Ci
sono appuntamenti al cinema fuori dal mio gusto, fuori dalla
mia portata, e post che cominciano sempre così: avrei fatto
a meno di questo film se. Questa volta non c'entrano però le
pretese di un papà che stravede per i blockbuster, un debito di
sangue. Questa volta è stata semplicemente questione di parole
magiche: anteprima, gratis, Spielberg. In una baraccopoli distopica,
in un futuro non troppo lontano, la fantasia è rimasta
l'ultima speranza sul fondo del vaso di Pandora. Un paio di
occhialini ed è possibile mettere le tende
nella realtà virtuale di Oasis. Dove si accumulano ricchezze
spropositate, dove ci si indebita e si muore, preferendo a lungo
andare la fuga alla routine. Le opzioni ti permettono di modificare
il genere sessuale, la faccia, il destino. Di diventare qualcuno. Un
irriconoscibile Mark Rylance, lo Steve Jobs geniale e solitario che
di quel mondo è l'artefice, prima di morire ha disseminato Oasis di
easter egg e lanciato una sfida che fa gola non soltato ai giocatori,
ma anche a una società rivale: ci sono tre indizi, tre chiavi da
scoprire. Il più scaltro erediterà tutte le fortune di Rylance. Il
protagonista, interpretato da un anonimo Tye Sheridan, vive così una
doppia vita, una doppia avventura – c'è infatti un adolescente in
carne e ossa dietro l'avatar, e da un lato deve sfuggire agli
attacchi di un villain ormai sulle sue tracce, dall'altro completare le
tappe che portano al successo della missione. A differenziare Ready
Player One dai vari Tron
o Atto di forza è un
elemento tutt'altro che trascurabile: uno spirito spettacolare e
giocoso che attinge allo stesso effetto amarcord che, altrove, sta
francamente venendo a noia. Il creatore ha reso Oasis un'ode
spassionata alla cultura pop, ai migliori anni, e laggiù Gundam può
fare a cazzotti con Godzilla, King Kong accartocciare nel pugno la
motocicletta di Akira; i ragazzi ballare sulle note di Tony Manero e,
nella migliore sequenza, esplorare i corridoi insanguinati
dell'Overlook Hotel. Figa più che bella, la trasposizione dello
sci-fi culto di Ernest Cline non è esente dai difetti – emotivi,
narratologici – di grandi produzioni che mi prendono a metà. Se gli
sfondi di Ready Player One appaiono
cangianti, avvolgenti anche senza 3D, protagonisti e comparse peccano
invece dell'infantile bidimensionalità dei film-contenitore, in cui
la trama resta un pretesto per schiamazzi ed effetti speciali come se
non ci fosse un domani – Sheridan non farà perciò la minima piega
davanti all'assassinio di una persona cara e con Olivia Cooke, per
carità, adorabile, sarà amore al primo sguardo. La
tecnologia ci divide o ci unisce? Ci isola o, al contrario, è il
rimedio alla solitudine? Carnevale dal cuore buono e dalla
morale scontata, il film diverte per le
innumerevoli citazioni e per l'entusiasmante spirito di onnipotenza alla base.
Potenzialmente ho i mezzi per far tutto, per pasticciare con i generi
e i ricordi, e lo faccio: perché no? Considerazioni sparse, queste, di uno
Spielberg sempre magistrale, sempre giovanile, in cerca di una ventata
d'aria fresca dopo la noia dell'impegnato The Post e
della scusa valida per mostrarci, con l'impazienza che la sua
iperattività non sa contenere, il funzionamento del suo
ultimo giocattolo. (7)
Discorsi
da innamorati, fitti fitti, con la luce dell'alba a ricordare che è
già tempo di separarsi. Il militare Oscar Isaac, a letto, non rivela
alla biologa Natalie Portman la meta della sua ultima missione, ma le
assicura che vedranno le stesse stelle e si addormenteranno nello
stesso emisfero. Sembrava un'operazione più semplice delle altre,
eppure c'è voluto un anno affinché lui tornasse a casa. Vivo, ma
silenzioso: diverso. Promesse di donne curiose, coraggiose, che non
si danno pace e, forse, non si sanno perdonare. Ecco spiegata perciò
la decisione di ripercorrere i passi di quel compagno stravolto,
ferito dentro, offrendosi volontaria per un'esplorazione dal ritorno
incerto. Ci stanno invadendo. Non si sa bene perché, non si sa come.
