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Nel profondo, di Daisy Johnson. Fazi, € 18, pp.
274 |
Ha
un nome da fiaba, Gretel, ma non vive nel fitto di un bosco. Almeno
non più. Ha scelto una casa un po’ appartata, in collina, e una
professione insolita quanto lei: lessicografa, in ufficio setaccia
parole per compilare dizionari – quando da bambina, una vita prima,
era stata invece solita inventarne di nuove di sana pianta. Il suo
hobby è chiamare tutti gli obitori
del circondario: cerca disperatamente tracce di sua madre, infatti, creduta
ormai morta. Ora che allo specchio inizia a somigliarle, i ricordi
passano a domandarle gli interessi ed è più decisa che mai a
sapere che fine abbia fatto la genitrice, responsabile un giorno di
averla caricata sul primo autobus condannandola all'infinita trafila degli assistenti sociali.
Il pensiero di quella madre folle e fragile, in lotta contro l’oblio dell’Alzheimer, le ispira una caccia al tesoro. Cos’è stato di lei, e dove trovarla? Come mai Marcus, loro amico per una stagione, a un certo punto sparì nel nulla? Vivevano accanto a un fiume dal nome inquietante – Isis –, su una chiatta ormeggiata a riva. Erano allergiche alla terra ferma e puntavano a un altrove vago, irraggiungibile.
Il pensiero di quella madre folle e fragile, in lotta contro l’oblio dell’Alzheimer, le ispira una caccia al tesoro. Cos’è stato di lei, e dove trovarla? Come mai Marcus, loro amico per una stagione, a un certo punto sparì nel nulla? Vivevano accanto a un fiume dal nome inquietante – Isis –, su una chiatta ormeggiata a riva. Erano allergiche alla terra ferma e puntavano a un altrove vago, irraggiungibile.
I
luoghi dove siamo nati ritornano. Si travestono da emicranie, mal di
stomaco, insonnia. Sono la sensazione di cadere con cui a volte ci
svegliamo, brancolando in cerca della luce, certi che tutto ciò che
abbiamo costruito sia scomparso nella notte. I luoghi dove siamo nati
ci diventano estranei. Non ci riconoscono più, anche se noi li
riconosceremo per sempre. Ci sono cresciuti dentro, sono il nostro
midollo. Se ci rovesciassero come un guanto, troverebbero delle mappe
incise dietro la pelle. Servono proprio a ritrovare la strada di
casa. Solo che dietro la mia pelle non ci sono canali, binari
ferroviari e una barca, ma sempre e solo tu.
Quella
regione aveva leggi tutte sue. Innumerevoli i morti, i furti, le
stranezze inspiegabili. Inutile avvertire la polizia in caso
d’emergenza. Perfino la lingua parlata da quelle parti era diversa.
Un lessico spiccio e volgare, che alle orecchie di un nuovo arrivato
sarebbe suonato ostico quanto un idioma straniero. Donna selvaggia e
inquisitoria, dotata di una sensualità esplosiva che affascinava
uomini, donne e belve feroci, Sarah costringeva anche la piccola
Gretel a fuggire il mondo reale. E involontariamente, in un periodo
indimenticabile, irretiva anche il giovane Marcus: scappato di casa, il forestiero era
in realtà nato femmina – ai tempi si chiamava Margot – ed era stato
costretto a peregrinare a causa dell’influenza sinistra della
vicina di casa, Fiona, che sotto un trench rosso
nascondeva il sesso maschile e doti da maga. Una prosa tanto
particolare quanto faticosa ci presenta pian piano questi quattro
personaggi femminili: gatti selvatici, sfuggenti e sostanzialmente
malfidati, che vivono un intreccio dagli echi edipici immersi in
una fauna pericolosissima.
