"Tutti
vogliono parlare di come è morto, poi, ma a chi importa? Un solo
istante in tutta la sua vita. A me interessa più come ha vissuto."
Io
odio tante cose. Odio le ostentazioni e le scenate. Odio quando il
dolore viene urlato e le lacrime, come fiumi di falsità, scorrono
dagli occhi. Odio dover star male. Odio le cose fuori programma. Odio
questo post, che racchiude tutto quello che mi fa paura: il dolore,
il disordine, la fatalità. Non
era programmato, ma nemmeno la morte di un ragazzo di trent'anni lo
era. Sovverte ogni piano, ogni regola, ogni ordine. Ogni certezza.
Avevo tante cose da fare, oggi. Avevo evitato accuratamente di
ricordare che, come ogni venerdì pomeriggio, c'era Glee ad
aspettarmi. Poi il mouse è corso naturalmente a play, la
musica è partita e, insieme a lei, il terzo episodio della quinta
stagione di uno dei miei telefilm preferiti: quel Glee che
è gioia pura. Un cielo senza nuvole, una giornata senza la
tristezza. Ma qualcosa era cambiato sin dall'inizio. Sin dal primo
episodio della nuova serie, debuttata tre settimane fa in America,
c'era una sedia vuota in mezzo a quei personaggi che, ormai, chiamo
familiarmente per nome. Una voce in meno in un coro che non canta più
come una volta. Il 13 Luglio 2013 – quasi tre mesi fa – la realtà
è piombata a peso morto sul cast intero, creando una frattura ampia
un metro e novantuno che ha messo ogni cuore a soqquadro. Cory
Monteith, il gigante buono che aveva dato la sua voce, i suoi occhi
scuri e il suo sorriso cordiale al personaggio dell'onesto Finn
Hudson, è morto. La sua vita riassunta in un trattino come un altro:
1982 – 2013. Trentun'anni, miliardi di sogni, una vita intera
riassunti così. Un'esistenza, come spesso accade in questo mondo,
spenta bruscamente da un'insana e drammatica dipendenza.
Non
vi dirò che è sbagliato, perché lo sapete già. Non vi dirò che
ci sono persone che muiono ogni giorno e che hanno sorti decisamente
peggiori, perché lo scopro istante dopo istante, proprio intorno a
me. E voi, facciamo questo patto sacrosanto, promettetemi che non
direte che, come Amy Winehouse e altri prima di lui, Cory se l'è
cercata; promettetemi che non lo accuserete di aver raggiunto il
fondo volontariamente, a forza di bracciate, e di aver lasciato
che il suo talento morisse egoisticamente insieme a lui. Lo diceva
Tolstoj, non lo dico io: “Tutte le famiglie felici si
somigliano; ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”.
Ci sono storie, e dolori, e stati d'animo che noi, dall'esterno, non
conosceremo mai per davvero. Noi non conosceremo mai per davvero Cory
Monteith. Io non lo conosco abbastanza per giudicarlo, ma lo conosco
abbastanza per celebrarlo a modo mio. Glee,
oggi, mi ha giocato un brutto – bruttissimo – scherzo. Ho spento
la TV, mi sono alzato dal divano in fretta e furia e mi sono
asciugato gli occhi con la maglietta, ripetendomi che quel plaid un po'
umido, in un angolino, non era colpa mia. Un plaid, sì, anche se non
avevo freddo, all'inizio. Poi, dalla prima scena, il mio cuore ha
perso qualche battito e la temperatura è scesa, disegnando sulle mie
braccia una pelle d'oca che ancora non va via. The
quarterback è un addio.
L'episodio che Ryan Murphy ha scritto in memoria di una persona a cui
tutti quanti abbiamo voluto istintivamente bene. I personaggi del
cast erano in una fila ordinata, sul palcoscenico illuminato – per
una volta – senza sfarzo. I vestiti neri, gli occhi fissi.
Meravigliosi e impeccabili come sempre cantavano l'intro del musical
Rent, Season of Love, e
rivolgevano i loro acuti e le loro armonizzazioni a un posto
tristemente vuoto, giù in platea. La foto di Cory è comparsa alle
loro spalle e la puntata vera e propria è iniziata. Una puntata
strana, in cui la finzione e la realtà si sono confuse per quaranta
minuti. O forse ero io ad essere confuso, per via delle lacrime,
necessarie ed immancabili. Puntuali. Gli attori hanno svestito i
panni dei loro personaggi e, quasi in borghese, hanno interpretato
loro stessi, non dovendo fingere – per una volta – una
spensieratezza che non c'è. Tre mesi fa, il mio pensiero è corso a
loro: una famiglia con un membro in meno. La mia famiglia, senza più
un fratello maggiore. La puntata mostra le loro reazioni, in un
episodio dalla trama inesistente in cui solo il rimpianto e la
commozione restano. Le coreografie non ci sono, le canzoni sono
bisbigli, i personaggi improvvisano il dolore che hanno conosciuto da
vicino. Io ero con loro; sono stato con loro dal primo minuto
all'ultimo. Faithfully.
