sabato 30 marzo 2013

Recensione: Bianca come il latte rossa come il sangue, di Alessandro D'Avenia

Buon pomeriggio, miei amici! Come stanno procedendo queste vacanze e come passerete la giornata di domani? Per farvi i miei migliori auguri, vi propongo la recensione di un romanzo che volevo leggere da un po', ma che ho divorato solo adesso, complice l'uscita del film – dal 4 Aprile al cinema (... e quel giorno è anche il mio compleanno!). Mi raccomando, non fate indigestione di uova di Pasqua! Alla prossima, Mik.
L'amore non dà pace. L'amore è insonne. L'amore è elevare a potenza. L'amore è veloce. L'amore è domani. L'amore è tsunami.  
L'amore è rossosangue.

Titolo: Bianca come il latte, rosse come il sangue
Autore: Alessandro D'Avenia
Editore: Mondadori
Numero di pagine: 254
Prezzo: € 13,00
Sinossi: Leo è un sedicenne come tanti: ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino e vive in perfetta simbiosi con il suo iPod. Le ore passate a scuola sono uno strazio, i professori "una specie protetta che speri si estingua definitivamente". Così, quando arriva un nuovo supplente di storia e filosofia, lui si prepara ad accoglierlo con cinismo e palline inzuppate di saliva. Ma questo giovane insegnante è diverso: una luce gli brilla negli occhi quando spiega, quando sprona gli studenti a vivere intensamente, a cercare il proprio sogno. Leo sente in sé la forza di un leone, ma c'è un nemico che lo atterrisce: il bianco. Il bianco è l'assenza, tutto ciò che nella sua vita riguarda la privazione e la perdita è bianco. Il rosso invece è il colore dell'amore, della passione, del sangue; rosso è il colore dei capelli di Beatrice. Perché un sogno Leo ce l'ha e si chiama Beatrice, anche se lei ancora non lo sa. Leo ha anche una realtà, più vicina, e, come tutte le presenze vicine, più difficile da vedere: Silvia è la sua realtà affidabile e serena. Quando scopre che Beatrice è ammalata e che la malattia ha a che fare con quel bianco che tanto lo spaventa, Leo dovrà scavare a fondo dentro di sé, sanguinare e rinascere, per capire che i sogni non possono morire e trovare il coraggio di credere in qualcosa di più grande.
                                                      La recensione
Il greco è la verdura della scuola. Amara e utile solo al transito intestinale, cioè a fartela sotto il giorno dell'interrogazione...”
L'adolescente è un mistero ancora da svelare; un puntino luminoso che, una volta ogni mille anni, taglia il cielo e la nostra notte cercando attenzioni, nel tentativo vano di essere compreso, di non sentirsi più solo in quel profondo, cosmico blu: così sterminato, eppure così vuoto, lontano. Si mostra, in attesa di incrociare occhi giovani e puri come i suoi, e poi scompare. Via nell'anima della notte, via nell'anima della vita. Un attimo dopo è già vecchio: una moglie, un figlio, un mutuo da pagare con un lavoro frustrante e una foresta di tristi rughe. Come una farfalla, vive per un solo giorno.
Ha la cronologia del PC più ritoccata degli zigomi di un'attricetta nostrana e più limpida dei sanitari di un ospedale, password al cellulare che farebbero un baffo all'astuta Sfinge di Edipo, pensieri vietati ai minori e rigorosamente da censurare. Conia parolacce e neologismi e fa pensieri profondi, il più delle volte. Districarli tra collage mentali di ragazze pettorute e sorridenti, equazioni e lettere greche, calcio e motorini, noia ed imprecazioni varie è l'impresa che il valente Ercole aspetta di portare a termine dall'alba dei tempi, praticamente! Parlare di tutto questo non è impossibile. Bastano una voce schietta e acuta, una penna, distese di carta bianca da riempire con i colori delle emozioni. Colori definiti, ma sbavati: come in un graffito. Colori che i miei prof reputerebbero sporcizia senza senso su un muro senza senso, non un'opera d'arte. Macchie pazze, semplice schifo. Sono stati i miei insegnanti a consigliarmi per la prima volta Bianca come il latte, rossa come il sangue. Più che un consiglio, la loro era un'imposizione.
E io, fiero e ribelle liceale, finalmente lasciato alle spalle il quinto ginnasio, non l'ho letto. Chiaro: come avrei potuto riconoscermi in un romanzo nel quale si erano riconosciuti loro? Dov'era il mio diritto di evitare accuratamente i consigli dei perpetui attentatori alla mia tranquillità di studente che, molto probabilmente, avevano fatto da fornitori di inchiostro e papiro ad un giovincello Omero? Io ero un genio incompreso, loro non capivano niente. Caso chiuso. Volevo essere alternativo, discordante: dire “No, io non l'ho letto!” e andarne fiero.
Ma, a distanza di anni dalla pubblicazione, complice l'uscita del film, mi sono riavvicinato alla storia di Leo, Silvia e Beatrice. Mi sono avvicinato a un cantastorie eccezionale, a un sognatore che mi ha fatto posto sulla sua stella.
L'amore è una specie di forza di gravità: invisibile e universale, come quella fisica. Inevitabilmente il nostro cuore, i nostri occhi, le nostre parole, senza che ce ne rendiamo conto vanno a finire lì, su ciò che amiamo, come la mela con la gravità”.
Alessandro D'Avenia: un bravo scrittore, bravissimo; un maestro di filosofia e di vita sensibile ed umano; l'insegnante che vorrei sentir parlare a lezione, l'amico che vorrei chiamare a notte inoltrata nei miei tanti momenti no. Io ero come il suo Leo prima dell'arrivo del Sognatore. Inconsapevolmente perso. 
Il romanzo ha periodi spigolosi, ma senza spigoli. Spezzettati, frammentari, lapidari, ma morbidi – come quando la mamma, da piccini, tagliava via la crosta dura dal nostro tramezzino con la Nutella. Sono fatti di parole leggere, tra il rosso e il bianco; suggestive come nuvole perfettamente rosa in un tramonto sul mare.
I capitoli sono epigrafici. Quando hai sedici anni tutto è così complicato, tutto è così semplice: i genitori sono due estranei con connotati simili ai nostri, i prof sono una malefica razza da lasciare estinguere come un'epidemia di colera, gli amici sono la vita, la musica è tutto, l'amore è una tempesta di rossi esplosa su una tela di Pollock. Arriva con uno scoppio tra i banchi di scuola, con i freni che fischiano ed un boato che, tutto un livido e con il gesso al braccio, ti porta dal tuo unico amore, nel luogo dove mettere alla prova il tuo coraggio e la tenacia dei tuoi sentimenti: non un castello, ma un ospedale. Tre il protagonista e l'eterea Beatrice non una strega malvagia, ma una malattia mortale: un incantesimo che trasforma il suo sangue da rosso a bianco. Il colore più brutto.
Strappare la bellezza ovunque essa sia e regalarla a chi mi sta accanto. Per questo sono al mondo”.
Nonostante gli aforismi di cui è impreziosito, i dialoghi essenziali e significativi, i piccoli apologhi che si incastrano nella storia stessa, nella filosofia antica e nella tradizione greca, l'esordio di Alessandro non suona retorico nemmeno un po'.
Lui si limita a coniugare esattamente i congiuntivi, a mettere le virgole lì dove sono necessarie, a fare ordine tra i pensieri e i ricordi, a rendere il suono della campanella e il ticchettio del gesso sulla lavagna i suoni più armoniosi di questo mondo, a sollevare il tono di Leo – capelli ribelli, voglia di studiare saltami addosso... in una relazione aperta a tempo indeterminato con il torneo di calcio a scuola e l'iPod – quando parla di e con Beatrice, una splendida dea che sta per abbandonare il suo corpo terreno troppo bruscamente. Destinazione: l'eterno. L'amore gli ha messo le ali ai piedi, il suo grillo parlante gliele ha messe alle parole, affinché suonassero migliori e più sicure. Affinché restassero per sempre.
Se lei sparisce, sparisce il sogno. E la notte resta nel suo buio più buio, perché non ci sarà nessuna alba”.
Bianca come il latte, rossa come il sangue è un rapido flusso di coscienza, un canto intonato con voce e chitarra a una vita che il più delle volte è un po' stronza, una storia d'amore maturata in duecento giorni e abbozzata su un banco di scuola, una lettera a Dio rubata tra le pagine del commovente diario di Beatrice. Scritta e riscritta. Strappata e risanata. Nella gioia e nel dolore. Nella salute e nella malattia. Con le lacrime o il sorriso, la rabbia o la quiete. Con la voce che è un graffio nella gola o un inno alla gioia di vivere. Potrebbe essere lo specchio dei nostri anni, il libro della nostra gioventù, l'insegnamento della nostra vita. Una cosa è certa: se ci fossero più romanzi così, più autori come Alessandro D'Avenia, allora molti più giovani leggerebbero. E forse, potrebbe essere anche un'Italia meno difficile, la nostra. Da un alunno a un prof...
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Modà – Se si potesse non morire

