| Attìa e la guerra dei Gobbi, di Isidoro Meli. Frassinelli, € 17,50,
pp. 300 |
Parlando
a vossignoria con onestade, debbo dire che per raccontar di questa
intreccio non serviron le minacce di cento spade. Le parole di gaudio
di Cinzia, la più fidata addetta stampa, poteron su di me – a onor
del vero, del romanzo storico nemico vero – il miracolo di una
seconda vampa.
Tanta
ammirazione accesero in me le peregrinazioni per mari e per monti di
Attìa e Panc, gli avventurieri tonti, da spingermi a usare la rima
baciata per recensire a tono codesta ballata.
Non
avevan troppa fretta di partire, eppure, quei ladruncoli che un
infausto giorno saccheggiarono il casotto di chi della campagna
siciliana era il signorotto. La loro punizione, non la galera ma la
barca, se nel marzo del 1860 c'è Giuseppe Garibaldi che attacca.
Il
Sud, per opporsi al Risorgimento, pianifica in silenzio un rapimento.
In quel di Caprera deve essere sottratta Anita, che del barbaro
condottiero è l'amore di tutta una vita. Un cuore spezzato può
forse fermare i Savoia, detti Gobbi, che lo strapotere dei Borbone
voglion colpire diritto nei lombi?
L'impresa
disperata porta quattro disgraziati sulla stessa strada.
Attia,
marocchino come Ulisse scaltro, che perdendo la memoria ha guadagnato
qualcos'altro: la pelle viola, color melanzana, per il malocchio di
una fattucchiera (perdonate la volgarità) un po' bottana.
Panc,
grande e grosso, che le bestemmie trasformano nell'Incredibile Hulk:
rabboniscilo pure con una manciata di pistacchi di Bronte, se non
vuoi che a suon di pugni ti spacchi la fronte.
Lo
sciupafemmine in arme Salvatore Paradiso, fra il dovere e il piacere
eternamente diviso.
L'attempato
sicario Andrea u' Muzziaturi, la cui compagnia non ci ha mai reso
sicuri.
Vedendoli
salpare tanto inadeguati, il fantasma di un menestrello stabilisce
che debbono essere cantati. Lo chiamavano Nello, e il futuro intero
intonava in un ritornello.
Pizzica
le corde, e così ne intona le rotte. I briganti e le pulzelle, in
una terra di quelle belle.
Il
vino e il maialetto, contrattempo perfetto. In Sardegna a sorpresa si
gozzovoglia, tralasciando di quella missione la meraviglia. Ma al
destino non si sfugge giammai e per i nostri protagonisti son in
serbo nuovi guai!
Vedere
il futuro è una cosa che fotte la vita.
Alchimisti
e accabadore, di Michela Murgia il fior fiore, assieme a una laida strega con
cui fare all'amore. Un falso Che Guevara con un fucile per gamba,
gente che viene e che va in un Orlando Furioso a metà. L'esercito
nemico, intanto, avanza.
Duecentocinquanta Gobbi una bazzeccola non sono, e la violenza ci giungerà all'orecchio
alle velocità del suono. Sangue e squartamenti renderanno i lettori
d'improvviso sgomenti, ma questa tragicommedia splatter e nazional
popolare non ci toglierà affatto la smania di cantare. Guizzi
poetici, profetici, quando la fantasia trotta e del
mio iniziale pregiudizio nessuno se n'importa. Cavarsela è
un'arte per pochi, perdenti dal fascino indiscreto, e sulla terra
ferma potreste non volere mai più tornar indietro. Oltre le risate,
oltre il mare, ci salvano i delfini dal pescecane e un
pennuto esotico dalla pena capitale.
Un'adorabile
scrittura, che di mischiare siculo, sabaudo e sardo si prende gran
premura, è il tocco in più che fa somigliare il cantautore Meli a
chi vuoi tu. Di Asterix e Obelìx le caricature, ma del cinema di
Virzì Paolo le picaresche avventure; del Gazzè a Sanremo i
leggendari amori da romanza, e tocca a Don Quisciotte e Sancho Panza
combattere mulini a passo di danza.
«A
me l'antico non dispiace. E nemmeno le promesse.»
«E
immagino nemmeno le leggende, compagno di ventura.»
La
storia d'Italia? Per non appannare i banchi a suon di sbadigli, gli
scolari dovrebbero conoscere di questo sfacciato narrator gli
artifizi. Quale pesantezza, quale noia: il fantastico e la cronaca
insieme, sapessi che gioia! Osteggiare l'unità: vero paradosso, con
gli inseparabili Attìa e Panc che per amicizia si stan sempre
addosso. Un legame fra senza patria e senza dio, non fra senza cuore,
che commuove e diverte in queste pagine in cui ora si vive e ora si
muove.
Le
sarde, gli scagnozzi, i cactus, gli amori, le scortesie, le audaci
imprese Isidoro Meli canta.
Pur
di condividerne aneddoti e sorrisi, so già che a lettori e ad amici farò una testa tanta.
Il
mio voto: ★★★★
Il
mio consiglio musicale: Elio e le Storie Tese – La terra dei cachi
Fantastica questa recensione!!! Complimenti per l'impegno e per il risultato. Che sei un grande lo sapevo già da un po'! ;)
RispondiEliminaGrazie, Dany!
EliminaApplausi per questa splendida recensione!
RispondiEliminaPer quanto riguarda il libro, invece, io purtroppo mi sono arenata a metà. Probabilmente non era il momento giusto per leggerlo perché, per quanto ne cogliessi l'ironia, proprio non riusciva a divertirmi. Però dopo la tua recensione, sicuramente ci riproverò! :)
Ti ringrazio, Elisa! Riprovaci, sì, ma a tempo debito.
EliminaAnch'io l'ho fatto aspettare un po', a scatola chiusa proprio non mi convinceva, e invece, durante le vacanze pasquali...
bellissima recensione! mi accodo al coro entusiasta ;D
RispondiEliminaGrazie! :)
EliminaSei un mito! ;)
RispondiEliminaMerito di Attìa, che ispira!
EliminaNon sono una brutta persona, vero, se nonostante le tue rime e il tuo bell'impegno il libro continua a sembrarmi troppo "storico" per me, eh?
RispondiEliminaTocca leggerlo per convincerti del contrario, allora.
EliminaGuarda, bastano solo le prime pagine.
O l'indice, perfino. ;)
Ho letto la tua splendida recensione con ammirazione. Mi unisco anch'io al coro entusiasta :)
RispondiEliminaMa grazie!
Elimina*_*
RispondiEliminaSe pur il libro non mi abbia incuriosita granché, la tua recensione è uno spasso!
Come dicevo a Tessa, il merito è soltanto del romanzo. Ti farebbe ricredere lui direttamente. :)
EliminaGrande rece!
RispondiEliminaSembra quasi la versione acculturata e scritta meglio di uno dei miei post musical in rima. ;)
Il libro sarà all'altezza?
Non ho omaggiato solo Meli, in effetti... ;)
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