venerdì 29 luglio 2016

Recensione a basso costo: I Gillespie, di Jane Harris

E io, oltre a portare la colpa di essere femmina, avevo un'aggravante: ero nubile.”

Titolo: I Gillespie
Autrice: Jane Harris
Numero di pagine: 508
Prezzo: € 9,00
Sinossi: Nella primavera del 1888, in seguito al decesso della zia da lei amorevolmente accudita, Harriet Baxter decide di lasciare Londra e viaggiare alla volta di Glasgow. Trentacinque anni, nubile, una piccola rendita annua cui attingere, Harriet arriva nella seconda città dell'Impero nell'anno dell'Esposizione Internazionale. Durante una passeggiata in una giornata insolitamente calda, Harriet soccorre una distinta signora di circa sessant'anni stramazzata al suolo per un malore sconosciuto. Qualche giorno dopo si ritrova a onorare l'invito, elargito in segno di riconoscenza per il suo bel gesto, a casa dei Gillespie, la famiglia della donna soccorsa. Ci sono Elspeth, l'esuberante madre del padrone di casa; Mabel, la figlia di Elspeth inacidita per essere stata abbandonata sull'altare; Kenneth, il figlio belloccio tormentato da un segreto inconfessabile; Annie, la dolce moglie del padrone di casa alle prese con l'educazione di due figlie; il padrone di casa, Ned Gillespie, un giovane, geniale pittore dai tratti meravigliosamente regolari e piuttosto avvenenti, e una punta di tristezza negli occhi blu oltremare. L'incontro con Ned Gillespie risulta fatale per Harriet Baxter. In lei si fa strada la convinzione di dover salvare Ned Gillespie. Salvarlo dalla sua indigenza, che gli impedisce di dare libero sfogo alla sua creatività, e salvarlo dalla sua turbolenta famiglia. Una convinzione che, come ogni ossessione, trascina inevitabilmente dietro di sé l'ombra della tragedia.

                                                   La recensione
Nella Londra degli anni Trenta, Harriet Baxter – arzilla ottuagenaria coinvolta, decenni prima, in un misterioso caso di cronaca nera -, decide di lavorare a un'autobiografia, mentre l'immaginazione galoppa, la salute la abbandona e la sua domestica, Sarah, diventa fonte di sospetti. Quale tremenda cicatrice nasconderà sotto le gonne, voluminose e scure anche in piena estate? Quanto la tradisce un accento che ricorda all'anziana il suo lungo soggiorno a Glasgow, nella primavera del 1888? Chi è la sua aiutante e, domanda che preme ancora di più, chi è davvero questa paranoica, intrigante vecchietta? Un'occhiata al suo memoriale, ed eccola lì, trentacinque anni appena, visitatrice di una Scozia che, sul finire del secolo, ospitava le invenzioni straordinarie, le curiosità e le ricchezze dell'Esposizione Internazionale. A passeggio, per caso, salva un'appariscente matrona dal soffocare. Ed è per caso che, piena di riconoscenza, la donna a cui ha prestato aiuto la invita prima per il tè, poi per il pranzo, fino a rendere Harriet un'ospite ricorrente. La matrona, pettegola e vanagloriosa, è la mamma di Ned, artista emergente che – per caso, si capisce – la turista ha già conosciuto a un vernissage, in Inghilterra. Quant'è piccolo il mondo. E ampio e accogliente, al contrario, è il salotto dei Gillespie: Harriet si mette comoda; li osserva, affascinata. Il pittore e Annie, moglie mite e protettiva, sono i genitori di due bambine che mettono a soqquadro lo studio, disturbano il papà a lavoro, ricercano attenzioni: se Rose è un cherubino, però, la maggiore, Sibyl, è al centro di incidenti, fenomeni inspiegabili, sinistri episodi di violenza. Intossicazioni alimentari, disegni osceni sui muri, cocci di vetro nel letto della secondogenita. Gesti inquietanti, scherzi da bambini; finché non accade l'irreparabile. E ci sarà un processo che, a distanza di mezzo secolo, il Regno Unito non scorda ancora. E una famiglia borghese consumata lentamente dall'interno; smantellata. Voluminoso e di altre epoche, impegnativo solo all'apparenza, il romanzo di Jane Harris era un mattoncino in edizione Beat – il dorso rosa antico e la bellezza di cinquecento pagine complessive – che, da un po', prendeva polvere nella pila di libri intonsi perché temibili. L'ho letto in pochi giorni, invece: nonostante la lentezza degli inizi, qualche pagina in eccesso e il mio scarso feeling verso le letture in costume, che fanno il verso ai romanzi d'appendice. 
La Neri Pozza è la quintessenza dello stile, storia vecchia, questa, e il dipinto di Sargent in copertina – quotidiano, eppure oscuro, con le ombre fittissime e una bambina spettrale che ci guarda dritti in faccia – promette un intrigo contorto, che parla di pittura, bambole di ceramica e domestiche dalle orecchie lunghe. Per fortuna, non si smentisce neanche un po'. Strane, le mie letture sotto l'ombrellone: non tra le più semplici. Quando dedicarsi ai romanzi più corposi, però, soprattutto se di sicura qualità, se non nei mesi in cui le giornate si allungano e il tempo, abbondantemente, avanza? Tempo passato bene, quello in casa Gillespie. Tempo che scorre in fretta, se il solito giallo storico, in realtà, ha dalla sua una voce insolita. Ciò che rende peculiare il romanzo della Harris, e in parte profondamente antipatico, è infatti questa signorina Baxter, che non ha il dono della sintesi, eppure glissa su dettagli compromettenti e rigetta le accuse. I Gillespie è la sua vendetta; la sua versione dei fatti. Tutto ruota attorno a lei, e tutto è un perpetuo enigma. Non è la persona migliore su cui fare affidamento: egocentrica e sospettosa, manipolatrice, in barba all'attinenza al vero. Abbondano le coincidenze, non si contano i passi falsi, la si odia per fantasiosi doppi giochi che fanno perdere il sonno: è il burattinaio insospettabile in una storia di ossessione. Non la racconta giusta. Oppure sì? 
Mitomane, o vittima del fato – e del pregiudizio dei suoi tempi? Harriet Baxter è nubile, autosufficiente, dimessa e donna, in una società che punta il dito facilmente e, con un nonnulla, potrebbe far passare una quieta amica di famiglia per una mantide religiosa. La generosità nei riguardi di Ned, fascinoso e sposato, talentuoso ma distratto, ha un secondo fine? Sono forse un trabocchetto le metaforiche caramelle che tende alle discole figlie del pittore? Non si accettano regali dagli sconosciuti, ma Harriet è un viso familiare; una zia, quasi. Chi può dire, tuttavia, di saperla leggere davvero? Il gioco della nostra narratrice bugiarda si protrae a lungo: come ogni gioco, forse, sarebbe stato meglio se di breve durata. Ma in un romanzo che di “forse” vive e muore, i miei vengono chiusi in gabbia. Le chiavi le tiene la donna che, se fossi esperto di alberi genealogici e dintorni, una piccola indagine ci rivelerebbe essere antenata della crudele (ma irresistibile) Amy Dunne. I Gillespie è L'amore bugiardo ai tempi del Vittorianesimo, per molti versi. Uno straordinario esercizio di stile, meticoloso e, a tratti, crudelmente divertente, in cui Jane Harris parte da uno spunto semplice e accattivante – cedere la parola a una nobildonna sotto accusa -, portato, qui, alle estreme conseguenze. Non c'è spazio che per la voce di Harriet, tra le pagine, e il dubbio persiste: quale ruolo ha avuto, esattamente, nelle inspiegabili tragedie che hanno coinvolto una sfortunatissima famiglia scozzese? Non lo sapremo mai con certezza: confusi da un sorriso sornione; soggiogati da una prosa che ci rivolta da così a così, tanto che è incalzante.
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Lana Del Rey – Big Eyes