Eravamo
come degli alieni. Come gli ultimi sopravvissuti sulla terra. Se in
qualche modo è vero che il linguaggio condiziona il nostro modo di
pensare, non avrei mai potuto essere diversa da com’ero. E la
lingua che avevo imparato fin da piccola, non la parlava nessun
altro. Quindi sarei rimasta sempre emarginata, sola, a disagio con
gli altri. Era la mia lingua a imporlo. La lingua che mi avevi
insegnato tu.
Ci
sono figlie che si prendono cura delle mamme. Ci sono uomini che si
sentono donne. Ci sono donne che si sentono uomini. Abbondano le
profezie, i ritorni all’ovile, le relazioni morbose. Ma la
suddivisione del romanzo – articolato in tre diversi piani
temporali; caratterizzato dall’assenza di discorsi diretti e da
soggetti che spesso si confondono – me l’ha reso un garbuglio
caotico e affascinante, benché a tratti inestricabile. Deluso, mi
aspettavo una lettura bella e contorta nello stile di Favola di New York; l’esordio dell’eppur talentuosa Daisy Johnson,
invece, è soltanto contorto, al punto che risulta difficile scorgere
fra le righe il dipanarsi di una trama.
Possono equilibri così malsicuri convivere con una scrittura ammaliante? Forse, ma nell’immergermi nella storia ho fatto la tipica resistenza dei bagnanti in spiaggia, quando l’acqua è troppo fretta. Troppo fredda anche l’autrice. Qualcosa di torbido, fatto sta, si muove sul fondo. Un vedo-non vedo che spaventa e alletta, ma nel finale confonde fino a innervosire. Era richiesta al lettore, probabilmente, una pazienza che non ho. Pescare, d’altronde, può essere un’attività frustrante e infruttuosa; non da tutti. Soprattutto in acque nerissime. Non sappiamo mai se tireremo a galla una carpa, una vecchia scarpa, oppure un mostro marino degno del cinema di Guillermo Del Toro. Strano ma vero, strano vero, Nel profondo – con me – è rimasto in superficie.
Possono equilibri così malsicuri convivere con una scrittura ammaliante? Forse, ma nell’immergermi nella storia ho fatto la tipica resistenza dei bagnanti in spiaggia, quando l’acqua è troppo fretta. Troppo fredda anche l’autrice. Qualcosa di torbido, fatto sta, si muove sul fondo. Un vedo-non vedo che spaventa e alletta, ma nel finale confonde fino a innervosire. Era richiesta al lettore, probabilmente, una pazienza che non ho. Pescare, d’altronde, può essere un’attività frustrante e infruttuosa; non da tutti. Soprattutto in acque nerissime. Non sappiamo mai se tireremo a galla una carpa, una vecchia scarpa, oppure un mostro marino degno del cinema di Guillermo Del Toro. Strano ma vero, strano vero, Nel profondo – con me – è rimasto in superficie.
Il
mio voto: ★★½
Il
mio consiglio musicale: Evanescence – Going Under
Non so come fai a farmi venire voglia di leggere anche i libri a cui dai un voto negativo.
RispondiEliminaAhahahahah, ti ringrazio.
EliminaGuarda, questo sta piacendo molto.
Probabilmente sono io che non ho capito.
Hum... contorto, con una trama e uno stile inutilmente ingarbugliati...: passo :-D
RispondiEliminaPassa, sì.
EliminaSebbene il tuo giudizio non propriamente bello, c'è qualcosa che mi attira in questa storia.... Sarà la copertina?!? Vedremo, se leggerlo o meno. Magari dopo aver smaltito qualche lettura 🤗🤗
RispondiEliminaSpero per il tuo tempo che la penseremo diversamente. Da lettrice donna, magari, comprenderai meglio i pensieri e la sensibilità delle protagoniste.
EliminaA livello superficiale non sembra malaccio.
RispondiEliminaNel profondo, mi sa invece che è meglio evitarlo. :)
Ad averlo capito...
EliminaCi pensavo proprio oggi, ma niente.