sabato 16 novembre 2019

Recensione a basso costo: La simmetria dei desideri, di Eshkol Nevo

| La simmetria dei desideri, di Eshkol Nevo. Beat, € 9,90, pp.350 |

Le ragazze vanno e vengono, si dice, gli amici restano. A lungo è stato questo il mantra di un inseparabile quartetto di compagni di merenda, inquadrati qui in un ventennio di amicizia. Si sono conosciuti negli anni del liceo e dell’arruolamento militare. Quelli dell’indipendenza politica di Israele dalla Gran Bretagna. Quelli dell’indipendenza economica da famiglie, talora, oppressive e provinciali. Insieme si sono trasferiti dalla piccola Haifa a Tel Aviv, ognuno in cerca della propria affermazione in un Medio Oriente ricco e al passo, più vicino a noi di quanto immaginiamo. Gli opposti si attraggono. I protagonisti, apparentemente troppo diversi per andare d’accordo, compongono così una squadra vincente: di quelle da non cambiare mai. Che differenza passa tra una storia d’amore e una d’amicizia? Richiedono entrambe una costruzione lunga e faticosa. Ricordi condivisi, gioie e dolori, tante risate e sporadici abbracci. Un passato che spesso non ci è dato conoscere.
Il bravissimo Eshkol Nevo, atteso al cinema con la trasposizione di Tre piani a cura del nostro Moretti, ci regala il privilegio di entrare a far parte per un po’ del loro circolo elettivo. Purtroppo non ho grandi amici, soprattutto maschi. Ne so poco di cameratismo, partite di pallone e giuramenti solenni. Avrei potuto mantenere le distanze con Yuval e gli altri,  ma a sorpresa li ho profondamente invidiati. Provando un affetto che raramente riservo agli sconosciuti, meno ancora ai personaggi di finzione.

Ci poniamo delle mete, ne diventiamo schiavi. Siamo talmente impegnati a realizzarle, che non ci rendiamo conto che nel frattempo sono cambiate.
Ci sono Churchill, il leader del gruppo, soprannominato così per le arringhe appassionate del suo mestiere di avvocato; il dolce Amichail, marito di Ilana e genitore di due gemelle, che filosofeggia di medicina alternativa ma si gode intanto il ruolo di “mammo”; Ofir, pubblicitario in crisi esistenziale che all’improvviso scopre i pregi della spiritualità accanto alla danese Maria; infine il narratore. L’osservatore interno di cui finisci sempre per scordarti il nome. Un personaggio in disparte, nell’ombra giacché timidissimo, che con una certa amarezza mi ha ricordato proprio il sottoscritto. Basso, asmatico, spaiato, Yuval li guarda, li adora, pende dalle loro labbra. Rischia di vivere attraverso le azioni degli altri però; di rimanere indietro. Non lo taglieranno fuori quando saranno troppo felici, oppure troppo presi dai doveri familiari? A unire il quartetto non è soltanto un’invidia malcelata, ma un patto fatto davanti alla tivù. Guardando i Mondiali di calcio hanno scritto su un foglietto un paio di desideri a testa; ne hanno letto uno ciascuno, ma hanno giurato di scoprire gli altri al prossimo Mondiale, quattro anni dopo. 
Ci si mette la vita di mezzo, abile a mescolare le carte in tavola. Ci si mettono donne che somigliano alla fascinosa e incostante Yaara: fidanzata col narratore, passa presto tra le braccia di Churchill seminando imbarazzi e musi lunghi. Soprattutto perché sposarla era uno dei sogni per il futuro di Yuval. Tutto, allora, è perduto? 
I personaggi vivono in un’era senza social, dove i compagni di scuola persi di vista diventano leggende metropolitane. Per loro rrivano i trent’anni, e con essi il profondo senso di sconforto che portano con sé. A Tel Aviv si inaspriscono i conflitti fra ebrei e palestinesi. I topi di campagna si trasformano in topi di città, gli amori si avvicendano – per separazioni o lutti sconcertanti –, l’armonia è messa in pericolo.

