Scoperta
appena qualche anno fa, si è imposta subito come una delle serie del
cuore. BoJack Horseman, infatti, non è soltanto l’ennesimo
esempio di un’animazione per adulti che parla alla maniera dei
grandi autori. È uno stato d’animo. È uno stile di vita. Tutto
finisce, e a volte è sacrosanto così: la parentesi della serie
Netflix, destinata a concludersi in un secondo arco di episodi
previsto per gennaio, sta per chiudersi. Degnamente? Difficile dirlo,
dal poco che si è visto; bello sperarlo. La visione di questi otto
episodi non è stata particolarmente consolante, anzi, costituiscono
l’intermezzo più trascurabile di un colpo di fulmine lungo sei
stagioni. Cos’è successo? Purtroppo niente di che. Il nostro
anti-eroe sta cercando di fare ammenda: ormai in riabilitazione,
rivanga gli sbagli passati e soprattutto il giallo della scomparsa di
Sarah Lynne. Ma il suo piangersi addosso, questa volta, irrita e
annoia. Le cose vanno meglio per Princess Carolyne e Todd, che
insieme si prendono cura di un’adorabile cucciolo di porcospino:
tenerezza a parte, però, le svolte narrative latitano. Allora ci si
consola con Diane e Mr. Peanutbutter: benché non più in coppia, i
due rubano la scena con i momenti più appassionanti – lei a
Chicago con un nuovo compagno. lui in attesa di convolare a nozze. Il
resto? Scenette giustapposte in cui la scrittura si rivela a digiuno
di guizzi, con personaggi fuori forma e un’emozione che – fatta
eccezione per il settimo episodio, per me il degno finale di questa
midseason – ci si nega. Non dispero. In quel di
Holliwoo siamo abituati agli scoop, ai colpi di scena, ai rovesci di
fortuna. Ma l’amarezza di questa piccola delusione basta a farmi
dire: inutile compiangerlo, BoJack forse ha davvero esaurito gli
spunti.
Relegata
in quattro e quattr’otto a comedy da seguire durante i pasti, The
Kominsky Method di lì a poco si sarebbe divertita a prendermi in
contropiede. La solita serie su un paio di adorabili brontoloni alle
prese con gli acciacchi della terza età, infatti, avrebbe
conquistato i Golden Globe tra sorpresa e scetticismo. Possibile che
l’avessi presa sotto gamba? Non lo saprò mai, immagino, ma ho
fatto pace con Sandy e Norman grazie a una seconda stagione
finalmente all’altezza. Un ritorno di fiamma che somiglia proprio
al mancato colpo di fulmine dello scorso anno. La formula, eppure,
resta invariata. Ma succede che l’insegnante di recitazione Michael
Douglas, sempre affascinantissimo ma allarmato qui da nuove
problematiche di salute, riveli un’umanità dolente che non ti
saresti aspettato: più bendisposto verso il prossimo, dice sì
all’amicizia con una donna e al fidanzato sessantenne della figlia
Mandy, interpretato da un irresistibile Paul Reiser. Succede, ancora,
che il sarcastico e rancoroso Alan Arkin faccia pace con la figlia
alcolista – è uscita definitivamente dal tunnel? – e con lo
spettro della moglie Eileen, destinata a far posto a una splendida
fidanzata di gioventù. La scrittura di Lorre è più profonda e
divertente che mai, e si fa dell’invidiabile autoironia sul
mestiere dell’attore – tanto spazio agli allievi di Sandy, con
monologhi tratti dalle migliori pièce e un’apparizione del premio
Oscar Allison Janney – e perfino sulla comicità tipica delle
sitcom – a scuola di recitazione non si portano soltanto pezzi
tratti da Il dubbio o Apocalypse Now, infatti, ma anche
gli sketch di Due uomini e mezzo. Finalmente a fuoco,
brillante come non avevo creduto in passato, The Kominsky Method
ha un cast che cresce e una scrittura di qualità. No, non è la
classica storia sugli anziani brontoloni. Da ora posso garantirlo
anch’io. Per ravvedersi non serve aspettare la saggezza della
senilità. (7,5)
Da
un decennio ho una costante. Vive nello squallore della periferia di
