venerdì 16 marzo 2018

I ♥ Telefilm: This is Us - Stagione 2 | Mozart in the Jungle - Stagione 4

I Pearson sono tornati, e con loro le lacrime del mercoledì sera. Mi erano mancati più degli altri appuntamenti settimanali: loro che alla routine, piano, avevano restituito l'emozione perduta. I protagonisti di This is Us hanno bussato alla mia porta e ho detto entrate pure, fate come se foste a casa vostra, facendomi trovare al solito posto. Coperta, divano e qualche fazzoletto nella manica della felpa, ché non si sa mai. Al solito posto anche gli eredi degli adorati Rebecca e Jack. Desiderosi di far meglio, alla ricerca di un posto nel mondo che somigli almeno un po' alla casa perfetta in cui sono cresciuti. Impresa impossibile, se fragili e mai guariti dal cuore infranto per quell'urna sul caminetto; se il ricordo del patriarca, eppure scomparso vent'anni prima, toglie inevitabilmente dolcezza alle rimpatriate. Kate, con frequenti ricadute nel tunnel dell'ingordigia e un brillante all'anulare, deve lasciare a terra ogni zavorra – quelle del corpo, quelle della memoria – per spiccare il volo. Nessuno sarà mai come suo padre, ma che colpa ne ha Toby, che per lei c'è stato nella buona e nella cattiva sorte? Kevin, attore di sit-com dalla carriera in risalita, sta realizzando un sogno: affiancato da Stallone, recita nell'ultimo film di di Ron Howard, fra ospitate fuori città, alberghi di lusso, donne che vanno e che vengono. Un infortunio sul set lo rende schiavo degli antidolorifici, ricordandogli l'occasione già persa quando era una stella del football con le ginocchia difettose: e se da suo padre – troppo idealizzato nel tempo, ma in realtà imperfetto come tutti noi – avesse ereditato il peggio, la dipendenza? Infine Randall: marito e padre felice, sentimentale per natura, che non ha mai smesso di ringraziare i genitori adottivi per averlo strappato a una vita di abbandono. I soldi non mancano, c'è una camera da letto in più al piano di sopra: sdebitarsi accogliendo un'adolescente di colore meno fortunata di lui, che fino all'ultimo, purtroppo, fa grande antipatia. La formula resta la stessa e, nei salti indietro e in avanti, questa volta con occhiate al futuro che sarà, ritornano giovani e belli – ritornano insieme, soprattutto – i genitori che vorrei. Guardiamo Rebecca e Jack nei flashback e ci struggiamo, sapendo che il loro amarsi non durerà per sempre: Jack è morto e no, non è uno spoiler. Si scoprirà come nel corso degli episodi. E sì, si piangerà. Davanti a gesti eroici un po' esagerati, vero, che sanno però lasciare meravigliosamente spazio allo sconcerto del lutto – penso non dimenticherò mai l'onestà della reazione di Mandy Moore, qui straordinaria, che davanti a una notizia shock addenta un dolcetto del distributore automatico come se nulla fosse, lo sguardo perso di chi non ancora realizza. Davanti a un intreccio meno miracoloso, meno inappuntabile, che rivela le sue forzature, il suo dilungarsi, affinché il prezioso Milo Ventimiglia non sparisca nel nulla – poche sorprese, a questo giro, nonostante gli exploit di Justin Hartley siano degni di nota e di nomination. Ho aperto gli occhi, e di lacrime non ce n'erano poi molte. Lucidità e disincanto hanno lasciato emergere quindi i difetti di una seconda stagione che non ha fatto gridare al miracolo. Forse semplicemente non si può far meglio, se già si è fatto così bene in passato. Forse, come i fratelli Pearson, non tradiremo mai quella casa piena d'amore, il ricordo di Jack, per nuove storyline o altri domicili. La perfezione non esiste, neanche nelle famiglie felici. Neanche in This is us. Dev'essere per questo che mi è piaciuto meno, ma, a modo mio, gli ho voluto bene di più. (7,5)

