Nel
mio recupero, ho lasciato in coda Paul Thomas Anderson. Titolo tutt'altro che sacrificabile, ma con un regista, con un attore, di cui forse mancavano troppi
tasselli per apprezzarne pienamente l'ultimo. Mi stanno
grandi: manierati, manieristici. Non
farebbe eccezione Il filo nascosto:
visione importante, lunga, alle prese però con il tema di cui ogni
canzone canta, ogni romanzo racconta, ogni cineasta – perfino uno
come Anderson, glaciale – mette in scena. L'amore. Quello di un
lezioso Day Lewis, stilista affermato nella Londra degli anni
Cinquanta, per il proprio ego. Quello della rivelazione
Vicky Krieps, da cameriera a indossatrice ideale,
per un esteta sempre troppo invaghito della propria arte, sempre
troppo preso dalle analogie con le donne della sua vita – il
protagonista, dopo Nine con un altro ruolo di felliniana memoria, si divide infatti fra la
collaborazione con Lesley Manville, arcigna sorella maggiore, e il
ricordo per una mamma-sposa che nel culmine del complesso di Edipo si fa spettro ai piedi del letto. La modella gli invade la casa, l'atelier. Semina disordine
anche solo masticando e fa nascere apprensione nell'eterno scapolo
che non pensava di provare sentimenti. Ne percepisce per la priva
volta nella vita, così, la forza e l'ingombro – potentissimo il
piano sequenza al veglione di Capodanno in cui, da una balconata, lo stilista cerca la giovane donna nella folla. Senza Alma non c'è equilibrio. Woodcock le toglie il rossetto con un
colpo di mano, al primo appuntamento. Sua sorella, invece, la annusa. Senza di
lei, tuttavia, non ci sarebbe nemmeno ispirazione. Da una parte Day Lewis: vecchio stampo,
misogino, che non sta al passo con le mode e non è disposto a
cambiare né per denaro, né per affetto. Dall'altra la
Krieps: un remissivo manichino con poco seno e i fianchi larghi,
cieca davanti all'evidenza, che lo irrita per temprarne i nervi; che
lo compiace al fine di risultare insostituibile. Entrambi subdoli e
sgradevoli, eppure tremendamente umani, sono la serratura e la chiave
della gabbia dorata di un Anderson d'alta moda. Gli ingredienti,
quelli dell'ultima Coppola: un cast impeccabile perché raccolto,
rigore, funghi. Il filo nascosto
– bello in ogni suo orlo, occhiata e increspatura, nonostante il finale
trascinato e una colonna sonora talmente presente da
risultare un po' stucchevole – è la dimostrazione che la
perfezione esiste. Ma, a volte, può risultare
anche respingente per alcuni spettatori. Come un'eleganza che non sorprende,
assuefacendo. Come un abito preso in prestito, al di fuori della
nostra portata per foggia e prezzo, che abbiamo paura di sgualcire.
Ma che, nel mio caso almeno, non ha avuto il cuore di restituire al legittimo proprietario. In un
intreccio tessuto con ago e filo, inganno e sopraffazione, ho trovato
in filigrana un difetto di fabbrica di quelli belli. Il messaggio
segreto di un cinema magniloquente che cuce l'orpello dell'emozione fra le pieghe
di un amore sbagliato: come fosse un post scriptum, come fosse un
capriccio. (8)
Premiato
a Berlino, candidato fra i migliori film stranieri, quell'aria di
pesantezza che rende felice il critico di turno. Quand'è uscito nei
nostri cinema, Corpo e anima non l'ho neppure notato. Titolo
come tanti in una cinquina di lungometraggi apparentemente tutti
irrintracciabili, tutti poco fruibili, si è lasciato scoprire degno
di attenzione, di emozione, quando raccontato con le parole di Lisa. Che descriveva un amore strano, sussurrato, degno dei
boy meets girl di cui non ho mai abbastanza. Che invitava ad
avere pazienza per trovarci dentro la delicatezza, la poesia. Una
complicità inattesa, Morfeo, due cuori e un mattatoio. Anima e
corpo è ambientato infatti in
un macello di Budapest. Lui è un responsabile di mezza età con un
braccio praticamente inerte. Lei, ispettrice sanitaria dal polso di
ferro, fa chiacchierare perché altera, riservatissima, con silenzi e
piccole manie che vanno ben oltre la semplice stranezza di noi, gente
schiva. L'Asperger, supporremmo, notando il modo in cui schiva
il contatto con il prossimo, l'abitudine di ricordare date e dettagli
lontani, la buffa simulazione di conversazioni standard schierando a
tavola file di omini Lego. Sono entrambi difettosi, chi in un
modo e chi in un altro. Circondati da un ambiente troppo violento,
troppo invadente. Appaiono sin da subito male assortiti. Il dialogo
latita. L'imbarazzo ha spesso al meglio – colpa di Maria, che
vanifica i tentativi di Endre con occhi educati ma indecifrabili. Una
psicologa ne scandaglia le menti, il passato, il cuscino. Quei due
mezzi sconosciuti, a occhi chiusi, vivono fantastiche avventure e una
commovente intimità. Fanno lo stesso sogno: cervi sotto la neve, nel
bosco. Passare al piano fisico: si può, se le loro anime sono già
amanti? Come trovare il coraggio di darsi un appuntamento in camera
da letto, di piacersi, nonostante cuori chiusi a riccio e fisime
irrinunciabili? Intelligente, arguto e pieno di grazia, Corpo e
anima è il film da festival che
non ti aspetteresti. Sembrerebbe quasi una commedia francese –
penso a Emotivi Anonimi in
particolare – per l'apparente leggerezza dei toni e la simpatia di
quei due solitari incalliti. I colori freddi del Nord e il tepore del
letto al risveglio. L'acciaio inox delle industrie contro lo
splendore abbagliante degli scorci naturalistici. Il desiderio di
cambiare, di tollerare le briciole a colazione dell'altro, senza però tradirsi mai. La ricerca epidermica e incessante del calore, del
contatto umano. Non chiudete gli occhi davanti al sangue, se
facilmente impressionabili. Non lasciatevi scoraggiare dall'asprezza
della lingua. La commedia romantica per cui tifare quest'anno è
ambientata in un mattatoio: insegna che bisogna sognare un po' per
ridestarsi. L'amore – uno di quelli sui generis, che piacciono a me
– parla pochissimo, e ungherese. (7,5)
Il filo nascosto è un qualcosa di elegantemente gelido e perfetto con cui potevo faticare di più, visti i protagonisti, la storia, il finale, e invece per il lato tecnico -pure quella musica che si fa più importante delle parole banali- ha saputo scaldarmi il cuore. Strano da uno come Anderson.
