In
sovrappeso, seguita a ruota da una migliore amica dai dubbi gusti
sessuali, figlia di una mamma single che per lavoro sforna burritos e
di un padre dall'identità segreta, Patty, diciassette anni e
sentirsene cento, è il ritratto dell'impopolarità in un'età – in
un Paese – che pretenderebbe bellezza, valori tradizionali, modelli
vincenti. Chi poteva immaginarlo che l'ennesima prepotenza – il
pugno di un barbone rissoso – avesse dei pregi? Dimagrita di trenta
chili durante la convalescenza, più avvenente ma non per questo più
felice, la liceale punta alla vendetta. Adesso vuole vincere, anche a
costo di umiliare o allontanare gli altri. Soltanto così può andare
oltre il famigerato soprannome di Maiale Patty. Rimpiazzandolo,
magari, con una nuova reputazione: anche pessima. Sete di sangue e
fame di vendetta portano la semisconosciuta Debby Ryan a incrociare
così la strada di Dallas Roberts, irresistibile cinquantenne in
crisi d'identità – ufficialmente avvocato ma, a porte chiuse,
consulente di bellezza nell'occhio del ciclone –, che si barcamena
fra le arringhe e i pettegolezzi, la moglie Alyssa Milano e il rivale
brillante di un Christopher Gorham che più invecchia, più si fa
bello. Boicottato per presunto fat
shaming, Insatiable è
l'anti-Tredici per
eccellenza: commedia adolescenziale di nero vestita che scherza sullo
stupro, sull'aborto e la sessualità, sui chili in più, con sommo
disappunto di chi non apprezza il grottesco o l'umorismo caustico. A
ben vedere, però, il dente avvelenato è pura apparenza: ecco la
morale, sempre (ben) nascosta dietro l'ennesimo sfottò alle serie TV
a tesi, al perbenismo medio-borghese, a cacce alle streghe in nome
del politicamente corretto che di questi tempi fanno più male che
bene. Cattiva Patty, che per tutta l'adolescenza ha covato tra sé e
sé una rabbia ferocissima, o forse gli altri? I comportamenti
diseducativi dell'ex bruttina, comunque eternamente sulla difensiva,
smascherano infatti l'opportunismo di nemici convertiti in amanti. Si
parte dalle aule di tribunale del pilot, per poi muoversi fra
concorsi di bellezza e aule scolastiche: la stessa giungla
spietata. Insatiable,
ho constatato con un po' di sorpresa, non ha la struttura della
comedy che ci si aspetterebbe: quei quaranta minuti, giudicati troppi
all'inizio, si rivelano utili invece per seguire le vicende di amici,
mentori e figuranti, tutti ugualmente indispensabili – e, sempre
con un po' di sorpresa, tocca scoprire strada facendo quanto gli
intrighi degli adulti divertano più di quelli dei giovanissimi del
cast. La scrittura, per quanto spassosa, non è purtroppo il punto
forte: va incontro a qualche problema con personaggi che troppo in
fretta passano da buoni a cattivi, dall'ira al pentimento insincero;
svolte e situazioni a dir poco sopra le righe, con attori ridotti a
macchiette caricaturali per amore della risata facile; contaminazioni
con l'horror o con le soap opera che mancano tuttavia del candore
sincero di un Jane
The Virgin.
Deliziosamente perfido, questo guilty pleasure al sangue pizzica il
palato con personaggi al limite – dell'immoralità, del buon gusto
– e battute senza peli sulla lingua che scontenteranno i buonisti.
Se la scorrettezza con me vince facile, minaccia sul fronte opposto
di far perdere iscrizioni in casa Netflix: probabilmente non
rivedremo Insatiable,
da sacrificare sull'altare delle future cancellazioni, e me ne
dispiaccio. Morale della favola? La vendetta dà la bulimia. Ma la
mia insaziabile fame di trash, intanto, è stata per fortuna
parzialmente placata. (6,5)
Dopo
l'affannoso trascinarsi della stagione
precedente, inatteso e in sordina torna per la quarta
volta UnREAL.
Il proposito di non proseguire: accantonato senza ripensamenti alla
notizia che all'indomani di questo nuovo arco di episodi – otto, e
non dieci come da patti – non ce ne sarebbero stati altri.
Accorciata, cancellata, la serie scritta dall'acclamata Marti Noxon –
autrice in questo stesso palinsesto del soporifero Sharp
Objects –
era stata infatti salvata da Hulu, e da Hulu messa in streaming per
un binge
watching conclusivo.