venerdì 29 marzo 2013

Aprile 2013: Anteprime lontane e vicine!

Ciao a tutti! Come sempre, a fine mese, si torna a parlare di novità e prossime uscite. E, come sempre, nel farlo, vi propongo un'affollatissima ed assurda carrellata di titoli imperdibili. In comune alcuni hanno l'editore, altri niente: il peso della felicità e dei sogni con Le cose che non ho (il più grande successo francese dai tempi de L'eleganza del riccio), L'amore è un difetto meraviglioso (splendida copertina, trama astutamente divertente), Quattro etti d'amore, grazie (il ritorno dell'autrice di Le luci nelle case degli altri), Sognando Park Avenue; il passato ed il presente di Una moglie a Parigi e L'ombra del Silenzio (il ritorno dell'amatissima Kate Morton: che finalmente riesca a leggere qualcosa di suo?); i demoni di Gabriel's Inferno, Le streghe di Salem (presto anche al cinema!) e Inferno (il nuovo annunciato bestseller di Dan Brown); l'audace e originale distopia nostrana Garden – Il giardino alla fine del mondo
Quale aspettate? Ardua scelta davvero!! A presto, M ;)

Titolo: Garden – Il giardino alla fine del mondo
Autore: Emma Romero
Editore: Mondadori “Chrysalide”
Numero di pagine: 327
Prezzo: € 14,90
Data di pubblicazione: 2 Aprile 2013
Sinossi: Italia, Rinascimento del futuro. Maite ha 16 anni ed è la lavoratrice più efficiente nella sua Fabbrica. Ha una passione segreta per il canto e un grande sogno: raggiungere il leggendario Giardino alla Fine del mondo, dove si mormora che vivano dei Ribelli in totale libertà. Perché il mondo di Maite è una prigione. Dopo una lunga guerra, infatti, l'Italia è stata divisa in 8 Granducati e la vita degli uomini è stata riformulata: la musica, la danza, il teatro sono proibiti, se non nella Città del Governo. Non resta che il lavoro durissimo, un sistema di controllo micidiale, la morte certa per ogni infrazione. Tranne che in occasione della Grande Cerimonia annuale, la sfarzosa celebrazione per l'anniversario della Rinascita, a cui tutti sono obbligati ad assistere. Per Maite, quello, diventa il giorno del riscatto: dopo il sequestro della sua migliore amica Erika, decide di far sentire la sua voce al mondo, anche a costo della sua stessa vita!

Titolo: Le cose che non ho
Autore: Grégorie Delacourt
Editore: Salani
Numero di pagine: 144
Prezzo: € 12,90
Data di pubblicazione: 4 Aprile 2013
Sinossi: Dice un vecchio adagio che le lacrime più amare sono quelle versate per la preghiere esaudite. Sì, a volte succede che la gioia per una svolta inattesa del destino svanisca in fretta di fronte alla possibilità concreta di realizzare un sogno, lasciandoci smarriti e confusi. E' quello che accade a Jo, la protagonista di questo romanzo: 'un cuore semplice', una donna intelligente e positiva con un'esistenza quieta, nutrita di sogni, che per un colpo di fortuna all'improvviso è in grado di realizzarli tutti. Forse la felicità non è cosi matematica. Forse non si tratta solo di sommare un sogno dopo l'altro, ma di ritrovare se stessi in ciò che si fa. Forse a Jo semplicemente non serve avere tutto ciò che ha sempre desiderato; perchè il suo matrimonio, il lavoro, i figli ormai grandi e l'amore non sono beni acquisiti ma cose vive che sfuggono al suo controllo, e con cui si può solo entrare in sintonia senza farsene travolgere, come quando si nuota tra le onde di un mare agitato.

Titolo: L'amore è un difetto meraviglioso
Autore: Graeme Simsion
Editore: Longanesi
Numero di pagine: 372
Prezzo: € 14,90
Data di pubblicazione: 22 Aprile 2013
Sinossi: Don è un professore di genetica all'Università di Melbourne e di recente ha fatto una scoperta incredibile: gli uomini sposati sono mediamente più felici di quelli single. E vivono più a lungo! Per questo ha deciso, da scienziato, di trasformare un problema - il fatto di non avere una compagna - in un progetto: il Progetto Moglie. È semplice: basta un questionario di sedici pagine per valutare tutte le candidate e trovare, finalmente, la donna perfetta per lui, una che risponda a criteri rigorosi: non deve fumare né bere, e non deve mai arrivare in ritardo o in anticipo. Rosie Jarman ha tutti questi difetti. E altri ancora. Però...