Non serve spostarsi troppo per vederne gli strani segni. Una
luminescenza, un bagliore, ha avvolto un angolo degli Stati Uniti in
una coloratissima bolla di sapone. Oltrepassata la soglia ci attende
una natura irreale, tanto che è lussureggiante, e un luogo in cui le
bussole impazziscono, i ricordi si confondono con le allucinazioni,
il tempo perde di senso. Una squadra di soldati armati fino ai denti,
fatta eccezione per Isaac, non è sopravvissuta agli intrighi di quel
giardino arcobaleno. Guidate dalle intuizioni di una Portman capace
di risultare aggraziata anche con un mitra in mano, le nuove
esploratrici di Annientamento sono eminenti
scienziate – plauso d'obbligo alla superba Jennifer Jason Leigh e a
Gina Rodriguez, ritrovata con piacere al di fuori dal set di Jane
The Virgin. Tutte con un dolore da espiare strada facendo, tutte
donne, le protagoniste – volontarie in una missione
autodistruttiva, più che suicida – puntano al faro, come in un
classico della Woolfe, e si imbattono in coccodrilli coi denti da
squalo e orsi preistorici, cervi con rami fioriti per corna e
cespugli antropomorfi. A confine con le nostre città e l'Area X, con
lo sci-fi a tinte esistenzialiste e la fantozziana cagata pazzesca,
la trasposizione del best-seller di VanderMeer è una bestia strana.
Una cellula tumorale che si trasforma e si sdoppia, alla luce di un
prisma che rifrange onde sonore, coordinate, drammi coniugali.
Affascinante, sofisticata, freddissima, con una prima parte da
classico survival horror e una chiusa psichedelica un po' indigesta ma affatto insensata. Non a caso, a proposito di
evoluzione, Annientamento è una landa di donne –
le più brave a perdonare, a guarire, a reinventarsi dall'oggi al
domani. Non a caso, eppure oscuro per qualcuno, Annientamento brilla,
e di luce propria. Se alle domande incalzanti si risponde
semplicemente non lo so e alla parola extraterrestre si fa seguire il
silenzio impenetrabile dell'unica superstite, il bagliore dell'ultimo
Alex Garland toccherà comprenderlo, combatterlo o, nel dubbio,
abbracciarlo? Da un viaggio non si torna mai uguali a prima,
qualunque sia la meta. La strada ci cambia nel profondo, nell'anima,
nelle linee delle mani, e niente sarà più lo stesso: non noi. (7,5)
Capisci
di stare invecchiando, immagino, quando remake o reboot toccano film
della tua generazione. Lo capisci, soprattutto, quando è tuo il
turno di lamentarti con toni da bontempone. Per quanto il primo
Jumanji non sia mai
stato uno dei miei must da bambino, alla notizia di un secondo
capitolo – più che un seguito, un aggiornamento per le nuove
generazioni – ho risposto con l'indifferenza più totale. A
incuriosirmi, poi, sono stati i risultati sorprendenti al botteghino;
le divertite voci di corridoio – tra queste, quella di un fratello
minore uscito molto soddisfatto dal cinema, che alla cornetta mi
nominava ricordi comuni, Spy Kids,
le partite a Crash Bandicoot.
Come in Breakfast Club,
quattro liceali agli antipodi si trovano a dover condividere l'ora di
punizione, e a sfidarsi a un misterioso videogioco per ammazzare il
tempo. Non sanno che saranno proiettati per magia a Jumanji, con
solo tre vite a disposizione e quattro avatar con cui muoversi in
quel mondo virtuale. Lo sfigatello di turno si ritrova così nei
panni (anzi, nei muscoli) di The Rock, lo sportivo in quelli del
minuto Kevin Hart; la nerd saccente è la splendida Karen Gillan,
l'antipatica ape regina – per ironia della sorte –
l'improponibile Jack Black. C'è Nick Jonas, poi, intrappolato nel
gioco da vent'anni e il cattivissimo Bobby Cannavale, artefice di un
furto che ha trasformato Jumanji nella giungla selvaggia che è.