RispondiEliminaFelice che il mio entusiasmo e il mio consiglio per Corpo e Anima non siano caduti a vuoto, una leggerezza, un romanticismo che non ti aspetti, né da un mattatoio né dall'Ungheria. Abbattiamo pregiudizi ;)
Anderson, che conosco poco e niente, mi ha sorpreso con un amore elegantissimo, malato, che ricorda un Gone Girl più umano, più elegante. Avrebbe meritato qualcosa di più della vittoria per i costumi. Ma cosa? Quest'anno, troppa concorrenza.
EliminaViva l'Ungheria, viva il romanticismo che non ti aspetti, viva i consigli belli (meno i mattatoi, già). :)
Mi spiace non aver recuperato "in tempo" Il filo nascosto, in realtà me ne mancano diversi nominati agli Oscar, ma lo avrei visto volentieri.
RispondiEliminaCorpo e Anima devo dire che non mi attira.
Te li consiglio entrambi, Pier.
EliminaSe non ti fidi di me, per Corpo e Anima c'è anche la bella recensione di Lisa. :)
Io il filo nascosto l'ho adorato, non l'ho neppure trovato pesante quanto avrei temuto, sicuramente l'ho preferito rispetto a L'inganno, che citi: meno freddo, più ironico, con attori in stato di grazia. Un vero peccato che gli abbiano tributato un Oscar "solo" per i costumi ma vabbé, sarebbero stati Oscar tolti a Del Toro quindi va bene :P
RispondiEliminaCome sempre, per i film stranieri sono invece impreparata. Bella "blogger" di cinema che sono!
Concordo, preferendo comunque il cuore grande e grosso di Del Toro.
EliminaGli stranieri quest'anno poco ispiravano, ma quel poco che ho visto non mi ha fatto rimpiangere la fatica (e che fatica, se non li sottotitolano su Cineblog01) del recupero.
Il filo nascosto non mi è piaciuto molto, ho apprezzato gli attori, la colonna sonora e tutti i suoni di accompagnamento ma il resto mi ha annoiato, non avrei voluto perché ci sono elementi geniali.
RispondiEliminaAh, che dire? Comprendo pienamente.
EliminaTemevo di perdere la pazienza anch'io, da sempre facilmente annoaiabile, eppure quest'Anderson - manieristico e manierato come scrivevo, ma quello sempre - mi ha preso in contropiede.
Il filo nascosto girato alla grande, ma la sceneggiatura è da denuncia, soprattutto nel finale. E lo dice uno che considera quella di Magnolia una delle sceneggiature migliori di tutti i tempi. Anche in quel caso i personaggi non è che fossero il massimo della simpatia, ma questi due (anzi tre) sono odiosi e basta. E li ho trovati anche finti, stucchevoli, teatrali.
RispondiEliminaDaniel Day-Lewis mi sembra il Meryl Streep maschile. Sarò tra i pochi, ma non rimpiangerò il suo addio alla recitazione.
Corpo e anima se sembra davvero una commedia francese potrebbe fare al caso mio! :)
Lo danno su Netflix?
In rete non si trova... :(
Ah, neanch'io amo quello stile, quei modi da mattatore, quindi non mi mancherà troppo. Anche se qualche passaggio della sceneggiatura - effettivamente da denuncia - si regge grazie a lui, di un teatrale che qui non dispiace.
EliminaCorpo e anima, purtroppo, niente Netflix. Vie traverse, con sottotitoli in inglese e un po' di pazienza (si segue facile, per fortuna).
Non ho ancora visto Corpo e anima, che comunque ha qualcosa che mi ispira, mentre sono contento del tuo pensiero su Il filo nascosto. Un film difficile ma che alla distanza mostra tutta la sua forza.
RispondiEliminaPenso che Corpo e Anima non ti dispiacerebbe: un cinema festivaliero bello, perché semplice, per tutti. Basta mattonazzi.
EliminaSul Filo Nascosto, ho dato ragione a te e al mio coinquilino: lentamente, con il tempo, entra sottopelle.
Visto ieri sera Il filo nascosto. Che dire? Un esercizio di grande stile, una storia interessante, ma non mi ha convinto pienamente. Decisamente più intimista e fludio degli altri film di Anderson.
RispondiEliminaPiù intimista e fluido, dato che con Anderson non ci siamo presi in passato, per me è cosa buona e giusta. :)
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