Titolo: Quattro etti d'amore, grazie
Autore: Chiara Gamberale
Editore: Mondadori
Numero di pagine: 242
Prezzo: € 17,00
Data di pubblicazione: 26 Marzo 2013
Sinossi: Quasi ogni giorno Erica e Tea s'incrociano tra gli scaffali di un supermercato. Erica ha un posto in banca, un marito devoto, una madre stralunata, un gruppo di ex compagni di classe su facebook, due figli. Tea è la protagonista della serie tv di culto "Testa o Cuore", ha un passato complesso, un marito fascinoso e manipolatore. Erica fa la spesa di una madre di famiglia, Tea non va oltre gli yogurt light. Erica osserva il carrello di Tea e sogna: sogna la libertà di una donna bambina, senza responsabilità, la leggerezza di un corpo fantastico, la passione di un amore proibito. Certo non immaginerebbe mai di essere un mito per il suo mito, un ideale per il suo ideale. Invece per Tea lo è: di Erica non conosce nemmeno il nome e l'ha ribattezzata "signora Cunningham". Nelle sue abitudini coglie la promessa di una pace che a lei pare negata, è convinta sia un punto di riferimento per se stessa e per gli altri, proprio come la madre impeccabile di "Happy Days". Le due donne, in un continuo gioco di equivoci e di proiezioni, si spiano la spesa, si contemplano a vicenda: ma l'appello all'esistenza dell'altra diventa soprattutto l'occasione per guardare in faccia le proprie scelte e non confonderle con il destino. Che comunque irrompe, strisciante prima, deflagrante poi, nelle case di entrambe. Sotto la lente divertita e sensibile della scrittura di Chiara Gamberale, ecco così le lusinghe del tradimento e del sottile ma fondamentale confine tra fuga e ricerca.

Titolo: Sognando Park Avenue
Autore: Tinsley Mortimer
Editore: Tre60
Numero di pagine: 350
Prezzo: € 9,90
Data di pubblicazione: 18 Aprile 2013
Sinossi: Bella, solare e spigliata, Minty Davenport è la tipica brava ragazza del Sud degli Stati Uniti. Ma la vita di provincia le è sempre stata stretta e, fin da piccola, sfogliando montagne di riviste di moda e di gossip, ha sognato di vivere nella sfavillante New York – il cuore pulsante del mondo fashion –, di passeggiare lungo Park Avenue, di fare shopping nei negozi più chic della 5th Avenue e di dormire al mitico Hotel Plaza. E, ora che il suo ragazzo le ha chiesto una maledetta «pausa di riflessione», lei ha deciso: è giunto il momento di provare a realizzare quel sogno. Non appena si trasferisce nella Grande Mela, Minty partecipa a una cena di beneficenza insieme a una sua vecchia conoscenza dell’università e, all’improvviso, la sua vita diventa esattamente come l’ha sempre desiderata: frenetica, caotica e senza respiro. In quell’occasione così esclusiva, infatti, i paparazzi la immortalano e le sue fotografie finiscono sulle prime pagine delle più importanti riviste di gossip, lanciandola come nuova icona di stile. Nel giro di poco, il suo nome è sulla bocca di tutti, lei diventa l’assistente della PR più potente – e dispotica – di New York e conquista persino il cuore di Tripp du Pont, lo scapolo più conteso della città. Ma dove risplende la luce si nasconde anche l’ombra: quando iniziano a circolare strane voci su un oscuro segreto che riguarda Tripp, Minty capirà di dover scegliere che tipo di donna vuole davvero essere… «Un romanzo che lascia pienamente soddisfatti, come un dolce di alta pasticceria.»

Titolo: Tentazione e Castigo. Gabriel's Inferno
Autore: Sylvain Reynard
Editore: Nord
Numero di pagine: 384
Prezzo: € 15,90
Data di pubblicazione: 4 Aprile 2013
Sinossi: È uno stimato professore universitario, un'autorità negli studi danteschi. Eppure, dietro quella maschera di affascinante uomo di successo: Gabriel Emerson nasconde un animo inquieto: i demoni del passato non gli danno tregua, sebbene lui cerchi di placarli abbandonandosi alla lussuria. Poi, d'un tratto, nella sua vita arriva Julia, una giovane e ingenua studentessa. A Gabriel basta uno sguardo per rendersi conto che quella donna potrebbe davvero salvarlo, guarendo le ferite del suo cuore. Ma Gabriel ha paura. Proprio come Dante, è circondato da una selva oscura di ricordi dolorosi e di peccati inconfessabili. E teme di non riuscire ad amare nemmeno la sua Beatrice..

Titolo: Inferno
Autore: Dan Brown
Editore: Mondadori
Numero di pagine: 600
Prezzo: € 25,00
Data di pubblicazione: 14 Maggio 2013
Sinossi: Nei suoi bestseller internazionali - Il Codice da Vinci, Angeli e demoni e Il simbolo perduto -, Dan Brown ha mescolato in modo magistrale storia, arte, codici e simboli. In questo nuovo e avvincente thriller, ritorna ai temi che gli sono più congeniali per dare vita al suo romanzo più esaltante. Robert Langdon, il professore di simbologia di Harvard, è il protagonista di un'avventura che si svolge in Italia, incentrata su uno dei capolavori più complessi e abissali della letteratura di ogni tempo: l'"Inferno" di Dante. Langdon combatte contro un terribile avversario e affronta un misterioso enigma che lo proietta in uno scenario fatto di arte classica, passaggi segreti e scienze futuristiche. Addentrandosi nelle oscure pieghe del poema dantesco, Langdon si lancia alla ricerca di risposte e deve decidere di chi fidarsi... prima che il mondo cambi irrimediabilmente.

Titolo: Le streghe di Salem
Autore: Rob Zombie
Editore: Newton Compton
Numero di pagine: 384
Prezzo: € 9,90
Data di pubblicazione: 11 Aprile 2013
Sinossi: Salem, Massachusetts, 1692.
Il reverendo Hawthorne vede un rosso pennacchio di fumo alzarsi dai boschi. Sa che cosa sta succedendo: le streghe si sono riunite in un sabba. Insieme al giudice Mather e ai fratelli Magnus, il reverendo decide di porre fine a quei riti e, dopo aver catturato le donne e averle sommariamente processate, gli uomini le condannano al rogo. Trecento anni dopo, Heidi Hawthorne, discendente del reverendo, è una giovane dj con un passato da tossicodipendente. Un giorno, le viene recapitata una strana scatola di legno con su inciso un misterioso simbolo. All’interno, c’è il disco in vinile di una band sconosciuta: Le Streghe. Heidi decide di suonare il disco durante la sua trasmissione radiofonica e, da quel momento, in città cominciano ad accadere terrificanti omicidi. Quella musica ha risvegliato qualcosa di malvagio sepolto da secoli, e che ora sta tornando per vendicarsi. Nel giro di pochi giorni, Heidi precipita in un mondo di orrende visioni, dove a regnare sono soltanto caos e violenza. Una sola cosa è certa: non c’è speranza di salvezza.

Titolo: L'ombra del silenzio
Autore: Kate Morton
Editore: Sperling & Kupfer
Numero di pagine: 564
Prezzo: € 19,90
Data di pubblicazione: 30 Aprile 2013
Sinossi: 1961. In un caldo giorno d’estate, mentre la famiglia festeggia nella bella dimora nel Suffolk, la sedicenne Laurel si rifugia nella casa sull'albero della sua infanzia e sogna: del ragazzo che le piace, di trasferirsi a Londra, di cogliere al più presto il futuro brillante che – ne è certa – la sta aspettando. Ma prima che quel pomeriggio idilliaco finisca assiste a un terribile crimine... 2011. Laurel ce l’ha fatta, è un’attrice famosa. Ma un’altra festa la riporta in quella stessa casa nel Suffolk e scatena ricordi, rimorsi e rivelazioni assolutamente impensabili. Perché nessuno poteva immaginare che tanti anni prima l’incontro di un uomo e due donne, nella Londra semidistrutta dai bombardamenti, avrebbe segnato tragicamente i loro destini. E quello di Laurel.

