominciano sempre così: avrei fatto a meno di questo film se. Questa volta non c'entrano però le pretese di un papà che stravede per i blockbuster, un debito di sangue. Questa volta è stata semplicemente questione di parole magiche: anteprima, gratis, Spielberg. In una baraccopoli distopica, in un futuro non troppo lontano, la fantasia è rimasta l'ultima speranza sul fondo del vaso di Pandora. Un paio di occhialini ed è possibile mettere le tende nella realtà virtuale di Oasis. Dove si accumulano ricchezze spropositate, dove ci si indebita e si muore, preferendo a lungo andare la fuga alla routine. Le opzioni ti permettono di modificare il genere sessuale, la faccia, il destino. Di diventare qualcuno. Un irriconoscibile Mark Rylance, lo Steve Jobs geniale e solitario che di quel mondo è l'artefice, prima di morire ha disseminato Oasis di easter egg e lanciato una sfida che fa gola non soltato ai giocatori, ma anche a una società rivale: ci sono tre indizi, tre chiavi da scoprire. Il più scaltro erediterà tutte le fortune di Rylance. Il protagonista, interpretato da un anonimo Tye Sheridan, vive così una doppia vita, una doppia avventura – c'è infatti un adolescente in carne e ossa dietro l'avatar, e da un lato deve sfuggire agli attacchi di un villain ormai sulle sue tracce, dall'altro completare le tappe che portano al successo della missione. A differenziare Ready Player One dai vari Tron o Atto di forza è un elemento tutt'altro che trascurabile: uno spirito spettacolare e giocoso che attinge allo stesso effetto amarcord che, altrove, sta francamente venendo a noia. Il creatore ha reso Oasis un'ode spassionata alla cultura pop, ai migliori anni, e laggiù Gundam può fare a cazzotti con Godzilla, King Kong accartocciare nel pugno la motocicletta di Akira; i ragazzi ballare sulle note di Tony Manero e, nella migliore sequenza, esplorare i corridoi insanguinati dell'Overlook Hotel. Figa più che bella, la trasposizione dello sci-fi culto di Ernest Cline non è esente dai difetti – emotivi, narratologici – di grandi produzioni che mi prendono a metà. Se gli sfondi di Ready Player One appaiono cangianti, avvolgenti anche senza 3D, protagonisti e comparse peccano invece dell'infantile bidimensionalità dei film-contenitore, in cui la trama resta un pretesto per schiamazzi ed effetti speciali come se non ci fosse un domani – Sheridan non farà perciò la minima piega davanti all'assassinio di una persona cara e con Olivia Cooke, per carità, adorabile, sarà amore al primo sguardo. La tecnologia ci divide o ci unisce? Ci isola o, al contrario, è il rimedio alla solitudine? Carnevale dal cuore buono e dalla morale scontata, il film diverte per le innumerevoli citazioni e per l'entusiasmante spirito di onnipotenza alla base. Potenzialmente ho i mezzi per far tutto, per pasticciare con i generi e i ricordi, e lo faccio: perché no? Considerazioni sparse, queste, di uno Spielberg sempre magistrale, sempre giovanile, in cerca di una ventata d'aria fresca dopo la noia dell'impegnato The Post e della scusa valida per mostrarci, con l'impazienza che la sua iperattività non sa contenere, il funzionamento del suo ultimo giocattolo. (7)

