I
Pearson sono tornati, e con loro le lacrime del
mercoledì sera. Mi erano mancati più degli altri appuntamenti
settimanali: loro che alla routine, piano, avevano restituito l'emozione perduta. I protagonisti di This is Us hanno
bussato alla mia porta e ho detto entrate pure, fate come se foste a casa
vostra, facendomi trovare al solito posto. Coperta, divano e qualche
fazzoletto nella manica della felpa, ché non si sa mai. Al solito
posto anche gli eredi degli adorati Rebecca e Jack. Desiderosi di
far meglio, alla ricerca di un posto nel mondo che somigli almeno un
po' alla casa perfetta in cui sono cresciuti. Impresa impossibile, se
fragili e mai guariti dal cuore infranto per quell'urna sul
caminetto; se il ricordo del patriarca, eppure scomparso vent'anni
prima, toglie inevitabilmente dolcezza alle rimpatriate. Kate, con
frequenti ricadute nel tunnel dell'ingordigia e un brillante
all'anulare, deve lasciare a terra ogni zavorra – quelle del corpo,
quelle della memoria – per spiccare il volo. Nessuno sarà mai come
suo padre, ma che colpa ne ha Toby, che per lei c'è stato nella
buona e nella cattiva sorte? Kevin, attore di sit-com dalla carriera
in risalita, sta realizzando un sogno: affiancato da Stallone, recita nell'ultimo film di di Ron Howard, fra
ospitate fuori città, alberghi di lusso, donne che vanno e che vengono.
Un infortunio sul set lo rende schiavo degli antidolorifici,
ricordandogli l'occasione già persa quando era una stella del
football con le ginocchia difettose: e se da suo padre – troppo
idealizzato nel tempo, ma in realtà imperfetto come tutti noi –
avesse ereditato il peggio, la dipendenza? Infine Randall: marito e
padre felice, sentimentale per natura, che
non ha mai smesso di ringraziare i genitori adottivi per averlo
strappato a una vita di abbandono. I soldi non mancano, c'è una
camera da letto in più al piano di sopra: sdebitarsi accogliendo
un'adolescente di colore meno fortunata di lui, che fino all'ultimo, purtroppo, fa grande antipatia. La formula resta la stessa e,
nei salti indietro e in avanti, questa volta con occhiate al futuro
che sarà, ritornano giovani e belli – ritornano insieme,
soprattutto – i genitori che vorrei. Guardiamo Rebecca e Jack nei
flashback e ci struggiamo, sapendo che il loro amarsi non durerà per
sempre: Jack è morto e no, non è uno spoiler. Si scoprirà come nel corso degli episodi. E sì, si piangerà. Davanti a gesti eroici un po'
esagerati, vero, che sanno però lasciare meravigliosamente spazio
allo sconcerto del lutto – penso non dimenticherò mai l'onestà
della reazione di Mandy Moore, qui straordinaria, che davanti a una notizia shock addenta un dolcetto del
distributore automatico come se nulla fosse, lo sguardo perso di chi
non ancora realizza. Davanti a un intreccio meno miracoloso, meno
inappuntabile, che rivela le sue forzature, il suo dilungarsi,
affinché il prezioso Milo Ventimiglia non sparisca nel nulla –
poche sorprese, a questo giro, nonostante gli exploit di Justin
Hartley siano degni di nota e di nomination. Ho aperto gli
occhi, e di lacrime non ce n'erano poi molte. Lucidità e disincanto
hanno lasciato emergere quindi i difetti di una seconda stagione che non ha fatto
gridare al miracolo. Forse semplicemente non si può far meglio, se già si è fatto così bene in passato. Forse, come i fratelli Pearson, non
tradiremo mai quella casa piena d'amore, il ricordo di Jack, per
nuove storyline o altri domicili. La
perfezione non esiste, neanche nelle famiglie felici. Neanche in This
is us. Dev'essere per
questo che mi è piaciuto meno, ma, a modo mio, gli ho voluto bene di più. (7,5)
La
musica classica spiegata dal sovversivo Gael
Garcìa Bernal era un piacere da scoprire.