Titolo: Una moglie a Parigi
Autore: Paula McLain
Editore: Beat
Numero di pagine: 367
Prezzo: € 9,90
Data di pubblicazione: 10 Aprile 2013
Sinossi: Ottobre 1920. A Chicago, arriva dalla natia Oak Park un ragazzo di vent'anni alto e snello, con splendidi occhi castani, capelli nerissimi e una fossetta sulla guancia sinistra. A casa della famiglia Smith dov'è ospite, il ragazzo, che si chiama Ernest Hemingway, incanta gli astanti coi suoi racconti sulla Grande Guerra. Rapita più di tutti dall'aria spavalda e dallo sguardo scintillante del ragazzo è un'amica di Kate Smith: Hadley Richardson, una ventottenne che, dopo la morte dei genitori, vive con la severa sorella Fonnie e la sua famiglia a St. Louis. Una volta tornata a casa, riceve, meravigliosamente stropicciata, la lettera di Hemingway che esordisce con: "Penso sempre a Roma; ma che ne diresti di venirci con me... come mia moglie?". Senza soldi e alla ricerca di vita, felicità e successo, Hadley e il giovane Hemingway partono alla volta della vecchia Europa. Non si stabiliscono a Roma, ma a Parigi. Per Ernest è il periodo dell'elaborazione delle ferite interiori lasciate dalla guerra e della frequentazione dei salotti letterari. Quando, però, dopo un figlio, arrivano anche il denaro e la fama, nell'inquieto scrittore esplode il desiderio di una vita libera, accanto a nuove e stimolanti conoscenze come John Dos Passos e Scott e Zelda Fitzgerald. Una vita che Ernest finirà col non condividere più con la riservata Hadley. Così diversa da Pauline Pfeiffer, irresistibilmente chic con quella frangetta scura e un'esuberanza da ragazzino.

giovedì 28 marzo 2013

Recensione: The Selection, di Kiera Cass

Io spero davvero che lei trovi una persona da amare. Glielo auguro di tutto cuore, e le auguro di non essere mai costretto a vivere senza di lei.

Titolo: The Selection
Autrice: Kiera Cass
Editore: Sperling & Kupfer
Numero di pagine: 295
Prezzo: € 17,90
Sinossi: Molti anni dopo la Quarta guerra mondiale, in un Paese lontano, devastato dalla miseria e dalla fame, l'erede al trono sceglie la propria moglie con un reality show. Spettacolare. Così, per trentacinque ragazze la Selezione diventa l'occasione di tutta una vita. L'opportunità di sfuggire a un destino di fatica e povertà. Di conquistare il cuore del bellissimo principe Maxon, e di sognare un futuro migliore. Un futuro di feste, gioielli e abiti scintillanti. Ma per America Singer è un incubo. A sedici anni, l'ultima cosa che vorrebbe è lasciare la casa in cui è cresciuta per essere rinchiusa tra le mura di un palazzo che non conosce ed entrare a far parte di una gara crudele. In nome di una corona - e di un uomo - che non desidera. Niente e nessuno, infatti, potrà strapparle dal cuore il ragazzo che ama in gran segreto: il coraggioso e irrequieto Aspen, l'amico di sempre, che vorrebbe sposare più di ogni altra cosa al mondo. Poi, però, America incontra il principe Maxon, e la situazione si complica. Perché Maxon è tutto ciò che Aspen non sarà mai: affascinante, gentile, premuroso e immensamente ricco. E può regalarle un'esistenza che lei non ha mai nemmeno osato immaginare...
                                                      La recensione
Una corona che ha attirato trentacinque ragazze in una competizione all'ultimo sorriso, una copertina favolosa che ha attirato milioni e milioni di lettori nel luogo dove la magia e la perdizione hanno inizio: le librerie. E' stato così che il successo di The Selection è cominciato. A quasi un anno dall'uscita in madrepatria, il romanzo è giunto anche da noi, tra iniziative imperdibili, qualche polemica immancabile e tra le pieghe, le cinquanta sfumature d'azzurro e il luccichio degli abiti sfarzosi delle modelle in copertina. La curiosità era alle stelle, anche se non era stata seguita fedelmente da alte aspettative.  
Il mio problema più grande è che penso troppo. Dovrebbero multarmi per fantasia iperattiva o cose simili: prima che il libro fosse mio, infatti, avevo già immaginato vita e miracoli dei protagonisti, colpi di scena e sviluppi. E, francamente, nella mia testa, il risultato finale era migliore di quello raggiunto effettivamente su carta, dopo un lungo ed accurato lavoro di revisione ed editing.  
L'esordio di Kiera Cass è ufficialmente il distopico meno distopico di sempre. E' ambientato alla fine della Quarta Guerra Mondiale, in un futuro in cui la società è divisa in rigide caste, ma, oltre a questo, in comune con gli altri romanzi del genere non ha nulla. Questione di originalità? No, piuttosto questione di una storia malamente messa a fuoco, che si conclude all'improvviso dopo aver raccontato giusto il minimo indispensabile e che, anche per via delle poche pagine, ha tratti vaghi ed intenzioni misteriose. America, che ha il nome di un Paese che non c'è ormai più, è Katniss Everdeen nelle mani esperte di Cinna e Caesar Flickerman. Una ragazzina ancora ingenua che, lasciato il suo grande amore a casa, è passata dalla miseria della sua gente a un mondo di trucchi, interviste, flash, autografi, abiti eleganti, pranzi luculliani, coetanee con cui competere per il cuore del principe Maxon. 
Un mondo frivolo, vezzoso, che, date le poche descrizioni, ho immaginato un po' a fatica. I paragoni con Hunger Games finiscono qui, lasciati su un palcoscenico in cui “La ragazza di fuoco” continua a volteggiare nel suo vestito di fiamme in eterno, senza mai conoscere la violenza e la disperazione dei Giochi della fame. E purtroppo! Perché vengono meno l'invidia, la cattiveria e la meschinità che una gara per la notorietà comporterebbe, soprattutto quando a competere tra loro sono una schiera di giovani donne. Si respirerebbe un'aria tesa, satura di inganni, doppi giochi, profumo femminile ed estrogeni: tante piccole eroine da tragedia greca alle prese con un unico diadema e con un unico cuore. Il tutto, però, rimane troppo superficiale. Troppo improbabile, troppo inconcludente, troppo da fiaba, anche se scritto con gusto, semplicità ed una certa, spontanea grazia. Interviste per la Sezione, gossip, pettegolezzi, sogni e segreti dietro una vita sotto i riflettori. 
La storia è fatta di persone dolcissime, romantiche, come si trovano soltanto nei racconti per i più piccoli. Principi infelici che non si sono mai concessi il primo bacio, adorabili fratelli minori, una protagonista ironica e volitiva, una regina amica del popolo, ancelle che diventano confidenti: personaggi sinceramente simpatici, delineati con normalità e allegria, che conquistano e appassionano, spesso, più della vicenda in sé. Il fan che è in ogni lettore (e soprattutto in ogni lettrice!) ad un certo punto prenderà il sopravvento: Team Maxon, Team Aspen? Triangolo o non triangolo? Questo è il dilemma. Io, che mi schiero raramente e lo rivelo ancora più raramente, tifo per l'erede al trono di Iléa questa volta. Un personaggio prigioniero della grande uniforme e del peso della corona, ma goffo, umano, sensibile, eternamente indeciso e disperatamente in cerca d'amore, che con poca grazie e tanti sorrisi, passa all'improvviso dalle riunioni per la pace nel Regno a consolare una ragazza in lacrime: il mestiere più rischioso e difficile del mondo.
Una lettura tutt'altro che malvagia, quindi; estremamente gradevole e da intraprendere a cuor leggero, ma che senza il sequel nei paraggi potrebbe risultare anche estremamente inconcludente: un reality show tagliato via dal palinsesto dopo la prima puntata, i cui protagonisti - presi sogni e bagagli - ritornano a casa senza il premio ambito... Che si tratti di amore o fama, il risultato non cambia.
Il mio voto: ★★ 1/2
Il mio consiglio musicale: Taylor Swift - Love Story

