| Ohio, di Stephen Markley. Einaudi, € 22, pp. 540 |
Da bambino l’America mi sembrava il cuore del mondo. Tutti noi in fondo abbiamo masticato le prime parole d'inglese storpiando le canzoni straniere alla radio. Tutti noi, al cinema, preferivamo andare a vedere le produzioni delle grandi major anziché i film girati a casa nostra. Da lontano l’America mi sembrava bellissima; il Nuovo Mondo per davvero.
Quando cresci, però, succede che ti svegli. E che la televisione ti racconta all’improvviso la fine del sogno americano: morto ammazzato nella violenza, nella discriminazione, nel razzismo. Sarà perché tristemente attuale, sarà perché mastodontico, l’esordio di Stephen Markley resterà una delle migliori letture dell’anno. All’inizio immaginavo una storia placida nello stile di Nickolas Butler. Spiazzato, invece, mi sono trovato per le mani un’indagine sui lati più sordidi del Midwest: una vicenda ambientata all’indomani della Grande Recessione che parla di guerra, sesso, vendetta, dipendenze.
Quando cresci, però, succede che ti svegli. E che la televisione ti racconta all’improvviso la fine del sogno americano: morto ammazzato nella violenza, nella discriminazione, nel razzismo. Sarà perché tristemente attuale, sarà perché mastodontico, l’esordio di Stephen Markley resterà una delle migliori letture dell’anno. All’inizio immaginavo una storia placida nello stile di Nickolas Butler. Spiazzato, invece, mi sono trovato per le mani un’indagine sui lati più sordidi del Midwest: una vicenda ambientata all’indomani della Grande Recessione che parla di guerra, sesso, vendetta, dipendenze.
Siamo a New Canaan, un sobborgo di quindicimila anime: il tasso di mortalità è alle stelle, soprattutto tra i giovanissimi; le alluvioni sono all’ordine del giorno nei mesi piovosi. In una sera del 2013, mentre ci si comincia già a lamentare dell’operato di Obama lasciando così spazio all’ombra di Trump, degli ex compagni di scuola raggiungono la cittadina dove i loro guai hanno avuto inizio. E nell’arco della stessa notte, insieme o separatamente, sperano di venire a capo delle ragioni del loro ritorno e del loro abbandono.
La storia è già stata scritta. Cos’è la storia, se non una scelta della memoria. E cos’è la memoria, se non una resa infedele di sesso, morte, giustizia, assassinio, preghiera, avidità, speranza e amore. La memoria è duttile come l’anima.
Hanno ventinove anni, ma sembrano invecchiati precocemente. Che fine hanno fatto i ragazzi belli, privilegiati e fiduciosi che posavano nella foto scattata al ballo? Soffrono d’insonnia. Convivono con coscienze sporche e incertezze, con il dolore dell’incompiuto. Fanno viaggi esotici per allontanarsi da un ambiente che ormai sembra una scena del delitto.
Piano sequenza ambientato tutto in un notte, Ohio è sì disincantato ma anche pervaso dalla magia della serendipità: c’è un filo invisibile a unire quelle quattro vite e lungo strade anguste si incappa puntualmente in qualcuno che avremmo voluto evitare. Essendo diviso in sei lunghissimi capitoli complementari, a primo impatto l’ho trovato troppo prolisso: alcuni dettagli sfuggivano, specialmente nei dialoghi politici, e il narratore onnisciente – un incrocio tra Clint Eastwood e i fratelli Coen – scoraggiava snocciolando nomi su nomi.
Come colpiti da una maledizione, i giovani del posto sembrano destinati a fare una brutta fine: si parte con la parata trionfale per il funerale di Rick, caduto in Iraq, e con i pettegolezzi sulla morte di Ben, cantautore stroncato di overdose. Ma un alone di inquietudine avvolge anche chi non ha partecipato alle esequie.
Come colpiti da una maledizione, i giovani del posto sembrano destinati a fare una brutta fine: si parte con la parata trionfale per il funerale di Rick, caduto in Iraq, e con i pettegolezzi sulla morte di Ben, cantautore stroncato di overdose. Ma un alone di inquietudine avvolge anche chi non ha partecipato alle esequie.
Ognuno di loro era assente per ragioni personali, e un giorno tutti quanti sarebbero tornati. Difficile dire dove finisca questa storia o come sia cominciata, perché una delle cose che alla fine imparerete è che il concetto di linearità non esiste. Esiste solo questo sogno collettivo scatenato, incasinato, incendiario in cui nasciamo, viaggiamo e moriamo tutti.