Lasciati da parte i toni delle passate puntate, più moraliste e per
questo, forse, inadatte a chi sin dall'inizio domandava
intrattenimento senza tabù, Everlasting –
fittizio programma d'incontri sulla scia del nostro Temptation's
Island –
riscopre fieramente il trash e la crudeltà. Che gli spettatori
armati di un altro po' di pazienza, perciò, si preparino a
un'edizione stellare. Shiri Appleby e Constance Zimmer, all'apparenza
complici e manipolatrici come ai tempi d'oro, hanno chiamato
all'appello vecchi concorrenti affinché a nessuno venisse negato il
lieto fine. Tra questi, un ballerino bisessuale e tossicodipendente,
con un programma tutto suo in uscita e le peggiori intenzioni di
rovinarsi gambe e reputazione; una giovane vittima di stupro che in
gara ritrova proprio il suo assalitore, ben lontano dall'abbandonare
il suo spregevole vizietto; una spogliarellista, un'intrusa, che
nella sorpresa generale dà al femminismo un nuovo volto. Se Quinn,
incinta contro ogni pronostico, a tratti si addolcisce in nome
dell'istinto materno, è una Rachel bionda e spregiudicata a far
sembrare quisquiglie gli scorsi misfatti: totalmente fuori controllo,
fa concorrenza alle partecipanti, facendo perdere il conto degli
amanti e degli errori. È lei la vera nemica delle ragazze in gara, e
soprattutto di sé stessa. Per un lungo tratto, dunque, riaccogliamo
a braccia aperte il black humour, i piani machiavellici, gli
sgambetti che infrangono legge e buon gusto. Cosa vuol saperne la
coscienza, infatti, se lo share parla chiaro? Troppo presto, però,
per cantare vittoria. E ci si mette purtroppo di mezzo quel finale
affrettato, imperdonabilmente tarallucci e vino, all'insegna della
solidarietà – e dell'incoerenza – femminile. Più che una brusca
virata, si fa allora retromarcia. Quando, date le premesse, il
redivivo UnREAL poteva
ambire in extremis persino a superarsi. (6)
Ero in dubbio se leggerti oggi perché sono ancora ai primi episodi di Insatiable quindi non volevo farmi influenzare. Vedremo più avanti cosa mi sembra ma per ora mi è piaciuto!
RispondiEliminaTi leggerò in seguito, ma ti divertirai!
EliminaAnche tu caduto nel vortice di Insatiable? XD No scherzo, probabilmente lo vedrò anch'io solo per unirmi al coro! :*
RispondiEliminaLa aspettavo prima che diventasse polemica, guarda. 😅
EliminaInsatiable non mi attira per nulla, anche se Netflix continua a consigliarmelo ogni cinque minuti :/
RispondiEliminaAmando il genere, da Heathers a Meangirls, io invece la aspettavo con curiosità. E ho trovato quello che cercavo, né più né meno.
EliminaInsatiable è il mio attuale guilty pleasure.
RispondiEliminaPur con i suoi difetti e i suoi momenti trash (anzi, grazie anche a quelli) per me siamo quasi dalle parti del capolavoro. :)
UnREAL altro guilty pleasure supremo degli ultimi anni. Il finale non è stato proprio il massimo, ma va beh, glielo si perdona per tutto l'intrattenimento kitsch che ci ha regalato.
Sharp Objects soporifero???
Ma che stai a dì? :D
Piango, dando già Insatiable per morto. Per fortuna ho Jane The Virgin, io, ma mi mancheranno i Bob. ❤️
EliminaSharp Objects sopravvalitatissimo, preparati a essere contrariato dal mio post: torrida e seriosa soap opera, con telecamera a mano insopportabile e una Adams catatonica.
Voglio la seconda di Insatiaaable!!
RispondiEliminaChissà, incrociamo le dita e preghiamo il dio del trash. ;)
EliminaCon i guilty pleasure sono sempre tentata, ma visto che parli di cancellazione non so se andare di recupero o meno.
RispondiEliminaCon UnReal ho sbuffato come non mai, ne parlerò, ma è stata fin troppo trash questa conclusione.
Copio/incollo:
Sharp Objects soporifero???
Ma che stai a dì? :D
Ma è noiosissimaaa. Una trama da poco (non mi aveva convinto neanche il romanzo) spalmata in otto ore, che sono troppe. Hanno battuto il ferro di BLL finché era caldo...
RispondiEliminaunreal devo inziarla da zero ma senza fretta, mentre insatiabile ero molto tentata per il no, poi tu mi menzioni meansgirl e ciaone la voglio vedere!XD
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