L'obiettivo dei nostri eroi: restituire alla natura il suo diamante
magico, purtroppo caduto nelle mani sbagliate. Lo sceneggiatore Chris
McKenna, fra le firme del gradevolissimo Homecoming,
lascia inciso su un tronco il nome dell'indimenticabile Alan Parrish
e confeziona, complice la partecipazione di alcuni indiscutibili
talenti comici, un intrattenimento per famiglie anni Novanta; un
passatemo raramente riproposto con la stessa freschezza che, se
avessi avuto l'età giusta, un tempo avrei visto e rivisto. Il
ventitreenne di oggi l'ha trovato spassoso ma un po' lungo, spesso a
rischio di ripetitività. Se il proverbio non sbaglia, il gioco è
bello quando dura poco. E questo, con le sue quasi due ore, si
prolunga a tratti eccessivamente, rendendo il soggiorno una toccata e
fuga più godibile di quanto lasciassero supporre i pronostici a
scatola chiusa, ma reiterate e poco fantasiose le tappe. L'effetto
amarcord, il divertimento garantito e un Dwayne Johnson che un po' ci
fa e un po' ci è, per fortuna, non lasciano che sia l'amarezza del
game-over a dirti addio. O, forse, arrivederci. (6,5)
L'anteprima gratis me la sono persa, poco libera ieri, in attesa di una probabile v.o. più avanti. Nel frattempo, invidio ma un po' temo l'entusiasmo generale.
RispondiEliminaGarland lo abbraccio anch'io, questa volta per assurdo meno freddo di Ex Machina, sarà che la sofferenza di donne in lutto o quasi, l'ho sentita molto di più grazie ai loro silenzi. Mettici un po' di fifa e con orgoglio posso dire che non ho risposte, ma mi sono goduta lo spettacolo.
Jumanji era un mio must, e anche se mi fa simpatia questo sequel dal cast azzeccato, vado al risparmio (di tempo).
Dirò una cosa un po' impopolare, forse, ma in quanto a contenuto Ready Player One e Jumanji stanno là, eh. Per famiglie, spassosi, ma con una trama che lascia il tempo che trova. Certo, Spielberg ci mette un lato tecnico non da poco, ma essendo tratto da un romanzo molto noto mi aspettavo la sostanza che, a malincuore, non ho trovato. L'entusiasmo generale l'ha smorzato solo la recensione di Coming Soon, con cui concordo pienamente.
EliminaAnnientamento lo temevo, come sai, e invece mi è piaciuto a colpo sicuro, anche se qualche teoria e spiegone online l'ho letto, a fine visione.
Segno sicuramente Annientamento.Lea
RispondiEliminaInevitabilmente, per saperne e capirne di più, è entrata nella mia lista delle cose da leggere anche la trilogia pubblicata dalla Einaudi. E c'è anche un volumone con tutti e tre i romanzi...
EliminaCioa Michele! La morale di RPO è, come dici tu, scontatissima, implicata per certi versi già dalla firma del regista (il più buono tra i buoni, quando gira pensando ai giovani). Alla fine la gara la vince non tanto il più abile, non il power player, ma il fanboy, quello che vuole diventare amico del proprio idolo senza amici. E qui è davvero miele gusto miele. Un po' disordinato alla fine, ma se hai ancora sulle retine le scene di Gundam contro Mecha Godzilla ci passi sopra. Io almeno. Credo che ci tornerò con i bimbi
RispondiEliminaCuriosissimo di sapere come lo troveranno.
EliminaSi presta a un pubblico di giovani, ma cosa coglieranno e cosa no? Digeriranno le trovate più frettolose e facilone che a me, da vecchio rompipalle, non sono andate giù?
Mi narrerai.
