Le
madri contengono. Ogni cosa. Fratelli e sorelle accompagnano.
Autore:
Fabio Geda
Editore:
Einaudi – Stile Libero
Prezzo:
€ 17,50
Numero
di pagine: 224
Sinossi:
Ercole
è asserragliato sul tetto di un capannone, armato e circondato dalla
polizia. Con lui c'è Luca, che ha sei anni. Come sono finiti lassù?
Ercole Santià trascorre l'infanzia ricucendo gli strappi quotidiani
della vita. Lui e sua sorella Asia tirano avanti a stento - con
fantasia e caparbietà - insieme al padre, un personaggio tanto
inadeguato quanto innocente; eppure, come tutti, crescono, vanno a
scuola, s'innamorano. Finché, all'improvviso, ogni cosa attorno a
Ercole inizia a crollare. Niente sembra in grado di fermare la
slavina che lo sta travolgendo, nemmeno Viola, la ragazza che da
qualche tempo illumina i suoi giorni. Convinto che quello di
incasinarsi sia un destino scritto nel sangue della propria famiglia,
è sul punto di arrendersi quando viene a sapere che la madre, di cui
non ha notizie da anni, abita non lontano da lui. L'incontro con la
donna lo metterà di fronte alla necessità di reagire compiendo una
scelta drammatica. L'unica possibile, forse, se vuole cambiare il
proprio destino e proteggere le persone che ama.
La recensione
Ci
sono quei romanzi per cui fai il conto alla rovescia e quelli come
Anime scalze, che vedi una volta di sfuggita e non sai nulla
sul loro conto, se non che vuoi leggerli presto. Non ne aspettavo
l'uscita. L'ho visto sul sito, con la sua copertina illustrata, e
la Einaudi è stata così generosa da farmene avere una
copia. Conoscevo l'autore di fama e per uno scambio di battute a
proposito del suo Berlin: una serie per ragazzi che non mi
aveva impressionato, ai tempi del primo volume, e non ero stato così
volenteroso da voler proseguire. Posso dire di averlo conosciuto qui, così. Posso
dire di averlo apprezzato a tal punto da andarmi a recuperare il
prima possibile i suoi romanzi precedenti. Nel bene e nel male, Anime
scalze me lo facevo diverso. Mi aspettavo storie di sobborghi stagnanti e gioventù bruciate, i tiri mancini di Ammaniti.
Credo sia il primo libro, dopo tanto tempo, che leggo a scatola
chiusa. A ridosso dell'uscita. Mi hanno stupito i toni concitati,
giovanili. Una narrazione che conosce la frenesia di una famiglia
fatta a modo suo, ma anche la leggerezza dei giorni pari.
Geda non è
interessato alla mestizia a tutti i costi. Al peggio dei Santià,
gente che si arrangia da generazioni. Ma a Ercole, e autenticamente.
L'autore, infatti, non invade i suoi spazi. Non ne copre la voce. Non lo mette
nei guai per avere risvolti più degni di interesse. Gli
concede una crescita bellissima. Qualche farfalla allo stomaco e
qualche bivio a cui fermarsi, contando fino a dieci. Il protagonista,
quindici anni, vive un'esistenza modesta. Si muove in una Torino
grigia, in un contesto difficile, che forma in fretta il carattere.
E' un adolescente raro, che non si sporca e non scende a patti.
Divide la casa con un padre irresponsabile ma dolce che, se capita,
rubacchia qui e lì, e con Asia, sorella maggiore e lavoratrice
instancabile, che all'improvviso annuncia di volere andare a vivere
con il fidanzato. Il trasferimento imminente somiglia a un abbandono:
l'ennesimo. E poi c'è Viola, con cui passeggiare al cimitero
comprando fiori per tombe di perfetti sconosciuti e leggere
L'amico ritrovato stesi su un prato. Una ragazza bellissima, di
buona famiglia, con la quale viene naturale darsi ai paragoni e non
sentirsi all'altezza. Fabio Geda parla del primo amore, del viaggio,
del sangue.
Del lavoro dei fratelli maggiori, che a volte danno
violenti strattoni agli adulti per farli pensare. Di una mamma
trovata dopo sette anni, attraverso un rocambolesco vagabondare per i campi piementosi: adesso ha un figlio piccolo, Luca; gli abiti di
un uomo sulla spalliera dalle sedia; più di qualche spiegazione da
dare. La curiosità di sapere che fine ha fatto, perché l'ha fatto,
ha rimpiazzato il rancore. Le cose possono andare forse sempre male?