martedì 26 marzo 2013

Mr. Ciak #7: Il grande e potente Oz

Ciao a tutti, amici miei! Come state? Perdonatemi per la lunga assenza; sapete che non è da me starvi lontano a lungo. Mi siete mancati tantissimo, ma alcuni impegni scolastici, per quanto piacevoli, mi hanno tenuto occupatissimo dalla mattina alla sera fino a domenica, quindi, anche se tanto raffreddato, riesco ad aggiornare il blog solo adesso. Essendo un po' in alto mare con le letture, oggi vi propongo la recensione del film Il grande e potente Oz, uscito nei cinema lo scorso 7 Marzo: una fiaba Disney divertente, emozionante, spettacolare. Semplicemente incantevole. Chi di voi ha avuto modo di vederlo? Con la mia breve recensione, sto partecipando a un contest organizzato da Best Movie. Se potete o volete, un vostro mi piace all'articolo (qui) potrebbe fare la differenza. Vi ringrazio! A prestissimo, Mik :))


Cosa c'era da aggiungere a una storia che, da quando è stata scritta un secolo fa da Frank Baum, non ha perso una goccia della sua freschezza e della sua inventiva? Dopo musical che ancora fanno il pienone a Broadway, fumetti e libri scritti sulla falsa riga del capolavoro di Baum, serviva veramente il kolossal di Sam Raimi? Sì, serviva. Per celebrare la semplicità e la bellezza di una storia che non ha età. Per andare al cinema con la famiglia in gran completo e ridere ed emozionarsi tutti insieme. Per vedere cosa un budget stellare e una buona rispolverata a situazioni e noti personaggi possono fare. E poi, non c'è mai abbastanza magia nella vita di ogni spettatore. Nessuno è mai stanco di tornare a guardare il mondo con lo spirito di un bimbo: tutto è più colorato, tutto è più spettacolare, tutto è più bello. Ed è proprio per questo, forse, che il ritorno del poliedrico regista di Spiderman e Evil Dead mi è parso così solare, giocoso e felice. Di questo film ho letto cose belle e cose brutte e nessuno di coloro che prima di me l'ha recensito ha avuto davvero torto. Ha una trama elementare, poco fantasiosa e della visione complessiva sembrerebbe prevalere soltanto il lato visivo: infatti, è un trionfo di straordinari effetti speciali, ma il lavoro degli sceneggiatori non è stato particolarmente memorabile.
Ma ricordiamoci tutti che è una favola in piena regola. Si concluderà con un lieto fine, magari con un bacio, e tutti vivranno per sempre felici e contenti. Sempre. Falle della sceneggiatura o elementi che ritroviamo da tempo immemore anche in Peter Pan, Alice nel Paese delle Meraviglie, Biancaneve, La bella addormentata, Cenerentola? Quelle che possono sembrare banalità, ovvie risoluzioni e sviluppi, sono caratteristiche di una tradizione vecchia come il mondo, ed inoltre, prendendo soltanto spunto dalla storia iniziale, il film ci regala un inedito, nuovo inizio.
Prima dell'arrivo di Dorothy, ad Oz regnava una faida tra tre sorelle; poi, secondo un'arcana profezia, uno straniero piovuto dal cielo – un mago un po' particolare proveniente da un mondo noioso ed in bianco e nero – avrebbe fatto trionfare l'armonia. Le tre sorelle sono la dolce Glinda (Michelle Williams), la lunatica Theodora (Mila Kunis) e la temibile Evanora (Rachel Weisz); il mago della loro profezia è il prestigiatore/truffatore Oz (James Franco), uno Don Giovanni parecchio galante, ma ben poco magico. 
Dopo uno splendido e nostalgico prologo in bianco e nero, il film trova i colori e la magia nel momento in cui un uragano trascina il protagonista assai lontano dal polveroso Kansas. Davanti agli occhi dello spettatore, palazzi di smeraldo, setosi fiori in boccio, farfalle e dispettose fatine, la simpatia di un James Franco inizialmente odioso e il fascino incredibile di tre streghe d'eccezione e dai volti molto noti... una più bella e talentuosa dell'altra!
L'intero cast, variegato e ben assortito, è capace di una leggerezza e di una professionalità senza pari. Sanno come far ridere e rilassare, ma i numerosi dialoghi rivelano la loro immensa bravura al grande pubblico. Credibili ed espressivi, come lo sono anche le creature ricreate al computer che popolano questo fantastico mondo virtuale: tra tutte, la scimmietta factotum e la fragile e dolcissima bambolina di porcellana, scampata allo sterminio del suo villaggio ad opera dei servitori della Strega Cattiva.  
Un riuscitissimo spettacolo di prestigio e illusione, la meraviglia del 3D, la storia più nota e celebrata in una dimensione tutta nuova. Un film semplicissimo, ma adorabile.  
Streghe cattive, regni da salvare, mondi incantati, magiche eredità, lo splendore ritrovato dei vecchi film Disney. Datemi questo e ritornerò bambino. Datemi Il grande e potente Oz è, per 130 minuti, applaudirò come una scimmia ammaestrata. Magari, come la stupenda scimmietta volante che, per l'intera pellicola, aiuta fedelmente il giovane protagonista. (E' troppo, troppo bella... ma l'avete vista?!)