Li ho abbracciati da lontano e, come una spugna, ho assorbito un po'
del veleno che aveva corrotto la loro linfa colorata: io, che non
sono mai stato un tipo empatico. Glee è
l'orlo argenteo delle nuvole. Mi ha dato tanto e, in un solo
episodio, mi ha tolto tanto. Ha rubato la trave portante di una
facciata, che ormai è crollata in un ammasso di sassi brutti e
grigi. Me lo aspettavo, ma non
me lo aspettavo. Invece, in quella fiaba canterina un po'
inverisimile e ingenua - ma taaanto adorabile - in cui due ragazzi
gay possono sposarsi, un adolescente sulla sedia a rotelle più
conquistare la più sexy della cheerleader, un ragazzo trans può
camminare senza maschere per i corridoi del suo liceo, per una volta,
c'è stato spazio per il dolore autentico. L'ho sentito, assordante e
violento, scostare il tendone rosso e salire sul palcoscenico. Senza
invito, indesiderato. Era nello sgomento senza voce del professor
Schuester, nella rabbia di Puck, nelle battute acide di Sue, nel
coraggio che Santana trova dentro di sé per imparare a liberarsi da
quel groppo che le impediva anche di cantare. Era in Rachel, la
straordinaria Lea Michele, che ha perso il suo fidanzato dentro e
fuori dal grande schermo. Non solo per finzione. Lei è Glee.
Un'anima senza un pezzo importante, un corpicino da stringere
incredibilmente forte a sé, la voce di un angelo e la forza di un
leone. Ha finto finché ha potuto: anche nella prima puntata di
questa nuova serie, quando cantava malinconica Yesterday,
tutti noi sapevamo che aveva parole, occhi, orecchie e battiti solo
per il suo “Finn”. Se avessi saputo cantare, io avrei cantato
insieme a loro. Sul divano, invece, mi sono limitato a tirare su con
il naso e a muovere la bocca in silenzio, modellandola su canzoni che
risentirò fino a farmi sanguinare le orecchie; come un pesce rosso
sbalzato via dalla sua bolla di vetro. Scrivere queste righe è stato
il mio atto catartico. E forse starò meglio, tra un po'. Glee
fa venire voglia di cantare a
chi è stonato come me; fa venire voglia di ballare a chi,
impacciatissimo, ha due piedi sinistri; fa venire voglia di piangere
anche a chi non sa farlo più. Fa venire voglia di vivere anche a
chi, dal fondo del suo lutto, si ripete che non potrà sopravviere.
La 5x03 di Glee è una
puntata che non cancellerò mai dal mio Pc e dalla mia mente:
toccante, liberatoria, delicata, schietta, memorabile. Mi ci voleva –
oppure no. Forse no! – ma finalmente tutti hanno potuto dire il loro
ultimo addio, insieme a me, al ragazzone che, con la sua giacca rossa
da football e il suo ricciolo ribelle, era un po' il nostro Superman.
Quand'è stato il nostro turno - anche se non è stata colpa di
nessuno, lo so - non siamo riusciti a salvarlo. Si è tenuto, fino
alla fine, il suo dolore per sé, fino a scoppiare in mille pezzi
confusi: potete vederla come viltà, la sua, o come la stupida, eccessiva,
folle bontà di chi – con i suoi drammi – non voleva essere un
peso per gli altri. Sapete già cosa penso io, per quel che vale. E,
sempre per quel che vale, anche se forse lui non mi sentirà, dove si
trova adesso, io glielo dico lo stesso: grazie.
Per la musica, le risate, la tolleranza, il sorriso sempre pronto. Ti
abbiamo voluto tutti bene, e te ne vorremo sempre.
Senza rancore.
Senza rancore.
.... ho evitato di guardare filmati o ascoltare le canzoni che già so circolano in rete, tra poco prenderò anch'io il mio plaid mi accoccolerò sul divano e verserò qualche lacrima per una persona che non ho mai conosciuto se non come un personaggio di un telefilm ma che per tanto tempo mi ha tenuto compagnia, fatto cantare e ballare e che con la sua scomparsa mi ha ricordato che il dolore è sempre una costante della nostra vita!
RispondiEliminaSempre bellissimi i tuoi commenti, Lara. Tu e Monica fatemi sapere, a fine episodio, le vostre impressioni. Mi raccomando!
EliminaQuesto post è meraviglioso e non credo che ci sia altro da aggiungere...
RispondiEliminaHo pianto tantissimo... E' scomparsa una persona meravigliosa e piena di talento...
