lunedì 21 ottobre 2024

Il cinema delle donne: Vermiglio | Love Lies Bleeding | Gloria! | I Saw The TV Glow | Blink Twice

Premiato a Venezia, rappresenterà l'Italia agli Oscar. Piccolo, ma preceduto da grandi aspettative, Vermiglio non amerebbe il centro dell'attenzione. Esile, lineare, incantevole, racconta la quotidianità della famiglia Graziadei: sette figli, un papà maestro, una mamma che ha già sepolto due neonati. È ambientato in un presepe in provincia di Trento che nemmeno le bombe osano sfiorare, dove la vita scorre scandita dalle lezioni e dalla preghiera. Maura Delpero pone l'accento sulle “piccole donne” di casa e le rende protagoniste di una saga familiare resa irresistibile dalla freschezza del cast (giganteggia il sempre impeccabile Ragni) e dalla giocosità del dialetto. La primogenita vorrebbe sposare un siciliano, la mediana soffoca la propria sessualità a suon di fioretti, l'ultima ambisce alle scuole medie. La regista è con loro ai matrimoni e ai funerali, sia nelle dipartite che nelle nascite. A parlare sono i gesti, gli occhi e i silenzi, in un cinema che è limpidezza di sguardo. L'impressione finale è che la vita andrà avanti oltre i titoli di coda, che i personaggi continueranno a essere vivi anche una volta battuto l'ultimo ciak. Non spaventiamoli con il nostro clamore. Che restino incontaminati e disarmanti: rossi di vita. (8) 

Stewart, sensuale come non mai col suo mullet sporco e spettinato, vorrebbe smettere di fumare e tenersi fuori dai guai. I suoi piani vanno a monte quando conosce la statuaria O'Brian: body builder appassionata che, suo malgrado, la costringe a confrontarsi con i crimini di una famiglia ormai annichilita dalla violenza, dove un vampiresco Ed Harris, intanto, tiranneggia indisturbato. Scorrerà molto sangue. Insieme ai fluidi corporei, alla merda e all'albume d'uovo del secondo film della britannica Rose Glass: dopo Saint Maud, gelido horror sul fervore religioso, torna al cinema con un fumettone viscoso, folle e libero come l'aria. Thelma e Louise, ma in chiave saffica e sotto anabolizzanti, Love Lies Bleeding è una chicca vietata ai minori che elettrizza grazie alla bravura selvaggia delle sue protagoniste. Splendide, giocano agli sceriffi in un thriller onirico, sexy e ributtante insieme, in cui è impossibile tenere la conta dei morti ammazzati e degli orgasmi. Il vero amore? Qui comporta lo sbarazzarsi dei reciproci delitti, in un canyon pieno di stelle. (7,5)

Nella Venezia del primo Ottocento, un gruppo di orfane scopre il potere sovversivo della musica. Basta il ritrovamento di un pianoforte, e nella claustrofobia dei chiostri è subito emancipazione. L'esordio di Margherita Vicario e
L'arte della gioia, la serie TV di Valeria Golino, hanno più di qualche punto in comune: il gusto pittorico, la fame di vita delle protagoniste, il messaggio femminista in un'epoca di repressione. Ma mentre l'adattamento di Goliarda Sapienza osa e seduce, la cantautrice romana debutta alla regia restando nella comfort zone (una delle protagoniste è proprio la voce solista di La Rappresentante di Lista). Se Veronica Lucchesi canta e incanta, complice una versione acustica di Questo corpo, a restare impresso è il fascino tormentato di Carlotta Gamba: presente anche in Vermiglio, qui è l'ape regina abituata a eccellere ma dal cuore fragile. Comunque lodevole per fattura montaggio, Gloria! è un tableau vivant vivissimo. Troppo fiabesco e ingenuo nella sceneggiatura, è trainato dall'energia contagiosa del messaggio e del cast. Queste Barbie ballano, e si dirigono, da sole. (6,5)

Sconosciuto ai più, era attesissimo dagli estimatori del cinema indie. Oscuro e stiloso, è giunto in Italia nel silenzio dell'homevideo. Non male per uno pseudo-horror che parla di odi sanguinose al tubo catodico. Ambientato negli anni Novanta, è la storia di due ragazzi fuori. Vittime dell'alienazione e della solitudine, fanno amicizia grazie al culto per la medesima serie TV: un fantasy alla 
Buffy in cui due amiche combattono un villain di nome Malinconia. Sfortunatamente la serie chiuderà con la quinta stagione. Cosa succede dopo quell'ultimo episodio shock? Justice Smith e Bridget Lundy-Paine mettono il loro fascino androgino al servizio di un'allegoria che li segue dall'infanzia all'età adulta, nella speranza di una reunion. La brava Schoenbrun, regista transgender, mostra tormenti a lei familiari e confessa pensieri noti a ogni buon cinefilo: tutti abbiamo considerato la finzione più vera della realtà. A metà tra il primo Lynch e l'ultimo Aster, I Saw The TV Glow potrà apparire pretenzioso. Ma, al di là delle pretese autoriali, oltre la pelle e sotto le ossa, ha l'incanto del technicolor: basta squarciare. (8)

Una cameriera di belle speranze viene ospitata sull'isola di un filantropo reduce da uno scandalo. Alcol inesauribile, vestiti di lino, ogni sera una festa: sembra l'inizio di una favola, o di una puntata di 
The White Lotus, in cui tutti sono bianchi, facoltosi, privilegiati. L'incubo è dietro l'angolo: soprattutto se si ha a che fare con un gruppo di uomini danarosi, dediti a lusso e lussuria; soprattutto se i toni, all'inizio brillantissimi, sono destinati a un crescendo agghiacciante con tanto di trigger warning iniziali e sangue a fiumi. La sorprendente Zoë Kravitz, attrice di talento e figlia di Lenny, stupisce sganciando sul finire dell'estate la bombetta che nessuno sospettava. Acuta, colorata, incazzatissima, con Blink Twice prima incornicia l'ottima Naomi Ackie in una foto Instagram tutta bolle e simmetrie; poi fa luce sui suoi vuoti di memoria, strappando finalmente l'insospettabile Channing Tatum al solito ruolo di principe azzurro. Per quanto gli esiti siano intuibili, Kravitz ha una gran bella voce. E tuba, grida, ruggisce, in un esordio che ricorda i cocktail alchemici di Jordan Peele ed Emerald Fennell. Non battete gli occhi: potreste perdervi questa pazza gioia. (7)

1 commento:

  1. I primi tre non li ho visti, ma gli ultimi due li ho adorati, soprattutto l'inquietantissimo I Saw the TV Glow.

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