Chicago, risponde al nome di casa Gallagher. Ma ogni relazione
conosce momenti di riflessioni, crisi, attimi che attentano al
desiderio. Tra me e Shameless è successo con la nona
stagione. Ho iniziato a vederla seguendo la programmazione americana
e l’ho abbandonata presto, cosa mai accaduta. Colpa di attori
importanti che abbandonavano il cast. Colpa, soprattutto,
dell’impressione che non avessero tutti i torti: questa banda di
matti, ormai, si trascina. Ma con un anno di ritardo sono tornato
alla loro porta. Da dirmi avevano poco ugualmente, già, ma la verità
è che mi mancavano da morire. Ian, il primo del cast a tagliare la
corda, esce presto di scena e indossa la divisa da carcerato; Lip
cerca l’equilibrio interiore e le solite ragazze già impegnate;
Frank esagera al solito con trovate strampalate e raggiri – questa
volta ha una terapeuta bipolare da ingravidare –, e assieme a lui
fanno altrettanto Veronica e Kevin. Vere mattatrici della scena sono
allora Debbie e Fiona. Se la prima, matura e volitiva, si
assume le responsabilità che spetterebbero al capofamiglia, l’altra
ci ricasca: uomini bastardi, piani fallimentari, alcol e droghe.
Degna erede di suo padre, si copre di ferite e ridicolo; diventa
insopportabile. Ma permette a Emmy Rossum, altra colonna della serie
che ci dice addio, di congedarsi con una performance ingiustamente
passata in sordina. La decima stagiona va in onda in questi giorni in
patria, con una nuova sigla e qualche posto in meno a tavola. Pace è
stata fatta, forse, ma non ho fretta. Che la fine sia vicina o meno –
sarebbe auspicabile salutare i Gallagher al decimo anniversario –,
tornerò in periferia non per curiosità ma per nostalgia. (7)
Si
chiama Dafne Amoroso, ha trent’anni e lavora in una redazione alla
moda. Vorrebbe scrivere di libri, ma pare che in una Milano tinta di
rosa nessuno legga più. Il sesso, al contrario, incuriosisce e
solletica. Galeotto un equivoco a tinte bollenti, la protagonista
cambia disciplina: dalle novità in libreria ai segreti della camera
da letto, senza prima passare dal via. Dafne ha un segreto di cui si
vergogna un po’. È ancora vergine. La conoscenza di un bel
fotografo potrebbe rendere semplice colmare l’imbarazzante lacuna,
ma una ragazza romantica e di sani principi può forse dare cuore e
corpo al primo arrivato? Un appuntamento ogni settimana, venti minuti
a episodio, volti freschi e la regia di una professionista scoperta
con il visionario Riccardo va all’inferno. Capitanato
dall’adorabile Lodovica Comello e diretto da Roberta Torre,
appassionata di simmetrie ipnotiche e tinte lisergiche, Extravergine
avrebbe potuto essere la commedia d’autore che mancava
all’Italia. Annunciata come un incrocio tra Bridget Jones e
Sex and The City, non ha né l’ironia della single londinese
né la sfacciataggine delle amiche di New York. Si lascia seguire,
soprattutto per le trovate visive della Torre e le smorfie della
bella conduttrice TV – il rischio che stufino entrambe, però,
spesso c’è –, ma in dieci episodi leggerissimi troviamo un’idea
piacevole e nessuna identità precisa. Il genere chick-lit infatti
neanche a puntate, nemmeno in Italia, può permettersi tutto questo
candore o una scrittura dai ritmi svogliati. Riuscirà Dafne a perde
la verginità, magari incontrando anche il principe azzurro? Dopo
aver trovato risposta alla domanda – comunque non abbastanza solida
per costituire le fondamenta di una serie TV –, niente ci impedirà
di cambiare canale. (5,5)
Mi è capitato di distrarmi con l'ultimo episodio di Bojack il che è indicativo del fatto che si denota una certa fretta nel chiudere alcune trame con una velocità eccessiva e forse un po' vaga, però alcuni episodi mi sono piaciuti molto.
