|
Lonely Betty, di Joseph Incardona. NN Editore, € 12, pp. 110 |
Il
Santo Natale dovrebbe sempre portare la neve. La neve dovrebbe sempre
portare il mistero. Il mistero dovrebbe sempre la verità. Si parte
in questo preciso ordine: una tormenta che sotto le feste fa scendere
le temperature sotto zero, il crimine irrisolto di una triplice
sparizione attraverso il punto di vista di una testimone eccezionale,
il desiderio quasi incidentale di dare giustizia alle piccole e
innocenti vittime che furono. Chi ha ucciso i fratelli Harrys? Dopo
la frenesia delle indagini iniziali, la domanda a proposito del loro
destino ha perso d'urgenza, di importanza, finché un giorno come un
altro non ha semplicemente smesso di riecheggiare. Nella centrale
della polizia; tra le strade battute della Contea di Durham, Maine.
Qualcosa cambia in occasione del centesimo compleanno di Betty
Holmes, chiusa in una casa di riposa – e in un meditabondo silenzio
di tomba – da decenni e decenni. All'improvviso apre bocca e, con
un colpo di teatro da grande attrice, chiede un colloquio con il
tenente John Markham.
Mentre
Sally si allontanava, Betty fissò con intensità la terra coperta di
neve, come se sapesse con esattezza cosa c'era seppellito lì. E
dove.
A
modo loro, sono entrambi i pilastri della comunità: lei
maestra di innumerevoli generazioni di scolari, licenziata per
negligenza in seguito alla scomparsa in sincrono degli ultimi
arrivati in classe; lui vecchio cowboy ormai in pensione, che non ha
abbastanza pazienza per giocare a carte con l'unico nipote o per
stare a sentire storie dell'orrore.
Quello di Joseph Incardona, scrittore di mamma ginevrina e padre italiano, sembrerebbe un incastro dei più classici e consolidati: il passato che torna, e miete un'ultima vittima. A ben vedere, però, non tutto torna in un romanzo che preferisce non prendersi mai troppo sul serio: dalla psichedelica copertina lynchiana alle ambientazioni statunitensi, da qualche nome che ricorre con fare sospetto (Dolores, Carrie, un bambino inquietante chiamato Stephen) ai capitoli a singhiozzo. Meglio degnare di una seconda occhiata i personaggi, allora, che le righe le travalicano e tra le righe, a volte, si accorgono di vivere. Perché questo sbirro incartapecorito ha una figlia stripper e un linguaggio ingiurioso, per di più nel giorno della nascita di Gesù-Cristo-Nostro-Signore; la candida centenaria confinata nella camera 17 risulta razzista, bisbetica, alle prese con una brutta indigestione da purè di patate e ronzii parlanti oltre le palpebre abbassate; la vice sindaco Sarah Marcupanni manderà parzialmente all'aria i festeggiamenti per Betty – un coro di bambini sotto shock, una torta da prendere e buttare, un solenne bouquet scambiato con una corona funebre –, troppo presa a immaginare i baci umidissimi della secondina Savannah.
Quello di Joseph Incardona, scrittore di mamma ginevrina e padre italiano, sembrerebbe un incastro dei più classici e consolidati: il passato che torna, e miete un'ultima vittima. A ben vedere, però, non tutto torna in un romanzo che preferisce non prendersi mai troppo sul serio: dalla psichedelica copertina lynchiana alle ambientazioni statunitensi, da qualche nome che ricorre con fare sospetto (Dolores, Carrie, un bambino inquietante chiamato Stephen) ai capitoli a singhiozzo. Meglio degnare di una seconda occhiata i personaggi, allora, che le righe le travalicano e tra le righe, a volte, si accorgono di vivere. Perché questo sbirro incartapecorito ha una figlia stripper e un linguaggio ingiurioso, per di più nel giorno della nascita di Gesù-Cristo-Nostro-Signore; la candida centenaria confinata nella camera 17 risulta razzista, bisbetica, alle prese con una brutta indigestione da purè di patate e ronzii parlanti oltre le palpebre abbassate; la vice sindaco Sarah Marcupanni manderà parzialmente all'aria i festeggiamenti per Betty – un coro di bambini sotto shock, una torta da prendere e buttare, un solenne bouquet scambiato con una corona funebre –, troppo presa a immaginare i baci umidissimi della secondina Savannah.