mercoledì 20 marzo 2013

Recensione: Perché ci siamo lasciati, di Daniel Handler

Titolo: Perché ci siamo lasciati. Inventario di un amore
Autore: Daniel Handler
Editore: Salani
Numero di pagine: 360
Prezzo: € 16,80
Sinossi: Una storia d'amore che finisce. Due persone che si lasciano. Min e Ed hanno 16 anni e stanno insieme. Min ha la passione del cinema e vorrebbe diventare regista, Ed è il capitano della squadra di basket. Parlano due lingue diverse, sono l'una l'antitesi dell'altro. All'inizio la sfida è entusiasmante, ma presto si rivela per quello che si sapeva già fin dall'inizio: impossibile. Min lascia Ed, e per spiegargli il perché gli scrive una lettera destinata ad accompagnare una scatola contenente tutti gli oggetti che hanno segnato la loro breve, intensa storia d'amore.
                                                      La recensione
"Il bello dei desideri più profondi è che non sai quali sono finché non te li trovi davanti".
In questi folli giorni di Marzo, con il sole e la pioggia, le T-Shirt leggere e i piumini col pellicciotto, il tepore primaverile e uno strano grigiore tipico del due Novembre, ho indossato un accessorio che sta bene su tutto – jeans, tute e camicie eleganti – e sotto ombrelli, pensiline in plexiglas grondanti pioggia e cieli dorati di sole: un disteso, spontaneo, naturale sorriso. Potevate tirarmi i capelli, sputarmi in un occhio, infastidirmi con i peggiori scherzi, ma quel sorriso non sarebbe venuto via facilmente come un post-it giallo con uno smile sbarazzino disegnato sopra. Era permanente. Aveva disegnato i miei nuovi connotati.
In questi casi com'è che si dice? Ah, sì: è l'amore... - sospiro di chi la sa lunga - è l'amore! - sospiro di chi la sa ancora più lunga. Non sarà l'amore, ma siamo comunque vicini al concetto. Se avete mai gridato la vostra fedeltà a un autore, se avete mai giurato di appartenere per sempre ad un romanzo, rendendolo testimone, sacerdote e sposo al vostro stesso matrimonio, se su Facebook avete spesso voluto dichiarare al mondo di avere una relazione complicata con il libro che, tutte le sere per un'intera settimana, vi siete portati in camera da letto, allora sì, siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Potete comprendermi e far sì che questa recensione non vi appaia il febbricitante delirio che, invece, effettivamente è.
Prima che Ed e Min si spezzassero il cuore vicendevolmente, prima che le strade dell'illustratrice Maira Kalman e dell'autore si incontrassero su un sentiero di graffiti e mattoncini colorati a fantasia, c'era un tale Lemony Snicket. Chi era costui? La voce di tre sfortunati orfani, un galantuomo inglese, il personaggio di un film per famiglie, forse. Colui che, dietro a uno stuzzicante pseudonimo, aveva celato il talento e l'originalità di un narratore d'altri tempi, in grado di tenere in scacco tate e bambini pestiferi, bimbi e bimbe, genitori che, con un suo libro in mano, facevan rima baciata con sognatori. Un autore da 61 milioni di copie vendute. Lemony Snicket, gettata la misteriosa maschera che assocerò a vita al naso adunco di quella canaglia del conte Olaf impersonato da Jim Carrey, è Daniel Handler.  Daniel Handler è Lemony Snicket. Gli stessi bambini dai quali si era fatto conoscere con i suoi celebrati romanzi d'esordio adesso sono cresciuti. Sono diventati piaghe per i genitori, un roboante tormento per i timpani dei vicini di casa, individui con le fattezze degli adulti e i capricci dei neonati: in una parola, adolescenti. Tristi o infelici, arrabbiati o innamorati. E spesso tutte e quattro le cose contemporaneamente! Lui, anche se non sono più carini e coccolosi come un tempo, decide di continuare il suo ruolo di amico ed educatore, fedelmente. Lo fa con questo romanzo: una pesante scatola di ricordi lasciata sul nostro porticato, tra ira e rimpianti, porte che sbatacchiano, furgoni che sgommano e penne blu che, sul finale, tremolano un poco.
 Perché ci siamo lasciati è tante cose. E' una lettera d'amore che dura un libro. Si apre con un “Caro Edalla prima pagina e si chiude, 360 pagine dopo, con la firma sbavata della protagonista, Min. Ma, come direbbe un personaggio del bellissimo film 500 Giorni insieme, questa non è una storia d'amore: quella tra i protagonisti è finita prima che riuscissero a celebrare il loro secondo mesiversario, prima ancora che il romanzo vero e proprio cominciasse. E' una storia sull'amore. L'inventario illustrato di un'avventura sentimentale tra adolescenti; un giallo tinto dei toni più giovanili e vivaci che, direttamente, va alle tragicomiche radici di una rottura.
Nelle loro settimane insieme, Ed e Min hanno collezionato souvenir, folli ricordi sparsi, simboli che rimandavano ai loro baci, alle loro discussioni, ai loro esilaranti progetti.
Min, che ha il nome particolare di una divinità greca, è una ragazza alternativa. Ascolta musica alternativa, guarda film alternativi, frequenta compagnie alternative. Alternativamente unica, si innamora del meno alternativo dei suoi compagni di scuola: Ed Slaterton, il biondo/ bello/ muscoloso capitano della squadra di basket che, proprio secondo il cliché, ha una lunga serie di ex: bionde, belle e popolari quanto lui, nate con il gonnellino sexy da cheerleader e con un'ammiccante “smorfiosaggine” nel sangue. I due in comune non hanno niente, ma si costruiscono ricordi comuni. Anche se nessuno ci crede per davvero, si amano per davvero. Min, che ragiona parlando attraverso le citazioni e i titoli di film sconosciuti, che lo trascina alle calcagna di una presunta stella del cinema, che lo sveglia all'alba per andare a un segretissimo negozio dell'antiquariato, che lo rimprovera continuamente quando non riesce a pronunciare una frase di senso compiuto senza insultare i gay, è un personaggio molto più convenzionale di quanto sembri, molto più umano di quello che lasci intendere: è una romanticona dal cuore d'oro.  
Conserva scontrini, bigliettini sdolcinati, fiori rimasti intrappolati nei loro capelli un giorno al parco, petali appassiti, orecchini orridi che non indosserà mai e poi mai, regali. Li custodisce per sé sotto il suo letto, senza dirlo al migliore amico Al (un altro riuscitissimo personaggio!) e ai suoi genitori. Quel piccolo grande amore l'ha cambiata, ma adesso che tutto è finito ogni pensiero le provoca una fitta di dolore. Deve dire addio ad Ed, deve dire addio all'immagine di loro due insieme. Così, mentre Capodanno è alle porte, scarica una lettera e uno scatolone pieno di roba vecchia sul suo uscio. Per ogni oggetto c'è un capitolo, per ogni capitolo una splendida illustrazione. Leggere Perché ci siamo lasciati è stato come trovarsi a sfogliare un meraviglioso libro di John Green, ma illustrato. Quasi in 3D. E' come un bambino tenerissimo che ti stringe il dito, sorridendo mentre tu stesso gli sorridi; come il banco dei baci, il tunnel degli innamorati, le montagne russe e un'esposizione di stramberie in un emporio di presunti filtri d'amore tra il luccichio e la musica di un luna park non troppo lontano. E' uno dei libri più carini, adorabili, simpatici, irresistibili, profumati, briosi e vivaci che abbia letto in quasi diciannove anni di vita: uno stile ineguagliabile, un romanticismo dolcissimo ma non da diabete, un'originalità espressiva senza pari, due protagonisti da rintracciare come nel gioco di Ed e Min tra una folla di inconsapevoli passanti, un'ironia che provoca esplosioni di risate e lacrime agli occhi. Unico nel suo genere, raro, fantasmagorico. Un'esperienza necessariamente da provare. Per scoccare un bacio al vuoto, alzare il medio e tornare a sorridere a quella vita che ti ha fatto incazzare. Per ricordarsi come da un cuore spezzato possano nascere nuovi inizi e cose stupende. Come questo romanzo.  
Un difetto però ce l'ha. Avrei voluto qualche pagina in più... boh, tipo un migliaio o giù di lì. Così, per continuare all'infinito.
Il mio voto: ★★★★★
Il mio consiglio: Mika – Stardust (Italian Edition)

