Quando
mi sono avvicinato per la prima volta al catalogo Bookabook,
l'editore milanese che per i prossimi ottantotto giorni darà alla
mia storia dal destino ancora in forse una bella vetrina online (a
proposito: tutti i romanzi sono a metà prezzo fino a domani), mi è
venuto naturale avvicinarmi a un autore della mia età: tanta,
infatti, la scelta; troppi i generi. Nel palmo della mia mano,
allora, ecco la sola bussola della solidarietà anagrafica. Ho letto
l'esordio di Lorenzo Arrais, classe 1994, nel dubbio impellente; a
scatola chiusa. Un volume sottile ed elegante, poche pagine e, in
parte come nel caso del mio Malanotte,
una narrazione epistolare: sempre lettere aperte, ma non a una
catastrofe bensì a Mandorla. La ragazza – non di pura finzione, ho
immaginato – colpevole di avere donato al narratore i migliori
sorrisi e di averli richiesti poi indietro con interessi da usuraio.
Non
importa chi. Non importa quando. Non importa perché. Conta soltanto
il come. Lui e lei, studenti di Medicina passati in un lampo dai
ripassi insieme alla convivenza da innamorati, si sono lasciati.
L'uno porta un nome puntato, l'altra quello di un seme. Sono gli anni
dell'università, delle ultime ribellioni, dei primi sogni spariti
con il sopraggiungere dell'alba. Forse c'entra un tradimento commesso
da una giovane caustica e irrequieta, forse è colpa di un eterno
romantico più bravo in teoria che in pratica. Dettagli inesistenti
perché, in fondo, ininfluenti.
Da
quando sei volata via il mio tempo non vola più, non riesco più a
sentire il tic-tac dell'orologio, quel rumore che odiavi così tanto
e che il destino beffardo ha voluto zittire nello stesso istante in
cui i tuoi passi hanno smesso di fare eco dentro casa, ma non dentro
di me.
Ci
si preferisce concentrare sulla sofferenza del dopo, sui postumi di
una sbornia d'amore. Brutto andare in giro senza meta, di notte;
peggio ancora stare a casa in solitudine aspettando che qualcuno ci
raggiunga nel letto dalla porta del bagno semiaperta. Si ripensa al
primo incontro, si tenta di ricordare l'ultimo bacio. Soprattutto, si
scrive – su un muro con il pennarello nero, sulle superfici umide
con il polpastrello dell'indice, sull'agenda Moleskine che spunta
puntualmente dal camice stirato di fretta. Quello che non saranno
più, le parole che avrebbero voluto ma alla fine non si son detti, i
segreti per imparare a farne a meno, il pensiero di temprare la
volontà smettendo di fumare, le bugie rivolte a una lontananza da
ingannare con messaggi mai inoltrati. Fragile, empatico e
naturalmente inadeguato davanti alla felicità, L. non butta gli
oggetti rotti, piange con Bambi alla tivù, aiuta
sconosciuti con le buste pesanti della spesa. Pensa al futuro, suo
chiodo fisso, a costo di non godersi il presente. Dice di sognarsi
scrittore per vivere per sempre e specialmente per parlare con lei,
Mandorla: che l'ha sbriciolato come fosse un croissant e ormai vive
in lui, di parole e basta. E non si perdona, no, nell'incapacità di
nutrire rancore verso di lei – che forse dalla sua torre d'avorio
non soffre né lo pensa, almeno non quanto lui.
Ogni
mattina ci promettevamo che la volta dopo saremmo rimasti a letto, al
caldo del nostro piumone a fare l'amore tutto il giorno. Adesso
invece mi basterebbe che tu tornassi a prepararmi la colazione, ché
ho finito anche la marmellata. Torna e usa la marmellata che vuoi,
anche quella di agrumi, non mi importa. Però torna.
Riflessivo
e romantico, con un linguaggio un po' social che fa pensare a Chiara
Gamberale, Arrais propone uno struggimento per voce sola che non si
fa mai dialogo eppure riesce magicamente a interloquire con i
lettori. Perfino con il sottoscritto, che di rado si lascia
intrattenere da questi flussi di coscienza; che da bravo razionale
pretende il più delle volte una vicenda che abbia inizio,
svolgimento, fine. Facilitano la lettura i capitoli agili, passi da
leggere a voce alta per meglio farli propri, una schiettezza che
anche in mancanza della nota biografica mi avrebbe fatto riconoscere
Lorenzo come figlio della mia stessa generazione. Ora che il
tempo non vola più ha due protagonisti appena: i nomi
fittizi, un background semisconosciuto, un prosieguo sentimentale
incerto. Non è un romanzo epistolare, non è una storia d'amore: non
in senso stretto almeno. Ma resterà forse la lettura più giusta
nell'attesa che il tempo di noi, eterni romantici, riprenda a
scorrere. Rendendo finalmente l'innamorarsi legale, in questa eterna
ora solare.
Il
mio voto: ★★★
Il
mio consiglio musicale: Thegiornalisti – Senza
Sarà tra le mie prossime letture. Ora più curiosa di prima! ♥
RispondiEliminaDelicatissimo. Lo divorerai in poche ore!
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