mercoledì 20 febbraio 2019

Recensione: Ottanta rose mezz'ora, di Cristiano Cavina

| Ottanta rose mezz'ora, di Cristiano Cavina. Marcos y Marcos, € 17, pp. 197 |

Dicono sia il mestiere più antico, in questo mondo in cui gli uomini smaniano per la brama di possesso e le donne, loro malgrado, hanno imparato presto a fare di necessità virtù. Sarà la storia più antica del mondo, di conseguenza, quella di cui si legge nell'ultimo romanzo dell'apprezzato Cristiano Cavina: lì dove esiste una donna di tutti e di nessuno, infatti, c'è un uomo alle corde pazzamente innamorato di lei. Basti pensare al cinema, magari alle commedie romantiche, piene zeppe di prostitute dal cuore d'oro sulla via della salvezza. Julia Roberts trasformata in gran signora da Richard Gere, Melanie Griffith tentata dalla vita di provincia per il bene del figlio di Ed Harris, Monica Bellucci riscatta da un mite impiegato dal gangster Depardieu. Accanto a loro, da oggi, mettete Sammi. Che forse una scelta alternativa l'aveva, a ben vedere, ma che in nome di un orgoglio tutto femminile ha decretato di unire il dovere al piacere, messa alle strette dalle incombenze. Se a letto è disinibita, libertina, generosissima, perché non farsi pagare? Se troppo formosa per diventare in gioventù una ballerina professionista, perché non sfruttare quelle curve a gomito a proprio vantaggio?

Siete mai stati innamorati di una puttana? Non una facile, come intendono i maschi frustrati: voglio dire, siete mai stati innamorati di una che va con gli uomini per soldi? Una normalissima ragazza italiana con i capelli neri e le fossette in fondo alla schiena, che riceve fra un turno di lavoro e l'altro in un monolocale che sa di umido e dell'odore morente di un falso gelsomino? Io sì. Che Dio mi maledica, io sì. Ed è stata la storia più pura e innocente di tutta la mia fasulla vita di merda.

Con la coda di cavallo dondolante, le punte dei piedi all'infuori e due irresistibili fossette sul sedere, la donna – insegnante di danza classica che paga il mutuo a volte improvvisandosi barista, altre commessa in un centro commerciale – attira disastri e sguardi lussuriosi a bordo della sua Vespa sgangherata. La nota così anche il protagonista, un anonimo scrittore con l'agenda stipata di presentazioni e la tendenza a dividere la vita in rigorosi compartimenti stagni: ha chiuso lì l'adorata figlia Gaia, gli schiamazzi di una separazione ancora fresca e le pratiche atipiche che gradisce a letto. L'irruenta Sammi – all'anagrafe, Chantal – se ne infischia dei paletti, e vive la loro relazione con la stessa voracità con cui negli alberghi di lusso si avventa sui buffet. I personaggi, adulti e consenzienti, si rimpinzano di messaggi romantici, foto esplicite, post-it buffi, avvinghiandosi in luoghi pubblici – il letto, in mezzo a tante trasgressioni a fantasia, li tenterà di rado – e aprendo la porta anche a qualche ménage à trois: il protagonista non parteciperà. Un po' voyeur, affatto geloso, ama guardare l'amore e la bellezza anche a distanza di sicurezza. Quanto è difficile parlare di sesso al giorno d'oggi? Colpa delle Cinquanta sfumature, che hanno trasformato l'eccitazione in ridarella. Colpa del politicamente corretto, che davanti a una storia come quella di Cavina scomoderebbe forse la mercificazione, il femminismo battagliero e altri temi caldi. Ottanta rose mezz'ora, eppure, riesce a essere spudorato senza mai diventare volgare; provocatorio e leggerissimo insieme. Il trucco: raccontare una strana coppia, e la loro ben più strana deriva, in cerca della normalità e mai del dettaglio scabroso.

Credo che sia la meraviglia a tenerci attaccati a certi esseri umani, più di qualsiasi altro sentimento. Più della protezione, più della dolcezza, infinitamente più della bellezza. Piccoli sospiri di meraviglia, casuali e improvvise escursioni fuori dalle rotte prestabilite.

L'autore riesce nell'impresa di conciliare le mille facce della coppia e di tenerle a bada. Sfacciato, potrebbe forse arrossire qualcuno, solleticare qualcun altro, non ispirare critiche negative. Sammi ha il corpo caldo e i piedi freddi, non vuole dormire abbracciata, ispira confidenze senza pretenderle, non ha amiche o familiari. Ha avuto un fidanzato per quattro anni e l'ha mollato. È finita a intrattenersi, così, con un'anima a lei affine per perversioni e disperazione: un uomo di mezza età che ha storie per tutto, mentre sulla sua glissa a regola d'arte, e nella buona sorte la vizia regalandole orgasmi sonori, ciuffi d'oleandro, Coca-Cola non in sconto. Nella cattiva, invece, la asseconda quando s'improvvisa escort per non farsi mantenere da anima viva: da autore di narrativa a cercatore di clienti – ci sono forum, parole cifrate, annunci e scatti piccanti da immortalare –, il passo è breve.

La felicità, come il sesso, funziona a dovere solo se c'è qualcun altro. Masturbarsi non è affatto male, ma a cose serve la meraviglia se si è completamente soli?

La teiera in cucina straripa di banconote. In corridoio sfilano borghesi vanagloriosi, timidi cronici, pensionati arzilli. Ma a dormire con Sammi, in fondo, di notte resta un solo uomo. Può bastargli? Su uno sfondo di bambine in calzamaglia e fondali dipinti, mentre in scena va Il lago dei cigni, Ottanta rose mezz'ora mischia con spigliatezza la fiaba e il tabù. Rivelandosi una lettura particolare ma talmente conciliante nello stile da sospendere, per duecento pagine e oltre, qualsiasi giudizio morale; una storia d'amore struggente in cui la principessa batte, il principe è un codardo e il mago cattivo, con le sue sentenze da sputare, è in agguato. Si può fare il mestiere più antico del mondo, infatti, senza sentirsi sporchi. Senza far sentire il proprio compagno tradito. Poi basta una parola indiscreta, una macchia scura sulle calze, e quel corpo statuario usato, sporcato, contorto e cullato diventa infine un inavvicinabile nodo di dolore. Il sesso non ci sta, no, in un compartimento stagno: complica tutto. Complica tutto il cuore, l'unico organo che ci fotta davvero.
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Ghemon – Rose viola

6 commenti:

  1. Non avevo fatto caso a questo titolo... sembra carino!

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    1. Molto più che carino. Il finale è struggente. Lo consiglio tantissimo!

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  2. questo me l'ero perso proprio ma da quello che leggo devo recuperarlo. mi ha già coinvolta..

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  3. Questo titolo mi aveva attratta già dalla prima volta che l'ho visto, ora va dritto in lista!
    Stefi

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