lunedì 20 gennaio 2020

Recensione: Luna nera. Le città perdute, di Tiziana Triana

| Luna nera. Le città perdute, di Tiziana Triana. Sonzogno, € 19, pp. 527 |

Tra dicembre e gennaio, grazie agli amici di Instagram, sono stato coinvolto nel mio primo gruppo di lettura. Sulla chat Telegram inaugurata per l’occasione scrivevamo in più di cento. Ci siamo sentiti per circa un mese, dividendo la lettura in tappe e discutendone ogni lunedì. Abituato ai miei personali tempi e a leggere i romanzi d’un fiato, senza spezzettarli né alternarli, all’inizio mi sono calato in quest’esperienza con i piedi di piombo. Con troppe persone coinvolte, infatti, temevo ci sarebbero stati slittamenti, sovrapposizioni, divergenze grandi e piccole; un affollamento di voci di cui non venire mai a capo. Il romanzo in questione, a sorpresa, ci ha trovato stranamente concordi.

Non chiederti se sei una strega, chiediti chi sei.

Colpiti dalla piacevolezza delle prime cento pagine, abbiamo finito per perdere il filo in una seconda parte meno coinvolgente di quella introduttiva e in un finale in cui l’autrice fa il salto definitivo al fantasy. Le attese erano alte. Primo capitolo di una trilogia in fase di stesura e fonte d’ispirazione per la serie omonima, in uscita a fine gennaio su Netflix, Luna nera aveva l’aria di essere una rarità. Un connubio di storia e realismo magico sullo sfondo dell’Inquisizione per parlare, tra le righe,  della secolare forza delle donne – quelle che, caro Amadeus, non indietreggiano mai davanti a un uomo. Ma il risultato, al di sotto delle aspettative, è molto diverso. E dopo cinquecento pagine ammetto di non aver colto né la natura dell’operazione editoriale e televisiva, né di averne percepito l’urgenza. Presentato con una veste grafica sin troppo adulta, con in copertina i commenti lusinghieri di Michela Murgia e Loredana Lipperini – penne celebri del femminismo più impegnato –, l’esordio di Tiziana Triana è in realtà giovanile e fuori tempo massimo. Ho pensato a saghe per adolescenti in voga una decina di anni fa, a cui ho smesso di appassionarmi crescendo: al liceo, eppure, le divoravo avidamente.

Ho combattuto guerre in posti lontani, dove morire in battaglia significa cadere con onore. Ho preferito sempre la vita, anche quando non era dignitosa. Il mio essere donna, sotto quegli abiti maschili, mi ha permesso di guardare il mondo con occhi differenti. Per noi la vita vale sempre di più, semplicemente perché non abbiamo ancora iniziato a viverla.
La storia segue la maturazione di Ade: un’orfana di sedici anni che, nel cuore del Seicento, insieme al fratellino Valente viene accolta in una casa popolata da sole donne. Costrette ai margini e accusate dei crimini peggiori, le protagoniste leggono libri proibiti; studiano le proprietà delle erbe e il combattimento; rifuggono qualsivoglia contatto con gli abitanti di Serra. Parlano di una profezia, e sono convinte che la nuova arrivata avrà un ruolo chiave. Per tutto il tempo, in un’atmosfera ovattata e sospesa, ci domandiamo se siano davvero fattucchiere o ribelli. Immancabilmente l’amore ci metterà lo zampino: quello – proibito, ovvio – di Ade verso Pietro, figlio del capo dei Benandanti e dunque suo acerrimo rivale. Quale futuro possono avere una presunta strega e un inquisitore, benché quest’ultimo anteponga la razionalità scientifica alla fede cieca? 
Assodata la piacevolezza dello stile di Tiziana, diretto e scorrevole, tocca però rimproverarle una trama che interessa in maniera discontinua e una chiusa pasticciata: i capitoli di tanto in tanto sono semplici situazioni giustapposte, interrotti dalle digressioni sul passato del gruppo; i personaggi, maschili e femminili, risultano anonimi e intercambiabili; il gusto scenografico da serial americano – penso all’improbabile ballo in maschera in cui le streghe si imbucano vestite da animali della foresta: insomma, come non dare nell’occhio –, tradisce la bellezza delle atmosfere rurali. Ma il difetto maggiore è la presenza forzata di tematiche importanti, dall’omosessualità al femminicidio, gettate alla rinfusa in un calderone già di per sé ribollente: il libro di ricette di nonna Antalia non diceva nulla, vero, a proposito d’ingredienti e dosi consigliate? Con un piccolo spunto dilatato oltre il dovuto, il romanzo ha dentro troppo ma anche troppo poco. Con una curiosità mista a timore, allora, mi domando cosa potrebbero riservare i prossimi volumi. Vorrò assistere a un’altra eclissi? Mi tengo il beneficio del dubbio, e tanto dipenderà dalla riuscita della trasposizione. Per ora, purtroppo, niente di nuovo sotto il sole. Anche se in cielo scintilla, sinistra, una luna nera.
Il mio voto: ★★
Il mio consiglio musicale: Panic! At The Disco – Into The Unknown

10 commenti:

  1. È il primo parere negativo che leggo su questo libro... da un lato mi preoccupa, dall'altro ridimensiona le aspettative. Anche se sono quasi del tutto certa che finirò per vedere prima la serie su netflix e poi leggere il libro XD

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    1. Guarda, oggi su Instagram sono usciti in contemporanea i pareri di chi ha fatto parte del gruppo di lettura. Trovi tutti i pareri negativi che vuoi!

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    2. Beh, allora a me non serve altro! ciao da lea

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    3. Spiace sempre sconsigliare un romanzo, ma purtroppo non mi ha impressionato.

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  2. Mmm... No, mi sa che mi limiterò a "provare" la serie, anche se, a essere del tutto sincera, per adesso trama e premessa non è che mi ispirino più di tanto... E Netfix ultimamente sembra che non ne azzecchi una neanche per sbaglio! XD
    Ma staremo a vedere! :)

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  3. Come detto, non credo lo leggerò ☺️ oramai questo genere non mi attira più come una volta 😊😊

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    1. Forse neanche a me, ho capito, salvo rare eccezioni.

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  4. Questo proprio non mi ispira - però vedo i Panic! e quindi lascio un cuoricino. :) ♥

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