Discorsi da innamorati, fitti fitti, con la luce dell'alba a ricordare che è già tempo di separarsi. Il militare Oscar Isaac, a letto, non rivela alla biologa Natalie Portman la meta della sua ultima missione, ma le assicura che vedranno le stesse stelle e si addormenteranno nello stesso emisfero. Sembrava un'operazione più semplice delle altre, eppure c'è voluto un anno affinché lui tornasse a casa. Vivo, ma silenzioso: diverso. Promesse di donne curiose, coraggiose, che non si danno pace e, forse, non si sanno perdonare. Ecco spiegata perciò la decisione di ripercorrere i passi di quel compagno stravolto, ferito dentro, offrendosi volontaria per un'esplorazione dal ritorno incerto. Ci stanno invadendo. Non si sa bene perché, non si sa come. Non serve spostarsi troppo per vederne gli strani segni. Una luminescenza, un bagliore, ha avvolto un angolo degli Stati Uniti in una coloratissima bolla di sapone. Oltrepassata la soglia ci attende una natura irreale, tanto che è lussureggiante, e un luogo in cui le bussole impazziscono, i ricordi si confondono con le allucinazioni, il tempo perde di senso. Una squadra di soldati armati fino ai denti, fatta eccezione per Isaac, non è sopravvissuta agli intrighi di quel giardino arcobaleno. Guidate dalle intuizioni di una Portman capace di risultare aggraziata anche con un mitra in mano, le nuove esploratrici di Annientamento sono eminenti scienziate – plauso d'obbligo alla superba Jennifer Jason Leigh e a Gina Rodriguez, ritrovata con piacere al di fuori dal set di Jane The Virgin. Tutte con un dolore da espiare strada facendo, tutte donne, le protagoniste – volontarie in una missione autodistruttiva, più che suicida – puntano al faro, come in un classico della Woolfe, e si imbattono in coccodrilli coi denti da squalo e orsi preistorici, cervi con rami fioriti per corna e cespugli antropomorfi. A confine con le nostre città e l'Area X, con lo sci-fi a tinte esistenzialiste e la fantozziana cagata pazzesca, la trasposizione del best-seller di VanderMeer è una bestia strana. Una cellula tumorale che si trasforma e si sdoppia, alla luce di un prisma che rifrange onde sonore, coordinate, drammi coniugali. Affascinante, sofisticata, freddissima, con una prima parte da classico survival horror e una chiusa psichedelica un po' indigesta ma affatto insensata. Non a caso, a proposito di evoluzione, Annientamento è una landa di donne – le più brave a perdonare, a guarire, a reinventarsi dall'oggi al domani. Non a caso, eppure oscuro per qualcuno, Annientamento brilla, e di luce propria. Se alle domande incalzanti si risponde semplicemente non lo so e alla parola extraterrestre si fa seguire il silenzio impenetrabile dell'unica superstite, il bagliore dell'ultimo Alex Garland toccherà comprenderlo, combatterlo o, nel dubbio, abbracciarlo? Da un viaggio non si torna mai uguali a prima, qualunque sia la meta. La strada ci cambia nel profondo, nell'anima, nelle linee delle mani, e niente sarà più lo stesso: non noi. (7,5)