RispondiEliminaShameless l'ho sempre seguita con affetto, ma dopo l'abbandono di Fiona non so se ho voglia di continuarla, anche perché ciclicamente si ripercuotono sempre le stesse dinamiche.
Frank comunque riesce a coinvolgermi sempre.
Bojack l'ho guardato anche io con un occhio solo, questa volta. Meglio salutarsi presto.
EliminaFiona mancherà, ma per fortuna ho trovato ottima l'uscita di scena del personaggio. Se la serie finisce con la decima stagione, comunque, sarò più propenso a recuperarla.
Tanto deludente BoJack in questa manciata di episodi con troppi riempitivi per essere parte della corsa finale, quanto amore per Kominsky e il suo mondo genuino senza peli sulla lingua!
RispondiEliminaMa i Gallagher sono davvero all'ultimo giro? Io avevo deciso di abbandonarli, annoiata da storie e pieghe davvero brutte. Ma magari, se chiudono qui con qualche ritorno e qualche colpo di scena potrei farci un pensierino e andare a trovarli anch'io...
Non lo so ma, con tutto il bene che gli voglio, lo spero.
EliminaAspetto di sapere cosa sarà di loro, per iniziare la decima.
Numero tondo, potrebbero proprio fermarsi.
ho votato per te ai macchianera. peccato ;(
RispondiEliminaio AMO shameless ma ammetto che sta perdendo freschezza
Ciao, ma grazie!
EliminaPurtroppo ho troppo poco seguito, un migliaio di followers su Instagram contro gli ottantamila di Tegamini, ma la nomination fa sempre un certo piacere. :)
Per me invece in Bojack Horseman succede sempre che si evolve e si va avanti, la terapia (che è quello che abbiamo visto fino ad ora), non può durare per sempre, si arriva prima o poi all'inizio di una guarigione e Bojack, finalmente sembra e dico sembra che stia uscendo dal "tunnel" e non mi riferisco a quello dell'alcol, ma a quello della depressione.
RispondiEliminaIl Metdodo Kominsky l'avevo abbandonato al pilot proprio perchè mi sembrava una serie per anziani in piena senilità, però se mi dici così quasi quasi...
Idem per Shameless, anche io ho iniziato a guardare la nona stagione ma per la prima volta mi sono stancata di guardarlo e l'ho lasciato lì...
Spero di ricredermi con Bojack.
EliminaPassi lui, ma a me sono sembrate noiosette anche le storie dei comprimari...
BoJack Horseman 6 per il momento non sta entusiasmando troppo neanche a me, però non ho ancora finito gli episodi, e poi c'è ancora la seconda parte in cui credo abbiano tenuto il meglio. ;)
RispondiEliminaLa prima stagione di The Kominsky Method mi aveva sorpreso, non essendo un grande fan di storie su "anziani brontoloni". :) La 2a cercherò di iniziarla appena smaltita qualche altra serie già cominciata...
Shameless l'ho abbandonato da qualche mese, con un pochino di vergona, ma nemmeno troppa. :)
Extravergine dal primo episodio m'era sembrata una poracciata. Purtroppo, visto la simpatia che provo per Lodovica Comello. La sensazione che si lasciasse seguire comunque c'era, solo che la voglia di proseguirla ancora non è arrivata.
Se anche un fan come te non divora Bojack, c'è qualcosa di storto.
EliminaLa Comello è bellissima e simpaticissima, neanche malvagia a recitare, ma la serie dice poco. E dieci episodi sono troppi. Peccato, perché la Torre è molto visionaria.
Bojack devo ancora vederlo, ma spero non mi deluda troppo. Attendo come sempre i Gallagher, e Kominski era stato una sorpresa che mi confermi. Bene così.
RispondiEliminaI Kominsky mi hanno conquistato questa volta, al punto che già mi mancano.
EliminaBojack, al contrario, non mi mancherà se non diventa più vivace.