Folgorante e originale per approccio e formato, Mozart in
the Jungle ha dato smalto agli spartiti – mai stati così rock 'n roll – e, negli
anni, lustro a produzioni Amazon che non hanno in realtà nulla da
invidiare ai cachet, ai nomi di grido, alle pubblicità di
Netflix. Benché gli abbia sempre riconosciuto grandi pregi, se mi
chiedeste perché lo seguo, cosa ci trovo, ormai non saprei più
rispondere. Mozart in the Jungle, per il quarto anno di seguito sempre uguale a sé stesso,
sembra aver perso infatti insieme al suo Rodrigo l'ispirazione iniziale e
l'amore. Cosa
succede: anzi, cosa non succede. La Filarmonica di New York non
naviga in buone acque. Bernadette Peters, da vecchia volpe qual è,
corteggia e accarezza l'ego degli investitori orientali, con buona
pace di Malcolm McDowell – amante appassionato ma, se si parla di
lavoro, rivale incorruttibile. Lola Kirke e Bernal fanno ufficialmente coppia fissa, ma
impegnarsi spaventa. Lei, divisa fra l'emanciparsi e i dettami del cuore, passa da oboista ad aspirante
direttrice d'orchestra iscrivendosi a un concorso dall'altra parte
del mondo. Lui, alle prese con la collaborazione con un esuberante
coreografo e l'arrangiamento impossibile del Requiem, sfida il
fantasma di Amadeus – amico immaginario, complice – con il
rischio che la sua scomparsa lo lasci solo e confuso, mentre Hailey bada intanto ai propri spettri, alle proprie ispirazioni.
Lo scorso anno c'erano Venezia, la bellezza di Monica Bellucci. Questo inverno,
invece, si sperimentano le stranezze e la spiritualità del Giappone
– un robot di ultima generazione dirige i musicisti, con sommo
disappunto del protagonista, e che noia, a dirla tutta, quel rito del
tè che alimenta trip e brusche virate sentimentali. Mozart si
allontana dalla trasgressione del titolo per le mete e le borie della
Coppola – non a caso scrive Roman, che di Sofia è il fratello
maggiore. Turista in terra straniera,
smarrito nella Tokyo e nelle incomprensioni sottili di Lost
in translation, Rodrigo ha perso
assieme al mentore il senso dell'orientamento, il tocco, le chiavi di
casa. Lo si segue con ritrovata leggerezza nel suo andirivieni senza senso,
sperando trovi la retta via. Quella che porta a una giungla che inizia
a mancarci, perché meno confortevole e patinata di tutto questo. Perché più
selvaggia di un soggiorno all inclusive che impigrisce, annoia e imborghesisce. (6,5)
A me purtroppo This is us è piaciuto molto meno, anche se penso che Mandy Moore meritasse davvero più attenzioni per il suo ruolo che non è solo "supporting"
RispondiEliminaLei rivelazione.
EliminaPer quanto io abbia amato la prima stagione di This is Us, non ho ancora visto questa(tranne il primo episodio).. non sono pronta alle lacrime, in questo periodo ho voglia di sorridere :)
RispondiEliminaRimanda pure, ma saprai che con This is us ci si commuove anche per le cose belle. :)
Eliminavorrei vedere this is us ma non so se sia proprio un genere fatto per me. Dovrei almeno vedere il pilot...
RispondiEliminaSulla carta non è neppure il mio, eppure che magia.
EliminaProvare per credere.
Posso fare pubblica ammenda: ogni dubbio nei confronti della seconda stagione di This is us è stato cancellato da una seconda parte della seconda stagione lacrimosa e da brividi. Ne parlerò meglio martedì :)
RispondiEliminaQuanto al Maestro, è lì che mi aspetta. So che è leggero e sempre frizzantino ma chissà perchè quest'anno la voglia è calata, confermi le mie perplessità di serie in stanca.
Ah, i Pearson hanno fatto il miracolo, alla fine. ;)
EliminaMozart in the Jungle sempre piacevolissimo, sempre ben musicato, ma boh. Non va né avanti né indietro, non so se mi spiego. Inizio a stancarmi.
This is us è la serie che voglio recuperare, ma che mi spaventa per la quantità di lacrime che mi farà versare ^^;;;
RispondiEliminaMamma mia, tante.