La musica classica spiegata dal sovversivo Gael Garcìa Bernal era un piacere da scoprire. Folgorante e originale per approccio e formato, Mozart in the Jungle ha dato smalto agli spartiti – mai stati così rock 'n roll – e, negli anni, lustro a produzioni Amazon che non hanno in realtà nulla da invidiare ai cachet, ai nomi di grido, alle pubblicità di Netflix. Benché gli abbia sempre riconosciuto grandi pregi, se mi chiedeste perché lo seguo, cosa ci trovo, ormai non saprei più rispondere. Mozart in the Jungle, per il quarto anno di seguito sempre uguale a sé stesso, sembra aver perso infatti insieme al suo Rodrigo l'ispirazione iniziale e l'amore. Cosa succede: anzi, cosa non succede. La Filarmonica di New York non naviga in buone acque. Bernadette Peters, da vecchia volpe qual è, corteggia e accarezza l'ego degli investitori orientali, con buona pace di Malcolm McDowell – amante appassionato ma, se si parla di lavoro, rivale incorruttibile. Lola Kirke e Bernal fanno ufficialmente coppia fissa, ma impegnarsi spaventa. Lei, divisa fra l'emanciparsi e i dettami del cuore, passa da oboista ad aspirante direttrice d'orchestra iscrivendosi a un concorso dall'altra parte del mondo. Lui, alle prese con la collaborazione con un esuberante coreografo e l'arrangiamento impossibile del Requiem, sfida il fantasma di Amadeus – amico immaginario, complice – con il rischio che la sua scomparsa lo lasci solo e confuso, mentre Hailey bada intanto ai propri spettri, alle proprie ispirazioni. Lo scorso anno c'erano Venezia, la bellezza di Monica Bellucci. Questo inverno, invece, si sperimentano le stranezze e la spiritualità del Giappone – un robot di ultima generazione dirige i musicisti, con sommo disappunto del protagonista, e che noia, a dirla tutta, quel rito del tè che alimenta trip e brusche virate sentimentali. Mozart si allontana dalla trasgressione del titolo per le mete e le borie della Coppola – non a caso scrive Roman, che di Sofia è il fratello maggiore. Turista in terra straniera, smarrito nella Tokyo e nelle incomprensioni sottili di Lost in translation, Rodrigo ha perso assieme al mentore il senso dell'orientamento, il tocco, le chiavi di casa. Lo si segue con ritrovata leggerezza nel suo andirivieni senza senso, sperando trovi la retta via. Quella che porta a una giungla che inizia a mancarci, perché meno confortevole e patinata di tutto questo. Perché più selvaggia di un soggiorno all inclusive che impigrisce, annoia e imborghesisce. (6,5)

23 commenti:

  1. A me purtroppo This is us è piaciuto molto meno, anche se penso che Mandy Moore meritasse davvero più attenzioni per il suo ruolo che non è solo "supporting"

    RispondiElimina
  2. Per quanto io abbia amato la prima stagione di This is Us, non ho ancora visto questa(tranne il primo episodio).. non sono pronta alle lacrime, in questo periodo ho voglia di sorridere :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Rimanda pure, ma saprai che con This is us ci si commuove anche per le cose belle. :)

      Elimina
  3. vorrei vedere this is us ma non so se sia proprio un genere fatto per me. Dovrei almeno vedere il pilot...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sulla carta non è neppure il mio, eppure che magia.
      Provare per credere.

      Elimina
  4. Posso fare pubblica ammenda: ogni dubbio nei confronti della seconda stagione di This is us è stato cancellato da una seconda parte della seconda stagione lacrimosa e da brividi. Ne parlerò meglio martedì :)

    Quanto al Maestro, è lì che mi aspetta. So che è leggero e sempre frizzantino ma chissà perchè quest'anno la voglia è calata, confermi le mie perplessità di serie in stanca.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ah, i Pearson hanno fatto il miracolo, alla fine. ;)

      Mozart in the Jungle sempre piacevolissimo, sempre ben musicato, ma boh. Non va né avanti né indietro, non so se mi spiego. Inizio a stancarmi.