Proprio così, Frannie :/
EliminaBellissimo post Mik, e hai fatto bene a scriverlo! Sei un ragazzo sensibile e come dici tu è giusto non giudicare.. nella vita si possono prendere tante vie e noi non siamo nessuno per sapere cose c'è dietro e certe scelte. Adoro questo telefilm e non so quando sarò pronta a vedere questa puntata (per ora no..) già sono in lacrime davanti al tuo post.. in ogni caso grazie per averlo scritto!
RispondiEliminaGrazie a te, Monica! Questa volta, se ti ho fatto piangere, è solo colpa di Glee. Anche questo telefilm, ogni tanto, inaspettatamente, sferra colpi mortali. Quando lo vedrai, fammi sapere.
EliminaBellissimo post, Finn era una presenza rassicurante, meravigliosa in Glee con la sua magnifica voce che mi faceva emozionare quando duettava con Rachel *_* hai ragione non si può giudicare quel che non si conosce ma solo ringraziarlo per queste 4 magnifiche stagioni e augurargli buon viaggio :)
RispondiEliminaGrazie, Debora. Un grande personaggio, con una grande voce e un gran cuore. Parole sante :')
EliminaPost davvero bellissimo e commovente! Complimenti. Rosalinda
RispondiEliminaGrazie mille, cara Rosalinda!
EliminaNon vedo l'ora di vedere la puntata.. Ma il tuo post mi ha fatto venire i brividi e so bene che le lacrime saranno incommensurabili
RispondiElimina</3
EliminaBellissimo post, credo davvero che ci sia poco da aggiungere.
RispondiEliminaCory era e secondo me rimane uno dei tasselli fondamentali di Glee, interprete di un personaggio in cui tutti prima o poi ci siamo un po' rispecchiati.
Ho deciso di non seguire più Glee, almeno per il momento, ma certo non potevo perdermi questo episodio. RM e il cast hanno dato prova di una sensibilità immensa.
Anch'io avevo deciso di non seguirlo più, ma vederlo mi fa stare sempre bene. Spero tu decida di proseguire. Intanto, non ti perdere questo commoventissimo tributo.
Eliminaquesto post esprime l'essenza di ciò che ho provato anch'io quando ho saputo della morte di Cory. E' stato come perdere una parte della famiglia di Glee, della mia famiglia, dei ragazzi grazie ai quali mi sono avvicinata alla musica e ho sempre immaginato la mia vita con un sottofondo musicale, come una colonna sonora di un film. Ogni volta che ascolto dal mio ipod Don't stop believing vengo avvolta dalla tristezza e dalla consapevolezza che la persona che mi ha fatto scoprire questa canzone, e molte altre, non c'è più. Mi mancherà.
RispondiEliminaVerissimo, SilRock. Mancherà a tutti noi.
EliminaDon't stop believing - che è la suoneria del mio cellulare da un paio di mesi - e Faithfully non riesco a sentirle senza brividi aggiunti.
Non leggo in attesa che diano l'episodio in italiano... ma so già che sarà straziante y__y dopo ripasserò <3
RispondiEliminaCi conto :)
Elimina...mi sono imbattuta per caso in questo blog...e boom la prima cosa che ho letto è stato questo...glee...la mia serie preferita...in assoluto..musica e film,il mio pane quotidiano...e tu con le tue parole hai espresso molte cose che forse,io,non sarei riuscita a scrivere...grazie!
RispondiEliminaGrazie mille, Tita! Benvenuta e, mi auguro, buona permanenza :)
EliminaBellissimo post per un bellissimo episodio. Ho adorato che si sia evitato il funerale, piuttosto che il parlare del 'come' è morto. Davvero un episodio esemplare, per niente autocommiserativo e smelenso, davvero un gran modo di ricordare Cory Monteith. (Davvero un bel blog, il tuo!)
RispondiEliminaGrazie, Mari! E' un piacere averti tra i miei lettori :D
EliminaCaspita Mik...mi lasci sempre senza parole! Lo fai normalmente quando parli dei libri che leggi ma lo fai ancora di più quando, come in questo post, parli un po' più di te!
RispondiEliminaNon ho mai visto questo telefilm - non fucilatemi - e praticamente non conosco questo attore ma tu hai saputo farmi venire le lacrime agli occhi, perchè ogni tua parola trasuda sentimento e sensibilità...una cosa rara ultimamente!!!!
Un abbraccio grandissimo!!!!!!! :*
Daniela, per questa volta abbassiamo tutti i fucili, eh :) Sono contententissimo di leggere questo tuo commento. Sono felice di essere arrivato anche a te, che eppure non conoscevi il telefilm e il ruolo di Cory, quindi. Un abbraccione e buona domenica *-*
EliminaSai che quello che senti mi arriva sempre!!! E' per questo che adoro te ed il tuo blog!!!! :*
EliminaChe tristezza.. Io ho guardato solo le prime due serie mi pare, quindi non posso definirmi una fan, ma la sua morte mi ha molto turbato e intristito. Triste triste..
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