EliminaLa seconda season di This Is Us è tra le mie prossime visioni... giusto il tempo di preparare una buona quantità di fazzoletti ;)
RispondiEliminaCome fare arricchire gli Acqua e sapone di mezza Italia.
EliminaThis is Us non lo sto guardando, mi ero perso anche la prima stagione, sto invece seguendo su Sky la quarta di Mozart in the Jungle e ancora non mi ha convinto moltissimo... Speriamo migliori.
RispondiEliminaLo spero per te, ma piatta com'è difficile che ti coinvolga strada facendo.
EliminaSì è pianto anche con questa stagione di This Is Us, sebbene come dici tu le cose hanno funzionato di meno.
RispondiEliminaMi sembra ci sia una certa forzatura nel voler arrivare al cuore delle persone a tutti i costi, a cercare sempre la sequenza madre, ma comunque ci riesce alla grande, quindi che gli vuoi dire? :)
In ogni episodio c'è sempre qualche dettaglio, qualche scena, qualche dialogo, qualche particolare che resta impresso. Nel finale gli autori hanno tirato fuori pure degli spunti che potranno rinnovare la serie, quindi tanto di cappello a loro.
Con Mozart in the Jungle 4 sono fermo al primo episodio e ho ritrovato la solita serie, come anche tu mi confermi. Mi attira lo spunto giapponese Lost in Translation, ma con le altre 3mila serie che al momento mi ispirano di più non so se ce la farò a continuare.
Su carta, This is us ha tante cose che mi infastidiscono. Eppure, saranno magici i Pearson, neanche quest'anno mi sono parse troppe - troppa dolcezza, troppo buonismo, troppi drammi, dico. Aspettiamo la terza stagione, confidando nelle stesse lacrime e in qualche cambiamento.
EliminaMozart, più coppoliano del solito, con più Lola Kirke del solito, potrebbe piacere più a te che a me.
This Is Us è nella mia lista di serie da vedere da 3 anni, ma ahimè non ho ancora avuto modo di cominciarla!
RispondiEliminaThe Crown l'hai vista? Ne parlo sul mio blog!
Non stravedo per il period drama, purtroppo, ma passo a leggerti, grazie!
EliminaPer Mozart in the jungle, a mio parere questa quarta stagione è stata migliore della terza. Parte in modo molto simile, ma sul finire ha una spinta nuova, come il germe di qualcosa che deve nascere e che forse non vedremo mai. Le puntate in Giappone sono state molto intense, soprattutto quella con la cerimonia del tè (non dico di più per non spoilerare) che ho trovato a dir poco poetica. Ha perso quel senso di novità che aveva nelle prime due stagioni, ma resta un prodotto di qualità. Gael, poi, lo amo. :-)
RispondiEliminaIn generale, Sabina, concordo con te. Rispetto alla stagione precedente a Venezia, che però mi aveva divertito molto di più, c'è stata più crescita. Penso al personaggio di Hailey, che qui tenta di reinventarsi, dal taglio dei capelli alla direzione. :)
EliminaThis is us tornerà anche qui dai Ford, e mi sa che sarà un'altra dura lotta per nascondere la commozione. ;)
RispondiEliminaSfida persa, già!
EliminaTi dirò, a me questa seconda stagione di This is us sta piacendo DA MATTI! Credo che tra la puntata in cui Kevin si fa male al ginocchio da adolescente e quella in cui alla fine si scopre come muore Jack, ho pianto tutte le mie lacrime Y-Y
RispondiEliminaE infatti sto obbligando fidanzato a iniziare la prima stagione! Deve soffrire con me, che diamine :D
Kate è il mio punto debole, quella che non mi fa mai impazzire e continua a non dirmi niente di che... ad ogni modo ADORO. E Milo, mamma mia... la cosa buffa è che prima di questa serie TV l'ho sempre considerato sopravvalutato... ora, sarà che mi sono innamorata follemente di Jack (e che, come dici anche tu, mi struggo di fronte all'amore tra lui e Rebecca proprio perché imperfetto e destinato a finire) ma mi sono innamorata anche di Milo XD