|Conta fino a dieci, Paolo Cammilli. Sperling & Kupfer, € 16,90, pp. 302|
L'esordio
per Newton Compton si chiamava Maledetta primavera. L'ho letto
per la prima volta lo scorso inverno però, con Io non sarò come voi. Paolo Cammilli torna in libreria a luglio, d'estate, con un
romanzo dalle atmosfere torride e un tema shock – di nuovo (e già
questo “di nuovo” tradisce la delusione) lo squallore della
periferia, le violenze di gruppo, i toni pulp. Conta
fino a dieci prima di parlare. Conta fino a dieci e cercami. Ci si
sfida così al Cielo Rosso: comprensorio alle porte di Catania con
abitanti brutti sporchi e cattivi, casermoni marci, relazioni segrete e storie d'ordinaria omertà. Nell'erba
ci sono le siringhe e i cani ammazzati. Dalle finestre aperte,
canzoni di Jimmy Fontana. Tutto è
una sfida – tra bambini e adolescenti, padri e figli, ferocia e
voglia di rivalsa. I piccoli del quartiere passano serate
interminabili a giocare a nascondino, ma al buio c'è qualcuno che
anticipa le loro mosse: l'orco ne ha già rapiti due. Su un muro: un
insulto rivolto a Cinzia, bambina fuggita per un soffio, anni prima,
a un destino di morte.
Non
si può dimenticare ciò che non si può ricordare.
Classico
ritratto di sobborghi stagnanti e degradati, Conta
fino a dieci ha
temi caldi e cliché; la guida atipica di un personaggio fanfarone e
un po' patetico, fuori posto come il cavolo a merenda. Oscar
Baldisseri, ex produttore discografico e ora detective per caso, è
un quarantacinquenne vanaglorioso, sessista ed erotomane, al centro
di siparietti grotteschi che, in altre circostanze, avrei forse
apprezzato. Cosa ci fa lì, sceso da un treno che ripartirà mesi e
mesi dopo? Qual è il ruolo del pusillanime che si credeva Gregory
Peck, ma somigliava miseramente a Toto Cutugno? L'infiltrato
speciale, senza licenza e con tante cugine maritate nel profondo sud,
sfoggia un buffo curriculum sentimentale e misteriosi buchi di
memoria. Alla preoccupazione per la scomparsa delle piccole vittime,
nel corso della lettura, si è affiancata l'irritazione verso le
liste per punti; i capitoli a tratti truci e a tratti sopra le righe;
una struttura serrata ma caotica, fatta di scenette giustapposte
(spesso racchiuse tra parentesi tonde) e una tiepida risoluzione
finale. Oscar, tamarro da cinepanettone finito in Non
si sevizia un paperino,
vive un amore tardo-adolescenziale con Matilde: solita Lolita
precoce, dal cuore nero e l'aria di sfida. I genitori del
comprensorio, tutt'altro che innocenti, progettano ronde e spedizioni
punitive. I bambini, gli unici a confidare nel domani e a ispirare una minimo di simpatia, rispettano l'amore, l'amicizia e le regole del gioco:
contano senza sbirciare.
La
verità ha un paio di occhi che ti guardano dritti in faccia se solo
hai il coraggio di tenere i tuoi aperti.
L'ultimo
Cammilli, avrete intuito, per me ha lo stesso stile, la stessa
cornice e gli stessi contro del romanzo precedente: anche lì la
tentazione di abbandonarlo nella prima metà e un epilogo perfetto,
poi, che mi aveva commosso. Non ci prendiamo, temo, e la colpa è più
mia, recidivo per vizio, che dello scrittore fiorentino. Apprezzo il
coraggio delle sue storie, infatti, ma affatto la sua cifra
stilistica. Questa volta non sapevo se ridere di Oscar (chiamato
“Oscarone” o “Il nostro protagonista” fino alla noia, con
tanto di digressione dedicata a un'operazione chirurgica per
implementare la lunghezza del pene; i momenti di tensione, invece, li
si sdrammatizza paragonandoli alle liti furibonde tra i giudici di X
Factor)
o mangiarmi le unghie a sangue per la sorte delle vittime.
