lunedì 8 maggio 2017

Recensione: Il nero e l'argento, di Paolo Giordano

A lungo andare ogni amore ha bisogno di qualcuno che lo veda e riconosca, che lo avvalori, altrimenti rischia di essere scambiato per un malinteso.

Titolo: Il nero e l'argento
Autore: Paolo Giordano
Editore: Einaudi
Numero di pagine: 118
Prezzo: € 12,00
Sinossi: È dentro le stanze che le famiglie crescono: strepitanti, incerte, allegre, spaventate. Giovani coppie alle prime armi, pronte ad abbracciarsi o a perdersi. Come Nora e suo marito. Ma di quelle stanze bisogna prima o poi spalancare porte e finestre, aprirsi al tempo che passa, all'aria di fuori. È così che la signora A., nell'attimo stesso in cui entra in casa per occuparsi delle faccende domestiche, diventa la custode della loro relazione, la bussola per orientarsi nella bonaccia e nella burrasca. Con le pantofole allineate accanto alla porta e gli scontrini esatti al centesimo, l'appropriazione indebita della cucina e i pochi tesori di una sua vita segreta, appare fin da subito solida, testarda, magica, incrollabile. "La signora A. era la sola vera testimone dell'impresa che compivamo giorno dopo giorno, la sola testimone del legame che ci univa. Senza il suo sguardo ci sentivamo in pericolo".
                      La recensione
Scrivere un romanzo e farsi pubblicare dalla Mondadori. Esordiente, vincere di lì al poco il tanto prestigioso quanto chiacchierato premio Strega. Per un periodo sulla bocca di tutti, amato e odiato come chi fa in fretta parlare di sé, Paolo Giordano è lo scrittore dei record a cui mi sono avvicinato in ritardo. Ho letto La solitudine dei numeri primi giusto l'estate scorsa, trovandolo sopravvalutato ma interessante. L'approccio freddo del matematico prestato alla narrativa, però, mi aveva coinvolto a metà. Imperdonabile, a tratti, trattandosi di una storia d'amore impossibile tra due disperati – di quelle, si sa, che mi fregano facile. A passeggio in biblioteca, un giorno di questi, ho preso in prestito il suo terzo romanzo – Il corpo umano, infatti, non era reperibile. 
Un cambio di editore, una maturazione evidente, una storia diversa. Eppure, ancora una volta, cosa mi ha lasciato distante? Il nero e l'argento, elegante nel titolo e nella semplicità della copertina, è un piccolo dramma borghese su una famiglia come tante. Di quelle formatesi da poco, in cerca di un equilibrio. Raccontato in prima persona da un personaggio rimasto anonimo – come l'autore, un fisico del nord Italia –, prende avvio dalla morte della signora A. Non una consanguinea, ma la custode segreta della felicità di una giovane coppia. Il protagonista è sposato da un po' con Nora, arredatrice di interni. Hanno un figlio, Emanuele, che a scuola non brilla – soprattutto nelle discipline scientifiche – e dà loro il principio di qualche preoccupazione. Lui vorrebbe accettare una promozione a Zurigo. Lei, categorica, vuole restare. Lui pensa a un altro figlio. Lei, all'idea di un secondo cesareo, tace. A fare da ago della bilancia, finché dura, è la donna che li aiuta nelle faccende domestiche: una vedova che ha santificato il ricordo del defunto marito e ha reso il suo appartamentino una specie di mausoleo kitsch. L'hanno soprannominata affettuosamente Babette. 
Schietta e pragmatica, l'anziana tiene ordine nelle loro stanze e nelle loro vite private: crede nei segni della natura, nella buona cucina, nella cura dell'orto. Fa ora da mamma e ora da nonna, motivando la moglie, lusingando il marito e coccolando il piccolo di casa. Artista del quotidiano, autodidatta, Babette tempra le loro nature opposte. Mescola i colori dei loro umori. Nora è l'argento, infatti, e suo marito il nero. La solarità e la malinconia sono inconciliabili o complementari? Il romanzo, con capitoli brevi e uno stile essenziale, racconta il male degenerativo che ha portato via la governante e, alla sua morte, lo scoprirsi non all'altezza della donna che aveva soluzioni a ogni scontro. Protagonisti assoluti, quei trentenni di oggi all'inseguimento dei falsi miti di un paio di generazioni fa. Ai tempi della compianta signora A. si era forse più sereni, più stabili, più innamorati? La crisi matrimoniale tra i due, ancora sotterranea, è arginata così da una terza persona: una Mary Poppins votata alla serietà (e alla serenità) che fa loro giurare di amarsi, di sforzarsi a pugni chiusi. Le poche pagine invogliano a proseguire quando la storia sembra non decollare, ma non sono abbastanza per rendere i personaggi più memorabili, più amabili, dei passati Alice e Mattia. Chi va a convivere, chi dice di sì all'altare, non è che un altro numero primo; uno che cerca di eludere la maledizione dell'abbandono e si autoinganna, tra pessimismo e speranza. Voglia di farcela e inclinazione alla solitudine.
Il mio voto: ★★★
Il mio consiglio musicale: Vedrai, Vedrai – Luigi Tenco