Quello,
anche, era la vita, sfiorare il dolore e tirare diritto, senza
voltarsi.
Lonely
Betty ha una scrittura infarcita
di informazioni e parolacce come se piovessero, politiche bisex e
infermiere maggiorate, Stephen King per vicino di casa e forse dramatis persona. E' una folle
fantasia erotica e metaletteraria. Un omaggio e una parodia insieme
(degno della sequenza dell'Overlook Hotel nel bel mezzo del rumoroso
Ready Player One) di uno
scrittore, di un genere, che a pennellate leggere sa realizzare
spassosi bozzetti di vita vissuta e di mystery. Sudditi del Re,
all'appello: questa volta siete chiamati in causa e, vi avviso,
riderete di voi e di Incardona sentendovi perfettamente a casa. Come
tutti i giochi innocenti che prestano fede ai proverbi delle nonne,
questo – sorprendente e dissacrante com'è – ha la saggezza di
durare poco. Peccato, a conti fatti, costi un po' troppo.
Lei
non ha mai sentito dire che la realtà talora supera la finzione?
I
temi corretti dalla maestra Betty riportano in alto la data, anno
scolastico 1958-1959, e le coordinate di una scena del crimine tinta
di bianco Natale. Le lezioni di scrittura creativa suggeriscono, per
imparare a scrivere, di partire da ciò che conosci bene. La
realtà supera la finzione, qui, e la imita.
Il
mio voto: ★★★½
Il
mio consiglio musicale: Bobby Vinton - Mr. Lonely
Mmmmm. Mi sento tentata! Lea
RispondiEliminaLa tentazione del romanzo è essa stessa l'acquisto. Era così, vero?
EliminaA me invece non tenta più di tanto...vedremo!
RispondiEliminaOggettivamente, è un gioco che divertirà solo gli appassionati.
EliminaIn pratica più una novelletta che un romanzo, vista la brevità.
RispondiEliminaA quel prezzo è un no, però se esce in paperback potrei pensarci.
La NN non mi risulta faccia paperback - penso a Benedizione, che ormai ha più di qualche anno - ma mai dire mai, e dovrebbero esserci gli ebook.
EliminaTu sì che ti divertiresti. ;)
Se il libro "chiama a raccolta" tutti noi fan di King, come potrei mai evitare di rispondere all'appello? *____*
RispondiEliminaLa brevità del tutto non mi disturba, anzi (ultimamente mi è capitato di leggere romanzi brevi infinitamente più efficaci e coinvolgenti di certe interminabili epopee...), anche se spero sia disponibile in ebook, che ultimamente ho un po' di grattacapi con i cartacei! ;D
Verissimo: anch'io, come forse ti dicevo, tra questo, Notte inquieta e Anonimo veneziano sto leggendo piccoli grandi romanzi. ;)
EliminaDevo dire che mi ispira proprio - fosse anche solo per i nomi "famosi" in cui si inciampa.
RispondiEliminaFammi sapere. (:
EliminaCome una falena attirata dalla luce io reagisco alla vista del nome del Re. Segnato!
RispondiEliminaQui non ci si brucia: assicurato!
EliminaFinalmente riesco a venire a lasciare un commento, come ti dicevo su Instagram, ero proprio curiosa di leggere il tuo pensiero. Non avevo dubbi che saresti riuscito ad incuriosire a parlare bene di questo libricino, io ho buttato giù oggi una recensione, e non credo sia venuto fuori un gran lavoro, ma sono ancora un po' perplessa riguardo al libro, anche se lo stile di Incardona mi è piaciuto da matti e sicuramente recupererò anche "La metà del diavolo". Tu lo avevi letto?
RispondiEliminaMa ciao, Sia! Passerò sicuramente a leggere il tuo post. In quanto alla Metà del diavolo: purtroppo no, ai tempi mi era sfuggito completamente!
EliminaSarà anche politically uncorrect, però una storia che ha a che fare con il Natale bisogna leggerla a Natale. La stagionalità delle visioni e delle letture per me è Sacra. :)
RispondiEliminaAhahah, ricordo la tua ossessione per le visioni a tema!
EliminaNon lo credevo possibile, invece mi intriga parecchio :)
RispondiEliminaSono contento (poi la NN, diciamolo, intriga sempre). ;)
Elimina