      Elimina
  5. This is us è la serie che voglio recuperare, ma che mi spaventa per la quantità di lacrime che mi farà versare ^^;;;

    RispondiElimina
  6. La seconda season di This Is Us è tra le mie prossime visioni... giusto il tempo di preparare una buona quantità di fazzoletti ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come fare arricchire gli Acqua e sapone di mezza Italia.

      Elimina
  7. This is Us non lo sto guardando, mi ero perso anche la prima stagione, sto invece seguendo su Sky la quarta di Mozart in the Jungle e ancora non mi ha convinto moltissimo... Speriamo migliori.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo spero per te, ma piatta com'è difficile che ti coinvolga strada facendo.

      Elimina
  8. Sì è pianto anche con questa stagione di This Is Us, sebbene come dici tu le cose hanno funzionato di meno.
    Mi sembra ci sia una certa forzatura nel voler arrivare al cuore delle persone a tutti i costi, a cercare sempre la sequenza madre, ma comunque ci riesce alla grande, quindi che gli vuoi dire? :)
    In ogni episodio c'è sempre qualche dettaglio, qualche scena, qualche dialogo, qualche particolare che resta impresso. Nel finale gli autori hanno tirato fuori pure degli spunti che potranno rinnovare la serie, quindi tanto di cappello a loro.

    Con Mozart in the Jungle 4 sono fermo al primo episodio e ho ritrovato la solita serie, come anche tu mi confermi. Mi attira lo spunto giapponese Lost in Translation, ma con le altre 3mila serie che al momento mi ispirano di più non so se ce la farò a continuare.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Su carta, This is us ha tante cose che mi infastidiscono. Eppure, saranno magici i Pearson, neanche quest'anno mi sono parse troppe - troppa dolcezza, troppo buonismo, troppi drammi, dico. Aspettiamo la terza stagione, confidando nelle stesse lacrime e in qualche cambiamento.

      Mozart, più coppoliano del solito, con più Lola Kirke del solito, potrebbe piacere più a te che a me.

      Elimina
  9. This Is Us è nella mia lista di serie da vedere da 3 anni, ma ahimè non ho ancora avuto modo di cominciarla!
    The Crown l'hai vista? Ne parlo sul mio blog!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non stravedo per il period drama, purtroppo, ma passo a leggerti, grazie!

      Elimina
  10. Per Mozart in the jungle, a mio parere questa quarta stagione è stata migliore della terza. Parte in modo molto simile, ma sul finire ha una spinta nuova, come il germe di qualcosa che deve nascere e che forse non vedremo mai. Le puntate in Giappone sono state molto intense, soprattutto quella con la cerimonia del tè (non dico di più per non spoilerare) che ho trovato a dir poco poetica. Ha perso quel senso di novità che aveva nelle prime due stagioni, ma resta un prodotto di qualità. Gael, poi, lo amo. :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In generale, Sabina, concordo con te. Rispetto alla stagione precedente a Venezia, che però mi aveva divertito molto di più, c'è stata più crescita. Penso al personaggio di Hailey, che qui tenta di reinventarsi, dal taglio dei capelli alla direzione. :)

      Elimina
  11. This is us tornerà anche qui dai Ford, e mi sa che sarà un'altra dura lotta per nascondere la commozione. ;)

    RispondiElimina
  12. Ti dirò, a me questa seconda stagione di This is us sta piacendo DA MATTI! Credo che tra la puntata in cui Kevin si fa male al ginocchio da adolescente e quella in cui alla fine si scopre come muore Jack, ho pianto tutte le mie lacrime Y-Y
    E infatti sto obbligando fidanzato a iniziare la prima stagione! Deve soffrire con me, che diamine :D
    Kate è il mio punto debole, quella che non mi fa mai impazzire e continua a non dirmi niente di che... ad ogni modo ADORO. E Milo, mamma mia... la cosa buffa è che prima di questa serie TV l'ho sempre considerato sopravvalutato... ora, sarà che mi sono innamorata follemente di Jack (e che, come dici anche tu, mi struggo di fronte all'amore tra lui e Rebecca proprio perché imperfetto e destinato a finire) ma mi sono innamorata anche di Milo XD

    RispondiElimina