martedì 19 marzo 2013

I ♥ Telefilm: The Carrie Diaries, il prequel di Sex and The City

Tutti le conoscono. Ovunque, le spettatrici le ammirano per la loro amicizia di ferro, per gli abiti eleganti e per gli uomini che vanno e vengono in ogni puntata. Gli spettatori, attirati dal loro fascino e dalla loro simpatia, pur negandolo, avranno visto certamente qualcuna delle numerose puntate che le hanno viste protagoniste sul piccolo schermo: almeno per capire i meccanismi mentali di quell'incognita detta donna e per ridere davanti agli impensabili discorsi che i membri del gentil sesso fanno al cinema o davanti un caffè di Starbucks. Ma prima del sesso, prima della città, prima che la HBO filmasse le loro vite nella Grande Mela, chi erano Samantha, Charlotte e Miranda... chi era Carrie, la loro guida spirituale? Dopo sei stagioni televisive e due film di successo, ce lo spiega il telefilm debuttato lo scorso Gennaio con la CW: The Carrie Diaries, basato sulla serie di romanzi young adult (in Italia editi dalla Piemme Freeway) scritti dalla notissima Candace Bushnell – madre d'inchiostro delle quattro amiche più famose della TV americana. Cambiano i produttori, cambia il target, cambiano le ambientazioni e, dopo lunghi e attesi casting, cambiano le attrici e perfino i personaggi.  Dopo Sarah Jessica Parker, chi avrebbe dato il volto alla giovane Carrie?
Si erano fatti i nomi di Emma Wattson e di altri note colleghe, ma alla fine ad avere la meglio è stata AnnaSophia Robb: diciannove anni, occhi verdi, una pioggia di ricci biondi, un sorriso che incanta. La bambina prodigio di Un ponte per Terabithia, Charlie e La Fabbrica di cioccolato, I segni del male e Soul Surfer è cresciuta bene, diventando bellissima e altrettanto brava per una serie che subito ha attirato attenzioni – curiosità, critiche, complimenti sinceri. Sarà che non ho mai seguito la serie originale, ma questo prequel mi è piaciuto sin dalla prima puntata, che ho trovato spigliata, divertente, giovanile, ma con la giusta dose di malinconia e introspezione. Conosciamo una protagonista del tutto diversa e subito, in automatico, scatta per lei un'istantanea simpatia: sarà che è tanto bella, sarà che la sceneggiatura e i dialoghi sembrano cuciti su di lei come una seconda, comoda pelle. Con una madre portatale via dal cancro nel corso di una sola estate, con un padre che si sente costantemente inadeguato e una sorella minore che gioca a vestire i panni di ribelle, per Carrie l'inizio del nuovo anno scolastico sarà un po' diverso. E non sa quanto! Mentre Mouse, Maggie e Walt – suoi migliori amici - continuano ad offrirle un'amicizia costante e rassicurante, a turbarla ci pensano l'arrivo di Sebastian Kydd e uno stage lavorativo nella città dei suoi sogni: New York. Spalancate per lei, le porte del primo amore e di un futuro lontano da casa, tra musica, moda, scrittura e nuove elettrizzanti scoperte.
Pur essendo stato accolto tiepidamente dal pubblico statunitense - a causa, probabilmente, degli immancabili paragoni con l'amatissima serie originale – The Carrie Diaries è una serie per adolescenti meritevole e degna delle giuste attenzioni. Parla del sesso tra i giovani, delle attrazioni nate tra i corridoi di un comune liceo, di amicizia e crescita, ma fortunatamente non è l'equivalente di Vita segreta di una teenager americana – trash, idiota, ricco di banalità. In primo luogo, ci pensa la sceneggiatura firmata dall'autrice stessa dei romanzi, regina dello chick lit, che conferisce alla serie TV grazia, ritmo, ironia, buon gusto e verosimiglianza. Poi ci sono la moda, i primi piani dello Skyline di New York, una protagonista adorabile, canzoni che non puoi fare a meno di canticchiare e i colorati e favolosi anni '80
con i capelli cotonati, le paillette, le zeppe e le camicie con le spalline, i pezzi di Madonna e Cyndi Lauper, i rapporti interpersonali che non cambiano mai e la spontaneità ed i sogni che adesso non ci sono più. A sedici anni, Carrie muove i primi passi nell'ambito del giornalismo e dei sentimenti. Sappiamo che diventerà una donna in carriera, sappiamo che le sue amicizie non avranno lunga vita dopo il diploma, sappiamo che Sebastian non sarà il suo Mr. Big, ma questo non smorza la curiosità dello spettatore. Francamente, è uno degli appuntamenti settimanali che attendo sempre con il sorriso. Un po' come era stato con Gossip Girl, serve a riempire quaranta minuti di vuoto in maniera del tutto disimpegnata, ma è perfetto così. Mi piace. E' un intrattenimento tanto semplice quanto intelligente; innocuo ma non completamente edulcorato; ottimo per vagheggiare di un passato glorioso e per una serata in famiglia in cui genitori e figli possono scambiarsi, per una volta, ruoli e confidenze. Per vivere gli anni d'oro dei nostri genitori e per scoprire che, anche se adesso hanno rughe e bollette da pagare, sono stati come noi. Giovani, sognatori, ribelli, innamorati.
Se volete godervelo in italiano, vi tocca aspettare fino al 20 Giugno, quando andrà in onda sul canale Premium Mya. Qualcuno di voi, intanto, già lo segue? ;)
Al prossimo appuntamento, M.

sabato 16 marzo 2013

Recensione: Chaos, di Lauren Oliver

Ciao a tutti, amici miei! Dopo una settimana molto piena che mi ha tenuto lontano dal blog, per augurarvi un buon weekend voglio condividere con voi la recensione di Chaos (grazie mille, Giulia!), il romanzo che attendevo di leggere da un anno esatto. Inutile ribadirlo, ve lo consiglio! Insieme a Delirium (qui), un gioiello per gli estimatori del distopico e non solo. 
  Questo è il lato negativo della libertà: quando sei completamente libero, sei anche completamente solo.

