| Cercami, di André Aciman. Guanda, € 18, pp. 278 |
Elio
e Oliver. Tutti fanno cenno alla loro storia d’amore,
nessuno li ha dimenticati. Ma per tre quarti di Cercami, il
romanzo che avrebbe dovuto riunirli, non condividono mai la stessa
pagina. Forse, e dico forse, soltanto l’epilogo li vedrà insieme:
difficile, tuttavia, prevedere se sarà felice o meno. Questo sequel
che tale non è, a ben vedere, prenderà in contropiede gli eterni
romantici che aspettavano un ritorno di fiamma in linea
con i toni della prima volta. Diversissimo e spiazzante, ambientato a
decenni da quella famosa estate italiana, l’ultimo romanzo di André
Aciman è una caccia a Cupido che sconsiglio a coloro che erano
interessati unicamente a conoscere la sorte dei due innamorati dopo
il crepacuore dei titoli di coda. Mal sopportando i romanzi
autoreferenziali e il fanservice – insomma, gli strascichi fuori
tempo massimo –, non ho potuto fare a meno di accogliere a braccia
aperte la virata a sorpresa dell’autore di Chiamami col tuo nome: un ritorno costituito da storie dentro storie, in cui i
personaggi interpretati al cinema da Thimotée Chalamet e Armie
Hammer hanno all’apparenza ruoli secondari. Basta forse questo a
precludere la lettura di un romanzo, per il resto, intensissimo e
narrato con grazia estrema? Si può attualizzare il passato, o
limitarsi a vivere in funzione di esso? Se lo chiedono attanti vecchi
e nuovi, mentre leggono le inquietudini di un giovane Dostoevskij e
si struggono nella bellezza degli amori istantanei: speciali perché
impossibili.
Eppure ci
dev’essere almeno una piccola gioia nello scoprire che ognuno di
noi si trova nella posizione di completare le vite di altri, di
chiudere il libro mastro che hanno lasciato aperto e di giocare
l’ultima carta al posto loro. Che cosa potrebbe esserci di più
gratificante di sapere che spetterà sempre ad altri completare e
concludere la nostra vita? A qualcuno che abbiamo amato e ci ama
abbastanza per farlo. Nel mio caso, mi piacerebbe pensare che sarai
tu, anche se non staremo più insieme. È come sapere chi sarà a
persona che verrà a chiudermi gli occhi. Voglio che sia tu, Elio.
Samuel,
il padre di Elio, siede su un Freccia per Roma. Prepara
l’intervento per un convegno, rimugina su un incontro di famiglia
mandato a monte, condivide convenevoli con una vicina
di posto di nome Miranda: una fotografa con il look da
maschiaccio che in teoria ama la solitudine,
ma in pratica ricerca il dialogo; va da sé l’invito a filosofeggiare anche a pranzo, a rivedersi con una scusa da poco,
nonostante ci siano trent’anni di differenza a dividerli e la tappa
nel capoluogo laziale non sia di piacere. Sui luoghi della sua
giovinezza, fra chiese, caffè ed enoteche, Samuel si accorge di non
essere mai stato felice e, come ricorderete dal commovente monologo
del romanzo precedente, non contempla una vita senza amore.
Elio,
alle prese con un’altra tappa della sua formazione, si esibisce
come pianista a Parigi. Rimasto fragile e bisognoso, attratto dall’abbraccio
di uomini potenti, a un concerto conosce l’anziano Michel.
Trattato ora come un figlio, ora come un oggetto del desiderio, il
ventenne gode dei comfort di un appartamento alto-borghese e delle
attenzioni di un nuovo Pigmalione. Insieme s’imbatteranno nel
mistero di un assolo per pianoforte – eredità del padre di Michel
–, e la ricerca li metterà sulle tracce di un musicista ebreo morto ai tempi della Seconda guerra mondiale.
Oliver,
invece, in un loft affacciato sulle sponde dell’Hudson, festeggia
con fiumi di prosecco il suo ultimo giorno a New York. Gli ospiti, i brindisi e il dramma
della retrocessione in un’università del New Hampshire semineranno
risentimenti tra lui e la moglie: soprattutto se due degli invitati,
Erica e Paul, lo spingono a fantasticare su plausibili mènage a
trois e sullo spettro di un adolescente coi pantaloncini corti,
amato segretamente vent’anni prima. Un pianoforte inutilizzato e un
pezzo di Bach creeranno un ponte per scappare, si spera, dalle
costrizioni di una non-vita.
