lunedì 7 giugno 2021

Recensione: Un bacio dietro al ginocchio, di Carmen Totaro

 
| Un bacio dietro al ginocchio, di Carmen Totaro. Einaudi, € 18, pp. 176 |

Da grandi inizi derivano grandi responsabilità. E l'inizio del secondo romanzo di Carmen Totaro, accolto con entusiasmo dagli addetti ai lavori, è una folgorazione. Fino a pagina cento, le avrei gridato amore grande. Merito di uno stile senza fronzoli, implacabile come quello di un'altra bravissima: Nicoletta Verna. Merito di due protagoniste feroci e imperscrutabili, che a lungo si inseguono – anzi, si braccano – nell'impossibilità di capirsi reciprocamente. Ada ed Elisa sono mamma e figlia. Nemiche per la pelle, al centro di uno di quei rapporti familiari disfunzionali con cui da sempre vado a nozze, si danno appuntamento in un modesto ristorante milanese per festeggiare i ventidue anni di Elisa. Il vino rosso scorre a fiumi, la conversazione è agitata: Elisa vorrebbe cambiare corso universitario a un passo dalla laurea; trasferirsi all’estero. Il ritorno a casa è surreale. Stranamente accondiscendente, la giovane si offre di preparare un bagno ristoratore alla madre che si appisola presto in vasca. Qualche ora dopo la donna si sveglia: la chiave non è più nella serratura, il condominio è messo in allarme per ragioni che non vi svelo, Ada viene guardata con sospetto, Elisa è scomparsa. 

Forse, se ne avesse avuto coscienza, avrebbe potuto confessarle che la ammirava in un modo strano e terribile, perché può arrivare il momento in cui si dive avere il coraggio di bruciare tutto, anche la propria madre.

A dispetto di titolo e copertina, che lasciano immaginare una vicenda familiare agrodolce, Un bacio dietro al ginocchio ha l'andamento criptico di un thriller dei sentimenti: ho pensato a Domenico Starnone. I misteri e i non detti abbondano, con tanto di denunce di scomparsa alla polizia e di cronologie setacciate a fondo. La protagonista deve fare infatti i conti con il dubbio, con l'assenza di una ventiduenne ribelle, intemperante, scostante: un'assassina mancata. La curiosità cresce di pagina in pagina, mentre Totaro descrive senza nessuna indulgenza il senso di smarrimento vissuta da Ada; le bugie a fin di bene che a lungo si è raccontata a proposito marito defunto – traditore –, della madre – appena accennata, è descritta come un'anziana sgradevole –, della figlia – studentessa in realtà tutt'altro che brillante –. Elisa è un personaggio immensamente interessante finché si limita a essere un punto interrogativo, un nodo da sciogliere. È un'attrice non protagonista che brilla soprattutto nell'assenza. Quando nella seconda metà emerge il suo punto di vista – piuttosto banale, è il classico ritratto di una ragazza di buona famiglia dedita agli eccessi e ai colpi di testa –, il romanzo cambia taglio e scenario. Si guasta. Con l'espediente di un viaggio on the road, la ricerca della protagonista si sposta in una Sardegna brulla e polverosa, tanto cara alla narrativa italiana. E l'inquietudine degli inizi viene tradita bruscamente da una resa dei conti – porterà forse alla riconciliazione finale? – che rende gli interrogativi vani, la morale nebulosa, la costruzione incoerente. Non all'altezza delle aspettative, per via di due parti antitetiche che collimano più che incastrarsi, il bacio di Elisa lascia un fastidioso senso d’amaro in bocca.

Il mio voto: ★★★
Il mio consiglio musicale: Kasabian - Goodbye Kiss


4 commenti:

  1. Trovavo il titolo del romanzo davvero insolito, direi enigmatico e ciò mi aveva incuriosita tanto da inserire il libro tra le mie letture.La tua recensione mi fa venire molti dubbi e ora ho qualche tentennamento :)

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    1. Il titolo è enigmatico, ma al pari dell'intreccio si rivela un po' vacuo. Non è una lettura che sconsiglio, soprattutto in virtù dell'ottima prima parte, ma la seconda...

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  2. Vado a leggermelo.
    Ma solo fino a pagina 100. :D

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    1. Poi ti dico io come finisce, così risparmi tempo!

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