lunedì 22 ottobre 2018

Recensione: Il ladro gentiluomo, di Alessia Gazzola

Il ladro gentiluomo, di Alessia Gazzola. Longanesi, € 18,60, pp. 304 |

Non fumo, non bevo, non mangio mai fuori pasto. Di vizi, insomma, grossomodo non ne ho. Ci sono appuntamenti annuali, però, a cui neanch'io – studente oculato, lettore paziente – so rinunciare a cuor leggero. Quando, eppure, dotato di una natura facilmente annoiabile, non mi dedico alla leggera a cose come il binge watching su Netflix, troppa infatti la paura di averne abbastanza, e di rado in amicizia o in amore tendo il dito, dicendomi che il mio prossimo desidererà poi la proprietà esclusiva di tutto il braccio. Con i romanzi di Alessia Gazzola, da otto anni a questa parte a prova di blogger incostante, per fortuna non ho mai corso il rischio, anche se, in realtà, di rischio ce n'era uno sin dall'inizio: imparare, in un autunno indefinito, a stare senza. Non abbiamo conosciuto alti e bassi di sorta; non ci siamo persi di vista come succede negli anni in cui la vita ci mette lo zampino, né traditi: entrambi, per l'appunto, distratti e affaccendati; entrambi, davanti a un'altra macabra avventura, diventati adulti di pari passo. Ho scoperto la compagnia di Alice appena diciassettenne, mentre io sgomitavo al liceo e lei si dava ai primi gialli, ai primi incorreggibili batticuori. Da lì in poi è nata quasi da sé una lunga amicizia che ci ha colti nella buona e nella cattiva sorte, in forma e derelitti, matricole e laureandi. Quest'anno, nella tappa fissa in libreria, uno studente della magistrale con meno due esami all'orizzonte – la laurea, se tutto va bene, prevista per al massimo aprile – ha conosciuto un'altra faccia del medico legale ficcanaso, che a giorni, nonostante la mia indifferenza per la trasposizione tivù, tornerà anche su Rai Uno.

Caro destino, è inutile che mi metti alla prova. Non ci casco, non mi cambierai.

Eccezionalmente, tuttavia, qualcosa è cambiato. Scalzata dalla propria comfort zone, la protagonista fa i conti con le conseguenze di un capriccio un po' infantile dei suoi: delusa dall'ennesimo sgarbo di Claudio, nel finale di Arabesque aveva fatto domanda di trasferimento. Inconsapevole che la Wally, direttrice dell'Istituto all'indomani del pensionamento dell'amatissimo Supremo, cogliesse la palla al balzo per farle imparare la lezione. Che trasferimento sia, allora, anche se nel frattempo il volubile Conforti si sarebbe perfino ravveduto abbracciando dopo tante titubanze l'idea della convivenza: meta, Domodossola. Il grande Nord è pronto per Alice, decisa anche lì a sventare l'immancabile mistero di sorta e a dare nuova linfa a una squadra arrugginita per l'inazione – ricordiamo il dolce Velasco, innamorato non corrisposto di una Wally finalmente più umana, e il sornione Malara, PM calabrese che non conosce rifiuti? Quei mesi da fuori sede, soprattutto, fra disastrose lezioni di sci e malinconici paesaggi lacustri, sono una punizione o un'opportunità? Con un futuro lavorativo e sentimentale in forse, per una Alice nuovamente punto e a capo è tempo di imparare a camminare da sola, benché le sette ore di distanza da Roma spaventino. Via la voce conciliante di Lana Del Rey in cuffia: meglio tenere a mente il motto speranzoso di Rossella O'Hara. Basta considerare l'obitorio e la statistica nemici giurati: a volte, infatti, la routine somiglia a un porto sicuro. Facile, per di più, se i guai non si dimenticano di venirci a cercare al nuovo indirizzo: qual è il prezzo effettivo e simbolico del Beloved Beryl, diamante tanto sfavillante quanto maledetto recuperato prima nello stomaco di un piccolo rapinatore dell'Est, poi consegnato per sbaglio al sedicente truffatore Alessandro Manzoni?

Non ho mai pensato che la fiducia fosse un sentimento così volatile. Un attimo c'è, quello dopo non c'è più. Magari funzionasse così anche con l'amore.

Da un lato, così, ci si addentra nell'avidità della famiglia Megretti Savi, sulle tracce di un ladro alla Cary Grant – attraente, l'incarnato olivastro, i modi signorili – già noto nella Capitale. Ma la risoluzione del giallo, a opera di terzi e ricostruita in quattro e quattr'otto, questa volta non soddisfa. Dall'altro, invece, leggiamo emozionandoci l'evoluzione del rapporto fra due che si lasciano e si pigliano come, da tradizione, spetta alle coppie storiche: Alice sogna a occhi aperti il principe azzurro, peccato che Claudio somigli però più all'orco burbero e villano. A modo suo, eppure, fra un romanzo e l'altro, ha imparato ad amarla nonostante lo scarto fra le fantasie di lei e la realtà dei fatti. A sufficienza? Per Alice, così, sono da mettere in conto cicatrici in più; una “sindrome da cuore in sospeso” ormai fattasi dolore cronico. E spetta propria a un Claudio inedito – sapevamo poco, infatti, delle sue origini provinciali, degli sforzi per conquistare dal niente una camera con vista ai Parioli – un compito talora ingrato: farle male a fin di bene. Aprirle gli occhi, insegnandole le dosi necessarie di cinismo e disincanto. Per essere un medico legale migliore, e una giovane donna resistente agli urti. Aggiungete, poi, i commenti di un'affittuaria impicciona che, in uno spassoso easter egg, millanta una straordinaria somiglianza tra Contorti e l'attore Lino Guanciale; una nonna che non si perde una puntata di Poldark, specchio stando a lei di qualsiasi storia d'amore; l'immagine divertentissima di una Alice intabarrata come Totò e Peppino a Milano, che davanti a un assortimento a fantasia di cupcake si consola come può per le nascite, gli sposalizi, le dipartite.