La musica
non è altro che il suono dei nostri rimpianti tradotto in una
cadenza che stimola l’illusione del piacere e della speranza. È la
cosa che ci ricorda con maggiore evidenza che siamo qui per un
brevissimo lasso di tempo e che abbiamo trascurato o ingannato le
nostre vite o, peggio ancora, non le abbiamo vissute. La musica è la
vita non vissuta.
Questi
tre racconti apparentemente a sé stanti, ambientati in tre diverse
città del mondo, sono destinati a incrociarsi con un po’ di
pazienza e di magia. Ogni storia risolve la precedente, infatti, in
pagine dai ritmi cinematografici – quanti dialoghi fiume; quanta
attenzione verso l’erotismo degli sfioramenti casuali o dei lembi
di pelle sbirciati sovrappensiero – in cui rintracciare gli stessi
dialoghi ai limiti dell’artificiosità, la stessa resa affascinante
di mondi colti e irraggiungibili. Dediti ai rossi corposi, alle cene
prelibate e ai discorsi sui massimi sistemi, i protagonisti
di Aciman flirtano semplicemente aprendo bocca e nelle relazioni
sfoggiano una naturalezza che va a braccetto con la libertà.
Sapiosessuali – definizione perfetta per chi come loro si lascia
sedurre soprattutto dai fuochi d’artificio di una testa pensante,
non da un corpo scolpito –, vantano uomini e donne nella schiera
degli amanti e popolano una bolla elitaria che ispira sincera
invidia.
Dall’estate
calda e vitale del capitolo introduttivo, però, sono passati a autunni uggiosi e contemplativi degni di un quadro di Corot. Parlano
per tutto il tempo, come i turisti di Prima dell’alba. Non
smettono di credere nei giochi del destino o nell’esistenza del
colpo di fulmine. Trascorro notti in bianco, quando su di giri, o
rubano l’oro in bocca alle mattine del nostro proverbio. Provengono
da ambienti signorili, condividono radici ebraiche, sperimentano
l’intimità sempre incuranti delle differenze anagrafiche.
«Quando
vengo qui, che sia da solo o con altra gente, con voi per esempio,
sono sempre con lui. Se restassi qui un’ora a fissare questo muro,
starei con lui per un’ora. Se parlassi con questo muro, mi
risponderebbe.»
[...]
[...]
«Che
cosa mi direbbe? Semplice: “Cercami, trovami”.»
«E
tu che cosa risponderesti?»
«La
stessa cosa. “Cercami, trovami”. E siamo entrambi felici. Adesso
lo sapete.»
Ognuno
tira le fila di un’altra esistenza lasciata in sospeso. Ognuno,
seguendo il filo conduttore del rimpianto, cerca qualcosa fino a
venire a capo del bandolo della matassa: il vicolo in cui Elio e
Oliver hanno bevuto fino al vomito, le motivazioni di un lascito
enigmatico, la classica seconda possibilità.
Cerca qualcosa anche il lettore affezionato – sul Lungotevere, o fra le note di un pentagramma criptato. In questo romanzo troverà ciò che non si sarebbe aspettato all’inizio. È il bello della serendipità: una delle mie parole preferite. Imbattersi in qualcosa, e in qualcuno, che non stavamo cercando. Ma simili gite fuori porta, quando ben accolte, rendono un piacere perfino smarrirsi.
Cerca qualcosa anche il lettore affezionato – sul Lungotevere, o fra le note di un pentagramma criptato. In questo romanzo troverà ciò che non si sarebbe aspettato all’inizio. È il bello della serendipità: una delle mie parole preferite. Imbattersi in qualcosa, e in qualcuno, che non stavamo cercando. Ma simili gite fuori porta, quando ben accolte, rendono un piacere perfino smarrirsi.
Il
mio voto: ★★★★
Il
mio consiglio musicale: Lucio Battisti – E penso a te
Non so proprio cosa aspettarmi, da questo 'seguito'... ancora sento che non è il suo momento, ma intanto la curiosità aumenta.
RispondiEliminaServe? No.
EliminaÈ un buon romanzo? Sì.
Mi ha fatto piacere ritrovare la penna e la sensibilità di Aciman, indipendentemente dai due protagonisti. Anzi, l'ho trovato perfino più scorrevole qui.
Recensione bellissima anche se, mi pare di capire, mi converrebbe leggere prima "Chiamami col tuo nome" ;)
RispondiEliminaDevi, ti piacerebbe moltissimo!
