È
la regista e sceneggiatrice di Una
donna promettente,
strepitosa commedia nera con Carey Mulligan mangiatrice di uomini.
Attesa al varco con il prossimo film, l'instancabile Emerald Fennell
ci mostra un altro volto: quello di scrittrice. Ambientato nei luoghi
di Daphne du Murier, Mostri
racconta l'estate di una dodicenne senza nome e del suo nuovo
migliore amico, Miles. Accomunati dalla sociopatia e dall'ossessione
per la cronaca nera, i protagonisti hanno comportamenti peculiari: la
loro rabbia, repressa a fatica, deflagra in furti, scherzi macabri,
sevizie a danni di animali. Inquietanti eppure irresistibili, mettono
la loro follia al servizio della giustizia. Chi meglio di loro può
comprendere e anticipare le mosse di un serial killer che sta
seminando donne annegate? Fino a dove sarebbero disposti a spingersi
per mettere alla prova la loro fedeltà? Divertente e divertita,
l'autrice delinea in maniera dissacrante gli abusi, l'omertà e i
vizi di un villaggio costruito sul turismo nero e, come in un giallo
classico, confonde il lettore con una galleria di personaggi
altamente sospetti. Rapido e non troppo indolore, gustosamente dark,
Mostri
non risparmia bassezze e abusi. I protagonisti, non destinati alla
redenzione nell'epilogo, si lavano le mani nel sangue del
politicamente scorretto. Più interessati alle loro malefatte, si
finisce per prendere però sotto gamba un intreccio sottotono e sopra
le righe. In questo formato Emerald Fennell non indovina l'equilibrio
tra comicità e suspense; calca la mano. Il suo esordio, un ibrido
tra Mercoledì e
The End of the
F***ing World,
sembra frutto dell'algoritmo di Netflix. Non di una penna premio
Oscar. ★★½
Il
castello sorge in un immaginario borgo ai confini del Piemonte. Ha le
forme aguzze di un pipistrello e il portale, buio, è una bocca
spalancata sul nulla. È una roccaforte: è stata eretta per
proteggere qualcosa. O per proteggerci? Besana e De Feo,
rispettivamente sceneggiatore e regista di The
Nest,
di case stregate se ne intendono. È quaggiù che vengono condotti
quattro adolescenti al centro di un esperimento: hanno ricordi delle
loro vite passate e nel dopoguerra avrebbero tutti soggiornato nel
castello, salvati da un'affascinante benefattrice. Scoperchieranno un
pozzo senza fondo da cui si riverseranno, infine, mostri e risposte.
Adolescenziale ma adulto, soprannaturale ma umano, L'innocenza
del buio vive
di una suggestione sottile e di colpi di scena connessi più alla
cronaca che ai fantasmi di questa Hogwarts gotica. Il male è una
malattia degenerativa: ha metastasi dappertutto. Lo imparano presto
questi piccoli eroi dalle mani saldamente intrecciate, che cercano
una via di fuga come topi in un labirinto. Il talento degli autori
non scolora su carta. Il lavoro d'introspezione e la dimensione
corale, gli omaggi all'horror e l'originalità dei temi ne farebbero
un'ottima serie TV: commosso, ho pensato alla creazioni di Flanaghan
e all'epoca della mia infanzia in cui le amicizie erano mastice per
il cuore. Che tristezza crescere. Che incubo essere costretti a
farlo. ★★★★
Se
morissi all'improvviso, piangeresti? Da bambini tutti abbiamo fatto
questa domanda al nostro migliore amico. Fragili, capricciosi e
insicuri, mescoliamo il lessico della morte con quello dell'amore.
Tom ha tredici anni. È arrabbiato, ma non sa con chi. Ha voglia di
piangere, ma non sa perché. In preda all'inquietudine, ha fatto
dell'amico Poni l'inizio e la fine del suo universo e di Leo Fosco,
il bullo della classe, la personificazione del male. In seguito a un
episodio spiacevole, i tre dovrebbero far pace. Ma la fine di quella
piccola guerriglia implicherebbe dividere Poni con qualcun altro? Ne
nasce una vicenda breve ma feroce, che indaga le complicanze della
crescita e i vicoli ciechi dell'ossessione. La ricerca
dell'approvazione di Poni sfocia prima in un'adulazione spossante,
poi nella pazzia, in una notte di candeline di compleanno e profumo
di citronella. Fittamente dialogato, scorrevole come una
sceneggiatura cinematografica, Amico
mio
è un romanzo facilissimo e difficilissimo, dove i protagonisti si
parlano di continuo senza osare dirsi nulla. Tom, che nasconde un
martello in camera, è un bambino diabolico come quelli degli horror
o soltanto un incompreso? Quello a cui sottopone Poni è un gioco
innocente, o un piano malefico? Troppo telegrafico per convincermi
totalmente, resta un'indagine coraggiosa; un bisbiglio, orecchiato a
lezione, dalle inclinazioni preoccupanti. Abitatori di una terra
indefinita dove tutto è confuso, dove lo sono i sentimenti, i
protagonisti cercano tesori immaginari e, nell'incapacità di dirsi,
si affidano a quelle lettere che la prof avrà senz'altro assegnato
loro fra i compiti per casa. La parola inganna. La scrittura, invece,
fissa i pensieri e i sentimenti. E lì, sulla carta, dov'è possibile
figurarsi mondi possibili, si possono immaginare maratone di Harry
Potter sotto
il plaid e colline verdi sulle quali aspettarsi. ★★★
Ero in dubbio su quello di DeFeo, ti dirò. Adesso me tocca 🤓
RispondiEliminaUn gran bel romanzo per ragazzi. Me lo sono goduto dall'inizio alla fine.
EliminaMannaggia. Mi sono appena comprata Mostri, le aspettative sono alte ma le ridimensiono che magari così delude meno...
RispondiEliminaPer me scritto davvero a tavolino... Mi dirai.
EliminaNonostante la mezza stroncatura, Emerald Fennell in versione scrittrice dark mi intriga mostruosamente!
RispondiEliminaIo, invece, preferisco aspettare Saltburn.
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