sabato 20 febbraio 2021

Il mio primo incarico: gli insegnanti imparano

12 febbraio 2021. Ore 13:20. 

Ho scattato questa foto la settimana scorsa, in un'aula deserta. Non sapevo che dall'indomani non avrei più rimesso piede nella scuola della mia prima vera supplenza: il liceo scientifico di Ortona (CH) Alessandro Volta. Siamo passati improvvisamente in DAD e la mia ultima settimana di lavoro si è svolta a casa, davanti al computer, senza la possibilità di congedarmi a dovere: c'è voluto poco, infatti, affinché mi affezionassi alla sveglia alle 5:30 del mattino, alle attese e alle accelerate della vita da pendolare, agli altri passeggeri del regionale diretto a Pescara, ai pettegolezzi in aula professori, alla schiettezza un po' rumorosa dei ragazzi di quarta e quinta. 

Ho insegnato, Italiano (l'Illuminismo e Parini, D'Annunzio e Pascoli) e Latino (l'esametro, Lucrezio; Plinio il Vecchio, Quintiliano, Tacito). Ho imparato. A chiedere indicazioni a chicchessia, a fraternizzare con gli autisti degli autobus, a usare il registro elettronico Argo, a tenere testa tanto alle pretese dei superiori quanto a quelle degli studenti, a impostare un compito in classe, poi a correggerlo. In venticinque giorni di viavai, dal 19 gennaio al 12 febbraio, sono diventato un po' più grande. Ho preso confidenza col suono della mia voce, con le molle delle mascherine che mi segano le orecchie, con l'ampiezza delle mie braccia mentre gesticolo. Non so bene quando sia successo né come, ma a un certo punto nei corridoi non mi scambiavano più per un alunno travestito da adulto: finalmente credibile, mi sono sentito al posto giusto, e sì, ho avvertito un fremito di emozione nello spiegare  la musicalità della "Pioggia nel pineto", ma soprattutto nel negare agli studenti recidivi il permesso di andare al bagno.

La supplenza è finita poco fa, ho salutato tutti davanti allo schermo. Chiuso il computer, mi sono guardato intorno in cerca di un nuovo senso da dare alle mie prossime giornate, alle mie nuove attese, e ho pensato: chissà se in strada, prima o poi, riconoscerò lo sguardo di uno studente attento quando potremo tornare a girare a volto scoperto; chissà quando mi sentirò chiamare ancora professo'.

15 commenti:

  1. Io al momento sto facendo lezione in parte presenza + streaming (ed è già tanto), in parte sto tenendo dei cosi in DAD da casa.
    Dello streaming in classe vuota mi è capitato l'anno scorso, e mi ricordo che era dura, dovevo stare molto più concentrato, altrimenti rischiavo di perdere il filo.
    Tenere dei corsi in DAD da casa tutto sommato è stato più semplice, anche grazie all'uso di Google Meet, per cui potevi vederli e sentirli, e quindi interagire meglio.
    In presenza con la mascherina (FP2 come la tua) è già un bel casino, perché rispetto alla chirurgica limita un po' di più la voce. E tra l'altro con mascherine mie e degli studenti mi sembrano limitate le espressioni facciali, quindi non so bene come recepiscano. A volte mi sembrano un po' abbacchiati.

    Comunque un paio di anni fa a un corso è capitato anche a me di essere scambiato per uno studente dalla responsabile. "Veramente sarei il docente..." e lei: "Oh mi scusi, è che lei è così giovane..."

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    1. Ciao Marco! Io per diverse settimane ho fatto didattica mista. Una classe la seguivo di persona, un'altra su Google Suit. L'ultima settimana del contratto, invece, l'ho passata interamente in DAD a casa. Concordo pienamente sulle mascherine, la voce esce ammortizzata, si fa fatica: per di più, spiegando, a fine lezione avevo la faccia fradicia della mia stessa saliva. Insomma, non un bello spettacolo. Però di persona, banalmente, è tutta un'altra cosa. In DAD ho fatto più fatica a gestire i tempi delle interrogazione, a cogliere gli sguardi incerti, a sincerarmi che tutti mi seguissero. Si crea un effetto monologo che trovo improduttivo, quasi disumano.

      Speriamo in una riapertura dalle mie parti, ovviamente in sicurezza. Altrimenti non ho speranza che mi chiamino di nuovo. Ieri, in compenso, ho mandato un curriculum per fare il doposcuola: forse comincio a marzo.

