Buongiorno,
amici. Come state? Io, a quest'ora in pullman, mi affido
alla magia dei post programmati per parlarvi assieme a Deborah del Bancarella e di un aspetto che forse non conoscevate.
Possiamo dare spazio in un post, infatti, a chi ha
permesso che tutto ciò fosse possibile: oggi come allora. I preziosi librai
pontremolesi. Per saperne di più, date un'occhiata al sito internet
e seguite, passo dopo passo, gli approfondimenti della nostra
squadra. Un abbraccio e buone letture. M.
I
romanzi sono di chi li legge. Soprattutto, di chi li ama a tal punto
da investirci tempo e denaro. Gesto coraggioso, con questa crisi
senza fondo che ci alita sul collo. Il contante scarseggia. La gente
non legge. Nelle passeggiate in libreria – perchè non sono
semplici visite, io tra gli scaffali cammino come se avessi a
disposizione tutto il tempo del mondo – mi fido di un solo tipo di
fascette. Quelle scritte a mano, che riportano il parere dei librai
di turno. Sognatori che la lettura devono amarla più di me. In
maniera purissima e disinteressata. Gli autori italiani, tra loro, o
si spalleggiano o si ostacolano. La critica ufficiale, invece, è
spesso troppo attenta ai best-seller, ai casi editoriali, per
giudicare senza pregiudizi. Insomma: preferisco fidarmi di chi alla
lettura consacra le giornate. Meglio affidarsi ai librai, sì. E'
questo a rendere il Premio Bancarella diverso dagli altri. Meno
asettico, ci ricorda sin dal nome il gusto di spulciare pile di tomi
in cerca di libri che non ti aspettavi. Lo ha scritto Vittorio Sgarbi,
lo ha ribadito anni dopo Andrea Camilleri: il Bancarella si vince con
orgoglio. Filo rosso tra chi i romanzi li scrive e chi i romanzi li
vende, senza scordarsi mai del pubblico. Quando ha avuto inizio questo
lungo e fortunato dialogo?
Quali erano gli antenati dei librai che
anche quest'anno, in quel di Pontremoli, esprimeranno la loro
preferenza? La rete è piena di informazioni. La sitografia indugia
nei dettagli, indica date e sfilze di nomi che potrebbero suonare
sconosciuti. Chiamato a parlarvi dei reali protagonisti
dell'iniziativa, ve li racconto come sono venuti in mente a me. Gli
antichi librai pontremolesi, coloro da cui tutto ha avuto inizio,
sembrano proprio usciti da una favola. Incolti, spesso, ma
con un grande senso degli affari e un intuito infallibile. Partivano
in primavera dall'alta Lunigiana. Generazioni e generazioni di
venditori ambulanti, imparentati fra loro, che si davano appuntamento
sul vecchio itinerario della via Francigena. Non si pestavano i piedi
a vicenda, come in missione segreta. Non si facevano concorrenza. Si
scambiavano volentieri informazioni sui grossisti, si dividevano
equamente le zone in cui mettere le tende. Banchi stabili, più
precisamente, montati nei punti strategici delle città. Alcuni non
sono andati più via da lì. Molte librerie italiane delle città
centro-settentrionali sono gestite, infatti, da emigrati
pontremolesi. Quanto cammino a piedi. Quanti sacrifici. Dalle loro
mani passavano Tasso e l'Ariosto, Manzoni e Boccaccio, i capolavori
di Dumas. E sarebbero passati, poi, Hemingway, Pasternak, Singer.
Vendevano all'aperto, a prezzi stracciati: spesso a contadini mossi
da un'illuminante curiosità intellettuale, abituati quanto loro alle bizze delle quattro stagioni. Il primo raduno dei
librai di Pontremoli risale al 1952. Così nasce il Premio Bancarella
– l'unico, ribadiamolo, gestito interamente dai librai -, e a
ricordarlo è Oriana Fallaci.
«Giunsero
da tutte le parti d’Italia. Qualcuno arrivava in automobile, ma la
maggior parte scendeva dal treno [...]
Erano
i librai più vecchi del mondo».
Da
allora poco è cambiato. Quello è il bello delle tradizioni, in
fondo. Ci si dà appuntamento in piazza, ai piedi della torre di
Cacciaguerra. Sempre nella solita Pontremoli. Si assiste allo spoglio
dei voti alla presenza del notaio, ma non c'è tensione.
Leggere è una festa. I librai sono i padroni di casa, i libri gli
ospiti d'onore. Venite eleganti e preparati. Divertiti.
Con l'inchiostro sui polpastrelli, possibilmente, per via del tanto sfogliare.
Con l'inchiostro sui polpastrelli, possibilmente, per via del tanto sfogliare.
"Leggere è una festa. I librai sono i padroni di casa, i libri gli ospiti d'onore. Venite eleganti e preparati."
RispondiEliminaEssere librai è difficile, soprattutto in questi anni. Sapere che le tradizioni vengono ancora rispettate è simbolo di grande impegno e coraggio. Il Premio Bancarella è l'espressione della tradizione di questi librai!
Articolo molto interessante!
Ti ringrazio, Deborah!
Eliminaio ho scoperto un mucchio di cose sul premio bancarella proprio grazie a voi blogger. e ogni articolo in più che postate è fonte di "sapere".
RispondiEliminabravi ottimo lavoro
Grazie, Chicca.
EliminaTi confesso che io scopro queste curiosità insieme a voi. :)
Bravi librai e bravo Mr. Ink!
RispondiEliminaBravi loro, io faccio solo copia-incolla molto creativi. :-P
EliminaAh, se potessi, farei proprio la libraia. Ne parlavo anche ieri sera, in caso di licenziamento, sarebbe il primo posto in cui portare il curriculum... che poi vicino a casa ci sia una delle librerie più belle d'Italia (Palazzo Roberti), non è un caso ;)
RispondiEliminaDavvero affascinante, comunque, la storia di questo premio che da inesperta non conoscevo, mi tornerà utile in un futuro tra i scaffali, chissà...
Sto spulciando il sito.
EliminaMamma mia, ma è bellissima davvero!