Bill, con un misterioso pacco da consegnare a una vecchia fiamma, è strafatto quando resta a piedi con il pick-up: il suo trip psichedelico, tra idealismo e cospirazioni, con tanto di visioni orrorifiche, per fortuna lascia presto spazio a un viaggio della memoria ben più toccante. E ci sono Stacey, letterata omosessuale, giunta per affrontare le persone che l’hanno fatta sentire in difetto – il fratello maggiore e l’ex suocera – in nome di un affrancamento tardivo; il timido Dan, reduce da tre missioni in Medio Oriente, che con un occhio di vetro e tanti sensi di colpa si lascia convincere dalla ex, Hailey, a salutare un’insegnante in fin di vita; la decadente cheerleader Tina, innamorata dell’amore, che dopo una discesa infernale nell’autolesionismo e nell’anoressia decide di chiudere il capitolo rimasto aperto con la stella della squadra di football. Manca soltanto Lisa, amica di tutti, forse andata via per abbracciare le sue origini asiatiche: che fine avrà fatto?
Il cielo di dove sei nato non lo riconosci solo dal modo in cui si annuvola o in cui brillano le stelle di notte. Il cielo di casa tua si comporta come quando, da paracadutista, tiri la corda e l’aria ti riafferra. Puoi aver girato il mondo e visto tramonti migliori, albe migliori, temporali migliori, ma appena scorgi all’orizzonte i campi, i boschi, le alture e i fiumi che ricordi, ti prende la commozione. La corda del paracadute ti strattona in alto.
Ohio è uno spettacolare rompicapo emotivo, caustico e lirico insieme, su ciò che univa i protagonisti e su ciò che all’ultimo li ha divisi per sempre. L’alcol a fiumi renderà tutto un po’ surreale, e loro sembreranno cozzare come le palline di un flipper. Mi sveglio ora da questa sbronza triste, a fatica. Scopro addosso lividi che non ricordavo di essermi procurato: ho fatto una rissa al Vicky’s, o semplicemente mi sono sbucciato la pelle a sangue ruzzolando lungo questo viale dei ricordi. Tirato dal suddetto filo di Markley – non semplice scrittore, bensì architetto celeste –, ho vinto la resistenza iniziale scalando questa montagna di cinquecento pagine. È stato impegnativo. Ma a fine lettura, grazie ai pregi della visione di insieme, mi sono accorto della bellezza della vista. Affacciava sul grigio di un sobborgo rurale-industriale. Squallido ma da lacrime; da immortalare.
Il mio voto: ★★★★½
Il mio consiglio musicale: Ivano Fossati - C'è tempo
Wow sembra davvero interessante!
RispondiEliminaMolto, poi storia tanto nelle mie corde. Cupa e malinconica.
EliminaSembra davvero una bella lettura *^*
RispondiEliminaBellissima. Mi ha ricordato molto Butler, autore che non consiglio mai a sufficienza!
EliminaSicuramente impegnativo, ma dopo aver letto la tua recensione sono convinta che ne valga la pena. Me lo procurerò e aspetterò di poterlo leggere in un momento di totale tranquillità mentale, per dedicargli tutta l'attenzione che merita!
RispondiEliminaL'estate, Nadia, potrebbe essere la stagione ideale. Leggilo con calma. :)
EliminaMi trovo più o meno a 1/6 delle pagine: sono attratto, ma anche in bilico. Lo sforzo di immergermi nella storia a tratti ha superato il piacere della lettura, però dopo quello che hai scritto sono incoraggiato a proseguire.
RispondiEliminaCon Bill, guarda, ho fatto una fatica immane. Troppa politica, troppo fumo, troppa stranezza. Perché inserirlo in apertura di libro? Scoraggia. Con tutti gli altri, amore grande. Persisti. Ne vale la pena, giuro.
EliminaSembra perfetto per me ☺️☺️☺️
RispondiEliminaAh, poi tu hai una tale pazienza coi mattoncini...!
EliminaGrazie, sicuramente lo leggerò. :-)
RispondiEliminaRicordati anche Butler! È spesso in promo con Feltrinelli. ;)
EliminaQuesto me lo segno, potrebbe fare al caso mio! :)
RispondiEliminaDecisamente, intensissimo!
EliminaTra questo e il ritorno a Holt, a giugno ci sono andato di lusso. :)
Grazie,ho sentito una citazione a volo in TV che lo definiva "la nuova Pastorale americana" e cercando in rete mi sono imbattuta in mr.Ink. ora mi oriento! Lo leggerò.
RispondiEliminaDefinito in TV ora come "la nuova Pastorale americana"
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