lunedì 10 marzo 2025

Dal Festival di Venezia allo streaming: M - Il figlio del secolo | Dieci Capodanni | Disclaimer

Il 2025 è appena iniziato, eppure sembrerebbe di aver già trovato la serie più rappresentativa di quest'anno, e di tanti anni a questa parte. Specchio nero dei tempi che corrono, M è il figlio del secolo, ma, soprattutto, il padre di una mostruosa progenie ancora tra noi. Ispirandosi a Scurati, Joe Wright mette in scena la banalità del male, e le sue origini, come avrebbe fatto Shakespeare. Accuratissima ma mai didascalica, la serie Sky lascia sedere in cattedra Mussolini in persona. Seduttivo e ributtante, carismatico e insicuro, il Duce di un incredibile Marinelli appare tutto e il contrario di tutto. A metà tra un personaggio slapstick e il sanguinario Macbeth, ci guida fino al delitto Matteotti, in una Roma fuligginosa come Birmingham: con lui Russo, sorprendente partner in crime, e Chichiarelli, fiammeggiante femme fatale. Se il cast è di soli fuoriclasse, la regia è arte futurista. Wright coreografa i voltafaccia, la violenza delle camicie nere, gli assalti come se fossero parte di un musical. La Storia non è la solita storia. M osa con l'ironia della tragicommedia per mostrare l'avanzata di un tiranno con poche idee e molti consiglieri, abilissimo nel tradire tutti — soprattutto sé stesso — quando il vento soffiava contrario. Perseguitato dai presagi e dal senso di colpa, Mussolini si svela nel pubblico e nel privato. E muove un atto d'accusa che nauseerà lo spettatore. L'indignazione non va a lui, ma a noi stessi, inebetiti davanti al suo predominio; complici. Il male peggiore è di chi lo compie o di chi, con le opere e le omissioni, lo nutre? (9)

Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. Succede proprio così, come nella canzone di Antonello Venditti, anche ad Ana e Oscar. Si conoscono alla vigilia di Capodanno del 2015, appena trentenni, e si inseguono per dieci anni. Lei intraprendente ristoratrice, lui medico nevrotico, non si ameranno con fedeltà per tutto il tempo. A volte in coppia, altre separatamente, animano con l'assoluta imprevedibilità dei loro sentimenti la serie del premiato Rodrigo Sarogoyen. Presentata in anteprima al Festival Venezia e imperdibile per tutti gli appassionati del cinema di Linklater e Kechiche, resterà tra le più struggenti dell'anno. Se la struttura narrativa ricorda l'iconico One Day, il resto sembra frutto di una magica improvvisazione. Gli attori rivelzione Iria del Rio e Francesco Carril, intimi e intensissimi, sono al centro di dialoghi lunghi interi piani sequenza e di scene di sesso così dettagliate da sembrare reali. Nel passaggio dai trenta ai quarant'anni, cambieranno lavoro, partner, città; vivranno lutti, nascite, perfino la pandemia; guadagneranno un fascino inaspettato, mentre i capelli si tingono inevitabilmente di grigio. Torneranno insieme, stavolta per sempre, in vista del faccia a faccia finale? Sicuramente, al termine di questo splendido tranche de vie che un po' appartiene anche a noi, non si scorderanno mai. (8)

Una documentarista rischia di perdere sia famiglia che reputazione quando un’ombra dal passato minaccia di rendere un suo segreto di dominio pubblico. A sbugiardarla è un romanzo autopubblicato, in cui si racconta la passione di un’estate lontana finita poi in tragedia. Ci si può fidare, però, di un narratore bugiardo? E di una donna spinta al limite? La regia di Alfonso Cuaròn, la fotografia di Emmanuel Lubezki, il cast all stars capitanato da Cate Blanchett. Possibile che, dopo l’anteprima al Festival di Venezia, si sia parlato tanto poco di Disclaimer? Scarsamente pubblicizzata, è un thriller sull’illusorietà delle relazioni e sul potere della scrittura, a tratti erotico e a tratti agghiacciante; una storia di vendette, servite rigorosamente fredde, dove il vedovo Kevin Kline è talmente magnetico da giganteggiare sul resto del pur sempre ottimo cast. Tratto dal romanzo di Renée Knight, bestseller da supermercato coinvolgente ma dozzinale nello stile, l’adattamento Apple trova l’autorialità che mancava alla controparte letteraria. Peccato che la patina eccessiva della confezione, la ridondanza delle voci off e l’esagerato manierismo della regia rendano il tutto troppo lezioso, anche a discapito dell'efficace colpo di scena in agguato. Questo asserragliamento da Oscar avrebbe meritato comunque maggiore attenzione. (7)

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