Non sapevo cosa sentire né come prenderla, una vicenda scabrosa
(aleggiano dappertutto gli spettri dell'infanticidio, della
pedofilia) con un senso dell'umorismo, francamente, brutto. So
che Cammilli, angosciante con ironia, non fa per me: mi destabilizza
in negativo. Lo avevo intuito – pur gabbato dalla redazione in
corner del protagonista di
Io non sarò come voi,
e c'è da dire che anche qui il ritorno finale sui propri passi emoziona –, e ora ne ho la definitiva certezza. La prossima volta non mi
tenteranno gli schiamazzi e le risate all'esterno; il brivido del
pericolo. A giocare in cortile, dopo il ginocchio sbucciato, non ci
scendo più.
Il
mio voto: ★★½
Il
mio consiglio musicale: Brunoni Sas – L'uomo nero
Ho conosciuto Cammilli proprio con il suo esordio, Maledetta primavera, romanzo che, devo confessarti, non mi è dispiaciuto e del quale ho ancora qualche ricordo nonostante sino passati ormai anni dalla sua lettura. C'è da dire che, all'epoca, non avevo un occhio molto critico quindi non so se ad oggi avrebbe lo stesso effetto su di me. Non mi sono avventurata oltre però e, a quanto leggo, nel tuo caso, non ha riscosso molto successo con quest'ultimo lavoro.
RispondiEliminaIl secondo, Io non sarò come voi, non mi era dispiaciuto.
EliminaIl problema, Anna, è che davvero viene riproposta la solita struttura corale, con i soliti personaggi selvaggi e i soliti toni. Non si annoia, Cammilli? Io sì. Se lo rileggerò, se recupererò l'esordio, sarà tra tanto tanto tempo.
I toni pulp mi incuriosiscono. Tutto il resto decisamente meno...
RispondiEliminaNon mi serve nemmeno contare fino a 10. Mi è bastato un secondo per capire che posso anche risparmiarmelo. :)
I toni pulp lasciamoli ad Ammaniti.
EliminaCon altri autori mi sembrano forzatissimi. E io ho veramente un senso dell'umorismo di merda, ma in questo caso...
'Sto Oscar mi batte. :)
Sono quasi felice per questo due e mezzo perchè mi conosco e se tu lo avessi amato io sarei corsa a recuperarlo! Per una volta la mia wish list ti ringrazia! ;)
RispondiEliminaCol romanzo in lettura, te lo dico, sono guai seri per la whishlist!
EliminaMi avrai sulla coscienza! ;)
EliminaAlmeno non riceverò altre chiamate misteriose, ahahahah!
EliminaAhahahahahah
EliminaArchiviamo, va'.
EliminaProprio ieri,in libreria ad Arezzo dove mi trovo in vacanza,ho visto l'ultimo libro di Cammilli.Non l'ho preso perché ho tanti arretrati e poi perché aspettavo di leggere qualche recensione.
RispondiEliminaLa tua mi dice che ho fatto bene.
Il secondo,come tu sai,con tutti i limiti e i rimandi ad Amnaniti,mi era comunque piaciuto,però, se questo scrittore insiste, mi sa che lo abbandono.
Il secondo, letto su tua segnalazione, mi aveva colpito nonostante l'inizio così così. Questo è un'infinita (e negativa) costante. Abbiamo capito il sangue, la violenza, lo squallore. Vogliamo altro. Sarà che sono facilmente annoiabile? Sarà che l'ho letto pochi mesi fa? Nel dubbio...
EliminaIo non ho capito... ha ammazzato lui Nino? Ma e gli altri due? Delusa dal finale. Troppo sospeso.
RispondiEliminascopro solo ora questo blog....dopo aver letto Conta fino a dieci...peccato mi sarei risparmiata la lettura di questo libro che, inizialmente mi ha catturata (non ho letto altro di questo autore) ma poi...che senso hanno i continui rimandi alle presunte amnesie di Oscar? dove sono i corpi dei bambini spariti nel nulla mentre Nino...? perché Matilde è lì, non ancora maggiorenne e, nonostante il suo passato, libera e sola? come nei film gialli, penso che ogni dettaglio debba avere un senso, una logica e anche una spiegazione, più o meno esplicita.
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