Capisci di stare invecchiando, immagino, quando remake o reboot toccano film della tua generazione. Lo capisci, soprattutto, quando è tuo il turno di lamentarti con toni da bontempone. Per quanto il primo Jumanji non sia mai stato uno dei miei must da bambino, alla notizia di un secondo capitolo – più che un seguito, un aggiornamento per le nuove generazioni – ho risposto con l'indifferenza più totale. A incuriosirmi, poi, sono stati i risultati sorprendenti al botteghino; le divertite voci di corridoio – tra queste, quella di un fratello minore uscito molto soddisfatto dal cinema, che alla cornetta mi nominava ricordi comuni, Spy Kids, le partite a Crash Bandicoot. Come in Breakfast Club, quattro liceali agli antipodi si trovano a dover condividere l'ora di punizione, e a sfidarsi a un misterioso videogioco per ammazzare il tempo. Non sanno che saranno proiettati per magia a Jumanji, con solo tre vite a disposizione e quattro avatar con cui muoversi in quel mondo virtuale. Lo sfigatello di turno si ritrova così nei panni (anzi, nei muscoli) di The Rock, lo sportivo in quelli del minuto Kevin Hart; la nerd saccente è la splendida Karen Gillan, l'antipatica ape regina – per ironia della sorte – l'improponibile Jack Black. C'è Nick Jonas, poi, intrappolato nel gioco da vent'anni e il cattivissimo Bobby Cannavale, artefice di un furto che ha trasformato Jumanji nella giungla selvaggia che è. L'obiettivo dei nostri eroi: restituire alla natura il suo diamante magico, purtroppo caduto nelle mani sbagliate. Lo sceneggiatore Chris McKenna, fra le firme del gradevolissimo Homecoming, lascia inciso su un tronco il nome dell'indimenticabile Alan Parrish e confeziona, complice la partecipazione di alcuni indiscutibili talenti comici, un intrattenimento per famiglie anni Novanta; un passatemo raramente riproposto con la stessa freschezza che, se avessi avuto l'età giusta, un tempo avrei visto e rivisto. Il ventitreenne di oggi l'ha trovato spassoso ma un po' lungo, spesso a rischio di ripetitività. Se il proverbio non sbaglia, il gioco è bello quando dura poco. E questo, con le sue quasi due ore, si prolunga a tratti eccessivamente, rendendo il soggiorno una toccata e fuga più godibile di quanto lasciassero supporre i pronostici a scatola chiusa, ma reiterate e poco fantasiose le tappe. L'effetto amarcord, il divertimento garantito e un Dwayne Johnson che un po' ci fa e un po' ci è, per fortuna, non lasciano che sia l'amarezza del game-over a dirti addio. O, forse, arrivederci. (6,5)

15 commenti:

  1. L'anteprima gratis me la sono persa, poco libera ieri, in attesa di una probabile v.o. più avanti. Nel frattempo, invidio ma un po' temo l'entusiasmo generale.

    Garland lo abbraccio anch'io, questa volta per assurdo meno freddo di Ex Machina, sarà che la sofferenza di donne in lutto o quasi, l'ho sentita molto di più grazie ai loro silenzi. Mettici un po' di fifa e con orgoglio posso dire che non ho risposte, ma mi sono goduta lo spettacolo.

    Jumanji era un mio must, e anche se mi fa simpatia questo sequel dal cast azzeccato, vado al risparmio (di tempo).

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    1. Dirò una cosa un po' impopolare, forse, ma in quanto a contenuto Ready Player One e Jumanji stanno là, eh. Per famiglie, spassosi, ma con una trama che lascia il tempo che trova. Certo, Spielberg ci mette un lato tecnico non da poco, ma essendo tratto da un romanzo molto noto mi aspettavo la sostanza che, a malincuore, non ho trovato. L'entusiasmo generale l'ha smorzato solo la recensione di Coming Soon, con cui concordo pienamente.

      Annientamento lo temevo, come sai, e invece mi è piaciuto a colpo sicuro, anche se qualche teoria e spiegone online l'ho letto, a fine visione.

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    1. Inevitabilmente, per saperne e capirne di più, è entrata nella mia lista delle cose da leggere anche la trilogia pubblicata dalla Einaudi. E c'è anche un volumone con tutti e tre i romanzi...

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  3. Cioa Michele! La morale di RPO è, come dici tu, scontatissima, implicata per certi versi già dalla firma del regista (il più buono tra i buoni, quando gira pensando ai giovani). Alla fine la gara la vince non tanto il più abile, non il power player, ma il fanboy, quello che vuole diventare amico del proprio idolo senza amici. E qui è davvero miele gusto miele. Un po' disordinato alla fine, ma se hai ancora sulle retine le scene di Gundam contro Mecha Godzilla ci passi sopra. Io almeno. Credo che ci tornerò con i bimbi

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    1. Curiosissimo di sapere come lo troveranno.
      Si presta a un pubblico di giovani, ma cosa coglieranno e cosa no? Digeriranno le trovate più frettolose e facilone che a me, da vecchio rompipalle, non sono andate giù?
      Mi narrerai.