18 commenti:

  1. Io invece l'ho amato moltissimo: mi gustavo le frasi, le assaporavo e mi sentivo pervasa da una terribile tristezza.
    E vogliamo parlare della malattia? Per me Giordano grazie a questo libro è balzato in cima alla lista dei miei autori preferiti. Dovrei decidermi a leggere anche il corpo umano che so essere un pugno nello stomaco. A sapere che lo cercavi te lo avrei mandato tempo fa: avevo una copia doppia che girava per la biblioteca, ma ora ha trovato casa.
    Ci aggiorniamo alla prossima lettura.
    un saluto da Lea

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    1. A tratti, nonostante fosse davvero ben scritto, mi è sembrato più un esercizio di stile che un romanzo compiuto. Confido nel pugno nello stomaco, allora, perché Giordano lo trovo capace ma molto freddo per i miei gusti.
      A prestissimo, e grazie comunque per il pensiero. In biblioteca c'è! ;)

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    2. Non posso darti torto sulla freddezza. Algido e bravo.

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    3. Si vede che ha una "mentalità" scientifica e io no, eh? :-P

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  2. Il corpo umano lo leggerò quest'autunno, non sapevo invece dell'uscita di questo terzo romanzo che sembra avere le carte in regola per piacermi. Cercherò di procurarmelo ;)

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    1. Ho visto che è appena uscita una versione economica, e la copertina scelta è particolarmente bella. Secondo me, piacerebbe più a te. :)

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  3. Concordo con te quando dici che "La solitudine dei numeri primi" e, di riflesso, Giordano siano sopravvalutati. Non sono riuscita a finire il libro e credo che questo autore (al pari della Ferrante) non faccia per me.

    Approfitto del commento per farti i complimenti per il blog: ti leggo da anni e trovo che i tuoi articoli siano migliorati col tempo! :-)

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    1. Ti ringrazio, Manny. Proprio ieri ho riletto qualche vecchio post e mi accorgo che, tra le altre cose, non avevo proprio il dono della sintesi.

      Su Giordano concordiamo ma la Ferrante, almeno dal poco che ho letto, secondo me è all'altezza della sua fama. Anche se mi mancano ben tre volumi della tetralogia dell'Amica geniale, non proprio pochi. ;)

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  4. Di La solitudine dei numeri primi avevo visto solo il film e non è che mi avesse entusiasmato...
    Non che per forza libro e film abbiano lo stesso valore, certo, però non ero tentato allora di recuperare il romanzo, e anche con questo non c'è molta voglia. Anzi, mi ispira ancora meno. :)

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    1. Della Solitudine dei numeri primi, pensa te, mi era parso più degno di nota il film. Anche solo per la regia di Costanzo, il cameo di Filippo Timi "It" e la colonna sonora. Meno digeribile del romanzo, vero, ma gran personalità. Qui, nonostante la crescita, a Giordano è sempre un po' di personalità che manca. Come scrive Lea più sopra, algido e bravo. Ma.

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  5. Apprezzato perché letto al momento giusto, ché certe cose devi provarle sulla tua pelle per poterle comprendere appieno, ma non ho fretta di recuperare Il corpo umano, che pure aspetta sullo scaffale. Chissà.

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  6. Avevo letto La solitudine dei numeri primi anni fa e non mi aveva entusiasmato particolarmente, anzi ricordo che mi lasciò una strana sensazione. Vorrei dare una seconda possibilità a Paolo Giordano, magari con Il Corpo Umano, questo non mi ispira particolarmente ho paura di rimanere delusa ancora.

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    1. Il Corpo Umano lo leggerò presto, Viola.
      Ti faccio sapere. ;)

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  7. La cornice non mi convince ma il fulcro, Babette, lei si...però sapere che muore non aiuta :-(

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    1. Purtroppo la sua morte si sa da pagina uno, giuro di non avere anticipato niente, ma resta comunque molto protagonista - tra salti avanti e indietro, e le eredità che lascia alla coppia. :)

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    2. Si Michele immaginavo, mi ero illusa nelle prime righe...

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    3. Resta il fatto che anche se disillusa credo faccia per me.

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