Crescere comporta ovunque la stessa fatica? Il difetto: la
folgorazione dell'incipit, durissimo, ti promette una deriva diversa.
Ho pensato al protagonista del bellissimo Ti prendo e ti porto
via, al posto sbagliato
nel momento sbagliato. Buono nel profondo, ma dal destino segnato
da un gesto avventato. Ci si arriva a tempo debito, alla
svolta annunciata, ma senza grandi traumi. I ritmi sono diversi, più
sonnacchiosi e pacifici. Come quelle estati che ci spossano; come
quelle adolescenze da esplorare. L'assedio, le volanti della polizia,
non sono in realtà il momento clou. Aspetti qualcosa che non capita
– un colpo di testa, un segreto svelato, una catastrofe che faccia
pendere gli equilibri dalla parte sbagliata. Ciò che resta è però
un romanzo sincero, tenero, a me molto vicino. Nel linguaggio:
asciutto ma nostalgico, tendente ai voli pindarici. Nei
temi: le scelte fatte e quelle subite, le famiglie in cerca di nuove
conformazioni, i cambiamenti a cui opporsi per paura di scoprirsi
tagliato fuori. La riscossa delle anime scalze, che imparano a farsi
notare. A lasciare impronte. Finalmente, a fare rumore.
Il
mio voto: ★★★½
Il mio consiglio musicale: Vasco Rossi – Anima Fragile
Il mio consiglio musicale: Vasco Rossi – Anima Fragile
L'ho visto questi giorni in libreria e ha colpito pure me per la sua copertina...
RispondiEliminaSembra che possa fare al caso mio, quasi quasi.
Anche se il tuo abbinamento musicale questa volta mi spaventa. :)
Eh, anch'io ho poca stima di Vasco - per usare un eufemismo - però a questa canzone tengo molto. C'è una scena commoventissima di un film italiano, La nostra vita, in cui Germano la cantava al funerale della Ragonese. Qui, invece, la cantano Ercole e Asia al papà sbronzo. E poi fa pendant col titolo. ;)
EliminaLo voglio leggere. Per il momento ho recuperato " Brucio". Passo dopo passo, lenta lenta, arrivo. Lea
RispondiEliminaAh, Brucio è un altro...
EliminaEcco, questo di Geda a pelle lo immaginavo un po' così.
Invece è delicatissimo, pur nella sua verosimiglianza.
Allora forse per me è l'ideale.
EliminaSecondo me sì, decisamente.
EliminaIn biblioteca non può mancare, per giovanissimi e non solo. ;)
Non lo conoscevo, mi hai quasi convinta! :)
RispondiEliminaPotrebbe piacerti.
EliminaNon troppo adolescenziale, con uno spaccato bello e complicato delle famiglie di oggi (ma pure di ieri, volendo). Geda è molto bravo. Felice di poterlo dire: con Berlin, purtroppo, non era stato colpo di fulmine, anzi.
Questo romanzo ha preso alla sprovvista anche me, lo vedo adesso per la prima volta e ti dirò che forse, se mi fossi fermata alla sinossi, non lo avrei proprio notato, avrei pensato come te all'ennesimo romanzo su esistenze bruciate di sobborghi dimenticati. Ma il ritmo che descrivi mi piace e sinceramente sembra anche un bel romanzo di formazione... di sicuro è stata una scoperta ^^
RispondiEliminaAh, ne sono felice, Jerry!
EliminaSì, un romanzo di formazione, e di quelli parzialmente inaspettati. Un'altra storia di adolescenze difficili non mi sarebbe dispiaciuta, ti dirò, però scoprirci qualcos'altro, dentro, mi ha fatto piacere. ;)
È un adolescente raro che non si sporca e non scende a patti...Mio figlio Antonio, lui è così, un ragazzo che si distingue dalla massa, non per moda ma per testa. Alle prese con il primo amore, Martina. E un padre sparito anni e anni fa che potrebbe sicuramente avere un altro figlio.
RispondiEliminaAdoro Geda, ti consiglio L'estate alla fine del secolo e Nel mare ci sono i coccodrilli.
Grazie Mik :-)
Grazie a te, Francesca, per avermi parlato di Antonio.
EliminaMi annoto a occhi chiusi i titoli di Geda. ;)
È stato un piacere
EliminaAnch'io sono stata attirata dalla copertina (e dal titolo). Quasi, quasi..
RispondiEliminaPotrebbe fare al caso tuo, decisamente.
EliminaSecondo te perché Geda ha usata un titolo del genere
RispondiElimina