venerdì 21 luglio 2017

Recensione: Una più del Diavolo, di Lorenzo Vargas

|Una più del Diavolo, Lorenzo Vargas. Las Vegas edizioni, € 15, pp. 280|


Vivendo in una città di provincia, con librerie scarsamente fornite che per forza di cose tagliano fuori i piccoli editori, ho scoperto Las Vegas edizioni soltanto lo scorso inverno. Quando un'amica già citata sul blog, la solita Elisabetta, mi parlava di Carlotta Borasio e Andrea Malabaila – moglie e marito con un progetto editoriale comune e una figlia in arrivo – e mi consigliava di dare uno sguardo al sito della loro casa editrice. Dopo il post dedicato alla gradevolissima scoperta di Green Park Serenade, il suo autore – lo stesso Malabaila, appunto – ha suggerito a Carlotta di inserirmi nella newsletter. Ormai qualche tempo fa, mi sono arrivati due romanzi del catalogo. Ho sperimentato così la piacevolezza della loro brossura e gli autori sui quali hanno scommesso. Uno di questi, il giovane Lorenzo Vargas, lo conoscevo già di vista: della prima e unica edizione del talent Masterpiece, infatti, ricordavo l'antipatia viscerale per il giudice De Carlo e, grossomodo, lui. Una più del Diavolo è il suo secondo romanzo e lo scopro qui, con una commedia nera di divinità e mostri, ambientata tra i locali underground di Napoli e l'inferno dantesco. Dalle parti di Dogma e Preacher, la storia segue le disavventure di Giovanni Archei: musicista trentenne senza arte né parte, che fa i conti con il tradimento della fidanzata storica, una rock band che le etichette discografiche ignorano placidamente e, dulcis in fundo, una missione divina. Gli si parano davanti Raziel, l'arcangelo dei segreti, e un tribolato collaboratore dai boccoli biondi. Siamo in missione per conto di Dio, gli dicono, e gli amanti dei Blues Brothers fanno già la ola. Peccato che loro, con il vestiario di due agenti segreti e i genitali del marito di Barbie, siano davvero chi dicono di essere: pennuti portavoce. 


Si era preso finalmente qualche responsabilità. Certo, salvare il mondo poteva semprare un po' esagerato, ma comunque era un inizio.

Il Diavolo è fuggito, Dio sbarella (ha raso al suolo piazza San Pietro, in un momento no) e tocca agli uomini, gli unici a disporre del libero arbitrio, ripristinare l'equilibrio. Senza il Male (che ha le fattezze di un gatto persiano: insomma, sono dalla sua parte a prescindere), l'anarchia è un contagio. I demoni gozzovigliano in giro e al Grande Capo, che comunque non ha tutti i torti, stiamo antipatici a morte: propende per l'estinzione. Quello che in principio divertiva, purtroppo, stanca un po' nella seconda parte. Sempre divertente, ma pasticciata. Il romanzo umoristico, il fantasy, piace quando dura poco. E per me, che com'è noto sono di una specie assai annoiabile, duecento pagine e passa sono parse forse troppe. Ci sono lo stile, i comprimari irresistibili (un papa elettricista, letteralmente folgorato sulla via di Damasco; un romantico travestito come padrone di casa) ma manca la napoletanità nel linguaggio e, nella seconda parte, uno svolgimento all'altezza del bizzarro spunto di partenza. Esperimento arguto sì, ma non dissacrante come vorrebbe: perché il sorriso, materia deperibile, non dura. Archei si imbarca in un viaggio ultramondano, alla ricerca dei segreti della Creazione e della rima che manca alla sua ultima canzone. Deve trovare il villain per antonomasia e, a tu per tu, scongiurarlo di riprendersi il soglio vacante. Documenti da scartabellare e cavilli tecnici. L'immortalità sfida la furbizia tutta partenopea, e chi vincerà? Occhio alle clausole minute, all'inghippo. Apprezzabile per la grande inventiva e l'energia della scrittura, Una più del Diavolo resta una riflessione sull'importanza degli opposti e la scaltrezza dei nostri simili. Cosa possono l'immortalità e la creazione del cosmo da un pugno di polvere, se qui tocca far i conti tutti i giorni con i sentimenti, i sogni infranti, i meteoriti in rotta di collisione e il dopo sbronza?
Il mio voto: ★★★
Il mio consiglio musicale: Bluvertigo – Iodio

6 commenti:

  1. Considera che hai vinto per la foto ahahha la coda del tuo gatto messa li vicino al libro è fantastica... mi sembra di capire che non è questo gran capolavoro però sono curiosa, me lo segno ;-)

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    1. Ahahahah, Ciro attira!
      No, non lo è. Ma far ridere, lo dicevo parlando dell'ultimo Muzzopappa, è difficilissimo. Vargas, ancora giovane, è sulla buona strada. ;)

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  2. Una vicenda tra Preacher, Dogma e pure i Blues Brothers?

    Mmm... mi sa di fordianata clamorosa e Iodio le fordianate. :)

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    1. Ah, sì, secondo me è fordianissimo.

      Però la seconda stagione di Preacher è una bombetta, non rinunciare!

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  3. ciao sono una nuova follower! Complimenti per il blog, è stupendo! Se ti va ti aspetto da me come lettrice fissa, a presto!

    http://ioamoilibrieleserietv.blogspot.com/2017/07/www-wednesday.html

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