Per fortuna che ci sono i Mondiali, così il tempo non diventa un blocco unico, e ogni quattro anni ci si può fermare a vedere cos’è cambiato.
Da traduttore a autore, ossessionato dalla scadenza dei famosi quattro anni, il protagonista diventa un custode di confessioni, confidenze, memorie. Rincasa da solo, in un appartamento angusto e senza bambini, e fa di quell’amicizia un’oasi felice in un mondo cinico e ostile. Ma se l’inciviltà regna, è possibile preservare l’armonia in un paese che è una maledetta polveriera? Meglio restare oppure fuggire per ricominciare altrove? E questo monologo, in definitiva, cos’è: un requiem oppure un messaggio di speranza?
Fatta eccezione per una mesta parentesi dedicata alla malasanità e per gli stralci superflui della tesi del protagonista, esperto di filosofi che all’ultimo hanno cambiato opinione, La simmetria dei desideri è una commedia agrodolce che fa il bello e il cattivo tempo, ridere e piangere insieme. Nella descrizione millimetrica dell’incedere impietoso del tempo e della persistenza dei sentimenti mi ha ricordato il miglior Nicholls. Ai picchi di ilarità rispondono infatti buie voragini di depressione: momenti sorretti da un’idea di partenza brillante giacché assai plausibile.
Lo sviluppo, lineare e senza particolari guizzi, è di quelli non guidati dalla grandezza degli eventi bensì dalla potenza comunicativa di un cast di personaggi indimenticabili. Per realizzare i loro desideri, i quattro si pestano i piedi, imbrogliano, se li rubano a vicenda. Ma la scrittura di Nevo è così vibrante da bilanciare qualsiasi disparità e da dare voce al membro più marginale della comitiva. Fa goal, infine, con un post scriptum da lacrime. 
Avete scommesso attentamente su quale squadra puntare? La più bella e affiatata di questo campionato, di quest’anno di libri, è in trasferta dal Paese che non ti aspetti.
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Francesco De Gregori – La leva calcistica della classe ’68

10 commenti:

  1. Wow! Ne ho sentito parlare molto bene, e mi incuriosiva anche a me. Spero di leggerlo presto anche io ☺️☺️☺️☺️ dopo aver smaltito qualche lettura 😊😊😊

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    1. Se lo leggi presto, potresti trovare una delle letture più emozionanti del 2019.

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  2. Questo romanzo me l'hanno consigliato in tantissimi; di Nevo ho letto Tre piani e mi è piaciuto molto, per storie e stile di scrittura; prima o poi, leggerò pure quest'altro!
    buon sabato ;)

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  3. Come spunto iniziale sembrerebbe un It israeliano, per via della tematica dell'amicizia vista attraverso il corso di vari anni.
    Poi per il resto mi pare di capire non c'entri più una mazza. Cosa che, dopo la visione di It - Capitolo due, per me non è nemmeno così tanto un male. :)

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    1. Ahahahah, diciamo che più che King a livello strutturale ricorda film come C'eravamo tanto amati o One Day. Mi meraviglio, infatti, che un regista non ci abbia messo le mani sopra. :)

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  4. Molto interessante, pare fare al caso mio! Quanti bei libri da leggere. Questo non mi lascia credere che non trascorrerò un solo giorno senza un buon libro. Preferisco vederla in questo modo, piuttosto che sentirmi frustrata per una lista che si allunga all'infinito.
    Un saluto da Lea

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    1. Bicchiere mezzo pieno, mi piace.
      Questo sono sicuro che lo ameresti, sono le storie che fanno per noi. :)

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  5. Come sai l'ho amato tanto anch'io, anzi, ho amato tutti. Dalla struttura ai personaggi.
    Ora ce l'ha sul comodino mamma, mentre il giovine lo aspetta: lui che di amici maschi e duraturi ne ha, è il lettore perfetto, tanto che anche le Shotgun Lovesongs lo avevano commosso più di me.

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    1. Oh, Butler. A gennaio esce il nuovo, Uomini di poca fede. ❤️

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