17 commenti:

  1. Ciaoo!! Bella recensione, ho letto questo libro un paio d'anni fa e mi era piaciuto molto!! :D
    Fede

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  2. uffa... 508 pagine... col caldo so che non riuscirò ad affrontarle, rimando la lettura a settembre (colpa tua). Bellissima la cover, non me la ricordavo.

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    1. Io, nonostante bambini tutt'intorno che mi fanno desiderare vivamente la vasectomia, al mare, fortunatamente, riesco bene. :)

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  3. Lo segno, anzi, lo risegno, è in WL da secoli. Aspetterò un po' però, ho appena finito Amy Snow, per ora la mia dose di romanzo vittoriano l'ho avuta!

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    1. Altro mattoncino, eh?
      Direi che, per ora, sei a posto, sì. :)

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  4. La mia copia prende polvere da un po' e, per adesso, continuerà così, nonostante una spiccata passione per i gialli, scoperta ultimamente. Arriverà, prima o poi, il suo momento, mi auguro.

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    1. Proprio giallo non è, essendoci misteri che quella volpa della narratice non scioglie, però confido nel momento opportuno anche nel tuo caso. Arriva per tutti i romanzi.

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    1. Il resto, fortunatamente, è decisamente all'altezza :)

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  6. Ciao, buongiorno, ho preso il tuo blog come riferimento, mi è tornata la voglia di leggere e ti volevo ringraziare per le recensioni preziose, mi sto riappassionando grazie a te. Buona Giornata :) Sandra

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    1. Ma, Sandra, è probabilmente la cosa più bella che mi abbiano mai detto. Ti ringrazio tantissimo!
      Un bacione.

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  7. Letto un bel po' di tempo fa e amato tanto. Della stessa autrice ti consiglio "Le osservazioni"

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  8. Non posso fare altro che appuntarmelo.. prima o poi farò arrivare a te la fattura di Amazon :P

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  9. Gran bella recensione !!!!
    Il libro all’inizio mi è piaciuto molto ma mentre scorrevano le pagine ho maturato quasi un odio per la narratrice, per il suo egocentrismo e il suo presenzialismo... alla fine tutto torna e nulla sembra lasciato al caso ...

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