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  2. Sai, qui sembri uno studente più che un professore :D
    A parte gli scherzi, ma non tanto (sei giovine), fa abbastanza effetto sì, comunque i "professò" torneranno ;)

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    1. Lo sembro non soltanto qui!
      I ragazzi delle nuove generazioni sono dei giganti.
      Io ero il più piccolo delle due classi. :)

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  3. A professo'!
    Io, che pure ho qualche anno in più di te, non ce la farei mai a fare il professore. Mi sento ancora uno studentello, anche se quei tempi sono passati da un pezzo, e penso sarà sempre così.

    Ci fa del fegato per tenere testa a dei ggiovani che pensano di sapere già tutto, o almeno io a quell'età pensavo di sapere già tutto, e fare questo lavoro in questi tempi dev'essere ancora più complicato. Quindi doppi complimenti!

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    1. Grazie, Marco!
      Diciamo che è stato un battesimo di fuoco. Come dicevo nelle storie di Instagram, non facciamo tirocini a Lettere. Nessuno ci prepara alle classi, alle spiegazioni, al lavoro da gestire. Si impara nel mentre. Ho trovato una scuola molto a soqquadro, la situazione è difficile e straniante, ma nel mentre sono stato benissimo.

      Qualche giovane convinto di saper tutto c'era, e sempre ci sarà, ma io sono bello stronzo. Infatti i miei preferiti, strano ma vero, sono gli studenti meno brillanti e più irrequieti. Non ci si annoia con loro!

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  4. Bene, bravo, ip ip.. urrà!!!!
    Sono strafelice per te! L'autostima alle stelle, immagino! Ora doposcuola, e vai così, che ti avevo detto?
    Un mare di belle cose, te lo meriti!
    Come ti hanno accolto i ragazzi?

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    1. Grazie, Lory!
      Purtroppo il doposcuola è una cosa così, un riempitivo. Soltanto quattro ore a settimana, nel pomeriggio. Non fa punteggio. Vedremo se decideranno di attivarlo anche con le scuole chiuse: in Molise, come saprai, ce la stiamo passando maluccio.

      I ragazzi benissimo, soprattutto quelli di quarta. Un po' meno quelli di quinta, troppa puzza sotto il naso per i miei gusti. Con molti, comunque, ci sentiamo sui social. Hanno apprezzato, nonostante i pochi giorni. :)

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  5. Vedrai, saprai farti apprezzare, anche con le letture che consiglierai loro, che bello,
    l'insegnamento soprattutto alla tua età con l'entusiasmo in tasca deve essere una bella esperienza davvero.
    Incrocio le dita!
    In mancanza di sbocchi immediati puoi sempre fare lezioni private, ora che ti fai conoscere, sfrutta quello che puoi!

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    1. Le lezioni private, di questi tempi, sono difficili. Oltretutto gli insegnanti maschi non sono richiestissimi, diciamo la verità: un genitore tenderà sempre di più ad affidarsi a una ragazza, ispirano più fiducia...
      Il doposcuola a cui accennavo è organizzato da una scuola-lavoro della mia città, quindi sta al dirigente scegliermi. Speriamo, sarebbe comunque qualcosina in mancanza d'altro.

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  6. Le prime esperienze di insegnamento sono emozionanti non solo per l'adrenalina della situazione, ma anche perché giorno dopo giorno (a volte ora dopo ora) ci si rende conto di quanto si è imparato, dei progressi, dei perfezionamenti attuati e attuabili. È tutto un crescere con gli studenti: non finisce mai, ma all'inizio è tutto accelerato. In bocca al lupo per le future supplenze!

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    1. Grazie mille, Cristina! Hai proprio ragione.
      Sul campo, si imparano tantissime cose. :)

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  7. JUST LOVE.
    Bellissimo, e chi meglio di te.
    Vedrai, ti richiameranno presto. Sono davvero contento perché so già che sarai stato un insegnante fantastico: lo vorrei io, un prof così.
    Però al bagno ci vado!

    Moz-

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    1. Devi firmare, Miki! Ricordati! Ora, col Covid, si firma se vai in bagno nel bel mezzo delle lezioni!

      (NON SO PERCHE', SE FIRMI NON TI CONTAGI?)

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    2. Ahaha!
      Ci metterei la firma... per tante cose :D

      Moz-

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