sabato 14 agosto 2021

Recensione: L'acqua del lago non è mai dolce, di Giulia Caminito

| L’acqua del lago non è mai dolce, di Giulia Caminito. Bompiani, € 18, pp. 304 |

Quando i best-seller dividono, può capitarmi di leggerli più per curiosità – da che parte della barricata mi schiererò? – che per interesse verso la trama. Sono pronto a lasciarmi sorprendere. È accaduto così con il terzo romanzo della giovane Giulia Caminito, reduce dal successo al premio Strega e dal trantran dei lettori. Qualcuno scommetteva in una folgorazione totale; qualcun altro, invece, mi metteva bene in guardia da pesantezza e lungaggini. L'acqua del lago non è mai dolce è un romanzo difficile per stile e protagonisti, e difficile è stato il nostro rapporto: un amore-odio cresciuto di pagina in pagina, che all'inizio mi ha elettrizzato e all'ultimo mi ha stancato.

Io vorrei dire che tutti mentiamo sulla nostra famiglia, è quello il covo delle nostre più ardite bugie, dove nascondiamo la nostra identità, ci inventiamo favole, proteggiamo ingiustizie, facciamo incetta di luoghi comuni e ci barrichiamo dietro alle grida, le urla, i misteri; ma non è questo che dico, lo guardo e ribatto: Raccontami un’altra storia.

La storia, nel migliore stile dei romanzi di formazione, segue la crescita di Gaia. Si tratta di un'educazione sentimentale dura e rigorosa, ambientata nel peggio della provincia romana: un luogo di piscine mai finite, luna park decadenti e giardini pieni di siringhe in cui la protagonista cresce insieme ai genitori derelitti e a una nidiata di fratelli maschi. Sono i primi Duemila, ma sembrano gli anni Settanta: la povertà è alle stelle, in casa si consumano litigi e rivoluzioni, in salotto non ci sono né il modem né TV. Dopo un'infanzia di abiti smessi e libri di seconda mano, spesa in un lugubre scantinato di venti metri, Gaia si sposta nelle palazzine popolari ad Anguillara. La seguiamo lungo tre stadi della sua esistenza, descritti in un eterno tempo presente: prima le medie, poi il liceo classico, infine la facoltà di filosofia. Spronata da Antonia, indimenticabile mamma, coraggio cocciuta e battagliera come Anna Magnani, Gaia tenta di superare l'imbarazzo per le proprie origini mimetizzandosi tra la borghesia.

La casa che la attende ora è una famiglia, una ferita pulsante, un ascesso scoppiato, un bisturi che ha diviso lembi di pelle.

Tralasciando Antonia, gli altri personaggi non suscitano empatia: gli amici e i fidanzati della protagonista risultano intercambiabili, definiti soltanto dal nome di battesimo, e Gaia resta impressa per l'esagerazione dei suoi gesti. Bulla, vandala, piromane, assassina mancata, tenta la strada delle antieroine indomabili – penso a Lila – ma risulta sgradevole e inverosimile: non un corpo di carne e ossa, ma una semplice voce. All'inizio mi ha irretito, grazie a uno stile denso e barocco, ma complice un prosieguo ridondante ho finito per trovare la scrittura – per quanto bella – ingombrante, pretenziosa. Senza quelle metafore ardite, senza quel periodare ellittico e studiatissimo, mi sarei più soffermato sui drammi dei personaggi – a me, purtroppo, estranei – che sulla confezione? I confronti sono sorti spontaneamente. L'acqua del lago non è mai dolce ha i viavai di Di Pietrantonio, le amicizie tossiche di Avallone e D'Urbano, le arrampicate sociali di Ferrante, e ciò che di nuovo aggiunge – penso, ad esempio, alla vaga denuncia contro i mali dell'eternit o al tema del suicidio – è affrontato con approssimazione. A restare, nel bene e nel male, uno stile che ricorda proprio il fascino del lago di Bracciano: denso, tetro e limaccioso, ma anche stagnante. Qualcuno, tuttavia, sul fondo scorgerà il baluginare di un presepe sommerso; un po' di luce.

Il mio voto: ★★
Il mio consiglio musicale: Alessandra Amoroso – Immobile

8 commenti:

  1. Un po' mi rincuori... Credevo di essere tra quei pochi lettori a non aver avuto la sensibilità giusta per apprezzarlo :(
    C'è stato qualcosa, forse non tanto nello stile in sé quanto nella protagonista stessa, ad avermi respinto emotivamente; è vero, tolta la mamma (che pure non mi ha fatto simpatia al 100% ma almeno aveva una personalità ben definita, dai "contorni netti", che ti suscita reazioni, pensieri...), gli altri personaggi mi hanno attraversato la mente con indifferenza.
    pensa che non mi è venuto neanche di scrivere il mio parere sul blog. :-D

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    1. Ciao Angela! Ti capisco bene, anch'io ero tentato di lasciar perdere, di non scriverne. La recensione arriva con un mese di ritardo rispetto alla lettura. Ma sto leggendo meno del solito, e lentamente, quindi la mia assenza andava tamponata in qualche modo. :)

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  2. Ciao Ink, ho prenotato questo romanzo in biblioteca perchè mi ispira, ma dalle tue parole e da quelle di Angela mi sa che sarà una delusione! Pazienza, proverò comunque a leggerlo per farmi un'idea...

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    1. guarda, io ho letto un sacco di pareri positivi, perciò ho esordito dicendo che le parole di ink mi rincuoravano :-D
      Mi sentivo un pesce fuor d'acqua nel non aver provato il meritato coinvolgimento :/
      visto che non spendi soldi, prova, non è detto che non ti piaccia! ;=)

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    2. Leggilo, è uno di quei libri che o si amano, o si odiano. Nessuna via di mezzo.

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  3. Mi spiace che non ti sia piaciuto :(

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    1. Ogni tanto, fanno bene anche le letture deludenti!

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  4. Se il consiglio musicale è Alessandra Ammorboso, ho come il leggerissimo presentimento che non sia un libro che fa per me... XD

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