Ricorderò sempre questo giorno come quello in cui per seguire la mia strada ho fatto cose assurde. Il momento in cui le sliding doors stanno per chiudersi e io ho infilato il piede. E le ho riaperte. Certo, la caviglia mi farà un male cane. Ma le ho riaperte.

Alessia Gazzola e la sua eroina hanno fatto le valigie e, a giudicare dal tono dell'arrivederci, potremmo non leggere di loro per un po'. I diamanti saranno anche i migliori amici di qualcuno, cantava Marilyn, ma qui sono intanto sette carati a generare amarezze e velenosi scontenti. Si preferisce loro sempre un bel romanzo, a scanso di delusioni. E si preferiscono i ringraziamenti sinceri di Alessia e la mancanza di cerimonie di Claudio, che non credono alle etichette ma alle promesse solenni sì. Soprattutto se fatte ai lettori, croce sul cuore, e a un'allieva per cui gli esami (autoptici e di coscienza) non finiscono mai.
Il mio voto: ★★★½
Il mio consiglio musicale: Levante – Le mie mille me

15 commenti:

  1. Ciao, sono molto curiosa di leggere questo nuovo romanzo della Gazzola :-)

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  2. Anche per me era ormai un appuntamento fisso ma, alla luce di tutto, credo che la scelta della Gazzola sia stata più che giusta. Forse, alla lunga, si sarebbe rischiato di cadere nella reiterazione. In casi come questo meglio fermarsi, anche se richiede un grandissimo coraggio. Intanto rimane la certezza di aver avuto il privilegio di conoscere Alice :)

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    1. Concordo con te, ovviamente, e con la saggezza di Alessia. Anche se sono certo che di Alice, prima o poi, leggeremo di nuovo. ;)

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  3. Io invece non mi sono mai avvicinata a questa serie se pur incuriosita dai primi capitoli. Onestamente non credo faccia per me, in primis perché è troppo lunga e poi perché mi sembra sempre meno "giallo" e sempre più "romance/telenovela" (spero di sbagliarmi)!

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    1. Non ti sbagli poi troppo, no, ma negli anni ci si affeziona: anche ai suoi guai amorosi, più arduo e contorti del giallo in sé.

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  4. Ogni tanto penso che dovrei dare una seconda possibilità a questa serie che avevo scartato dopo la lettura del primo libro...all'epoca non mi aveva presa e ci avevo trovato molto poco giallo. Chissà :)

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    1. Il primo, a oggi, resta il peggiore. Mi sarei fermato probabilmente lì anche io, e avrei sbagliato. La leggerezza e il calore trovati nella serie, infatti, non hanno prezzo. Ti consiglio di riprovare!

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  5. Non l’ho apprezzata tantissimo, quest’ultima avventura di Alice, non era tra le pubblicazioni autunnali più attese,ma mi riservo di dare un parere definitivo dopo una rilettura in cartaceo.
    Curiosissima invece per i nuovi progetti della Gazzola, ritengo abbia fatto bene a prendersi una pausa per dedicarsi ad altri, nuovi progetti.

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    1. Curioso anche io, sperando che i romanzi che verranno saranno più degni di nota di quell'isolato Feltrinelli...

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  6. Ciao :-)
    Ho sempre sentito parlare di questa autrice, ma ahimè, non le ho ancora dato una possibilità.. non c'è un motivo preciso, ma credo che inizierò presto a leggerla, sebbene a quanto ho capito, il primo romanzo della serie non è il migliore.

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    1. Anzi, ma superato quello, per il resto, ti aspettano bei misteri e tantissime risate!

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  7. Sono contenta che l'autrice abbia scelto altre storie, altri personaggi perché ormai Alice ha fatto il suo percorso e quest'ultimo libro, purtroppo, lo dimostra. La sua trama è fragile rispetto agli altri..anche il breve viraggio al melodramma con il fattaccio dell'incidente (OK basta non spoilero più ahah) non mi è proprio piaciuto..mi è sembrato una vicenda esageratamente truce in un clima di delitti e romanticismo. Che OK di delitti si tratta, ma siamo nel campo del romanzo rosa macchiato dal mistery. Quindi no, purtroppo questo romanzo non mi è piaciuto come gli altri. Ma attendo le nuove uscite della Gazzola perché il talento lo ha di certo. ❤

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    1. Contento anche io, e il dramma non ha convinto neppure me.
      Attendiamo buone nuove, ad Alice non corre dietro nessuno: quando vuole tornare, siamo qui.

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  8. A me proprio non è piaciuto questa volta. Poco avvincente, stessa trama tra Alice e Claudio eccezzion fatta per quel piccolo momento di dramma totale. Troppo corto, un po' monotono,nonna Amalia diventa solo una comparsa, di yukino nemmeno l'ombra, come di Marco e Alessandra. Capisco che sia la storia di Alice ma un po' di contorno non avrebbe guastato. Peccato perché ci tenevo tantissimo a questo ultimo libro. Il finale mi ha un po' deluso... Avrei preferito una fine più decisa. Sembra fatto solo per far finire la serie tv.

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