Titolo: Chaos
Autrice: Lauren Oliver
Editore: Piemme Freeway
Numero di pagine: 317
Prezzo: € 17,00
Sinossi: Nel mondo di Lena l'amore è bollato come delirium, una terribile malattia che va estirpata da ogni ragazzo. Lena non vede l'ora di ricevere la cura, perché ha paura di innamorarsi, ma proprio il giorno dell'esame conosce Alex, un ragazzo bellissimo e ribelle. L'amore tra Lena e Alex cresce ogni giorno di più, fino a che i due innamorati non decidono di scappare nelle Terre Selvagge. Ma purtroppo i piani non vanno come previsto... Lena si ritrova sola, senza Alex, che è rimasto dall'altra parte della rete, e senza la vita che conosceva. Vuole dimenticare quello che è successo, perché ricordare fa troppo male. Adesso è il tempo di farsi nuovi amici ed è il tempo di unirsi alla ribellione: contro chi vuole estirpare la possibilità di amare dal cuore di tutti gli uomini e contro chi le ha portato via Alex...
                                                      La recensione
Farsi spezzare il cuore fa male. Distrugge, annienta, uccide.
Tante persone, per evitarlo, chiudono le loro porte all'amore. Si nascondono per non essere trovate da un dolore che sembra eterno, senza fine e compassione.
Cupido bussa invano a porte e a finestre, ma nessuno risponderà.
Coloro che mettono sotto chiave la loro umanità vivono serenamente, senza quelle fitte terribili, colpevoli di uccidere le farfalle nel nostro stomaco e la preziosa felicità che esse portano sulle loro ali leggere; ma sono come templi senza altare. Senza senso, incompleti.
Pensate, io aspetto di farmi spezzare il cuore da ormai un anno. Strano, ma vero.  
Aspettavo solo lei, Lauren Oliver. Con le sue parole soavi e le sue storie che ti fanno a pezzi senza anestesia, eppure così delicatamente. Un angelo, forse. O forse il demone più crudele. Dipende dai punti di vista. Dalla rabbia e dall'emozione che, nei suoi romanzi, si alternano in un armonico pandemonio di parole, e cuori ulcerati, e speranza. Ho imparato ad amarla esattamente un anno fa, quando con la trama di Delirium aveva riempito le librerie di una novità imperdibile, me di dolcezza ed il distopico dell'unico ingrediente che, da Shakespeare a Stephen King, non passa mai di moda: l'amore. Poi, chiuso il libro, ho imparato silenziosamente ad odiarla.
La pimpante ed impegnata newyorchese descritta nella biografia era entrata nella mia vita con i tacchi alti che tanto ama e a passo di danza e non ne era più uscita. Prepotentemente, era diventata la padrona di ogni cosa. Il capitolo introduttivo della sua trilogia nascondeva guanti di lattice, lame scintillanti, bisturi infallibili. Era la valigetta di un chirurgo, non un colorato pacco regalo. Al limite, era un pacco bomba. Non strappalacrime, ma strappa viscere, cuore, polmoni. Strappa fiato... Avevamo lasciato Lena in corsa. Esposta ai fucili e agli occhi infallibili dei fari, ma finalmente libera. E completamente sola.
Era fuggita nella buio del bosco, ma, come in un film dell'orrore, la notte si era tenuta un pezzo vitale di lei. Il suo cuore, lasciato tra i fasci di filo spinato e nel palmo esangue di Alex, spalancato invano verso le Terre Selvagge che non avrebbe mai raggiunto insieme alla sua amata. Il delirium l'ha infettata una volta e ora il suo cuore è altrove, dove non può seguirla. Lena non amerà mai più. Nell'arco di un solo romanzo, di una sola notte passata errando tra gli alberi e il dolore, l'ingenua e romantica adolescente di Delirium è diventata grande per forza, costretta dalle necessità. Una regina delle nevi arrampicata su una torre d'avorio, indifferenza e odio profondo. Corre fino a farsi sanguinare i piedi, immaginando Alex tra gli alberi colorati del rosso dall'autunno, che, confusamente, le sfrecciano accanto. Nonostante le ginocchia e i polsi fragili, lavora dal levare del sole fino al suo sorgere. Il sudore, la fatica, la povertà nelle comunità delle Terre Selvagge fanno sì che i suoi pensieri si tengano impegnati, che siano lontani da lui e dall'adorabile pericolo che insieme rappresentavano per una Società stravolta. 
Julian Fineman – diciotto anni, occhi di tempesta, non curato – è il nemico, la sua missione segreta; soprattutto, non è Alex. Ma può un cuore che ha conosciuto, anche solo una volta, l'amore smettere di amare? Si può appendere al chiodo il diritto di vivere felici? Di Delirium ho un ricordo sublimato, vivo seppur sfumato. Per me, ha la bellezza delle cose lontane: lirico, romantico, una tragedia shakespeariana sullo sfondo di una rivolta di cuori. 
O almeno così mi piace ricordarlo. Chaos è cupo, sanguigno, polveroso, forte, caparbio, maturo, aggressivo. «E' duro, profondo e spigoloso, un sistema di barricate. E' assoluto e totale».
Un imperdibile caos di inseguimenti, nuovi inizi, tragici epiloghi. Alla scoperta dell'odio che ammuffisce anche il più puro degli animi e di un nuovo amore, tralascia assennatamente l'elemento distopico per muovere passi decisi tra anguste celle, umidi cunicoli, boschi irti di pericoli. Per essere più vicino al thriller e alle lacrime del dramma di un futuro descritto sulla falsa riga dei bombardamenti e delle persecuzioni della Seconda Guerra Mondiale. Inserendo nuovi personaggi, intensi e significativi al pari dei vecchi, l'autrice tradisce il lettore. Senza Hana, ad esempio - lasciata al suo destino, a Portland, indietro - le cose non dovrebbero essere le stesse. Ma Raven, la piccola Blu, Tuck, Hunter e gli altri si rivelano compagni di vita unici, comprimari straordinari, elementi fondamentali di un sequel bello come il suo predecessore. Imparando a farsi amare e ad amare ancora, Lena tradisce il suo Alex. Implicitamente, tradisce noi, troppo legati al ribelle dai capelli di miele e fuoco per accettare di vedere i suoi lineamenti uniformarsi con quelli di un altro. Ma Julian ha bisogno di Lena e Lena ha bisogno di lui. «Alla luce del giorno io e Julian siamo spigoli, mal sistemati e in disaccordo tra di noi. Invece, al buio, sono felice quando sento che si muove sulla branda e so che ci separano solo pochi metri di spazio. La sua presenza è consolante».
E' nato dalla parte sbagliata, ha frequentato i salotti dei ricchi troppo a lungo, ma, come la Lena conosciuta lo scorso anno, è proteso verso il cambiamento. Un passo avanti, un altro ancora, e sarà dell'altra parte del confine: con Lena nel suo orizzonte e nel suo futuro. Insieme si scoprono felici e la loro felicità diventa la nostra. Perché, anche se non sarà mai Alex, in una New York caliginosa e senza speranza, dove Grandi Speranze è proibito e All you need is love è l'inno del contagio, il loro acerbo amore è pur sempre amore. Questa convinzione, maturata nel corso della lettura, mi ha fatto compagnia fino all'ultimo rigo. O quasi. Alla fine, quando i titoli di coda già mi scorrevano in testa, un colpo di scena - sebbene tra me e me l'avessi già previsto - è stato inserito nel momento più sbagliato e perfetto. Nell'ultimo rigo... Bang! Un cliffangher sparato a bruciapelo. Lauren Oliver non si smentisce: è una seducente, talentuosa, impareggiabile, cinica stronza. E noi lettori la amiamo esattamente per questo! Il capitolo conclusivo di questa fortunatissima serie è in uscita in questi giorni in America. Sarà una messa solenne; un canto d'addio, da Requiem. Speriamo solo che, dopo averci distrutto per bene con Delirium e Chaos, Lauren decida di essere clemente. Di lasciare al nostro cuore qualche piccolo, sgangherato coccio per cui continuare a battere.
Il mio voto: ★★★★ +
Il mio consiglio musicale: Muse – Madness (Esiste canzone più perfetta?)