EliminaIo sono ancora ferma lì a chiedermi se conoscere Elio e Oliver anche su carta. Vorrei, anche per potermi gustare questo seguito prima di Guadagnino, ma allo stesso tempo la paura di una delusione, di confronti futuri, mi spaventa.
RispondiEliminaSpero che Guadagnino, però, li lasci in pace se è abbastanza intelligente.
EliminaDubito, in ogni caso, che attingerebbe a questo (non) sequel alla lettera.
Stamattina ho letto casualmente una recensione negativa. A me però questo romanzo continua ad incuriosiore, soprattutto perché due anni fa, quando lessi Chiamami col tuo nome, amai la storia d'amore fra Elio e Oliver ☺️☺️
RispondiEliminaDunque, smaltite alcune letture lo leggerò anch'io 😊😊
Oggettivamente al romanzo non si può rimproverare niente. È scorrevole, toccante, colto, ben scritto. Ma chi si aspettava l'erotismo del primo o il dominio incontrastato di Elio e Oliver... Be', passi oltre. Questa è un'altra cosa. Forse, non per fan sfegatati.
EliminaHo sentito sia pareri negativi e anche positivi.
RispondiEliminaHo così tante cose da leggere che, pur conoscendo la storia grazie al film, ancora devo e voglio leggere Chiamami col tuo nome e sicuramente la tua bellissima recensione è un incentivo a leggere poi anche Cercami.
Ti ringrazio! Prima o poi, è una lettura da fare.
EliminaLo dico a te, che ami i romanzi di formazione e le storie d'amore. :)
A me Chiamami Col Tuo Nome è piaciuto, ma non tanto da sentire l'esigenza di leggerne un seguito.
RispondiEliminaPer me era finito bene.
C'è chi confida nei lieto fine e nei proverbiali puntini sulle i, ma in generale concordo con te.
EliminaUna lettura, quando tanto piacevole e raffinata, però è sempre cosa buona e giusta.
La tua è la prima recensione positiva che leggo su questo libro e ne sono rimasta molto incuriosita. Ammetto che secondo me il primo romanzo non avrebbe avuto bisogno di alcun seguito, ma un pizzico di curiosità mi è venuta quando è uscita la notizia. Adesso sono ancora più indecisa!
RispondiEliminaNon voglio dir male ai miei colleghi ma...
EliminaHai letto pareri oggettivi, o impressioni di fan delusi? Per me va fatta una bella differenza, nonostante sui gusti altrui sia impossibile mettere bocca. XD
In effetti ho l'impressione che si tratti più di aspettative deluse.
EliminaImmaginavo. A livello oggettivo, infatti, Aciman è così raffinato che non può scrivere brutti libri. Se si riesce a capire che è altro da Chiamami col tuo nome, resta una gran bella lettura (a sé). :)
EliminaLa tentazione di "cercarlo" certo c'è. :)
RispondiEliminaMi sa che però attenderò la versione cinematografica che tanto prima o poi Luca Guadagnino la gira.
Io, invece, spero che Guadagnino sia così saggio da non cascare nella tentazione di un sequel...
EliminaAl cinema questo si presterebbe pochino.
Concordo
EliminaHo finito "cercami" proprio ieri sera, dopo averci girato intorno per settimane e posso dire di condividere in pieno la tua recensione! È proprio altro da "chiamami col tuo nome" ma ritrovare Elio e Oliver, e anche Samuel è stato un po'come tornare a casa!
RispondiEliminaAnche io ho finito la lettura eri sera. Grazie per la tua recensione.
RispondiEliminaE' altro da Chiamami col tuo nome, è scritto magnificamente e si legge con gioia e passione.
Il cuore però mi è battuto veramente forte solo quando alla fine li ho "visti e sentiti" insieme.
Ho amato elio in modo assoluto fin dal primo istante, la sua purezza, la sua "innocenza", la sua spontaneità nella normalità. Ora ho paura di trovarlo consumato dalla vita, navigato è consapevole del mondo. Vorrei rimanere con il suo splendidamente interpretato da timothy.
RispondiEliminaAciman ha questo modo di scrivere che lo definirei colto,raffinato ma molto “umile”.
RispondiEliminaLa storia di Samuel è suggestiva, in Toto poco coinvolgente...quel poco di emozione mi è venuta nelle ultime 50 pagine ma devo dire che non c è paragone con il precedente. Spero che Gudagnino lasci allo spettatore l’emozione con cui ci ha lasciato lasciandolo degno del capolavoro quale è.