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  4. Per me Ready Player One è stato uno spettacolo, degna riproposizione di un romanzo dinamico, citazionista e da leggere tutto d'un fiato (e privo di personaggi approfonditi, per inciso. Anzi, qui Parzival è molto più umano e gradevole, altroché. Quanto al legame con la Cooke... il film lascia solo intendere che Parzival sia innamorato cotto di Art3mis già da tempo). Mi sono bastati i momenti Godzilla vs Gundam e Shining per commuovermi, quindi sono molto entusiasta e se non fosse che ci sono mille altri film da vedere tornerei al cinema.

    Annihilation, bellissimo dal punto di vista di regia e fotografia ma mi ha lasciato davvero poco. Meglio Ex Machina, quello sì in grado di meravigliarmi e farmi pensare.

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    1. A me proprio la matrice romanzesca è mancata, purtroppo, e se mi dici che il romanzo è caratterizzato peggio ancora, allora mi domando davvero il perché del suo successo. Quanto ci frega questo bagno di nostalgia, mi domando? Per fortuna, con Spielberg, non viene a noia. Resta Spielberg.

      Per me, con pregi e difetti annessi, Garland si è ripetuto. Qualcosa manca sempre, effettivemente, e la tanta freddezza frena.

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  5. Jumanji divertentissimo, di Annientamento parlo domani, ma Player One è già in giro!?

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    1. Beccato a un'anteprima qui dalle mie parti: isolato colpo di fortuna. ;)

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  6. Spielberg non è più una parola magica da almeno 20 anni ahahah

    Questo film, anche se tu non l'hai osannato come altrove è stato fatto in maniera assurda, potrebbe essere il suo primo lavoro a piacermi da parecchio tempo a questa parte. Anche se 'sta spielbergata nostalgica potrebbe non convincere del tutto pure me...

    Annientamento grandioso. E' uno di quei film che oggi hanno diviso parecchio ma che, come Madre!, un giorno saranno dei capolavori riconosciuti, e nessuno ne parlerà più come di cagate pazzesche. :D

    E a proposito di film che rischiavano di essere cagate pazzesche, Jumanji 2 a sorpresa non lo è. Sì, poteva essere un po' più corto e Dwayne Johnson conferma i suoi limiti di attore, però tutto sommato poteva essere molto peggio.

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    1. Ready Player piacerà più a te, confermo, ma quel (auto)citazionismo mi ha rotto un po' le scatole.

      Annientamento, per me, meglio di Madre. Più ambizioso, ma anche più ingenuo, meno sottile, nelle metafore.

      Jumanji carinissimo, aveva ragione il Fratello, e a me The Rock con tutti i suoi limiti piace davvero molto.

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  7. Ecco, se avessi avuto l'opportunità di vedere Ready Player One gratis (e ne ho quasi avuto l'opportunità, ma i biglietti erano terminati), forse lo avrei visto. Ma non mi ispira granché, nonostante i commenti positivi. Credo che sarà difficile farmi cambiare idea, dovranno costringermi xD

    Annientamento l'ho trovato carino, ma in generale sono rimasta delusa. Non mi è piaciuto il modo in cui è stato narrato. Non mi ha dato fastidio la lentezza, piuttosto il modo in cui i flashback e i flashforward interrompessero la storia proprio nei momenti più belli.

    Jumanji invece l'ho trovato simpaticissimo ^_^

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    1. dimenticavo! L'idea di Annientamento mi è piaciuta, infatti penso proprio che recupererò la trilogia :)

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  8. Per quanto riguarda Ready player one non posso che sentirmi di consigliarti caldamente di leggere il romanzo, che è spettacolare! Il film al confronto mi ha abbastanza delusa :/ mi aspettavo moooolto di più.
    Invece per Jumanji che dire... penso sia stato il film che nella mia vita ho visto in assoluto più volte, potrei recitare le battute dall'inizio alla fine dunque quando ho sentito la parola *reboot* volevo morire... il film poi invece, forse perché mi aspettavo poco e niente, mi ha piacevolmente sorpresa e me lo son proprio goduta!
    Per Annientamento aspetto di procurarmi il romanzo prima di vedere il film.

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