Per me Ready Player One è stato uno spettacolo, degna riproposizione di un romanzo dinamico, citazionista e da leggere tutto d'un fiato (e privo di personaggi approfonditi, per inciso. Anzi, qui Parzival è molto più umano e gradevole, altroché. Quanto al legame con la Cooke... il film lascia solo intendere che Parzival sia innamorato cotto di Art3mis già da tempo). Mi sono bastati i momenti Godzilla vs Gundam e Shining per commuovermi, quindi sono molto entusiasta e se non fosse che ci sono mille altri film da vedere tornerei al cinema.
RispondiEliminaAnnihilation, bellissimo dal punto di vista di regia e fotografia ma mi ha lasciato davvero poco. Meglio Ex Machina, quello sì in grado di meravigliarmi e farmi pensare.
A me proprio la matrice romanzesca è mancata, purtroppo, e se mi dici che il romanzo è caratterizzato peggio ancora, allora mi domando davvero il perché del suo successo. Quanto ci frega questo bagno di nostalgia, mi domando? Per fortuna, con Spielberg, non viene a noia. Resta Spielberg.
EliminaPer me, con pregi e difetti annessi, Garland si è ripetuto. Qualcosa manca sempre, effettivemente, e la tanta freddezza frena.
Jumanji divertentissimo, di Annientamento parlo domani, ma Player One è già in giro!?
RispondiEliminaBeccato a un'anteprima qui dalle mie parti: isolato colpo di fortuna. ;)
EliminaSpielberg non è più una parola magica da almeno 20 anni ahahah
RispondiEliminaQuesto film, anche se tu non l'hai osannato come altrove è stato fatto in maniera assurda, potrebbe essere il suo primo lavoro a piacermi da parecchio tempo a questa parte. Anche se 'sta spielbergata nostalgica potrebbe non convincere del tutto pure me...
Annientamento grandioso. E' uno di quei film che oggi hanno diviso parecchio ma che, come Madre!, un giorno saranno dei capolavori riconosciuti, e nessuno ne parlerà più come di cagate pazzesche. :D
E a proposito di film che rischiavano di essere cagate pazzesche, Jumanji 2 a sorpresa non lo è. Sì, poteva essere un po' più corto e Dwayne Johnson conferma i suoi limiti di attore, però tutto sommato poteva essere molto peggio.
Ready Player piacerà più a te, confermo, ma quel (auto)citazionismo mi ha rotto un po' le scatole.
EliminaAnnientamento, per me, meglio di Madre. Più ambizioso, ma anche più ingenuo, meno sottile, nelle metafore.
Jumanji carinissimo, aveva ragione il Fratello, e a me The Rock con tutti i suoi limiti piace davvero molto.
Ecco, se avessi avuto l'opportunità di vedere Ready Player One gratis (e ne ho quasi avuto l'opportunità, ma i biglietti erano terminati), forse lo avrei visto. Ma non mi ispira granché, nonostante i commenti positivi. Credo che sarà difficile farmi cambiare idea, dovranno costringermi xD
RispondiEliminaAnnientamento l'ho trovato carino, ma in generale sono rimasta delusa. Non mi è piaciuto il modo in cui è stato narrato. Non mi ha dato fastidio la lentezza, piuttosto il modo in cui i flashback e i flashforward interrompessero la storia proprio nei momenti più belli.
Jumanji invece l'ho trovato simpaticissimo ^_^
dimenticavo! L'idea di Annientamento mi è piaciuta, infatti penso proprio che recupererò la trilogia :)
EliminaPer quanto riguarda Ready player one non posso che sentirmi di consigliarti caldamente di leggere il romanzo, che è spettacolare! Il film al confronto mi ha abbastanza delusa :/ mi aspettavo moooolto di più.
RispondiEliminaInvece per Jumanji che dire... penso sia stato il film che nella mia vita ho visto in assoluto più volte, potrei recitare le battute dall'inizio alla fine dunque quando ho sentito la parola *reboot* volevo morire... il film poi invece, forse perché mi aspettavo poco e niente, mi ha piacevolmente sorpresa e me lo son proprio goduta!
Per Annientamento aspetto di procurarmi il romanzo prima di vedere il film.